Importanti Maioliche Rinascimentali

47

PIATTO

€ 18.000 / 25.000
Stima
Valuta un'opera simile

PIATTO

CASTEL DURANTE, BOTTEGA DI LUDOVICO E ANGELO PICCHI, 1550-1565 CIRCA

Maiolica dipinta in policromia con giallo, arancio, blu, verde, bianco, bruno di manganese.

Alt. cm 4,5; diam. cm 28,2; diam. piede cm 11,9.

Sul retro del piatto sotto il piede compare l’iscrizione dipinta in blu”” hateon 1551

 

Il grande piatto ha un cavetto largo, tesa ampia e piana che termina in un orlo arrotondato appena rilevato e orlato di giallo. Poggia su un piede ad anello. Il retro è decorato con linee gialle a rimarcare i profili: al centro la scritta corsiva “hateon 1551” in blu di cobalto (1).

Sul fronte la scena principale, che occupa tutto lo spazio senza soluzione di continuità, tra tesa e cavetto mostra a destra il giovane Atteone ormai trasformato in cervo mentre i suoi stessi cani si avvicinano per sbranarlo. Sulla tesa, a sinistra, si scorge l’origine della tragica metamorfosi: la fonte protetta da una grotta nella quale Diana e le sue Ninfe si stavano bagnando, ritratte nell’istante in cui le giovani cercano di coprire con il loro corpo la dea Diana alla vista di Atteone. Sullo sfondo un paesaggio lacustre e in alto un emblema tripartito parzialmente, associato alla famiglia ducale di Urbino: vi si distinguono la Quercia dei Della Rovere e l’Aquila dei Montefeltro. L’emblema è sormontato da un cimiero con una branca o una mano guantata (2) che sorregge una spada e da un cartiglio che recita “SAPIE(N)S DOMINABITYR ASTRIS”. Il motto è presente negli Emblemata, ove si legge per esteso “Astra regunt homines, sapiens dominabitur astris, et poterit notis cautior esse malis” (3).

La fonte incisoria, liberamente interpretata, non è stata individuata, anche se si tratta probabilmente delle incisioni più antiche, come le xilografie nel libro di Niccolò Zoppino (4) o quelle dell’edizione Raphael Regius (5), nelle quali l’ambientazione naturalistica e la suddivisione della scena nei due episodi può essere stata anch’essa di ispirazione al decoratore del nostro esemplare.

Il piatto fa parte di un noto servizio che convenzionalmente era stato associato al pittore Andrea da Negroponte (6), in base al nome scritto dietro una coppa baccellata del Museo Civico Medievale di Arezzo, su cui è rappresentata la gara tra Apollo e Marsia ma che non ricorre su altre opere o nei documenti di archivio. Oggi il pittore del servizio Sapiens, che annovera alcuni esemplari ben conosciuti, si riconosce in un artista attivo a Castel Durante nella bottega di Ludovico e Angelo Picchi fra il 1550 e il 1565.

Il pittore dipinge velocemente con uno stile ben preciso che, attraverso una scelta cromatica brillante e aranciata, si riconosce soprattutto in alcuni dettagli, come il muso degli animali allungato e con uno sguardo antropomorfo o le rocce, le cui rugosità sono realizzate con pennellate curvilinee che conferiscono  loro una forma quasi a guisa di nuvola.

Numerosi gli esemplari noti con stemma del servizio Sapiens (7): si ricorda tra questi, con forma e dimensioni analoghe al nostro, il magnifico piatto con il Sacrificio di Marco Curzio del Museo Civico Medievale di Bologna, anch’esso datato 1551. Il piatto trova confronto in un esemplare con una versione più semplificata del mito di Diana e Atteone, conservato alla National Gallery of Victoria a Melbourne (8), nella coppa con Venere e Marte, conservata nello stesso museo (9), ma anche in quattro esemplari con storie tratte dalle Metamorfosi e in uno con scena del Sacrificio di Isacco, quest’ultimo datato 1551, conservati al Museo Civico di Brescia (10), nonché in un piatto con Diogene del Museo Civico di Pesaro datato 1559 (11). Un piccolo piatto del servizio raffigurante Cupido e Venere è conservato nella raccolta Del Prete di Pesaro (12), mente uno istoriato con il Matrimonio fra Alessandro e Rossane è stato pubblicato alla fine degli anni ‘90 (13) e un altro con scena biblica di Dalila che taglia i capelli a Sansone è stato esposto nelle collezioni della raccolta del Museo Statale di San Pietroburgo (14).

Recentemente è passato sul mercato (15) un piatto del servizio con raffigurazione della scena di Diana e Atteone, con modifiche e una certa libertà interpretativa nella raffigurazione della stessa: evidentemente il tema è caro alla bottega e comunque molto presente nel servizio. Un altro piatto raffigurante Maria è stato battuto a Parigi (16). E infine citiamo il piatto del British Museum con Ercole e Deianira (17), nella cui schedatura troviamo elencati gli esemplari finora noti, tra i quali uno con Diana e Atteone datato 1551 in collocazione non conosciuta, che potrebbe corrispondere al nostro.

La credenza, dato il numero abbastanza elevato di opere recanti lo stemma Sapiens, doveva essere relativa a una committenza di una certa importanza: lo stemma, che contiene gli emblemi dei Della Rovere e dei Montefeltro unitamente ad altri, potrà svelarne l’antica committenza una volta che verrà adeguatamente storicizzato (18). Thornton e Wilson suggeriscono comunque che possa appartenere a Latino Brancaleoni di Mercatello sul Metauro, vicario generale del Cardinale Giulio Della Rovere (19).

 

1 La scena pare trarre ispirazione dalla Metamorfosi oviane nella versione in prosa di Giovanni De’ Bonsignori, Ovidio Metamorphoseos vulgare, cap. V-VII Come Ateon fu morto dalli soi cani, essendo cervio. Capitulo VII.

2 RAVANELLI GUIDOTTI 1985, p. 118 n. 93.

3 Andrea Alciati, Emblemata, Venezia 1534 (vedi RAVANELLI GUIDOTTI 1985, p. 118 n. 93).

4 Nicolò degli Agostini, Tutti li libri de Ovidio Metamorphoseos tradutti dal litteral in verso vulgar con le sue allegorie in prosa. Stampato in Venetia per Iacomo da Leco a in stantia de Nicolò Zoppino e Vincentio di Pollo, 1522, libro III.

5 Raphael Regius, Metamorphoseon Pub. Ovidii Nasonis libri XV, Venezia, libro III.

6 FUCHS 1993, nn. 217-231; LESSMANN 1979, nn. 102-121.

7 Per un elenco più puntuale si rimanda a quanto indicato in THORNTON-WILSON 2009, n. 230.

8 RAVANELLI GUIDOTTI 1985, pp. 118-120 n. 93, già pubblicato e variamente attribuito a Urbino o a Venezia, come ben ricorda la studiosa nella scheda.

9 NGV, Melbourne inv n. 4402-D3, Lascito Spensley.

10 RIZZINI 1916, nn. 1-5.

11 MANCINI DELLA CHIARA 1979, n. 207.

12 PAOLINELLI 2012, fig. 14.

13 GARDELLI 1999, pp. 320-322 n. 141.

14 IVANOVA 2003, p. 122 n. 111.

15 SOTHEBY’S New York, 26 gennaio 2012, lotto 312.

16 DRUOT Paris, 4 giugno 2010, lotto 39.

17 THORNTON-WILSON 2009, p. 388 n. 230.

18 Sulla problematica relativa ai corredi stemmati di questa città si veda quanto in WILSON 2002, pp. 125-165.

19 THORNTON-WILSON 2009, p. 388 n. 230.