ARCADE | Argenti, libri, porcellane e maioliche

30 - 31 MAGGIO 2019

ARCADE | Argenti, libri, porcellane e maioliche

Asta, 0300
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
30 maggio ore 11.00 
ARGENTI ITALIANI ED EUROPEI

30 maggio ore 15.00 
LIBRI, MANOSCRITTI E AUTOGRAFI

31 maggio ore 11.00 
MAIOLICHE E PORCELLANE
Esposizione
FIRENZE
24 - 27 maggio 2019
orario 10-18 
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it
 
 
 
Stima   100 € - 12000 €

Tutte le categorie

1 - 30  di 484
181

(Cosmografia - America - Illustrati 500) APIANUS, Petrus. Cosmographicus liber. (Excusum Landshutae, typis ac formulis D. Joannis Weyssenburgers impensis Petri Apiani, 1524 mense janu).

In 4to (201 x 155 mm). [viii] 104 [6] pp. Frontespizio impresso in rosso e nero con grande globo xilografico; alla pagina successiva, grandi armi del cardinale di Salisburgo impresse in rosso e nero, seguite dalla dedica e da 3 pagine di indice e grande sfera armillare a piena pagina, il tutto impresso sempre in rosso e nero. Il testo, in carattere gotico, contiene numerose vignette e diagrammi xilografici, alcuni anche a piena pagina, nonché 2 volvelles alle carte C1r (fol. 17) e [croce]1v, complete e perfettamente funzionanti, con le parti mobili colorate in rosa. L’opera è completa delle due parti di volvelles applicate al verso della penultima carta. Mezzo vitellino settecentesco con titoli e decorazioni dorate al dorso. Ultima carta bianca assente. Frontespizio pallidamente fiorito e con restauro marginale che ha reso fragile la carta, qualche pallida macchia ai margini, un trascurabile foro di tarlo, strappo centrale alla volvelle alla carta C4v.

                     RARISSIMA PRIMA EDIZIONE di uno dei più popolari libri di cosmografia mai pubblicati, profusamente illustrato da xilografie raffiguranti globi, strumenti scientifici, mappe e diagrammi astronomici e geografici. La presente copia ha solo due volvelles integre e funzionanti, ma è completa delle volvelles inutilizzate applicate al verso della carta finale, spesso assenti. Petrus Apianus (1495-1552), è stato un astronomo, matematico e cartografo tedesco. Nacque in Sassonia come Peter Bienewitz, studiò all’Università di Lipsia e nel 1520 si trasferì a Vienna, dove fece parte della seconda scuola di cartografia viennese e produsse la sua prima mappa del mondo. Il Cosmographicus liber fu la sua prima opera importante; basato sulle teorie di Tolomeo, tratta la divisione della terra in zone climatiche, gli usi di paralleli e meridiani, la determinazione della latitudine, diversi metodi per determinare la longitudine compreso quello della distanza lunare, l’uso della trigonometria per calcolare le distanze, diversi tipi di proiezioni cartografiche e molti altri argomenti. L’America è raffigurata sul globo a fol. 2 e descritta a fol. 69. Solo 5 esemplari di questa prima edizione sono passati in asta dagli anni ’40 a oggi.

 

EXTREMELY RARE FIRST EDITION of one of the most popular cosmography books ever published, profusely illustrated with xylographs depicting globes, scientific instruments, maps and astronomical and geographical diagrams. This copy has only two perfect and functioning volvelles, but it is complete with the unused volvelles applied to the back of the final paper, often lacking. America is depicted on the globe on fol. 2 and described on fol. 69.

Stima   € 12.000 / 15.000
Aggiudicazione  Registrazione
317

(Periodici - Illustrati 900) L’Eroica”. La Spezia – Milano, Ettore Cozzani, 1911-1944.

310 numeri in 159 fascicoli in 4to (le dimensioni variano), ciascuno nella sua brossura editoriale, tutti profusamente illustrati da xilografie originali nel testo e fuori testo, a piena e doppia pagina, a colori e in nero, e da riproduzioni di dipinti, sculture, incisioni ecc. in tavole fuori testo. I fascicoli sono ordinati cronologicamente e conservati entro 13 contenitori cartonati con tassello in pelle rossa al dorso, così suddivisi: 1) 1911-1912: (nn. 1-12) 9 fascicoli; 2) 1913-1914: (nn .13-33) 13 fascicoli; 3) 1915-1917: (nn. 34-57) 6 fascicoli; 4) 1919-1925: (nn. 58-90) 11 fascicoli (nn .70-80, 3 fascicoli, in cofanetto “Diversi”); 5) 1926-1927: (nn. 91-112) 15 (+ 1 in “Diversi”); 6) 1928-1929: (nn. 113-136) 14 (+ 2 in “Diversi”); 7) 1930-1931: (nn. 137-160) 15 fascicoli; 8) 1932-1933: (nn. 161-184) 14 fascicoli; 9) 1934-1936: (nn. 185-220) 19 fascicoli; 10) 1937-1938: (nn. 221-244) 12 fascicoli; 11) 1939-1940: (nn. 245-260) 11 fascicoli; 12) 1940-1944: (nn. 269-310) 13 fascicoli; 13) Diversi: 6 fascicoli che, per formato o per mancanza di spazio, non stavano nei relativi contenitori. Tracce d’uso e del tempo ad alcuni fascicoli ed ai contenitori, ma nel complesso insieme molto ben conservato.

                     ECCEZIONALE RACCOLTA COMPLETA di tutti i 310 numeri della splendida rivista “L’Eroica”, capolavoro dell’arte della xilografia italiana durante la prima metà del XX secolo, pubblicata sotto la direzione di Ettore Cozzani (1884-1971) editore, scrittore ed intellettuale spezzino. Durante i primi tre anni, Cozzani fu affiancato alla direzione da Franco Oliva, architetto ed incisore. Oltre ad Adolfo De Carolis (1874-1928), celebre xilografo il cui stile ebbe un influsso determinante sull’illustrazione di primo Novecento, collaborarono alla rivista i più grandi interpreti della grafica del tempo, tra cui: Gino Barbieri, Vincenzo Bayeli, Mario Delitalia, Edoardo Del Neri, Stanis Dessì, Antonio Discovolo, Benvenuto Disertori, Pietro Dodero, Charles Doudet, Francesco Gamba, Cafiero Luperini, Emilio Mantelli, Guido Marussig, Publio Morbiducci, Antonello Moroni, Guido Nincheri, Francesco Nonni, Enrico Prampolini, Bruno da Osimo, Diego Pettinelli, Mario Reviglione, Gino Carlo Sensani, Lorenzo Viani. “Nata in atmosfera tardo-simbolista, “L’Eroica”, che “non aveva alle prime l’intenzione di costituire un repertorio elettivo di xilografie, ma che dovette la sua fortuna soprattutto a tale caratteristica”, segna la rinascita della xilografia attraverso il legno originale, già iniziata all’estero dalla fine dell’Ottocento […] come reazione alla xilografia industriale e coincide con l’esigenza di veicolare la parola con una forma grafica pertinente, in grado di recuperare il ‘gesto’ dell’artista […]. Incentivata da Cozzani e capeggiata da De Carolis che in quegli anni fonda la Corporazione degli Xilografi, si coagula intorno a “L’Eroica” una schiera di artisti che l’anno successivo si sottoporrà al giudizio del pubblico nella Prima Mostra internazionale di xilografia a Levanto […]. La rivista visse fino al 1944 e i suoi 310 numeri quasi tutti monografici […] rappresentano un repertorio fondamentale per osservare i mutamenti dello stile e l’oscillazione del gusto in un trentennio” (Paola Pallottino, Storia dell’illustrazione italiana. Cinque secoli di immagini riprodotte, Usher Arte, 2010, p. 298). Incisioni nitide e freschissime.

(13 contenitori)

 

EXCEPTIONAL COMPLETE COLLECTION of all 310 issues of the splendid magazine “L'Eroica”, a masterpiece of the art of Italian wood engraving during the first half of the 20th century, issued under the direction of Ettore Cozzani (1884-1971) publisher, writer and intellectual from La Spezia.

Stima   € 7.000 / 14.000
161

(Viaggio - India) CALDERARI, Giulio Cesare. Quarant’anni dopo, ossia, Viaggio alle Indie Orientali, Dimora in Esse, Ritorno in Patria, Negli anni 1844-48. Con estese Nozioni sull’Egitto e sull’India. Milano, 1883-1888.

 

15 diari manoscritti (di cui 8 misurano circa 175 x 120 mm, mentre gli altri 16 sono un po’ più grandi, massimo 194 x 148 mm), di circa 600 pagine l’uno, per un totale di circa 9/10.000 pagine scritte in inchiostro bruno dalla stessa mano in una grafia minuta e ordinata, perfettamente leggibile. Legature coeve in mezza tela scura con resti di tasselli cartacei ai dorsi (tranne tre volumi che hanno titoli in oro). L’opera presenta segni di usura alle legature, ma è complessivamente ben conservata.

 

STRAORDINARIO REPORTAGE SULL’INDIA OTTOCENTESCA AD OPERA DEL MISSIONARIO MILANESE GIULIO CESARE CALDERARI. OLTRE 9000 PAGINE MANOSCRITTE, REDATTE TRA IL 1883 E IL 1888, E QUASI DEL TUTTO INEDITE. 

 

Giulio Cesare Calderari (1815-1901), di nobile famiglia milanese, studiò al Collegio Paganini di Genova e venne ordinato sacerdote nel 1836. Il 12 settembre 1844 intraprese un viaggio verso l’India, che terminò con il suo rientro a Napoli il 18 maggio 1848. Quarant’anni dopo, il sacerdote missionario decise di mettere in ordine tutti i suoi appunti, costituiti dalle sue lettere ed annotazioni di viaggio, e da consistenti raccolte di informazioni sull’India antica e moderna raccolte nel corso di tutta la sua vita. Questi 15 volumi, redatti all’incirca tra il 1883 e il 1888, sono il risultato di tale fatica. I primi 9 volumi contengono il reportage del viaggio dalla partenza nel 1844 al rientro nel 1848; sono datati dal 10 marzo 1883 al 5 giugno 1884 e consequenziali nei contenuti. Degli altri 6 volumi, quelli contrassegnati X-XI contengono la narrazione della “Rivolta Indiana 1857-1858” (2 volumi, il secondo datato in fine “1 marzo 1887”), il dodicesimo reca al tassello “Parte Geografica” e contiene una mappa ripiegata dell’India, datata 1857, mentre i restanti tre recano al dorso i seguenti titoli dorati: “India Nozioni Diverse” e “Nozioni Storiche Indiane”.

 

Uno dei 15 volumi, alla sguardia volante del quale una mano posteriore ha scritto la fuorviante nota “ultimo”, è invece forse il primo, in quanto si apre con un frontespizio che recita “Quarant’anni dopo, ossia, Viaggio alle Indie Orientali, Dimora in Esse, Ritorno in Patria, Negli anni 1844-48 // Con estese Nozioni sull’Egitto e sull’India // Per il Sacerdote Giulio Cesare Calderari // Vol.e I in Parti 2 - Pte. I, Milano 1887.” Il volume prosegue con un dettagliato indice, e una introduzione ove l’autore descrive la sua innata propensione al viaggio e alla scoperta, coltivata fin dalla più tenera età. Alle pagine 30-32, la “Dichiarazione e Voto” e l’“Avvertenza” spiegano l’impianto dell’opera:

 

“Sto per metter mano ad un ben lungo ed intricato lavoro che da quanto arguir posso dai raccolti materiali supererà i 12 volumi d’oltre 550 pagine … dell’attuale formato. [Il Mio Viaggio è … l’apertura] Gli terran dietri gli altri diversi Volumi che versano interamente sull’India. È il frutto di 40 anni di spigolature! E mi sobbarcai a detto lavoro e per l’interesse che sempre mi destò l’India, e per la difficoltà ch’altri avrebbe trovato ad ordinar il materiale ov’io lasciato l’avessi tal quale. … // A rendere più interessante ai Lettori la narrazione del mio Viaggio alle Indie, della dimora in esse e del ritorno in patria, trovai opportuno non solo l’aggiungere quanto io stesso osservai in quel Paese, ma l’approfittar ben anco di molte nozioni, antiche e recenti, da me raccolte intorno ai Paesi d’Oriente e delle Indie dal 1844 al 1886 … nelle svariate italiane, francesi e inglesi letture, alternate in 40 anni, relative a queste contrade. Non poche in vero di dette nozioni offriran sovente più d’un anacronismo per rispetto al mio Viaggio, dictando esso solo dal 12 Settembre 1844 in cui lasciai Milano, al 18 Maggio 1848 in cui toccai Napoli; mentre più d’un’aggiunta porterà date anteriori, o posteriori alle sovracitate.  … Quanto al racconto dell’intero viaggio, esso procede sempre esatto e consecutivo, quale il trassi dalle Memorie mie tracciate in que’ giorni. Sol che, posto essendomi ad ordinarle e trascriverle 38 anni dopo averle estese, pensai trar profitto dalle molteplici letture a miglior riuscita del lavoro stesso, dando così più di vivacità a di pienezza a questo ed avvalorandolo con istoriche e scientifiche cognizioni. Perché infine a che mai si consultano i libri? A vantaggio e diletto proprio ed altrui. Tale il pensiero che guidommi in questa lunga fatica. Ed altra idea mi suggerì di unire alla semplice descrizione dell’interessante Viaggio quanto v’aggiusi, al punto di estenderlo a più Volumi. Io mi trovo aver raccolto tanto materiale sulle Indie a fornire [?] 6 altri Volumi pari al presente e gli altri 5 che descrivono il mio Viaggio. Ve ne ho per un Volume di geografia storica - per altro di storia propriamente detta - per un 3° sui costumi, usi, clima, popolazione, governo, feste indiane - per un 4° sulla Religioni degli Hindooi - per un 5° sulla famosa rivolta del 1857 - per un 6° sui progressi del Cattolicesimo in India e via dicendo… più volumi d’altre diverse materie negli anni tra il 1850-80 … come a dire: Spiegazioni Evangeliche e Discorsi Sacri - Racconti e Descrizioni - Storia Naturale - Lettere descrittive e no - Ricordi americani - Poesie di diverso genere - L’Economia della vita umana - Materia letteraria - Scritti inglesi e francesi … Ho intenzione di proseguir cogli altri. Ma Dio m’accorderà vita sufficiente!”

 

Questo monumentale lavoro affronta ogni genere di argomento legato all’India (e altri paesi), di cui Calderari descrive in dettaglio storia, luoghi, città, piante, religione (numerose pagine dedicate ad induismo e buddismo). Non mancano parti dedicate allo Sri Lanka (volume IX, inserto datato 12 aprile 1887), e all’apertura dell’istmo di Suez. Si tratta di una vera e propria miniera di informazioni ad oggi inedite, ad esclusione di qualche lettera del settembre 1845 pubblicata su “L’Amico Cattolico”, Milano, Boniardi-Pogliani, 1847, tomo XIV, pp. 155-159.

 

Dopo l’esperienza missionaria, Calderari fu coadiutore alla Barona, poi parroco a Camnago (1854) e, dal 1864, a S. Nazaro in Milano. Dal 1866 fu quiescente in S. Eustorgio e custode del Catalogo all’Ambrosiana dal 1868 al 1896. Un “Rev. Giulio Cesare Calderari, Custodian of the Ambrosian Library, Milan” compare nell’elenco dei Fellows of the Royal Historical Society nel 1878.

 

Il Servizio Bibliotecario Nazionale elenca le seguenti opere di Calderari:

 

- L’economia della vita umana. Vetusto sanscrito manoscritto filosofico-morale attribuito a Brahmano Ginnosofista sulla traduzione inglese. Nuovamente or volto in italiano dal sacerdote milanese G.C. Calderari. Milano, Libreria editrice ditta Serafino Majocchi, 1875.

- Poesie d’argomento religioso e melanconico. Parte prima del sacerdote milanese Giulio-Cesare Calderari. Milano, Libreria editrice ditta Serafino Majocchi, 1875.

- La religione e l’uomo, ossia Efficacia della religion divina sulla umana vita : poemetto in quattro canti del sacerdote Giulio Cesare Calderari, Milano, Tipografia Eusebiana, 1883.

- Poesie diverse. Milano. Tipografia pontificia S. Giuseppe, 1891.

 

Bibliografia: GB. TRAGELLA, Le Missioni estere di Milano nel quadro degli avvenimenti contemporanei, 3 voll., Milano 1950-63.

 

EXTRAORDINARY REPORTAGE ON 18TH CENTURY INDIA BY THE MILANESE MISSIONARY GIULIO CESARE CALDERARI. OVER 9000 MANUSCRIPT PAGES, HANDWRITTEN BETWEEN 1883 AND 1888, MOSTLY UNPUBLISHED

Stima   € 6.500 / 9.500
408

CRESPINA, URBINO O PESARO, 1551

in maiolica dipinta in blu di cobalto, verde, giallo antimonio, giallo ocra e bruno di manganese. La coppa è formata a stampo con umbone centrale rilevato, orlo mosso e corpo sagomato a formare sul retro sbalzi concentrici e simmetrici rispetto al piede, decorati e sottolineati da marcate pennellate di blu; al centro del piede l’iscrizione Alexandro magnio / 1552. La decorazione interessa tutta la superficie senza soluzione di continuità e raffigura l’episodio dell’incontro tra Alessandro Magno e un indovino, episodio meno rappresentato rispetto a quello dell’incontro con il cinico Diogene di Sinope. Qui Alessandro Magno è raffigurato a piedi circondato dai suoi soldati, in un paesaggio caratterizzato all’orizzonte da montagne di profilo alto e squadrato, città con edifici monumentali con cupole e archi e un lago con un lungo ponte con molte arcate; di fronte al condottiero una figura con il capo velato alzando il dito alzato verso il cielo parla con fare solenne, forse l’indovino Aristandro, che accompagnò il re macedone nelle sue campagne militari. Nella crespina in esame lo stile pittorico e decorativo segue i canoni delle maioliche urbinate, ma con tratti del tutto originali: l’uso del colore è abbondante, i tratti somatici dei personaggi sono marcati e fortemente ombreggiati, le ginocchia e la muscolatura sono ben delineati, i corpi un poco allungati e le lumeggiature in bianco di stagno numerose, proprio a rimarcare lo spessore degli elementi decorativi. Affinità stilistiche le troviamo in una coppa conservata nel Museo di Pesaro, proveniente dalla collezione Mazza (Inv. 4460), con Enea e Lavinia, attribuita dal Polidori al Ducato di Urbino e datata intorno alla metà del XVI secolo, cronologia confermata dalla data iscritta sul retro del nostro esemplare; alt. cm 7,2, diam. cm 26,6, diam. piede cm 13,6

 

A MOULDED BOWL (CRESPINA), URBINO OR PESARO, 1551

Stima   € 5.000 / 7.000
Aggiudicazione  Registrazione
251

(Viaggio - Grecia - Illustrati 7/800) Choiseul Gouffier, Marie Gabriel Florent Auguste.Voyage pittoresque de la Grece. Tome premier [- second 2.e partie]. A Paris, (chez J.-J. Blaise), 1782-1822.

3 volumi in folio grande (circa 540 x 355 mm). Vol. 1: [viii] XII 204 pp. e [103] tavole calcografiche, che includono: il frontespizio inciso, 2 mappe a doppia pagina e 126 incisioni numerate. Vol. 2.1: [viii] 346 pp. e [21] tavole calcografiche, che includono: il frontespizio inciso e 33 incisioni numerate (di cui una ripiegata e 3 a doppia pagina). Vol. 3: [vi] XII [1] 348-518 pp. e [50] tavole calcografiche, che includono: un ritratto dell’autore, il frontespizio inciso e 124 incisioni numerate (di cui 5 a doppia pagina). L’opera contiene anche numerosi grandi finalini e testatine incisi. Tutte le incisioni sono protette da veline. Legature coeve in cartone rigido con tasselli cartacei ai dorsi, in barbe. Carte, tavole e veline occasionalmente brunite, ma nel complesso copia molto buona.

STRAORDINARIA OPERA MONUMENTALE SULLA GRECIA, splendidamente illustrata da 174 tavole con 283 incisioni numerate, più due mappe, tre frontespizi e un ritratto non numerati, oltre a testatine e splendidi finalini in puro gusto Rococò. Le incisioni numerate raffigurano vedute, costumi locali, mappe, rilievi architettonici, topografici e orografici, ecc. Il terzo volume contiene una grande pianta di Costantinopoli, vedute della città e numerose illustrazioni di costumi turchi. L’autore, Marie-Gabriel-Florent-Auguste de Choiseul-Gouffier (1752-1817) è stato un diplomatico francese. Partì alla volta della Grecia nel 1776, visitando innanzitutto il Peloponneso, le Cicladi, altre isole dell’Egeo e l’Asia Minore. Al suo rientro in Francia, pubblicò il primo volume del Voyage, che ebbe un successo immediato. L’opera presenta, oltre a monumenti poco conosciuti, una Grecia idealizzata, oppressa dalla dominazione turca e desiderosa di riconquistare la propria libertà. Questa visione romantica, condivisa da molti viaggiatori del diciannovesimo secolo, contribuì alla diffusione del filellenismo che porterà all’indipendenza del paese nel 1830, dopo una rivolta dei nativi contro l’occupazione turca. Il Voyage rese note regioni fino ad allora sconosciute, come le Cicladi. Choiseul-Gouffier chiese ad un pittore di cui era mecenate, Lancelot-Théodore comte Turpin de Crissé, di illustrare il secondo volume incidendo i suoi disegni; inviò poi in Grecia un altro pittore al suo servizio, Louis-François-Sébastien Fauvel, per disegni complementari.

(3 volumi)

 

EXTRAORDINARY MONUMENTAL WORK ON GREECE, beautifully illustrated with 174 plates with 283 numbered engravings, plus two maps, three title pages and an unnumbered portrait, as well as headpeces and splendid Rococo tailpieces.

Stima   € 4.000 / 6.000
Aggiudicazione  Registrazione
279

(Viaggio) ZIMMERMANN, Heinrich. Dernier voyage du Capitaine Cook autour du monde, ou se trouvent les circonstances de sa mort, publié en allemand par Henri Zimmermann, témoin oculaire ; & traduit avec un abrégé de la vie de ce navigateur célèbre, & des notes. Berne, Chez la Nouvelle Société typographique, 1782.

In 8vo (215 x 140 mm). xvi 200 pp. Vignetta xilografica al frontespizio e all’inizio del testo. Brossura d’attesa; in barbe, ultimi due fascicoli intonsi. Un fascicolo sciolto, minime tracce del tempo, copia molto buona.

                     RARISSIMA PRIMA EDIZIONE in francese della relazione fatta da Heinrich Zimmermann dell’ultimo viaggio del celebre capitano inglese James Cook (1728-1779), che si concluse con la sua morte, qui descritta alle pp. 90-91. Si tratta del diario di bordo di Zimmermann, che giorno per giorno descrive ogni tappa del viaggio, dandone le esatte coordnate, accennando a dettagli pittoreschi come la bellezza delle donne di Tahiti, e fornendo informazioni di prima mano su paesi all’epoca sconosciuti. Termina il volume la prima importante biografia di Cook (pp. 118-172). L’opera fu pubblicata per la prima volta in tedesco nel 1781, ma l’ammiragliato britannico ne richiese la soppressione. Sia questa prima edizione in francese, sia la successiva del 1783, sono “of great rarity and are of interest not only on that account but because of the additional matter which they contain. This consists of some notes of no particular value but very typical of the philosophy of pre-revolutionary France by a person who styles himself Roland, and also a brief life of Cook which contains some side-lights on his character not to be found elsewhere.” (Sir Maurice Holmes, Captain James Cook. A Bibliographical Excursion. New York, Burt Franklin [1968], n. 44). Sabin 106346.

 

EXTREMELY RARE FIRST FRENCH EDITION of the report made by Heinrich Zimmermann of the last journey of the Captain James Cook (1728-1779), which ended with his death, here described on pp. 90-91. The last part of the book contains the first biography of Cook.

Stima   € 4.000 / 6.000
438

PIATTO, DERUTA O AREA VITERBESE, FINE SECOLO XV

in maiolica decorata in blu di cobalto, giallo arancio e verde rame diluito; il piatto ha largo cavetto concavo, balza rilevata e breve, larga tesa orizzontale che termina in un orlo rilevato, piede ad anello. Al centro della composizione un ritratto muliebre dipinto in blu, rivolto a destra con i capelli raccolto sulla nuca da una traccia trattenuta da un nastro che lascia libere delle ciocche sulle spalle e si alza in un largo ciuffo; indossa una veste ampia con un giustacuore a pieghe con large maniche a sbuffo, e di fronte ha un lungo stelo che regge dei boccioli dalla forma appuntita. La balza è decorata da un motivo a tratti paralleli seguito da uno ad archetti concentrici delineati in blu su fondo giallo arancio. La serie delle cornici prosegue sulla tesa con un repertorio decorativo ancora quattrocentesco: archetti, crocette, motivo a corona fogliata e perlinature. Si tratta di un ritratto amatorio, qui delineato in modo molto semplificato, di grande impatto decorativo per l’elegante alternanza di ornati sulla tesa. Il ritratto qui sembra distaccarsi dalle fonti d’ispirazione classica di Pinturicchio per riprendere forse una fonte più realistica. L’ispirazione dell’opera è chiaramente vicina alle espressioni pittoriche su ceramica tipiche di Deruta, ma con una realizzazione più libera dagli schemi e leggermente più attardata. Per alcune caratteristiche tecniche e per il tipo di ornato a fasce concentriche si potrebbe ipotizzare che il piatto possa essere stato prodotto in un’area prossima alla Tuscia nell’ultimo quarto del secolo XV. Si veda in particolare il confronto del profilo con un piatto proveniente da uno scavo nelle adiacenze del Museo di Montelupo, con il quale condivide anche la scelta cromatica. Il repertorio decorativo però è più presente in area umbro-laziale: si consideri in particolare il decoro a piccoli quadrati tagliati ai lati, molto utilizzati insieme ai rombi nei decori della fine del quattrocento; alt. cm 6, diam. cm 31,2

 

A PLATE, DERUTA OR VITERBO AREA, LATE 15TH CENTURY

 

Bibliografia di confronto

F. Berti, Storia della ceramica di Montelupo, Vol. II. Montelupo Fiorentino 1998, p. 242 n. 19

 

Stima   € 4.000 / 6.000
466
Stima   € 4.000 / 6.000
508

SEI PIATTI, NAPOLI, MANIFATTURA DI CAPODIMONTE, 1800-1840

in porcellana decorata in lillà, policromia e oro. I sei piatti da coltello fanno parte di un noto servizio denominato in manifattura “servizio con animali e fascia lillà”, denominazione presente negli inventari compilati nel 1807, poco prima della cessione della manifattura alla società francese Poulard-Prad. Si tratta di una delle ultime produzioni della manifattura napoletana per la tavola di Ferdinando IV, probabilmente destinata alle feste di caccia del Palazzo di Portici. Già in un documento del 1783 si parlava di un servizio denominato “Stato di caccia”, destinato alla tavola dell’Imperatore d’Austria eseguito dai migliori artefici della manifattura e ideato da Giacomo Milani. Il confronto più prossimo ci deriva da alcuni pezzi del servizio conservati al Museo civico di Torino, da cui abbiamo un preciso riferimento alla fonte del testo Tetes des differents animaux di Guillaume Tischbein edito nel 1796, come conferma della ispirazione da parte di Milani e collaboratori a precise fonti incisorie. In alcuni piatti dell’assortimento presente al Museo di Capodimonte si rileva invece una differente fonte di ispirazione, tanto da far pensare ad una copia degli animali dal vero in occasione della produzione del già citato servizio di caccia. Più semplici poi gli animali eseguiti nel periodo produttivo Poulard-Prad, e ancora differente la serie Del Vecchio su terraglia. L’eterogeneità del servizio conservato a Napoli è dovuta al protrarsi nel tempo dell’utilizzo dello stesso: è assodato che il servizio nella sede di Portici doveva contare circa seicentocinquanta pezzi, oggi ridotti a novantuno esemplari. Anche nell’assortimento in esame si riscontrano alcune differenze di materia e stile: un piatto reca il numero 1813 sormontato da corona, uno la scritta in corsivo amman. I tre piatti più grandi mostrano scenette con più animali, caratterizzati da uno stile più attento ed incisivo, differente da quello che rileviamo nei tre piatti con singoli animali più morbidi nel tratto e nell’esecuzione, ad ulteriore conferma delle differenti fasi esecutive dell’imponente servizio ferdinandeo; diam. cm 24 e 24,2

 

A GROUP OF SIX CAPODIMONTE PLATES, NAPLES, 1800-1840

 

Bibliografia di confronto

A.C. Perrotti, Museo Nazionale di Capodimonte. Ceramiche, porcellane bisquit, terraglie, maioliche, Napoli 2006, pp. 64-sgg n. 2.81

Stima   € 4.000 / 6.000
Aggiudicazione  Registrazione
477

PLACCA, SAN QUIRICO D’ORCIA, BARTOLOMEO TERCHI, 1720 CIRCA

in maiolica decorata in policromia con blu di cobalto, verde ramina, giallo antimonio e bruno di manganese; la cornice in terracotta decorata con doratura a freddo. La mattonella ha forma rettangolare ed è circondata da una cornice di terracotta con elementi decorativi ad antefissa con volto femminile in alto e mascherone in basso, realizzata a più gole con un motivo decorativo ad archetti continui nella parte esterna e a perlinatura in prossimità della battuta. La scena raffigurata mostra una figura femminile nell’atto di avvicinarsi ad un abbeveratoio seguita da un gregge, e due uomini intenti a sollevare con delle leve un grosso masso squadrato nei pressi di una grotta.

La mattonella è stata pubblicata nel testo che pose fine al noto equivoco che faceva il ceramista nativo di Bassano del Grappa anziché di Bassano nella Diocesi di Sutri, quindi Romano, come spesso usa firmarsi. All’età di ventitré anni il ceramista lavorava presso i Marchesi Chigi Zondadari a San Quirico d’Orcia, almeno fino al 1723, anno del trasferimento a Siena dove i Chigi possedevano un’altra manifattura. Nel primo periodo dunque il nostro pittore trae spunto dai paesaggisti senesi e dalle incisioni d’ispirazione romana o del Carracci. La mattonella mostra delle modalità pittoriche ancora incerte, ma comunque con elementi decorativi già caratterizzanti lo stile pittorico del Terchi; cm 25x20

 

A PLAQUE, SAN QUIRICO D’ORCIA, BARTOLOMEO TERCHI, CIRCA 1720

 

Bibliografia

E. Pelizzoni, G. Zanchi, La maiolica dei Terchi, Firenze 1982, p. 28 n. 1

Stima   € 3.000 / 5.000
Aggiudicazione  Registrazione
448

PIATTO, VENEZIA, BOTTEGA DI MASTRO DOMENICO, 1570 CIRCA

in maiolica decorata in policromia con blu di cobalto, giallo antimonio, giallo arancio, verde ramina e bruno di manganese. Il piatto ha profondo cavetto e larga tesa obliqua con orlo arrotondato, il retro poggia su un basso piede ad anello appena accennato, al centro del quale è delineato in corsivo in blu di cobalto la scritta David et golia gigante. Sul fronte una scena istoriata con diversi episodi rappresentati su più piani. Nel consueto paesaggio aperto si intravvedono sullo sfondo le tende di un accampamento e più lontano un paesaggio con montagne e cielo al tramonto: delle truppe escono dall’accampamento per inseguire un esercito in fuga, visibile sulla sinistra tra gli alberi; al centro della scena, con un alberello spoglio a fare da quinta, Davide nell’atto di decapitare il gigante Golia, esanime a terra colpito dalla fionda, a terra vicino al gigante. L’opera per stile e decoro ha riscontro nelle migliori interpretazioni su forme aperte della bottega di mastro Domenico, pittore di cui conosciamo solo pochi esemplari firmati, tra i quali un piatto con la stessa scena conservato in una collezione privata americana e studiato da Elisa Paola Sani, che tra l’altro individua la fonte della raffigurazione in un’incisione di Étienne Delaune (1518-1583); alt. cm 5,5, diam. cm 29,8, diam. piede cm 11,5

 

A PLATE, VENICE, WORKSHOP OF MASTRO DOMENICO, CIRCA 1570

 

Bibliografia di confronto

E.P. Sani, in Urbino - Venice. Italian Renaissance ceramics, Parigi 2016, pp. 28-31

Stima   € 3.000 / 5.000
Aggiudicazione  Registrazione
1 - 30  di 484