ETTORE COLLA
(Parma 1896 - Roma 1968)
Fiore
assemblage in ferri di recupero, cm 190x12,5x12,5; opera in 7 esemplari
eseguito nel 1966-1967
Provenienza
Collezione Marisa Volpi, Roma
Eredi Marisa Volpi, Roma
Bibliografia
Giorgio de Marchis, Sandra Pinto, Colla, Roma 1972, p. 103, scheda n. 213
L’opera fu realizzata in 7 esemplari. Il ritrovamento di un tipo di ferro arricciolato per recinzione in grande quantità, ha determinato la nascita, praticamente gemellare, di un gruppo di Fiori, nell’inverno 1966-1967.
Concepite non come repliche da un primo esemplare, ma come sorelle, Colla si è divertito a differenziare le opere in qualche particolare
(nella base o con un tocco di rosso). In alcuni casi analoghi (il Fiore lunare e la Piccola cattedrale) il processo genetico è stato il medesimo,
ma l’intervento differenziatore è molto ridotto (nel primo caso) o nullo (nel secondo).
Giorgio de Marchis, Sandra Pinto, Colla, Roma 1972, p. 103, scheda n. 213
Gli oggetti di Colla contengono un racconto ed una morale: sono favole di La Fontaine del nostro tempo, soltanto che le persone non sono allegorizzate in animali sapienti, ma nei frammenti di una grossa macchina rotta. Non si tratta di una facile "poetica del rottame": l'attrazione che il rottame esercita sulla fantasia dell'artista dipende essenzialmente dal fatto che esso conserva, malgrado tutto, una forma.
G.C. Argan, in Colla Scultore, Milano 1963
Il mio primo incontro con i rottami di ferro è avvenuto quasi subito la guerra, nei luoghi dove si è combattuto e nei centri dove si rac-coglieva e si ammassava tutto ciò che il conflitto aveva potuto scheletrire e frantumare. Mi sono così trovato di fronte al drammatico e fascinoso spettacolo dei materiali dilaniati, aggrovigliati, contorti nelle più strane forme e alla presenza di una realtà fino a quel tempo sconosciuta […] Dinanzi a questo mondo dissepolto, disgregato, aperto alla più gelida verità, mi è nata l’idea di realizzare le immagini che vedete e, trasferiti allo studio i pezzi ritenuti idonei al mio lavoro, di provvedere all’innesto di elementi che venivano a formare, nella loro composizione, personaggi e simboli noti e sconosciuti.
Ettore Colla in Civiltà delle macchine, n. 4, luglio 1957