In relazione all’evoluzione dell’emergenza sanitaria in corso, l’accesso all’esposizione e alla sala d’asta potrà essere limitato ad un numero massimo di persone. Vi consigliamo di annunciare la vostra presenza prendendo un appuntamento.
KEITH HARING, KENNY SCHARF, RONNIE CUTRONE
(Reading 1958 - New York 1990), (Los Angeles 1958), (New York 1948, Peekskill 2013)
Trittico di disegni
1983
pennarelli su carta
cm 11,5x9 cadauno
- Keith Haring: firmato e datato "83" in basso
- Ronnie Cutrone: siglato "R.C." in basso e datato "83" in alto
al retro cartiglio mostra "James Brown / Ronnie Cutrone / Keith Haring / Kenny Scharf / 29 settembre 1983 / Salvatore Ala via Mameli 3 Milano"
Triptych of drawings
1983
markers on paper
11.5x9 cm each
- Keith Haring: signed and dated "83" at the bottom
- Ronnie Cutrone: signed with initials "R.C." at the bottom and dated "83" up
on the reverse label exhibition "James Brown / Ronnie Cutrone / Keith Haring / Kenny Scharf / 29 settembre 1983 / Salvatore Ala via Mameli 3 Milano"
Era il 1983 e nella Galleria di Salvatore Ala, a quell’epoca ancora in via Mameli, fervevano i preparativi per la mostra collettiva dei quattro artisti provenienti da New York, Keith Haring, Ronnie Cutrone, Kenny Scharf e James Brown.
Erano una scoperta di Salvatore e di Caroline Ala, la quale stava a New York per prendersi cura della loro galleria americana.
L’evento aveva già creato una grande aspettativa nel pubblico milanese, perché di questi artisti si era letto e sentito parlare, ma non erano mai venuti in Italia e non si sapeva bene che cosa ci si dovesse aspettare. Le attivissime ragazze della galleria si occupavano della stampa e delle esigenze degli artisti, che erano arrivati prima perché avrebbero lavorato anche in loco.
Abituati all’atmosfera elettrizzante di New York in quegli anni, i quattro artisti in un attimo scoprirono e si fecero indicare i luoghi dove avrebbero potuto finire le loro serate, a seconda dei loro gusti e delle loro preferenze musicali e sessuali. Insomma, c’era un grande fermento in attesa di questa mostra-evento.
I quattro ragazzi venivano accompagnati a cena, prima delle loro uscite notturne ed aiutati a scegliere i piatti più indicati per quattro giovani affamati.
Al gallerista ed ai suoi collaboratori che a turno li accompagnavano a cena, si univano a volte gli amici, come me che ero anche a quei tempi la corrispondente della rivista DU di Zurigo, critici d’arte come Tommaso Trini, fotografi come Giorgio Colombo, altri artisti.
A una di queste cene offerte da Salvatore in un ristorante nei pressi della galleria, ero seduta appunto vicino a loro, chiacchieravamo e commentavamo la loro giornata, quando tirai fuori un blocchetto della mia borsa per prendere alcuni appunti. Era di carta rosa, un po’ spessa, piacevole usarlo per scrivere e… chissà per disegnare!
Mi chiesero dei foglietti e ognuno di loro fece uno schizzo, con il mezzo che avevano sottomano in quel momento: Keith usò una biro, Kenny un pennarello d’argento, Ronnie un pennarello rosso. James Brown era seduto a tavola troppo lontano e mancò l’esperimento del blocchetto rosa!
Keith, da consumato professionista come ha sempre fatto, firmò e scrisse la data; Ronnie scrisse le sue iniziali R C; e Kenny si limitò a tratteggiare il suo “pinocchio” d’argento.
"A ricordo di una divertentissima serata, a me rimasero i tre disegni che feci incorniciare uno accanto all’altro e dietro fissai il cartoncino d’invito della Galleria Ala, dove partecipai all’inaugurazione con immenso piacere. Era arrivato da New York anche Tony Shafrazy, che si occupava dei quattro in USA e tutti insieme festeggiammo questo evento memorabile che fu seguito, nel 1984, dalla straordinaria mostra personale di Keith Haring sempre da Salvatore Caroline Ala."
Maria Pia Bolletta Quarzo-Cerina
PIERLUIGI BOSSI DETTO SIBO'
(Milano 1907 - 2000)
Battaglia aerea su mare - lago
1936
olio su tela
cm 77x65
firmato in basso a sinistra
al retro firmato e titolato
Aerial battle on the sea – lake
1936
oil on canvas
77x65 cm
signed lower left
on the reverse signed and titled
L'opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dell'Archivio Simona Bossi, col numero 46.
Provenienza
Collezione privata
Esposizioni
Cieli futuristi, Palazzo aeronautica, Roma, 10 settembre – 18 settembre 2017
Sibò futurista, Palazzo della cultura, Latina, 15 dicembre 2017 – 16 gennaio 2018
Littoria – Sibò, Futurm & Co. Art Gallery, Roma, 10 maggio – 30 settembre 2018
La città vista dall’alto. Nuove prospettive dell’aeropittura futurista, Galleria Matteotti, Torino, 16 maggio – 28 giugno 2019
Bibliografia
Cieli futuristi, catalogo della mostra (Palazzo aeronautica, Roma, 10 settembre – 18 settembre 2017), 2017, p. 68 ill.
Sibò futurista, catalogo della mostra (Palazzo della cultura, Latina, 15 dicembre 2017 – 16 gennaio 2018), 2018, p. 31 ill.
Littoria – Sibò, catalogo della mostra (Futurm & Co. Art Gallery, Roma, 10 maggio – 30 settembre 2018), 2018, p. 34 ill.
La città vista dall’alto. Nuove prospettive dell’aeropittura futurista, catalogo della mostra (Galleria Matteotti, Torino, 16 maggio – 28 giugno 2019), 2019
GIULIO D'ANNA
(Villarosa 1908 - Messina 1978)
Dinamismo di idrovolante
1934 ca.
tecnica mista su carta
cm 44,6x60
firmato in basso al centro “G. D’Anna aeropittore”
Seaplane dynamism
1934 ca.
mixed media on paper
44.6x60 cm
signed lower centre “G.D’Anna aeropittore”
L'opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dall'Archivio Storico Futuristi Siciliani.
Provenienza
Collezione privata
L'idrovolante simbolo della nostra grande tecnologia aeronautica, conosciuta e invidiata nei due emisferi, è stato rappresentato in questo dipinto dal maestro D'Anna non in maniera piatta, come era solito fare, ma scomposto, in modo di evidenziare i volumi dell'aereo e dei due pattini, tipo di scomposizione molto elogiata da Marinetti nei suoi discorsi sull'aeropittore Giulio d'Anna.
Salvatore Carbone
Curatore dell'Archivio Storico dei Futuristi Siciliani
PIERLUIGI BOSSI DETTO SIBO'
(Milano 1907 - 2000)
Terre emerse 1
1937
olio, sabbia e collage di carta su tela
cm 30x40,5
firmato a sinistra
al retro firmato, datato “1937”, titolato e iscritto “polimaterico”
al retro cartiglio Artecentro Milano, numero di archivio 9956
Surfaced lands 1
1937
oil, sand and paper collage on canvas
30x40.5 cm
signed on the left
on the reverse signed, dated “1937”, titled and inscribed “polimaterico”
on the reverse label Artecentro Milano, archive number 9956
L'opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dall'Archivio Simona Bossi, col numero 52.
Provenienza
Collezione privata
Esposizioni
Un mondo fantastico – Giulio D’Anna e Sibò, Galleria Artecentro, Milano, 10 ottobre – 30 novembre 2019
Bibliografia
Un mondo fantastico – Giulio D’Anna e Sibò, catalogo della mostra (Galleria Artecentro, Milano, 10 ottobre – 30 novembre 2019), 2019, p. 33 ill.
GIULIO D'ANNA
(Villarosa 1908 - Messina 1978)
Dinamismo di aerei caproni
paesaggio
1929-30
tempera su carta
cm 44x60
firmato in basso a sinistra
al retro cartiglio Artecentro Milano, numero di archivio 9929
Dynamism of brute airplanes landscape
1929-30
tempera on paper
44x60 cm
signed lower left
on the reverse label Artecentro Milano, archive number 9929
L'opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dall'Archivio Storico Futuristi Siciliani.
Provenienza
Collezione privata
Esposizioni
Un mondo fantastico – Giulio D’Anna e Sibò, Galleria Artecentro, Milano, 10 ottobre – 30 novembre 2019
Bibliografia
Un mondo fantastico – Giulio D’Anna e Sibò, catalogo della mostra (Galleria Artecentro, Milano, 10 ottobre – 30 novembre 2019), 2019, p. 37 ill.
In questo dipinto su carta realizzato nel 1929/30, D'Anna comincia a discostarsi dalla sua aeropittura fantastica, totalmente inventata, cominciando a mettere in atto alcuni dictat del "Manifesto dell'aeropittura" (firmato nel 1931), evidenziano più la velocità degli aerei che il paesaggio che è quasi astratto, curvilineo, effetto ottico dato dalla velocità dell'aereo.
Salvatore Carbone
Curatore dell'Archivio Storico dei Futuristi Siciliani
GIULIO D'ANNA
(Villarosa 1908 - Messina 1978)
Aereo rosso
1932 ca.
olio su cartone
cm 49,5x33,5
firmato in basso a sinistra
Red airplain
1932 ca.
oil on cardboard
49.5x33.5 cm
signed lower left
L'opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dall'Archivio Storico Futuristi Siciliani.
Provenienza
Collezione privata
Questo aereo rosso, eseduito da D'Anna nel 1932 ca. olio su cartone di cm 33,5x49,5 è un'opera molto interessante in quanto l'artista sperimenta per la prima volta questo tipo di impasto molto materico riuscendo a dare alla sagoma dell'aereo un'impronta scultorea, quasi a creare un bassorilievo, senza ricorrere alla tecnica polimaterica.
Salvatore Carbone
Curatore dell'Archivio Storico dei Futuristi Siciliani
ANTONIO BUENO
(Berlino 1918 - Fiesole 1984)
Arlecchino
olio su faesite
cm 30x20
firmato in alto a destra
Harlequin
oil on hardboard
30x20 cm
signed in the upper right corner
L'opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata da Maria Isabella Bueno il 19/10/2020, con numero di archivio AB 037/2020.
ANTONIO BUENO
(Berlino 1918 - Fiesole 1984)
Maternità
olio su masonite
cm 50x50
firmato in alto a sinistra
al retro iscritto numero di archivio "AByR N. 60 - R"
Maternity
oil on masonite
50x50 cm
signed upper left
on the reverse inscribed archive number "AByR N. 60 - R"
L'opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dall'Archivio Antonio Bueno, con numero di archiviazione AByR N. 60 - R.
FIORENZO TOMEA
(Zoppè di Cadore (BL) 1910 - Milano 1960)
Senza titolo
cm 40x50
firmato in basso a sinistra
Untitled
40x50 cm
signed lower left
GIACOMO BALLA
(Torino 1871 - Roma 1958)
Caldo Elettrico, ritratto di Elica Balla
1950
tecnica mista (olio e sabbia) su tavola
cm 30x29,4
firmato in basso a sinistra
al retro titolato, firmato e datato "1950"
Hot Electric, portrait of Elica Balla
1950
mixed media (oil and sand) on wood
30x29.4 cm
signed lower left
on the reverse titled, signed and dated "1950"
L'opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dalla dott.ssa Elena Gigli il 19 ottobre 2015.
Provenienza
Casa Balla
Dott. P. Rotella, Roma 1950
Eredi Rotella, Roma
Collezione privata
ALBERTO VIANI
(Quistello 1906 - Venezia 1989)
Cariatide
scultura in marmo
cm 122x70x64
su base in cemento non presente perché rimasta in loco
Caryatid
marble sculpture
122x70x64 cm
base in cement, not present because left in locus
[...] L’arte di Viani, che si innesta nel filone europeo delle “forme pure” di Brancusi, Arp, Pevsner e Moore, sorge da un riserbo quasi ermetico nei confronti della società e della storia ed approda ad una creatività nella quale, banditi la spontaneità e l’istinto, le forme sono il frutto di sottili relazioni proporzionali, della definizione dei volumi in ritmi e contrappunti. Viani sviluppa alcune componenti martiniane, e addirittura canoviane, nella sua personale ricerca di perfezione formale, non scevro di sottile erotismo, che egli applica a forme unite, melodiose e concluse. Tema costante di Viani è il nudo femminile che egli, tuttavia, elabora in un progressivo percorso di riduzione della realtà a purezza intellettuale.[...]
Enrico Dolci, X Biennale Internazionale Città di Carrara, Il Primato della Scultura, Il Novecento a Carrara e dintorni, a cura di Antonio Paolucci, Carlo Bordoni, Anna Vittoria Laghi, 29 luglio-29 settembre 2000
ENNIO MORLOTTI
(Lecco 1910 - Milano 1992)
Merate
1959
olio su tela
cm 65,5x85
firmato in basso a sinistra
al retro firmato, datato “59”, iscritto “Merate” e “P. 2492” (numero riportato anche sul telaio), timbro Centro Arte Internazionale Milano
sul telaio timbro Collezione Grossi Matera, timbro Galleria Gissi Torino, iscritto “5646”, timbro Centro Arte Internazionale Milano
Merate
1959
oil on canvas
65.5x85 cm
signed lower left
on the reverse: signed, dated “59”, inscribed “Merate” and “P. 2492”, stamp Centro Arte Internazionale Milano
on the framework stamp Collezione Grossi Matera, stamp Galleria Gissi Turin, inscribed “5646”, stamp Centro Arte Internazionale Milano
Bibliografia
G. Bruno, P. Castagnoli, D. Biasin, Ennio Morlotti. Catalogo ragionato dei dipinti, 2002, Milano, n. 515 pag. 234
GRAHAM SUTHERLAND
(Londra 1903 - 1980)
Attached form
1959
olio su tela
cm 65x54
firmato e datato “1959” in basso a destra
al retro firmato, titolato, iscritto “(racine)” e datato “15 - V - 59”
al retro iscritto “105”, cartiglio e timbro dell’esposizione “Maestri stranieri” alla Galleria Gissi, Torino, numero 3955
sul telaio iscritto “root”, cartiglio anonimo con numero “2947”, cartiglio Marlborough New London Gallery iscritto “Recent Paintings by Graham Sutherland”, timbro Collezione Grossi Matera, cartiglio “Paul Rosenberg & Co. New York, timbro Gissi Galleria d’Arte Torino con numero “3955”
Attached form
1959
oil on canvas
65x54 cm
signed and dated “1959” lower right
on the reverse signed, titled, inscribed “(racine)” and dated “15-V -59”
on the reverse: inscribed “105”, exhibition’s label and stamp “Maestri stranieri” at Galleria Gissi, Turin, number 3955
on the framework inscribed “root”, anonymous label with number “2947”, label Malborough New London Gallery inscribed “Recent Paintings by Graham Sutherland”, stamp Collezione Grossi Matera, label “Paul Rosenberg & Co. New York, stamp Gissi Galleria d’Arte Turin with number “3955”
L’opera è accompagnata da autentica rilasciata dalla Galleria Seno di Milano il 10-5-1971, con il numero 368.
[...] Di Sutherland ci interessa la chiarezza altrettanto che l’oscurità, questo mi pare il punto decisivo nei suoi riguardi. Perché la cosa più stupefacente, quella che a mio avviso ne fa la grandezza unica nell’arte di oggi, è proprio il fatto che la sua ambivalenza affascinante non sorge mai da uno stato onirico vero e proprio; ma da uno stato di “suspense”, da una sorta di magico disagio che ci introduce in una vicenda a chiave, in una sorta di “giallo” di cui non conosciamo mai la conclusione, l’autore, il movente. È una regione unica, che si colloca a latere del surrealismo, ma dove il controllo razionale non accade “dopo” l’emergere dell’immagine dalle scaturigini tenebrose del sogno, ma si verifica “durante” la definizione dell’immagine stessa. Per questo si può dire Sutherland ha aggiunto veramente qualche cosa alla nostra visione del mondo, del mondo che si contempla, si interroga, si indaga, a occhi aperti; [...] Quella di Sutherland è ancora una interpretazione nascente, non tanto dalla fiducia, ma dalla necessità in lui insita di leggere il mondo in modo nuovo. C’è un mondo che ci era sfuggito, egli lo ha fatto vedere: spalle di colline e ingressi di sentieri, figure stanti e piante difficili, corone di spine e figure di animali, congegni e lavoro, rocce e alberi, sono scelte rare e apparentemente alternative; ma noi viviamo in un mondo difficile, e la scelta di Sutherland si orienta laddove, anche se l’uomo non è presente con la filtrazione del suo lavoro materiale, è tuttavia imminente attraverso l’elaborazione della sua mente. Ma non ci sono regole sistematiche in questo interscambio uomo-natura, perché anche il lavoro prolungato dell’”homo sapiens” non ha eliminato il mistero e il tranquillo assurdo di ciò che è esistente, forse ce lo ha reso più angoscioso [...]
Francesco Arcangeli, Graham Sutherland, Olii, acquerelli e grafiche, Galleria D’Arte Maggiore Bologna a cura di Franco e Roberta Calarota, 2008
Non è facile trovare un artista che più di Sutherland assommi nella sua opera un tale numero di caratteristiche e di dati spirituali tipicamente inglesi. Questa forse è una delle ragioni della non grandissima diffusione della sua arte fuori dai confini del suo paese; non tanto grande almeno quanto meriterebbe, specie se confrontata con quelli di altri artisti che, per loro qualità generiche o di urto, di emozione gridata e virulenta, trovano una corrispondenza più allargata nel gusto internazionale. È chiaro che alludiamo a Bacon. Ma anche quando alcune caratteristiche della sua opera difficile sembrano aver subito l’influenza di fattori venuti dal di fuori, pure dimostrano, a ben vedere, un’antica radice legata alla tradizione e soprattutto una disposizione spirituale che da quella tradizione non sfugge, solo la rinnova, la reinventa.
"L'approdo Letterario", Roberto Tassi 28 X, ottobre - dicembre 1964
MIMMO ROTELLA
(Catanzaro 1918 - Milano 2006)
Senza titolo
1995
sovrapittura su carta
cm 110x80
firmato e datato "95" in basso a destra
Untitled
1995
overpainting on paper
110x80 cm
signed and dated "95" lower right
L'opera è accompagnata da autentica rilasciata dalla Fondazione Mimmo Rotella il 13 novembre 2018.
L'opera è registrata presso l'Archivio di Mimmo Rotella con il numero 2287 SP 995/995.
ENRICO BAJ
(Milano 1924 - Vergiate (VA) 2003)
Ulawa-u
1996
acrilici e collage di perline, strass, ceramica e medaglia di bronzo di Giò Pomodoro su tessuto applicato su tavola
cm 51x29
firmato in basso a destra
Ulawa-u
1996
acrylic and beads collage, strass, ceramic and Giò Pomodoro bronze medal on fabric applied on board
51x29 cm
signed lower right
Esposizioni
Enrico Baj, gli anni del collage, Galleria Civica, Cortina d’Ampezzo, 27 dicembre 2000 – 5 marzo 2001
Bibliografia
Enrico Baj. Catalogo generale delle opere dal 1972 al 1996, 1997 Milano, p. 457 n. 2825
L. Ravasi, Enrico Baj, gli anni del collage, catalogo della mostra (Galleria Civica, Cortina d’Ampezzo, 27 dicembre 2000 – 5 marzo 2001), 2001, p. 86
ROBERTO CRIPPA
(Monza 1921 - Bresso 1972)
Spirale
1951
olio su tela
cm 100x70
al retro firmato e datato “1951”
al retro numero di archivio “ADN 5/9/VIII/02”
Spiral
1951
oil on canvas
100x70 cm
on the reverse signed and dated “1951”
on the reverse archive number “ADN 5/9/VIII/02”
L’opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dal figlio di Roberto Crippa.
MIMMO ROTELLA
(Catanzaro 1918 – Milano 2006)
Fly
1989
sovrapittura su decollage
cm 100x72
firmato in basso a sinistra
al retro titolato, iscritto “63”
al retro sul telaio iscritto “Rif. 63”, iscritto “6107”
Fly
1989
overpainted board on decollage
100x72 cm
signed lower left
on the reverse titled and inscribed “63”
on the framework reverse inscribed “Rif.63”, inscribed “6107”
L’opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dall’artista.
Esposizioni
Mimmo Rotella. Opere scelte 1958-1996, Galleria Cavour di Piazza Cavour, Padova, 11 febbraio – 27 marzo 2011, n. 55
Bibliografia
V. Sgarbi (a cura di), Mimmo Rotella. Opere scelte 1958-1996, catalogo della mostra (Galleria Cavour di Piazza Cavour, Padova, 11 febbraio – 27 marzo 2011), Padova 2011
MASSIMO CAMPIGLI
(Berlin 1895 - Saint-Tropez 1971)
Ritratto di signora
mosaico
cm 108x65
Portrait of a lady
mosaic
108x65 cm
“Ho iniziato dipingendo donne e finirò dipingendo donne. Perché in pittura la donna è il soggetto perfetto. Nell’arte di tutti i tempi le donne sono sempre state il punto focale, mentre l’uomo occuperà sempre un posto in secondo piano. E non vorrei che fosse altrimenti.”
Massimo Campigli
ANTONIO LIGABUE
(Zürich 1899 - Gualtieri 1965)
Fiori
1960
olio su tela
cm 50x40
firmato in basso a destra
al retro iscritto “Dipinto a Guastalla (RE) da A. Ligabue / per Romolo Manieri nel gennaio 1961”
Flowers
1960
oil on canvas
50x40 cm
signed lower right
on the reverse inscribed “Dipinto a Guastalla (RE) da A. Ligabue / per Romolo Manieri nel gennaio 1961”
Bibliografia
A. A. Tota, Catalogo Generale di Antonio Ligabue. Pitture, sculture, disegni e incisioni, Parma 2020, p. 276 n. 373
“Ligabue è stato un grande matto ed un grande pittore ed è uno degli esempi più straordinari che dimostrano che la follia è compatibile non solo con la creatività ma con la grande arte."
Vittorino Andreoli, 2009
ANTONIO LIGABUE
(Zürich 1899 - Gualtieri 1965)
Cervo con cerbiatti
1955
olio su tela
cm 40x30
firmato in basso a destra
Deer with fawns
1955
oil on canvas
40x30 cm
signed lower right
Bibliografia
A. A. Tota, Catalogo Generale di Antonio Ligabue. Pitture, sculture, disegni e incisioni, Parma 2020, p. 223 n. 286
“Contrariamente a Rousseau, Ligabue è un veggente. Un medium, nella piena accezione del termine. Questo è un dono e, come tale, non è trasmissibile. Per di più è uno stato di non si può ne’ apprendere ne’ imitare. O si ha o non si ha. O lo si possiede - ma a quale prezzo! - o se ne è posseduti, ecco tutto. Ligabue fu un “posseduto”.
Anatole Jakovsky, 1962
ROBERTO CRIPPA
(Monza 1921 - Bresso 1972)
Spirali
1954
olio su tela
cm 50x60
al retro firmato e datato “54”
al retro timbro Galleria JZ Art Trading (riportato anche sul telaio)
sul telaio cartiglio Catalogo generale Roberto Crippa, Galleria Pace di Milano, n. repertorio 590
Spirals
1954
oil on canvas
50x60 cm
on the reverse signed and dated “54”
on the reverse stamp “Galleria JZ Art Trading” (reported also on the framework)
on the framework label “Catalogo generale Roberto Crippa, Galleria Pace Milano, inventory number 590”
L’opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dalla Galleria Pace di Milano, con numero di repertorio 590, firmata Roberto Junior Crippa.
TANCREDI PARMEGGIANI
(Feltre 1927 - Roma 1964)
Composizione astratta
tecnica mista su carta Fabriano applicata su tela
cm 71x100
firmato in basso a destra
Abstract composition
mixed media on Fabriano Paper applied on canvas
71x100 cm
signed lower right
Provenienza
Galleria d'Arte Ravagnan, Venezia
Esposizioni
Opere della Collezione della Banca Popolare di Castelfranco Veneto, Castelfranco Veneto, Galleria del Teatro Accademico, 23 aprile - 9 maggio 1999
Bibliografia
M. Mondi (a cura di), Opere della Collezione della Banca Popolare di Castelfranco Veneto, Vedelago di Treviso 1999, p. 66 n. 29
“Io non so scrivere, forse riuscirò a dipingere quello che sento.”
Tancredi
Tancredi Parmeggiani artista originale e precoce, colto e sensibile, è tra gli interpreti più irrequieti e intensi della scena artistica italiana della seconda meta del ‘900, definito da molti peintre maudit, ossia il pittore maledetto che sceglie di firmarsi con il solo nome di battesimo, evocazione del mito ma che in lui traspare più come un anti-eroe. Nel 1944 Tancredi si trasferisce a Venezia abbandonando gli studi classici per iniziare il liceo artistico, conosce il pittore veneziano Emilio Vedova, i due diventeranno grandi amici. L’Accademia gli va stretta e nel 1947 abbandona la laguna e a piedi arriva clandestinamente in Francia, la visita al Museo del Louvre è il momento della grande rivelazione artistica, così come la visita alla Biennale di Venezia del 1948. Nel 1949 viene organizzata la sua prima personale presso la Galleria Sandri di Venezia e l’anno successivo si trasferisce a Roma, frequenta il Baretto in via del Babuino e la minuscola libreria-galleria Âge d’Or fondata da Dorazio, Perilli e Guerrini. Sempre a Roma conosce il critico, nonché fotografo americano, Milton Gendel corrispondente per le riviste americane «Art New» e «Art in America». Milton Gendel è tra i suoi primi sostenitori, dichiara che in Italia “nessuno dipinge come Tancredi”, lo sponsorizza acquistando i colori e le vernici e lo ospita a casa sua perché possa esprimere il suo talento liberamente. Tancredi veste da bohemien, gira senza scarpe e ha sempre l’aspetto di chi non ha molto cura di sé, gli amici romani come Turcato e Savelli si occupano e si preoccupano per lui, viene arrestato due volte: la prima, grazie alla comunità degli artisti, ottiene la liberazione, mentre la seconda volta riceve il foglio di via e deve lasciare Roma. Nel 1951 ritorna a Venezia e diventa il protégé di Peggy Guggenheim che ne promuove l’opera stipulando un contratto in esclusiva con l’artista, prima di lui la nota mecenate concesse questo privilegio solo a Jackson Pollock. L’appoggio di Peggy Guggenheim permise a Tancredi di allacciare nuovi rapporti commerciali, la stessa le organizzò numerose mostre nei grandi musei americani, in particolare a New York proponendo le sue opere per le collezioni del MoMA e del Brooklyn Museum, la sua fama e i suoi lavori entrarono a far parte delle raccolte dei facoltosi collezionisti d’oltreoceano, oltre al fatto che Peggy Guggenheim mise a disposizione dell’artista uno studio a Venezia (Palazzo Venier dei Leoni).
Jackson Pollock e Piet Mondrian furono di grande ispirazione per Tancredi, ma anche il pittore Raoul Schulz di origine greca. L’influenza di Pollock si denota nella tecnica, che richiama il dripping dell’artista americano, mentre Mondrian suggestionò l’artista feltrino per l’uso dei colori primari e per le sperimentazioni spaziali sulla tela.
Nel 1952 Tancredi firma il Manifesto del Movimento Spaziale fondato a Milano da Lucio Fontana e vince il Premio Graziani per la pittura dell’artista. A metà degli anni ’50 realizza opere dai toni chiari, dall’atmosfera ovattata e silenziosa, improvvisamente, nello stesso periodo, la produzione passa ai toni più scuri e la sua pittura diventa più tormentata passando dal bianco al nero, trasmettendoci sensazioni di inquietudine e tristezza. Sarà questo l’inizio delle crisi psicologiche che lo accompagneranno fino al termine della sua giovane esistenza. Nel 1958 Tancredi sposa l’artista norvegese Tove Dietrichson e la Galleria del Cavallino di Venezia presenta A proposito di Venezia un omaggio alla città lagunare. Si trasferisce a Milano dove collabora con la Galleria dell’Ariete diretta da Beatrice Monti. Passa l’estate tra la Norvegia e la Svezia rimanendo profondamente colpito dalle opere di Edvard Munch. Viaggia molto, si stabilisce a Parigi entrando in contatto con artisti come Giacometti e Aldo Mondino. In questo periodo dipinge i noti paesaggi scandinavi attraverso una resa coloristico-atmosferica puramente astratta. Tancredi lavora utilizzando accostamenti dai colori accesi, dalle invenzioni informali che, grazie al gesto veloce e incessante, occupa tutti gli spazi del supporto scelto. All’inizio degli anni ‘60 inizia ad avere i primi sintomi di quello che poi diverrà un vero e proprio tunnel di depressione, che altera la sua psiche e la sua arte.
Il talento dell’artista e dell’uomo cerca e trova nel disegno e nel colore la propria espressione, mai di scuola, personale e autentica, rivelatrice al suo tempo. Difficoltà e solitudine, sono queste le emozioni che emergono dalla lettura di alcuni dei suoi diari personali.
Nel 1964 partecipa alla Biennale, e, nello stesso anno, muore a soli 37 anni, giovanissimo ed entra, come scriverà Dino Buzzati, nel “mito dell’arte”.
ANDRE' MASSON
(Balagny 1896 - Parigi 1987)
L'oiseau a la fin du jour
1951
olio su tela
cm 65x54
firmato in basso a sinistra
L'oiseau a la fin du jour
1951
oil on canvas
cm 65x54
signed lower left
Provenienza
Galerie Louise Leiris, Parigi
Sotheby's Impressionist and Modern Paintings and Sculptures Part I, 25th June 1986, lotto 231
Collezione privata
Esposizioni
André Masson, Instants, 67 oeuvres 1948-1953, Galerie Louise Leiris, Paris, 3 marzo - 9 aprile 1983
Bibliografia
André Masson, Instants, 67 oeuvres 1948-1953, catalogo dell'esposizione (Galerie Louise Leiris, Paris, 3 marzo - 9 aprile
1983), n. 21 ill. e copertina del catalogo
ENRICO BAJ
(Milano 1924 – Vergiate 2003)
Personaggio con i baffi e medaglia
1964
polimaterico su tela
cm 46x54
firmato in basso a sinistra
al retro timbro Poleschi Arte
Character with mustache and medal
1964
multi-material on canvas
46x54 cm
signed lower left
on the reverse stamp Poleschi Arte
L’opera è accompagnata da documento di provenienza dalla Galleria Poleschi Arte.
Provenienza
Poleschi Arte
Collezione privata
Bibliografia
Enrico Baj, Catalogo generale delle opere dal 1972 al 1996, Marconi-Menhir, Milano 1997, sezione Addenda, p. 492 n. 954
"Tappezzieri o pittori: bisogna scegliere. Pittori di una divisione sempre nuova ed irripetibile, per i quali la tela è ogni volta la scena mutevole di una imprevedibile «commedia dell'arte». Noi affermiamo l'irripetibilità dell'opera d'arte: e che l'essenza della stessa si ponga come presenza modificante in un modo che non necessita più di rappresentazioni celebrative ma di presenza."
Enrico Baj 1957
[...] Baj è un maestro nella scoperta di affinità morfologiche; ogni cosa visuale può trasformarsi in un’altra. Soli ruotanti diventano facce; montagne diventano generali; armadi diventano animali. La sua imagerie antropomorfica si basa su equazioni di forma e moltiplicità di significati. Gli oggetti sono scelti per le qualità che li rendono simili e per allusive associazioni: quadranti di orologi e bottoni di protesta al posto degli occhi, nastri e frange al posto dei capelli, frecce e galloni al posto delle bocche [...].
La sua inventività non si manifesta tanto nelle tecniche e nei materiali, ma nei procedimenti e nella composizione. Nel manifesto Contro lo stile (1957) Baj si proclamò un pittore per il quale la tela è una scena continuamente mutevole per un’imprevedibile commedia dell’arte. Come in quella forma di teatro popolare c’erano personaggi mascherati che nei loro ruoli fissi sottoponevano il pubblico a comiche burle, l’opera di Baj comunica un senso di intenzionale inventività, un gioco comico magistralmente architettato. I suoi personaggi, teatrali più che letterali, recitano il loro ruolo farsesco fino in fondo, fanno il solletico allo spettatore quando addirittura non lo insultano, e si spingono l’un l’altro dal palcoscenico nel tentativo di monopolizzare l’attenzione. [...]
Jan Van der Marck, Baj, Achille Mauri Editore, Milano 1969
KURT SCHWITTERS
(Hannover 1887 - Kendal 1948)
Senza titolo
1936
collage su carta
cm 13,3x11
firmato in basso a sinistra "K. Schwitters"
Untitled
1936
collage on paper
13.3x11 cm
signed lower left "K. Schwitters"
Provenienza
Lysaker 1948-1956 (ereditato dall'artista Kurt Schwitters)
Klipstein e Kornfeld, precedentemente Gutekunst e Klipstein, Bern 1956
Charlotte Weidler, New York, 1956
Galleria Schwarz, Milano 1963-1967
Collezione privata
Esposizioni
Milano, 1961
Roma, 1962
Milano, 1963
Amsterdam, 1963
Baden, 1963
Cinquant'anni a Dada, Dada in Italia, 1916-1966, Civico Padiglione d'Arte, Milano, 24 giugno - 30 settembre 1966
Torino, 1966
Nestergard, 1993
Bibliografia
Catalogo esposizione, Milano, 1961, ill.
Catalogo esposizione, Milano, 1963, ill.
Catalogo esposizione, Amsterdam, n. 367 ill.
Cinquant'anni a Dada, Dada in Italia, 1916-1966, catalogo dell'esposizione (Civico Padiglione d'Arte, Milano, 24 giugno - 30 settembre 1966), n. 84 ill.
Catalogo esposizione, Torino 1966, ill.
Catalogo esposizione, Nestergard, 1993, n. 105 ill.
Catalogo esposizione, Stadtmüller, 1997, n. 46 ill.
«I quadri di pittura Merz sono opere astratte. La parola Merz significa, nella sua essenza, l’assemblamento di tutti i materiali possibili e immaginabili per scopi artistici, e in senso tecnico l’uguale valorizzazione di principio dei singoli materiali».
Julius Schwitters
[…] Dada ad Hannover significa essenzialmente Kurt Schwitters. Artista individualista, egli, anziché avvicinare l’arte alla vita, cerca di trasferire la vita nell’arte, senza mai rinnegare il significato estetico del suo operare. Riconoscendo in qualsiasi cosa gli capiti sotto mano, soprattutto in ciò che è destinato a trasformarsi in rifiuto e quindi a scomparire, elementi da incamerare in una visione poetico-pittorica, Schwitters sostiene la potenziale artisticità di ogni “cosa” (cfr.Fonti e testimonianze I.14) e per questa sua costante ricerca della bellezza Huelsenbeck gli ha rifiutato l’adesione al Club Dada berlinese, le cui finalità politiche sono incompatibili con il suo apparente disimpegno. Schwitters, dopo aver abbandonato la pittura espressionista con sfumature spiritualiste, intorno al 1918 passa dapprima all’astrattismo e quindi prende a eseguire quadri che appaiono biglietti del tram usati, pezzi di carta raccolti per strada, rifiuti di metallo e altro ancora. Non riuscendo a entrare nel circuito del Dada berlinese, pur riscontrando affinità con Hausmann, decide di dare un’altra definizione al suo lavoro, Merz, casualmente trovata come sillaba della parola “Kommerz” in un pezzo di carta appiccicato a una delle sue tele. […]
Francesco Tedeschi, Dadaismo, Arnoldo Mondadori Arte, 1991.
FERNANDEZ ARMAN
(Nizza 1928 – New York 2005)
La parte delle cose
1987
motocicletta in bronzo, pezzo unico
cm 190x95x99
firmato sul sellino
The part of things
1987
bronze motorcycle, unique piece
190x95x99 cm
signed on the seat
L’opera è registrata presso l’Archivio Arman con il numero APA# 8304.87.001.
Arman, al secolo Fernandez Arman (Nizza 1928-New York 2005), scultore e pittore, ma sembra più logico definirlo più semplicemente: accumulatore, distruttore, frammentatore della quotidianità. Artista plastico ancor prima che scultore e pittore, ma soprattutto colui che ha saputo celebrare con la frammentazione l’oggetto comune. Per tutto il suo lungo percorso artistico ha volutamente dichiarato che l’arte non è pura e semplice evasione, non è commemorazione, ma è narrazione e denuncia; attraverso l’oggetto quotidiano, piccolissimo o grandissimo che sia, l’oggetto di scarto o l’icona mondana, viene ingabbiato nel cubo di plexiglas, viene smontato o ridotto in mille pezzi, viene impilato o frazionato, in ogni opera Arman crea un racconto sulla quotidianità. Fin dagli esordi, i primissimi lavori su carta, realizzati negli anni Cinquanta, Arman manifesta la volontà nel superamento del gesto puramente pittorico: impronte, timbri, tamponi e mascherine come la serie dei ‘Cachets' e delle ‘Allures', ne sono i primi esempi. Arman è un’esponente di rilievo del Nouveau Réalisme, il movimento nato attorno al critico Pierre Restany che, nell'aprile del 1960, ne stilò il manifesto, insieme a Klein, Hains, Raysse, Tinguely, Villeglé, Dufrêne. Il Nouveau Réalisme si ispirò, pur prendendone le distanze, alle avanguardie dadaiste del ‘900, delle quali riprende l'atteggiamento dissacrante nei confronti dell'arte tradizionale. Nella seconda metà del XX secolo gli artisti si interrogano sulla civiltà dei consumi, sull’oggetto-prodotto, la destinazione d’uso e l’obsolescenza delle merci, “materiali desunti dalla realtà, anche quella più banale”, sono utili, se non fondamentali, per narrare l’esistenza umana. Arman si appropria degli oggetti rinvenuti in strada, materiale da “spazzatura”, trasforma il materiale urbano ed industriale comprimendo o accumulando, impilando in verticale o in ordine sparso, frammentando e colorando con potenti pennellate, per ricordarci che tutti noi siamo accumulatori, frammentatori e soprattutto consumatori del superfluo.
MARIA LAI
(Ulassai 1919 - Cardedu 2013)
Geografia
1986
tela grezza con cuciture a macchina
cm 98x94x0,5
copricapo per la performance "Col ciel la terra"
l'opera è ricamata al retro
opera non firmata
Geography
1986
rough canvas with machine stitching
98x94x0.5 cm
hat for the performance "Col ciel la terra"
on the reverse embroidered
the work is not signed
L'opera è accompagnata da autentica rilasciata dall'Archivio Maria Lai il 20/03/2018 con il numero AA040/18.
Nell'autentica è erroneamente iscritta la data del 1987; conferma della datazione e dell'avvenuto errore da parte dell'archivio Maria Lai.
“Cerco spazi cosmici, cieli, spazi lontanissimi però tattili. Gli spazi che cerco non sono tanto in una superficie, quanto al di là di essa...Le mappe astrali rispondevano all'esigenza di un rapporto con l'infinito, di una dilatazione e proiezione sulla lontananza...Sono un invito al viaggio”
M. Lai
Un invito al viaggio, un’esortazione ad indossare un copricapo da mago di tela grezza, rappresentante un biglietto di sola andata con destinazione incerta attraverso un cammino purificatorio in bilico tra il cielo e la terra. Questo il dono che nel 1986 Maria Lai cuciva ed offriva ai visitatori dello Studio Tommaseo di Trieste, mentre, in occasione della sua performance Col Ciel la Terra, in un’atmosfera intensamente spirituale, ricreava una sorta di processione dei Re Magi.
A completare il suggestivo allestimento degli spazi si trovavano anche le sue caratteristiche sculture di pane, con gli angeli incastonati nei libri e il Presepe posto al centro ad accogliere gli ospiti, mentre le pareti erano tappezzate di poesie natalizie seicentesche incorniciate da raggiere ricamate con diversi colori. Il copricapo proposto, facente parte della serie di lavori definiti Geografie, rientra in quel filone narrativo degli anni Ottanta, che raffigura pianeti, mappe e costellazioni immaginarie e che testimonia come le Cosmicomiche e Le città invisibili di Calvino abbiano stimolato l’animo poetico che la Lai era solita includere in ogni sua composizione.
Sono custoditi in questa semplice tela ricamata tutti i temi cari all’artista sarda. A partire dai materiali scelti, prettamente effimeri e femminili, come la stoffa e il filo, ovvero il mezzo prediletto per legare indissolubilmente elementi distanti tra loro. Lavori quindi essenzialmente polimaterici, in perfetto dialogo con le tele delle personalità che la ispiravano e che al col tempo la adombravano: Manzoni e Pascali. La Lai, unica pittrice donna in un mondo tipicamente maschile, conobbe infatti un periodo di dieci anni di profonda crisi artistica, durante il quale si ritirò dalla scena, presa dallo sconforto di dover continuamente lottare con i suoi compagni di strada per riuscire ad ottenere il giusto riconoscimento.
Fortunatamente non demorse mai e si dedicò invece alla maturazione delle tematiche che più la stimolavano. Come il potenziale relazionale dell’arte, in grado di unire e conciliare gli abitanti di un intero paese, o come la memoria storica delle sue terre di origine, che, grazie allo scrittore Giuseppe Dessì ebbe modo di riscoprire e approfondire tramite lo studio dei miti e delle leggende. Come, infine, l’importanza del lavoro manuale e della tradizione artigianale, contenuti che scortarono l’artista fin da suoi primi anni di vita, quando trascorreva le sue giornate ad osservare la nonna rammendare le lenzuola e ad immaginarsi storie fantastiche celate tra i ricami.
Con questo sguardo ludico, quasi infantile di un’artista-bambina, la Lai si definiva “una capretta ansiosa di precipizi” e incoraggiava chiunque lo desiderasse ad accompagnarla, attraverso porzioni di cielo e di spazio, ad affacciarsi sull’infinito.
FERNANDEZ ARMAN
(Nizza 1928 - New York 2005)
Senza titolo
1972
accumulazione di tubi a vuoto Philips in poliestere, pezzo unico
cm 40x32
firmato in basso a sinistra
Untitled
1972
storage of Philips’ vacuum tubes in polyester, unique piece
40x32 cm
signed lower left
L’opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dall’Archivio Arman, firmata dall’artista, con numero di archivio 8003.366.
MIMMO ROTELLA
(Catanzaro 1918 – Milano 2006)
Finalmente libera!
1964
decollage su tela
cm 70x50
firmato in basso a sinistra
al retro titolato e datato “’64”
Finally free!
1964
decollage on canvas
70x50 cm
signed lower left
on the reverse: titled and dated “64”
DADAMAINO
(Milano 1930 - 2004)
Volume a moduli sfasati
1960
plastica fustellata a mano su doppio telaio in teca di plexiglas
cm 70x50
al retro del telaio firmato, titolato e datato "1960"
Modules volumes moved
superimposed punched plastic in a plexiglas case
70x50 cm
on the reverse of the framework signed, titled and dated "1960"
L'opera è accompagnata dall'autentica rilasciata dall'Archivio Dadamaino il 19/04/2016, con il numero 007/16, con la seguente indicazione: "L'opera è stata eseguita in epoca successiva alla data indicata".