EMILIO TADINI
(Milano 1927 - 2002)
Città italiana
acrilici su tela
cm 96x137
al retro firmato e titolato
Le due opere di Emilio Tadini, La Città Italiana e Il Museo dell‘uomo, appartengono al periodo più fecondo dell’artista milanese che ha inizio negli anni ’70.
Infatti, dopo le esperienze dei decenni precedenti legate alla scrittura e alle prime forme di ricerca visiva, Tadini arriva alla maturazione del suo linguaggio pittorico. Le influenze della Pop Art inglese e del Surrealismo di Dalì e De Chirico aiutano a creare delle opere che restano sospese tra il mondo onirico e quello reale. Le tele di questo periodo sono caratterizzate da figure, oggetti e ambienti che costituiscono una sorta di “Teatro della realtà”, in cui attimi quotidiani si intrecciano ad accenni più colti ed elevati, dove appaiono allegorie e atmosfere sognanti, creando un gioco continuo tra allusioni e metamorfosi.
In Città Italiana lo spazio è occupato da avviluppate e monumentali architetture, costruite con toni di rosso intenso, che sembrano appartenere al fondale di un palcoscenico teatrale. Gli edifici vengono animati da frecce che puntano in varie direzioni conferendo una sensazione dinamica all’opera, come se il paesaggio urbano divenisse un unico organismo in continua trasformazione. La città qui diventa metafora di una condizione esistenziale, uno spazio labirintico che non è solo fisico ma anche mentale, dove l’uomo è costretto a ritrovare un proprio equilibrio.
Il Museo dell’uomo, invece, si presenta come un collage non solo visivo ma anche concettuale: sagome, oggetti sparsi, scritte e segni si dispongono sulla tela creando un “archivio” dell’identità dell’uomo, segni di memoria e di quotidianità, gioco e narrazione, che invitano a riflettere ancora una volta sulla complessità della condizione dell’essere umano.
Fulcro dell’attività dell’artista negli anni ’70 è la collaborazione con lo studio Marconi; la storica galleria fu l’ambiente perfetto per lo sviluppo dell’arte di Tadini, che, insieme a Valerio Adami, Lucio del Pezzo e Mario Schifano, fece parte della mostra inaugurale dello Studio Marconi, che ebbe luogo nel novembre del 1965.
Marconi accompagna la carriera di Tadini con mostre fondamentali e ne consacra la notorietà internazionale.
Proprio grazie a questo legame, e alle influenze degli altri artisti dello Studio, la pittura di Tadini arriva al suo apice di maturità: un’arte che intreccia letteratura e immagine, ironia e riflessione, e che innesca un dialogo sullo stato dell’uomo contemporaneo.
Le due opere in asta offrono, quindi, un’immagine unica sull’arte di Tadini: un’artista in grado di costruire una narrazione pittorica che è colta ma accessibile allo stesso tempo, e che riesce ad analizzare le molteplici sfumature della realtà moderna.