Importanti Maioliche Rinascimentali

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PIATTO

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PIATTO

URBINO O DUCATO DI URBINO, 1540 CIRCA

Maiolica dipinta in policromia con arancio, giallo, verde, blu, bruno di manganese nella tonalità nera, marrone e bianco di stagno.

Alt. cm 4; diam. cm 29,7; diam. piede cm 8,5.

Sul retro al centro del cavetto in blu di cobalto la scritta Europa.

 

 

Il piatto ha un cavetto largo e concavo a stacco marcato, la tesa è larga e obliqua e termina in un orlo arrotondato e orlato di giallo. Alcune linee gialle sul retro ne sottolineano i contorni. Il piatto poggia su un piede basso e privo di anello.

Sul verso, al centro del piede, in blu di cobalto si legge la scritta Europa. Il piatto è decorato su uno smalto grasso, molto ricco con vetrina brillante molto lucida e vetrosa sia sul fronte sia sul retro, e con abbondante uso di pigmenti.

La scena interessa l'intera superficie senza soluzione di continuità e descrive il momento in cui Europa sale in groppa al toro sotto le cui spoglie si cela Giove, che intende rapirla.

L'episodio è ben distribuito sul piatto a raffigurare narrativamente momenti ben distinti: diviso in tre parti, a sinistra Europa e le sue ancelle sono dipinte vicino al toro, al centro della composizione la giovane donna è raffigurata ormai in groppa all'animale e nel momento immediatamente precedente al rapimento, a destra accorre il padre Antenore.

Alcuni esemplari di confronto sono conservati al Museo di Pesaro e ci fanno comprendere come questo episodio della mitologia antica (1) abbia avuto un grande successo nel Rinascimento, tanto da essere tra quelli più raffigurati in maiolica durante tutto il secolo XVI (2). Tra questi, un piatto ormai attribuito a Sforza di Marcantonio (3), databile al 1550 circa, si avvicina al nostro per scelta decorativa, ma non per stile pittorico; inoltre, diversamente dal nostro esemplare (4), aggiunge alla scena il momento del rapimento vero e proprio, con Europa in groppa al toro ormai perduta in mezzo al mare. Questa versione trae ispirazione dalle incisioni di Bonasone, e i personaggi sembrano più vicini a tale sensibilità.

La seconda parte del rapimento compare anche in un altro esemplare che, per sintassi decorativa e ambito culturale, ci pare più vicino al nostro, benché anch’esso stilisticamente differente.

La scena, tratta dall’incisione di Bernard Salomon, è stata poi riprodotta per intero anche in un altro piatto, sempre di ambito urbinate, dello stesso museo (5), anche se non avvicinabile concettualmente o stilisticamente a quello in esame.

Infine un piatto, comparso sul mercato lo scorso anno (6), espone l’episodio in maniera analoga: con le ancelle unite in gruppo e la protagonista rivolta di spalle mente sale sul toro.

Anche nel nostro caso, come per l’ultimo esemplare sopraccitato, ci pare che l’opera più vicina per l’interpretazione della scena sia la coppa conservata nel Museo di Pesaro e attribuita al “Pittore del Pianeta Venere“, vicino a Girolamo Lanfranco dalle Gabicce, che mostra anch’essa la protagonista seduta di spalle (7). È del resto assai probabile che questi esemplari traggano ispirazione da una fonte incisoria simile o da un capostipite per tale iconografia: comunque dalla miscellanea di più fonti incisorie da identificare.

Il piatto in esame s’inserisce dunque nel contesto culturale di pittori di scuola urbinate che operano attivamente in tutto il ducato, e che per confronto stilistico si possono avvicinare alla produzione della prima metà del secolo XVI.

Il piatto compare nel catalogo di vendita della collezione Scott-Taggart come opera di Urbino databile 1550-1560 (8).

 

1 OVIDIO, Metamorfosi, II, 858-875.

2 Anche grazie alla diffusione dei testi ovidiani in edizioni figurate, come quella lionese di Bernard Salomon (1557).

3 FONTEBUONI 1986, scheda catalografica 36; BISCONTINI UGOLINI, 1979, pp. 7-10 tavv. III-IV; LESSMANN 1979, nn. 465-466, 486-496 e XXXII, XIV; MALLET 1987, pp. 82-84 tavv. 27, 29, 30.

4 Inv. 4385 scheda 23 di P. Buda in CASAZZA 2005, p. 151 n. 23.

5 Inv. 4404 Museo di Pesaro.

6 ANVERSA in PANDOLFINI 2014, pp. 198-201, n. 44.

7 MANCINI DELLA CHIARA 1979, n. 31.

8 CHRISTIE’S, 14 aprile 1980, lotto 151.