Old Master Paintings

8 JUNE 2021
Auction, 1057
39

Pietro Paolini

Estimate
€ 80.000 / 120.000
Price realized  Registration
The lot is accompanied by a temporary import certificate

Pietro Paolini

 (Lucca,1603 – Lucca,1681)

ESTER E ASSUERO

olio su tela, cm 123x160

 

ESTHER AND AHASUERUS

oil on canvas, cm 123x160

 

Provenienza

Lucca, collezione Mugnani, fino al 1930; Helen Dill; Denver (Colorado), Denver Art Museum dal 1966 al 1998; New York, Christie’s, 29 Gennaio 1998, n. 159; collezione privata italiana; Londra, Sotheby’s, 10 Dicembre 2015, n. 181

 

Bibliografia

C.M. Bach, Language of Vision, in “Denver Art Museum Quarterly”, 1966, p. 15, ill.; P. Giusti Maccari, Pietro Paolini Pittore Lucchese 1603-1681, Lucca 1987, p. 112, cat. 29; fig. 29.

 

Proveniente da un’antica collezione lucchese dove faceva pendant con una tela dello stesso autore raffigurante Salomone e la regina di Saba (P. Giusti Maccari, 1987, p. 113, n.30, ill.), l’importante dipinto qui offerto è stato riferito ai primi anni del quarto decennio del Seicento, quando Paolini si stabilì nuovamente nella città natale dopo un prolungato soggiorno romano.

Secondo quanto riporta la biografia di Filippo Baldinucci, l’artista fu infatti a Roma per sette anni a partire dal 1623, tornando a Lucca a seguito della morte del padre (avvenuta in realtà nel 1626), e poco prima della peste scoppiata in città nel 1630. È comunque documentato a Lucca a partire dal 1632, mentre l’unico legame accertato col romano Angelo Caroselli, presso il quale si sarebbe formato a Roma, riguarda piuttosto suo fratello Paolino, morto a Roma nel 1638 quando appunto si trovava nella sua bottega.

Se le opere verosimilmente riferibili al periodo romano costituiscono una personalissima declinazione della “manfrediana methodus”, quelle lucchesi volgono progressivamente verso più espliciti intenti narrativi e utilizzano una gamma cromatica luminosa e varia. Come osservano i biografi, l’artista fu particolarmente abile nella raffigurazione di vasellame d’oro e d’argento: ne è documento lo splendido brano di natura morta nel dipinto qui in esame, che se da un lato ricorda fatti specificamente romani (come non pensare alle prove dello Pseudo-Caroselli, senz’altro meno raffinate se pur consonanti nel tema) fa ritenere niente affatto infondato il richiamo alle scenografie di Paolo Veronese avanzato appunto da Filippo Baldinucci in relazione ad altre opere di Pietro Paolini