GIULIO TURCATO
(Mantova 1912 - Roma 1995)
Composizione
1961-62
olio e tecnica mista su tela
cm 100x49,5
firmato in basso a destra
al retro cartiglio Galleria Marlborough, Roma
al retro cartiglio Galleria Martano, Torino
al retro cartiglio Galleria Milano, Milano
al retro cartiglio Galleria Biasutti&Biasutti, Torino
L'opera è accompagnata da autentica su foto dell'Archivio Giulio Turcato e ivi registrata con il n. ML180202EZ02HA.
Provenienza
Galleria Marlborough, Roma
Galleria Martano, Torino
Galleria Biasutti&Biasutti, Torino
Galleria Milano, Milano
Collezione privata
Realizzata tra il 1961 e il 1962, Composizione appartiene a un momento decisivo del percorso di Giulio Turcato, in cui la sua ricerca si apre verso un’idea di spazio non più concepito come semplice luogo pittorico, ma come campo energetico e percettivo. In questi anni l’artista sperimenta un linguaggio materico e vibrante, che lo avvicina alle ricerche coeve di altri suoi colleghi quali Lucio Fontana, condividendo con quest’ultimo il desiderio di oltrepassare la superficie per sondare dimensioni ulteriori, spirituali e cosmiche.
La tela si presenta come una distesa compatta e densa, animata da increspature e accensioni cromatiche che affiorano da una materia scura e corposa. I piccoli segni di colore, rossi e incandescenti, sembrano emergere da profondità telluriche o da una remota topografia celeste, evocando l’idea di una superficie cosmica che anticipa la serie delle Superfici Lunari degli anni successivi. In Composizione la pittura si fa territorio, pelle viva del mondo, campo di forze invisibili che Turcato traduce in ritmo visivo.
Il contesto in cui nasce quest’opera è quello di un’epoca dominata dall’entusiasmo per le scoperte scientifiche e spaziali, dal sogno dell’allunaggio e dalla fiducia nell’espansione della conoscenza umana. Turcato, sensibile al clima culturale del tempo, trasforma quel fervore in immagine poetica: il suo spazio pittorico diventa metafora dell’ignoto, dell’esplorazione e della tensione verso l’infinito.
Questa tensione, nutrita di visioni e di materia, condurrà l’artista negli anni successivi alla realizzazione delle opere su gommapiuma e sostituirà la tela per dar corpo a una dimensione tattile e tridimensionale del dipingere. In Composizione, si coglie già l’intuizione di quella svolta: la superficie come organismo vivo, il colore come energia, la materia come strumento di conoscenza.
Di particolare rilievo è la provenienza dell’opera, che ne testimonia la storia espositiva attraverso alcune delle più prestigiose gallerie italiane del secondo dopoguerra — Marlborough a Roma, Martano a Torino, Milano e Biasutti & Biasutti — veri centri propulsori della ricerca artistica contemporanea e sostenitori del lavoro di Turcato.
Composizione rappresenta dunque un momento di straordinaria sintesi tra sperimentazione formale e tensione ideale, tra scienza e poesia, tra la materia terrestre e l’infinito dello spazio: un’opera che, pur ancorata agli anni Sessanta, continua a parlare la lingua visionaria della modernità.
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