IMPORTANT RENAISSANCE MAIOLICA

26 OCTOBER 2022
Auction, 1176
32

A CHARGER, DERUTA, SECOND HALF 16TH CENTURY

Estimate
€ 4.000 / 6.000
Price realized  Registration

A CHARGER, DERUTA, SECOND HALF 16TH CENTURY

 

PIATTO DA PARATA, DERUTA, SECONDA METÀ SECOLO XVI

in maiolica decorata in blu di cobalto e lustro dorato; diam. cm 36,4, diam. piede cm 13,8, alt. cm 7,5

 

Provenienza

Venezia, Collezione Mocenigo

 

Bibliografia

Galleria Bellini. Collezione del palazzo dei dogi Mocenigo di S. Samuele a Venezia, Firenze 1933, tav. XXIII n. 311

 

Il piatto da pompa ha un cavetto profondo e largo, la tesa è ampia e termina in un orlo rifinito a stecca appena rilevato; poggia su un piede a cercine forato a crudo per consentirne l’esposizione. Il verso è caratterizzato da ingobbiatura color crema e vetrina con difetti, bolliture e puntinature. Il decoro sul fronte è ottenuto con la tecnica mista con doppia cottura, la prima a gran fuoco con blu a due toni, la seconda in riduzione per l’ottenimento del lustro, e mostra al centro del cavetto la raffigurazione di un tamburino, in abito da Lanzichenecco, che avanza brandendo le bacchette con entrambe le mani e il tamburo appoggiato a un fianco, e la spada, della quale si intravvede l’elsa ornata da una testa ferina, riposta nel fodero. Alle sue spalle, un paesaggio con un alberello e una pianta fiorita; la tesa è interamente interessata da una decorazione con metope alternate e centrate da embricazioni e infiorescenze.

La figura è dipinta secondo lo stile pittorico della Bottega del Mancini detto “Il Frate”: il tamburino è delineato in blu con pennellata veloce a tratti brevi, quasi a schizzo, mentre le ombreggiature e il cielo sono dipinti con rapide linee parallele; ed anche i decori minori sono tracciati con grande sicurezza, a testimoniare l’abilità del pittore.

Il soggetto non trova, al momento, alcun riscontro in altri piatti, ma è interpretato qui con modalità meno auliche, pur utilizzando ancora la tecnica a lustro. Proprio lo stile rapido, un poco impreciso, denuncia una sorta di sperimentazione ancora vicina alle prime opere della bottega derutese di Mancini. Il piatto, che vanta la provenienza dalla collezione del palazzo Mocenigo a Venezia, fu venduto nella celebre asta alla Galleria Bellini nel 1933.