In relazione all’evoluzione dell’emergenza sanitaria in corso, l’accesso all’esposizione e alla sala d’asta potrà essere limitato ad un numero massimo di persone. Vi consigliamo di annunciare la vostra presenza prendendo un appuntamento.
TOTI SCIALOJA
(Roma 1914 - 1998)
Senza titolo
tecnica mista su cartoncino
cm 50,2x46,2
firmato e indistintamente datato in basso a destra
Untitled
mixed media on cardboard
50.2x46.2 cm
signed and indistinctly dated lower right
L'opera è in fase di archiviazione.
GIUSEPPE SANTOMASO
(Venezia 1907 - Venezia 1990)
Senza titolo
tecnica mista su carta applicata su tavola
cm 9,5x14,5
firmato in basso a sinistra
Untitled
mixed media on paper applied on board
9,5x14,5 cm
signed bottom left
“M’accorgo che nulla di quello che segno sulla carta ha a che fare con una rappresentazione o descrizione oggettiva, ma avverto anche che senza quel “pretesto visivo”, senza quel bleu o il taglio nero di un palo contro un intonaco, il rotolare d’un osso od il cigolare d’una ruota quei segni non avrebbero preso vita, non si sarebbero disposti in ordine espressivo. Si è dentro le cose e con le cose. Non v’e’ immagine senza le cose.”
Santomaso 1962
FERNANDEZ ARMAN
(Nizza 1928 - New York 2005)
Demi-violon
1972
lampada in tubo di neon modellata a caldo su base di plexiglas nera
alt. cm 68, su base cm 11x20x20
non firmato e non numerato
Editore: Atelier A, Parigi
Demi-violon
1972
neon tube lamp heat-molded, on black plexiglas base
h. 68 cm, on basement 11x20x20 cm
Editor: Atelier A, Paris
Bibliografia:
Les Visiteurs: Ouvres d'aujourd'hui dans 20 monuments nationaux, 25 juin 2005 - 3 novembre 2006.
Collection du Fonds national d'art contemporain, Reprod. en coul p.28
GIORGIO DE CHIRICO
(Volos 1888 - Roma 1978)
Bestiario
matita su carta
cm 11,5x15,7
firmato in basso a sinistra
Bestiary
pencil on paper
11.5x15.7 cm
signed lower left
L'opera è accompagnata da autentica rilasciata dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico il 18 ottobre 2007.
L'opera è archiviata al n. 0052/10/07 OT dell'archivio della Fondazione Giorgio e Isa de Chirico.
MARINO MARINI
(Pistoia 1901 - Viareggio 1980)
Cavallo
1963
inchiostro nero su carta
cm 28x47
il disegno è realizzato sul volume "Marino Marini, pitture e disegni" di Franco Russoli, stampato a Milano nel 1963
dedicato a Erberto Carboni
Horse
1963
black ink on paper
28x47 cm
the drawing is made on the volume "Marino Marini, pitture e disegni" by Franco Russoli, printed in Milan in 1963
dedicated to Erberto Carboni
L'opera è accompagnata da autentica rilasciata dalla Fondazione Marino Marini.
L'opera è inserita nell'archivio delle opere autografe di Marino Marini con il numero 615.
MARIO SIRONI
(Sassari 1885 - Milano 1961)
Figura in un interno
matita su carta spessa
cm 13,8x11,1
firma apocrifa "Sir" in basso a destra
Figure in an interior
pencil on thick paper
13.8x11.1 cm
apocryphal sign "Sir" lower right
L'opera è archiviata dall'Associazione per il Patrocinio e la Promozione della Figura e dell'Opera di Mario Sironi, Milano, con il numero 197/19 RA.
L'opera è accompagnata da autentica su fotografia di Francesco Meloni.
RENATO GUTTUSO
(Bagheria 1912 - Roma 1987)
Senza titolo
tecnica mista su carta applicata su tela
cm 32,5x27,5
firmato in basso al centro
Untitled
mixed media on paper applied on canvas
32.5x27.5 cm
signed in the lower center
L'opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dalla Galleria d'Arte Ferretti di Viareggio.
L'opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dagli Archivi Guttuso il 18 novembre 2020, con numero 1815412560.
GINO SEVERINI
(Cortona 1883 - Paris 1966)
Le concert
pochoir a colori
cm 46x32
firmato in basso a destra
tratto da libro edito a Parigi nel 1930 contenente 16 tavole in 120 esemplari non numerati, tavola n. 4
The concert
coloured pochoir
46x32 cm
signed lower right
based on a book edited in Paris in 1930, containing 16 tables in 120 unnumbered samples, table number 4
GINO SEVERINI
(Cortona 1883 - Paris 1966)
Paysage et nature morte sur une table
pochoir a colori
cm 46x32
firmato in basso a destra
tratto da libro edito a Parigi nel 1930 contenente 16 tavole in 120 esemplari non numerati, tavola n. 15
Landscape and still life on a table
coloured pochoir
46x32 cm
signed lower right
based on a book edited in Paris in 1930, containing 16 tables in 120 unnumbered samples, table number 15
KEES VAN DONGEN
(Delfshaven 1877 - 1968)
Profilo femminile con cappello
acquerello su carta pesante
cm 43,8x35,8
firmato in basso a sinistra
Female profile with a hat
watercolor on thick paper
43.8x35.8 cm
signed lower left
Corneils Van Dongen, detto Kees, nel 1894 si iscrive all’Accademia di Belle Arti di Rotterdam. Si stabilisce a Parigi nel 1897 svolgendo diversi mestieri per sopravvivere, a partire dal 1901 realizza disegni umoristici, stilizzati e graffianti, per numerose testate giornalistiche: Le Rire, L’Indiscret oltre ad illustrazioni per “L’Assiette au beurre”. Dipinge in stile post-impressionista, rappresentando scene di vita parigina con uno sguardo particolare per le figure femminili. Nel 1904 tiene la sua prima personale a Parigi e inizia ad esporre regolarmente al Salone degli Indipendenti e al Salon d’Automne. Sono anni di grande fermento artistico, fa amicizia con Gauguin e molti altri artisti. Nel 1905 incontra Picasso che lo indirizza al cubismo, nel 1906 entra a far parte del movimento dei fauves, particolarmente congeniale al suo temperamento istintivamente espressionistico. L’artista espone nel 1908 con il gruppo Die Brücke a Dresda e, nel 1910, alla Nuova Secessione di Monaco. Sono gli anni in cui diventa un ricercato ritrattista d’elezione nel mondo della borghesia e della mondanità, artisticamente allunga la silhouette dei personaggi ritratti, crea un modello femminile dal corpo lezioso, dal volto raffinato e dallo sguardo languido. Dimostrazione di come si appropri degli elementi caratteristici dei vari movimenti e tendenze artistiche: dal fauvismo prende i colori accesi e decisi, dal cubismo trae ispirazione nella forma per la semplicità delle linee e il totale disinteresse per le leggi del chiaroscuro, e dall’espressionismo il tratto forte e crudele. I suoi ritratti femminili sono contesi dalle dame della borghesia, rappresentano in maniera acuta e sfrontata le signore immerse nel loro contesto sociale. I soggetti dei suoi ritratti sono solitamente posti in posizione frontale rispetto all’osservatore, a volte con pose caste e dagli sguardi dolci, altre volte in pose provocanti, ma sempre un gioco più di sguardi che di posa. Dopo la prima guerra mondiale si trasferisce a Monte Carlo e frequenta la Costa Azzurra, ove si stabilirà abbandonando le opere di grandi dimensioni a favore della ritrattistica. Muore all’età di 91 anni dimenticato dal mondo che per tanti anni ha ritratto.
GEORGE GROSZ
(Berlino 1893 - 1959)
Figura femminile con cappello
pennarello su carta
cm 31x24
firmato in basso a destra
Female figure with a hat
marker pen on paper
31x24 cm
signed lower right
L’opera è accompagnata da autentica rilasciata da Tobias Grosz The Estate of George Grosz l’8 dicembre 2020.
VIRGILIO GUIDI
(Roma 1891 - Venezia 1984)
San Giorgio
olio su tela
cm 40x50
firmato in basso a destra
al retro firmato, titolato e autenticato il 25.4.1982
San Giorgio
oil on canvas
40x50 cm
signed lower right
on the reverse signed, titled and authenticated on 25.4.1982
ANTONIO BUENO
(Berlino 1918 - Fiesole 1984)
Torero fondo azzurro ossia "Toreador"
1979
olio su masonite
cm 30x20
firmato in alto a destra
al retro numerato con il numero di archivio 138 AByR
Bullfighter blue background or "Toreador"
1979
oil on masonite
30x20 cm
signed upper right
on the reverse numbered with the archive number 138 AByR
L'opera è accompagnata da autentica rilasciata dall'Archivio fotografico generale delle opere di Antonio Bueno, con il numero 138 AByR.
Esposizioni
Prato, Galleria Metastasio, ottobre - novembre 1983
GINO ROSSI
(Venezia 1884 - Treviso 1947)
Colloquio
pastello su carta applicata su cartoncino
cm 22x29
al retro timbro Galleria Annunciata Milano, timbro e cartiglio Galleria La Bussola Torino “Coll. Dott. Luigi Carluccio”, timbro e cartiglio Galleria Gian Ferrari Milano n. cat. 2278, cartiglio XXIV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 1948 n. 348, timbro e cartiglio Soprintendenza alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Mostra di Gino Rossi, gennaio-febbraio 1956, Roma
opera non firmata
Conversation
pastel on paper applied on cardboard
22x29 cm
on the reverse stamp Galleria Annunciata Milan, stamp and label Galleria La Bussola Turin “Coll. Dott. Luigi Carluccio”, stamp and label Galleria Gian Ferrari Milan catalogue number 2278, label “XXIV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia 1948” number 348, stamp and label “Soprintendenza alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Mostra di Gino Rossi, gennaio-febbraio 1956, Roma”
work not signed
L’opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata da Claudia Gian Ferrari.
Esposizioni
XXIV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, 1948
Mostra di Gino Rossi, Galleria Nazionale d’Arte Moderna, Roma, gennaio – febbraio 1956
GIUSEPPE ZIGAINA
(Cervignano del Friuli 1924 - Palmanova 2015)
Bambini che giocano
1948
olio su masonite
cm 79x131
titolato, firmato e datato "48" in alto a sinistra
Children playing
1948
oil on masonite
79x131 cm
titled, signed and dated "48" upper left
Esposizioni
Giuseppe Zigaina. Dipinti 1944-2002, Castello, Salone del parlamento, Udine, 18 maggio - 30 giugno 2002
Zigaina. Opere 1942-2009, Villa Manin, Passariano, 21 marzo - 30 agosto 2009
Bibliografia
Giuseppe Zigaina. Dipinti 1944-2002, catalogo della mostra (Castello, Salone del parlamento, Udine, 18 maggio - 30 giugno 2002), p. 48 n. 8
M. Goldin (a cura di), Zigaina. Opere 1942-2009, catalogo della mostra (Villa Manin, Passariano, 21 marzo - 30 agosto 2009), p. 96
EMILIO VEDOVA
(Venezia 1919 - Venezia 2006)
Senza titolo
1980
inchiostro su carta intelata
cm 29,5x42 cm
firmato e datato in basso a destra
Untitled
1980
ink on paper mounted on canvas
29.5x42 cm
signed and dated lower right
L’opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dall’Archivio Emilio Vedova il 27-10-03, con numero 921.
ROBERTO CRIPPA
(Monza 1921 - Bresso 1972)
Spirali
1952
olio su tela
cm 40x50
al retro firmato e datato “52”
al retro etichetta Archivio Roberto Crippa, Galleria Pace, Milano, n. repertorio 1193
Spirals
1952
oil on canvas
40x50 cm
on the reverse signed and dated “52”
on the revers label Archivio Roberto Crippa, Galleria Pace, Milano, inventory number 1193
L’opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dall’Archivio opere di Roberto Crippa, Galleria Pace di Milano, con numero di repertorio 1193.
FRANCO MENEGUZZO
(Valdagno, Vicenza 1924 - Milano 2008)
Marcinelle
1955-56
bassorilievo in bronzo
cm 125x71x56, su base in ferro cm 194x71x56
firmato e datato "1955-56"
Marcinelle
1955-56
bronze low relief
126x79x56 cm, on an iron base cm 194x71x56
signed and dated "1955-56"
"La personale dell’artista alla Galleria dell’Ariete, Milano, 1956, ove un bassorilievo drammatico e fratto come Marcinelle è testimone anche della tensione civile dell’artista, mostra quale intendimento della superficie come campo complesso e concitato di accadimenti plastici e pittorici sia in gioco.”
DEM. Danese e Meneguzzo, pionieri, in “La Ceramica”, 23, Milano, dicembre 2014
Franco Meneguzzo nasce nel 1924 a Valdagno in provincia di Vicenza, rinomato ceramista e scultore passato dall'astrazione concreta alla grande stagione dell'Informale è stato un artista indipendente e controcorrente che ha trasformato la sua rabbia creativa in forza vitale. Intraprese il proprio cammino artistico negli anni del dopoguerra anche se nel 1942 frequenta il Conservatorio di Vicenza e fino al 1951 lavora come operaio tessile al lanificio Marzotto. Parallelamente ai lavori di sostentamento economico frequenta dal 1949 il laboratorio di ceramica di Tarciso Tosin di Vicenza. Partecipa attivamente alle attività artistiche che guardano alle avanguardie europee e americane, e all’astrattismo. Presto diviene pittore, scultore, ceramista, grafico e disegnatore capace di rielaborare in maniera indipendente le rivoluzionarie innovazioni stilistiche dell'epoca. Nel 1953 si tiene la prima personale alla Galleria del Calibano di Vicenza dove l’astrattismo geometrico delle sue opere suscita reazioni contrastanti, non sempre positive. Nel 1955 si trasferisce a Milano e insieme a Bruno Danese fonda la Dem (Danese e Meneguzzo), attività dedita alla produzione e la diffusione di oggetti di design; Danese si occupa della parte commerciale e Franco Meneguzzo realizza ceramiche in edizione limitata, che riscossero un grande successo di pubblico, in particolare tra gli architetti e i designer. Nel 1956 si tiene la personale dell’artista alla Galleria dell’Ariete a Milano presentata da Gillo Dorfles, così come nel 1960 e nel 1962 la Galleria il Milione organizza una sua personale. Negli anni ’70 si dedica prevalentemente alla scultura, in particolare alla serie i “ferri”, sculture riconducibili al modulo geometrico. Si susseguono importanti esposizioni e partecipa al M.A.C. (Movimento Arte Concreta). In seguito Meneguzzo collabora con Bruno Munari ed Enzo Mari. Le sue ceramiche e sculture in ferro sono custodite in numerose collezioni pubbliche e private, in Italia e in Europa.
Muore a Milano nel 2008.
GIUSEPPE ZIGAINA
(Cervignano del Friuli 1924 - Palmanova 2015)
Paesaggio dell'Aussa
1953
olio su tela
cm 73x90
firmato e datato “53” in basso a sinistra
retro: etichetta Galleria del Girasole di Udine, cartiglio “Mostra nazionale di arti decorative Spoleto 26 settembre 1953”, cartiglio La Colonna Galleria d'arte Milano, cartiglio con inscritto "Pubblicato: Comanducci terza edizione p. 2105, Mario De Micheli "Zigaina" Edizione del Milione tav. 36, Renata Usiglio "Zigaina" edizione la Colonna Milano 1954"
Aussa's landscape
1953
oil on canvas
73x90 cm
signed and dated "53" lower left
on the reverse: label Galleria del Girasole Udine, label "Mostra nazionale di arti decorative Spoleto 26 settembre 1953", label La Colonna Galleria d'arte Milano, label inscribed "Pubblicato: Comanducci terza edizione p. 2105, Mario De Micheli "Zigaina" Edizione del Milione tav. 36, Renata Usiglio "Zigaina" edizione la Colonna Milano 1954"
Esposizioni
Giuseppe Zigaina. Dipinti 1944-2002, Castello, Salone del parlamento, Udine, 18 maggio - 30 giugno 2002
Zigaina. Opere 1942-2009, Villa Manin, Passariano, 21 marzo - 30 agosto 2009
Bibliografia
M. De Micheli, Giuseppe Zigaina, Milano 1966, tav. 36
Giuseppe Zigaina. Dipinti 1944-2002, catalogo della mostra (Castello, Salone del parlamento, Udine, 18 maggio - 30 giugno 2002), p. 63 n. 22
M. Goldin (a cura di), Zigaina. Opere 1942-2009, catalogo della mostra (Villa Manin, Passariano, 21 marzo - 30 agosto 2009), p. 118
“Ci sono opere degli anni Cinquanta che mi piacciono ancora. E continuo a essere affascinato dalle biciclette”
G. Zigaina,2009
Giuseppe Zigaina iniziò instancabilmente a dipingere fin da bambino, e decise poi di seguire questa vocazione artistica, studiando a Venezia e terminando la sua formazione all’Accademia di Architettura. I suoi esordi risalgono al 1943 quando la Fondazione Bevilacqua La Masa organizzò la sua prima personale; seguirono poi la Galleria d’Arte Moderna di Roma, la storica Galleria del Cavallino e la Biennale di Venezia del 1948, dove tornerà anche nelle successive edizioni. Fondamentale per lui fu nel 1946 l’incontro a Udine con Pier Paolo Pasolini, con il quale instaurò un rapporto cardine di profonda amicizia e di fruttuosa collaborazione, destinata a durare fino alla morte del poeta e anche oltre. L'ammirazione tra i due Maestri fu sempre reciproca: se Pasolini gli dedicò il poemetto Quadri friulani contenuto nel volume Le ceneri di Gramsci, Zigaina collaborò in alcuni dei suoi film e fece della sua poetica soggetto di numerosi saggi. Tra i suoi contributi si ricordano ad esempio Pasolini e la morte. Mito, alchimia e semantica del nulla lucente (1987), Pasolini tra enigma e profezia (1989) e Pasolini. Un’idea di stile: uno stilo (1999).
L’ispirazione principale dei lavori degli anni Cinquanta giungeva dal mondo rurale e della natura, dal sentimento che unisce l’uomo alla sua terra di origine. Nei suoi quadri, come in alcune poesie di Pasolini, questo legame richiamava un universo antico di miti contadini: riti sacrificali che servivano a propiziare il raccolto. Affermava infatti Gillo Dorfles in quel periodo: “La tua è una visione animistica!”. Le sue biciclette, definite realistiche, erano invece fortemente simboliche, così come la falce, che altro non era se non un inamovibile segno di morte. La posizione di Zigaina nei confronti di quello che definiva territorio dell’anima è sempre stata una forma di proiezione dell’Io, di autoidentificazione in cui oggetto e soggetto erano inscindibilmente concatenati.
Ad essi affiancò progressivamente altri contenuti come la figura paterna, una costante intersecante, anche quando la resa figurativa venne progressivamente sostituita dall’astrazione delle forme, tesa a cogliere l’essenza piuttosto che l’apparenza della vita, tramite chiaroscuri e ambivalenze.
La sua pittura conobbe una prima adesione al Neorealismo e a un intenso impegno socio-politico, coltivato nel segno di Picasso e del Cubismo, che negli anni successivi si trasformò in uno stile dai toni marcatamente espressionistici, proprio della Nuova Oggettività tedesca, con colori contrastanti e forme aggrovigliate. Fino ad arrivare negli anni Ottanta ad incorporare nei suoi lavori anche l’incisione, una tecnica che assumerà un ruolo di fondamentale rilievo nella sua produzione.
ROBERTO CRIPPA
(Monza 1921 - Bresso 1972)
Composizione
1955
olio su tela
cm 70x80
firmato e datato “55” in basso a sinistra
al retro cartiglio Galleria Schettini di Milano con rif. PS / 2749, cartiglio Esposizione culturale Maestri Contemporanei Cesenatico, timbro Collezione Grossi
al retro iscritto “N. 2749 / Z. H. H”, serie di timbri illeggibili
al retro iscritto a penna “Opera autentica di / Roberto Crippa n. 3521 / Baggini Rosangela / Milano 21.3.77 / rivisto il 27.2.78 / Roberta Baggini”
Composition
1955
oil on canvas
70x80 cm
signed and dated “55” lower left
on the reverse label Galleria Schettini Milan with reference PS / 2749, label Esposizione culturale Maestri Contemporanei Cesenatico, stamp Collezione Grossi
on the reverse inscribed “N.2749 / Z.H.H.”, series of illegible stamps
on the reverse inscribed in pen “Opera autentica di / Roberto Crippa n. 3521 / Baggini Rosangela / Milano 21.3.77 / rivisto il 27.2.78 / Roberta Baggini”
[...] le Spirali diventano immagine di un avventuroso diario: sono astratte, da considerarsi dunque sulla linea degli sviluppi “ghestaltici” della più autonoma percezione visiva, ma si affidano al vitalismo del gesto puro, che si trasmette e si concreta sulla superficie. Presuppongono dunque una concezione pragmatica, che esalta l’azione, e non la contemplazione degli oggetti della realtà: c’è una partecipazione comunicativa che ha origini nell’espressionismo, tendenza con cui iniziano i viaggi all’interno di noi stessi, e quindi gli strappi dalle radici espressive; c’è anche, per la spazialità in movimento, il legame con il primo futurismo, specialmente in Boccioni, e infine la spinta dell’automatismo surrealista, di quella tendenza cioè che cercava di risalire al nostro inconscio, in una meccani psichica al di là di ogni tabù. Il segno-gesto si attua cosi come pura energia di vita, da percepire nel groviglio dello spazio che diventa tempo: nel momento dunque di una quarta dimensione, da intendere come dinamismo di uno spazio attivo: e risponde senza equivoci [...] alla vita stessa di Roberto Crippa, ai suoi giri di aviatore acrobatico [...] I giri delle spirali sulle tele richiamano appunto questi giri virtuosi e acrobatici, eseguiti con l’aereo nello spazio libero del cielo [...].
Guido Ballo, “Roberto Crippa”, Palazzo Reale, Sala delle Cariatidi, Comune di Milano, novembre- dicembre 1971
SEBASTIAN MATTA
(Santiago del Cile 1911 – Civitavecchia 2002)
Senza titolo
matite su carta Fabriano
cm 46,5x63,5
doppia firma in basso a destra e in basso a sinistra
Untitled
pencils on Fabriano paper
46.5x63.5 cm
double sign lower right and lower left
ENRICO BAJ
(Milano 1924 - Vergiate (VA) 2003)
Testa
1975
acrilico, assemblage di tessuto, passamaneria, tappi Campari su tavola
cm 24x18
firmato in basso al centro
Head
1975
acrylic, fabric assemblage, passementerie, Campari caps on board
24x18 cm
signed lower centre
Provenienza
Galleria Gissi, Torino
Collezione privata
Bibliografa
Enrico Baj. Catalogo generale delle opere dal 1972 al 1996, Marconi-Menhir, Milano 1997, p. 213 n. 1876
“In un momento come l’attuale dove assistiamo all’esplodere di una minaccia che nega ogni umorismo la grande opera di Baj costituisce una sicura esortazione a prendere di petto gli errori e le pecche dell’umanità.”
Gillo Dorfles.
Con questa affermazione ora più che mai contingente, Dorfles delinea il significato profondo del lavoro di Enrico Baj, che, a partire dagli Anni Cinquanta con la sua adesione al Movimento Nucleare, si dedicò assiduamente alla critica tagliente della società moderna, servendosi del paradosso, dell’assurdo e dell’ironia, nonché le uniche arme di difesa rimaste all’umanità.
Le sue opere sono un’incessante satira rivolta ad una contemporaneità sempre più schiava della tecnologia, mutilata man mano della sua vitalità immaginista, e dominata dalla tecno-scienza.
Ma, a differenza di Dix e di Grosz, che per raggiungere il loro scopo si affidavano alla deformazione caricaturale, l’artista milanese decise di operare tramite una generalizzazione, sintetizzando la folla o follia nell’individuo e l’individuo nella maschera, “persona” o personaggio. E così nel ‘73 approccia il primo ciclo di Personaggi, tralasciando momentaneamente l’utilizzo della pittura e soffermandosi sulla riflessione circa l’estetica degli oggetti, e sulla loro valenza ornamentale e decorativa. Dal ‘74, dopo aver realizzato Nixon Parade, torna ad occuparsi di questa serie, di cui fa parte l’opera qui presentata. In questa seconda fase la presenza del colore riappare prepotentemente accanto a medaglie, strass e tappi e tessuti che concorrono alla creazione bidimensionale e mostrificata di teste e mezzi busti, ovvero di quelle parti del corpo che raffigurano nell’immediato il carattere e l’espressività del soggetto. Si manifesta definitivamente la vena ludica con cui questi quadri vengono eseguiti, il piacere puro di fare pittura tramite ogni mezzo e materiale, senza mai abbandonare però il potere sociale e salvifico dell’arte.
SOREL ETROG
(Iasi, Romania 1933 - Toronto, Canada 2014)
Zoro Study
1969
scultura in bronzo
alt. cm 19, su base cm 7x12x7
Zoro Study
1969
bronze sculpture
h. 19 cm, on basement 7x12x7 cm
ANDRE' MASSON
(Balagny 1896 - Parigi 1987)
Disegno Automatico
1926
inchiostro su carta
cm 41,5x31
firmato in basso a destra
al retro etichetta Galerie Louise Leiris, Parigi
Automatic drawing
1926
ink on paper
41.5x31 cm
Signed lower right
on the reverse label Galerie Louise Leiris, Paris
Provenienza
Galerie du Dragon, Parigi
Collezione privata
Bibliografia
André Masson, les dessins automatiques, Florence de Meredieu, 1988, Edition Blusson,
p. 58 n.69 ill.
MARIA LAI
(Ulassai 1919 - Cardedu 2013)
Presepe
cinque statuette rappresentanti Maria, Giuseppe, Gesù e due pastorelle
tecnica mista su tela di juta
elementi di varie misure, misura minima cm 5,8x4x9, misura massima cm 15,7x13,5x11,6
opera non firmata
Nativity scene
five statuettes representing Mary, Joseph, Jesus and two shepherdesses
mixed media on jute cloth
elements of different sizes, minimum size 5,8x4x9 cm, maximum size 15,7x13,5x11,6 cm
work not signed
CARLA ACCARDI
(Trapani 1924 – Roma 2014)
Favoloso N.1
1954
tempera su carta
cm 34,2x49
firmato e datato “1954” in basso a destra
Fabulous N.1
1954
tempera on paper
34.2x49 cm
signed and dated “1954” lower right
L’opera compare nel registro originario dell’artista con il n. 10 del 1954.
“I segni si scambiano questa loro vita solitaria e l’insieme che compongono, intrecciandosi e inserendosi nella superficie del quadro, rappresenta con infinite varianti la vita e indica all’osservatore un modo per riconoscersi e capirsi. Il mio scopo è di rappresentare l’impulso vitale che è nel mondo”
Carla Accardi in conversazione con Vanni Bramanti.
«Dare vita a un’immagine astratta, oggettiva, primaria e libera» è stato da sempre l’obiettivo di Carla Accardi che, sulla scia dei concetti pubblicati nel manifesto formalista del ‘47 dagli artisti del Gruppo Forma 1 (“ci interessa la forma del limone, non il limone”), iniziò a studiare le strutture che contraddistinguono la vita dell’uomo e la natura, esplicandole attraverso un suo personale linguaggio.
Fu l’inizio del suo lungo percorso artistico, dal quel momento in poi realizzò molteplici realtà caratterizzate da un’armonia disordinata, da una perpetua oscillazione tra una logica istintiva e una più razionale, in cui “non esiste solo un ordine geometrico e al di fuori di esso un disordine casuale, ma piuttosto un ordine casuale”.
La tempera su carta qui raffigurata è del 1954, un anno di imprescindibile svolta, in cui l’incontro con il critico Michel Tapié determinò il passaggio dalla pittura costruttivo-concretista alla purezza del “segno”. Non un algoritmo assoluto e immutabile come quello di Giuseppe Capogrossi, ma piuttosto un intimo alfabeto, che si dirama in intrecci astratti ondeggianti e sinuosi, nati dall’alternanza di pieni e di vuoti, da contrasti di colori e da accostamenti di luce.
Tale poetica così personale deriva senza dubbio dalle suggestioni visive che il paesaggio mediterraneo le offriva, scriveva infatti “vissuta in Sicilia fino ai vent’anni, ho assorbito molto di quella luce e di quei colori mediterranei e dello spirito di confine che vi si respira, e dei resti delle civiltà antichissime che vi sono fiorite.”
GIANFRANCO BARUCHELLO
(Livorno 1924)
Seiche, Sec, Sex
1985
china e colori ad acqua su cartoncino applicato su cartone
cm 36x47,5
titolato, siglato "GB" e datato "85" in basso a destra
al retro datato, firmato, titolato e dedicato
al retro cartiglio Galleria Milano
Seiche, Sec, Sex
1985
Indian ink and water colors on card applied on cardboard
36x47.5 cm
titled, signed with initials "GB" and dated "85" lower right
on the reverse dated, signed, titled and dedicated
on the reverse label Galleria Milano
Esposizioni
Baruchello. Faraone dei sentimenti, Galleria Milano, Milano, maggio 1987
Bibliografia
Baruchello. Faraone dei sentimenti, catalogo della mostra (Galleria Milano, Milano, maggio 1987), Milano 1987, n. 12
“Fa dei grandi quadri bianchi, con delle cose piccole piccole che bisogna guardare da vicino”
M. Duchamp
L’11 settembre 1962 Gianfranco Baruchello incontra il suo maestro e punto di riferimento Marcel Duchamp in un ristorante milanese “El Ronchett di ran", e dal quel momento la sua poetica si allinea perfettamente alle parole pronunciate dall’artista francese. Da quel momento l’arte non è più uno spazio, ma - come scriveva Achille Bonito Oliva - un campo un “luogo aperto a tutte le possibili relazioni, policentrico e slittante su cui transitano parole, objet trouvè, immagini che vogliono fondare sempre percorsi del molteplice”. Le tele diventano quindi dei paesaggi invisibili grandi e bianchi, un punto zero all’interno dei quali troviamo segni misteriosi, che ci invitano ad entrare, volenti o nolenti, in una diversa dimensione dello spazio e del tempo, tra il mondo che vediamo quotidianamente e quello invisibile ad occhio nudo.
Il disegno qui presentato racchiude in sé la sintesi di queste tematiche che caratterizzano il lavoro di un artista così poliedrico. Si tratta infatti di una china e colori ad acqua su cartone, intitolata “Seiche, Sec, Sex” del 1985 ed esposta alla Galleria Milano nel maggio del 1987 in occasione della sua personale “Faraone dei Sentimenti”.
PIERO DORAZIO
(Roma 1927 - Perugia 2005)
Senza titolo
1985
tempera su carta intelata
cm 43x58
firmato e datato "1985" in basso a destra
Untitled
1985
tempera on paper laid down on canvas
43x58 cm
signed and dated "1985" lower right
L'opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dall'artista nel 2002.
GIULIO TURCATO
(Mantova 1912 - Roma 1995)
Composizione
acrilico su tela
cm 70x100
al retro firmato e titolato
al retro iscritto “SP91217ME04CA”, dichiarazione di autentica con firma indecifrabile
Composition
acrylic on canvas
70x100 cm
on the reverse signed and titled
on the reverse inscribed “SP91217ME04CA", declaratioon of authenticity with illegible sign
L’opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dall’Archivio Giulio Turcato.
L’opera è registrata con il numero di repertorio SP91217ME04CA.
[...] Turcato lavora sull’immagine, integrandole il supporto: lo coglie prima che si formi e costituisca allo stato di nebulosa colorata e iridescente, e le costruisce una delicata armatura, quasi un reticolo nervoso che le permette di levarsi, sostenersi, vibrare e planare, libera nello spazio arioso dell’esistenza, come un aquilone. Regala al mondo un istante di felicità, di libertà autentica ed è tutto, ma è molto. [...]
Giulio Carlo Argan “Ruba i colori alle farfalle”, L’Espresso, Roma, 13 ottobre 1974; “Occasioni di critica” Editori Riuniti, Roma, 1981 pp. 29-31
GIULIO TURCATO
(Mantova 1912 - Roma 1995)
Arcipelago
1972
tecnica mista su tela
cm 80x100
al retro firmato, timbro Orler, iscritto “B6316312127 Rpost”
Archipelago
1972
mixed media on canvas
80x100 cm
on the reverse signed, stamp Orler and inscribed “B6316312127 Rpost”
L’opera è accompagnata da autentica su fotografia rilasciata dall’Archivio Giulio Turcato, firmata dall’artista.
L’opera è registrata con il numero di repertorio B6316312127 Rpost.