Antiquities

18 DECEMBER 2019

Antiquities

Auction, 0319
FLORENCE
Palazzo Ramirez-Montalvo
3.30 pm
Viewing

FLORENCE
Thursday 12 December   10am-6pm
Friday     13 December   10am-6pm
Saturday 14 December   10am-6pm
Sunday   15 December   10am-6pm
Monday   16 December   10am-6pm

Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Estimate   100 € - 35000 €

All categories

1 - 30  of 212
175

VIBIA SABINA O DIVINITÀ

MONDO ROMANO, METÀ II d.C.

 

Testa in marmo bianco a grandi cristalli (marmo greco insulare?), fratta alla base del collo e lievemente volta verso sinistra. Raffigura una giovane donna, dal volto ovale pieno, con grandi occhi, naso diritto, piccole labbra schiuse e con labbro inferiore più sottile rientrante. La chioma presenta una scriminatura centrale da cui si dipartono le singole ciocche, tirate indietro e raccolte sulla nuca. Due corte ciocche arcuate scendono davanti alle orecchie. Sul capo è posto un diadema semilunato modanato nel suo tratto superiore e fissato sulla testa da un nastro. I passaggi di piano sono resi da un modellato tenue a rendere l’incarnato del volto. I fori di trapano a rendere i lati della bocca, le orecchie e le caruncole lacrimali. H. 21,5 cm.

La testa, edita in una breve nota - E. Moscetti, Su una testina marmorea attribuita a Vibia Sabina, in Annali Associazione Nomentana 2013/2014, 47-48 - è un prodotto di elevata qualità formale databile intorno alla metà del II secolo d.C., fra l’età adrianea e quella antonina. Questo può essere ipotizzato anche grazie all’indicazione delle iridi e delle pupille. Nella testa, già identificata come ritratto giovanile dell’imperatrice Vibia Sabina (86 - 136/137 d.C.), moglie di Adriano, si può probabilmente riconoscere l’immagine di una figura divina. In entrambi i casi è particolarmente evidente l’adesione ai modelli formali classicistici.

 

Provenienza

Area della Basilica di San Vincenzo, Tivoli

Collezione Paolo Sinibaldi

Estimate   € 25.000 / 35.000
Price realized  Registration
30
Estimate   € 2.000 / 4.000
Price realized  Registration
174

URNA CINERARIA

ROMA, FINE I – II SECOLO d.C

 

Urna con coperchio a doppio spiovente decorato al centro del fastigio da una corona d’alloro, da cui si ripartono due nastri mossi da incisioni verticali. La cassa è parallelepipeda e  la  decorazione  figurata  si  diparte  da  due  bucrani,  fissati  in  corrispondenza  dei  vertici superiori e contraddistinti da corna piccole e da cavità oculari accentuate. Dalle corna sulla

fronte pendono rami di ulivo biforcati nel loro tratto inferiore. Il tratto esterno scende in basso sullo spigolo mentre quello interno lambisce la corrispettiva diramazione sul lato opposto. Nello spazio determinato da questo “festone aperto” sono posti quattro uccellini. La decorazione sui lati brevi consiste in un grande rosone, ai lati del quale sono posti quattro calici floreali. Lo specchio epigrafico, entro cornice modanata, si articola su quattro linee:

 

D(is) M(anibus) / Fl(aviae) Restitutae / L(ucius) F[l](avius) Hermeros / con(iugi) b(ene) m(erenti) fec(it)

Agli dei Mani di Flavia Restituta il marito Lucio Flavio Hermeros ha dedicato alla moglie che ha ben meritato.

 

L’urna rientra in una classe di materiali di produzione urbana, realizzata nel I e II secolo d.C.. La sintassi decorativa trova un preciso confronto con quella presente su un altare funerario al Museo Nazionale Romano, inv. 124514 (P. Rendini, in A. Giuliano - a cura di - Museo Nazionale 1, pp. 260-264), datata in età claudia, ma è più probabile, considerando il tipo di rilievo e l’uso del trapano riscontrabile sui bucrani, che la datazione del pezzo sia fra la fine  del I secolo e l’inizio del II secolo d.C. Una corrispondenza precisa per il rosone sui fianchi è riscontrabile con un’urna all’Ince Blundell Hall Ince: G. Davies, The Ince Blundell Collection of Classical Sculpture. The Ash Chests and other Funerary Reliefs, Mainz 2007, pp. 52-54, n. 22 tav. 36 (tarda età flavia.H. max 27,5cm; dim. cassa 25,5x25,5x18 cm.

 

Questa interessante urna è con ogni probabilità identificabile con quella descritta nel volume di F.A. Visconti, A. Visconti, Indicazione delle sculture e della galleria di quadri esistenti nella Villa Miollis al Quirinale, Roma 1812, p.19: “156. Piede di mensa di alabastro fiorito con zampa, e testa di leone, alta palmi tre e mezzo; sopra, cinerario piccolo di Flavia Restituta, con uccelli, bucranj, e rosoni nei lati”. Il cinerario faceva quindi parte alla collezione raccolta da Sestius Miollis (1759-1828), generale napoleonico, governatore di Roma e amante dell’archeologia, tanto da raccogliere nella Villa Aldobrandini di Monte Magnanapoli da lui acquistata nel 1811 e destinata alla fondazione della Société hellénique des sciences et des beaux arts, centinaia di opere d’arte antiche e moderne (C. Benocci, Villa Aldobrandini a Roma, Roma 1992, pp. 231-254).

 

Provenienza

Villa Miollis-Aldobrandini (inizio XIX secolo)

Collezione Borghese (dal 1830 ?)

Antichità Fiorentini, Via Margutta (acquisto 1975)

Collezione privata

Estimate   € 4.500 / 6.500
Price realized  Registration
26

TUTU

EGITTO, EPOCA TARDA, VI – I SECOLO a.C.

 

Scultura in pietra (granodiorite o granito rosso) raffigurante il dio Tutu come sfinge, incedente con gamba anteriore sinistra avanzata. Il dio, dal corpo leonino, ha un volto umano e indossa una parrucca tripartita e una barba posticcia. Sulla parrucca è posto un ureo. I lineamenti del volto, l’articolazione delle spalle e il copricapo sono resi da incisioni, la mu-

scolatura è invece caratterizzata da peculiari passaggi di piano. Dim. 14,2 x10,3 cm. In questa scultura, di particolare finezza, possiamo vedere una non comune immagine a tutto tondo del dio egizio Tutu, contraddistinto da corpo leonino, testa umana e coda di serpente. Particolarmente diffusa a partire dal VI secolo a.C. questa divinità si contraddistingueva per l’immagine di forza, che lo rendeva non soltanto dio vittorioso, ma anche protettore dai demoni. Uno studio complessivo su questa divinità è offerto da O.E. Kaper, The Egyptian God Tutu: A Study of the Sphinx-god and Master of Demons with a Corpus of Monuments, Leuven 2003, con catalogo delle rappresentazioni (costituite per lo più da rilievi,

in cui talvolta il dio è rappresentato di profilo con testa in visione frontale). Fra le poche rappresentazioni a tutto tondo in cui possiamo a pieno titolo inserire questo esemplare basti menzionare quella al Metropolitan Museum of Art, inv. 30.8.71 (Kaper 2003, p. 368, cat. T7), confrontabile per l’accurato modellato della spalla, e quella al Cleveland Museum of Art, inv. 1915.556 (Kaper 2003, p. 368, cat. T5), originariamente riferibile ad un esemplare di dimensioni analoghe a quello qui proposto. L’immagine di Tutu qui proposta è stata pubblicata nel 2008 (Sales catalogue Charles Ede Ltd, Egyptian Antiquities, London 2008, no. 12) ed in sede scientifica da O.E. Kaper, The Egyptian God Tutu: additions to the Catalogue of Monuments, in Chronique d’Égypte LXXXVII, 2012, p. 79, catalogo n. T.27.

 

Provenienza

Collezione privata, acquisto c. 1980

Charles Ede (2008)

Collezione privata

 

Lotto corredato da attestato di libera circolazione

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Estimate   € 14.000 / 18.000
Price realized  Registration
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111

TOGATO

MONDO ROMANO, I SECOLO a.C.

 

Scultura in calcare compatto, di dimensioni monumentali, raffigurante una figura maschile stante, con il peso sulla gamba sinistra e la gamba destra lievemente arretrata e flessa. L’uomo è totalmente avvolto nella toga, con la mano sinistra a stringere l’umbo della veste e il braccio destro allungato lungo il fianco, anche in quel caso la mano tiene un tratto del sinus. La testa, in marmo bianco, non è pertinente ed è di dimensioni ancora più grandi della scultura. Il limite inferiore della veste è sopra il polpaccio, lascia scoperte parte delle gambe e i piedi della figura, che indossa dei sandali molto elaborati. H. 220 cm.

Destinata a essere posta entro una grande nicchia (il retro è solo sommariamente sbozzato), questa scultura, che possiamo immaginare essere una statua onorifica o funeraria, presenta un ricco civis romanus nel suo abito più tradizionale e ideologicamente significativo, la toga, su cui si veda la recente pubblicazione: M. Tellenbach, R. Schulz (a cura di), Die Macht der Toga: Dresscode im Römischen Weltreich, Berlin 2013. Ed è proprio la veste, con le numerose pieghe e l’elaborata forma, ad essere il vero soggetto della scultura: il fatto che si arresti sopra le caviglie consente di datare la scultura al più tardi fra la fase finale della repubblica e gli anni del principato di Augusto.

 

Provenienza

Mercato antiquario, Austria

Collezione privata

 

Oggetto dichiarato d’interesse particolarmente importante (Toscana)

Estimate   € 13.000 / 16.000
Price realized  Registration
155

TESTA RITRATTO DI DAMA

ROMA, ETÀ ADRIANEA - ANTONINA, 130-150 d.C.

 

Testa ritratto in marmo bianco a grana fine, probabilmente lunense, che presenta nel suo tratto inferiore un incasso lavorato a subbia per l’inserzione in una statua. La testa ritrae una giovane donna con uno sguardo pensoso e il volto lievemente inclinato da destra. La struttura del volto, ovale, è contraddistinta da grandi occhi con pupille e iridi incisi, naso diritto, bocca piccola con labbro inferiore carnoso. Le sopracciglia consistono in uno sfumato passaggio di piani. Particolarmente elaborata è l’acconciatura: sulla fronte è organizzata in ciocche con un motivo a guilloche, cinque per parte (a partire dall’asse di simmetria della testa). Sulla sommità del capo si dispone invece un turbante di capelli composto da tre trecce che si intersecano davanti e che sul retro si annodano su altre due ciocche poste sulla nuca. Le trecce presentano al loro interno un motivo a zig-zag. Due sottili riccioli ricadono, con studiata trascuratezza, davanti alle orecchie. H. totale 42 cm; h. testa - collo 33 cm.

La testa, probabilmente destinata ad essere inserita in una statua onoraria di dimensioni più grandi del vero, ritrae una giovane dama dell’alta società romana. Sulla base dei confronti delle modalità nella resa della capigliatura, il ritratto può essere ascritto alla fase finale dell’impero di Adriano (117-138 d.C.) o all’inizio di quello del suo successore Antonino Pio (138-161 d.C.). Le acconciature delle consorti e delle consanguinee di questi imperatori stabilivano infatti canoni di moda adottati in tutto l’impero. In particolare questo ritratto presenta punti di contatto con l’acconciatura di Matidia Minore, sorella della moglie di Adriano e con quella di Faustina Maggiore, moglie di Antonino Pio (resa appiattita dei capelli sulla fronte).

Un buon confronto per la capigliatura e per le modalità di ricezione dei modelli di corte nella ritrattistica privata è costituto da una testa ritratto al Museo Civico di Padova (inv. 131722), su cui F. Ghedini, Sculture greche e romane del Museo Civico di Padova, Roma 1980, pp. 54-56, n. 20.

 

Provenienza

Collezione privata (anni ’50 - ’60)

Collezione privata

 

La Soprintendenza di Firenze ha intenzione di dichiarare l’interesse archeologico particolarmente importante di questo lotto

Estimate   € 18.000 / 25.000
Price realized  Registration
173

TESTA RITRATTO

ROMA, ETÀ ADRIANEA (ANTE 130 d.C.)

 

Testa ritratto femminile montata su busto di epoca moderna, tagliato sotto il seno. Il volto è quello di una giovane donna, con volto quadrato, naso diritto, occhi a mandorla con palpebre accentuate. Le labbra, sottili, sono schiuse in un sorriso appena accennato. Le superfici del volto e gli zigomi sono rimarcate da un fine modellato, con lievi passaggi di piano, alterati solo un poco dagli interventi di restauro con l’inserzione del naso e delle orecchie. Particolarmente elaborata è l’acconciatura della figura, che rientra nel tipo a turbante. I capelli, con scriminatura centrale, sono raccolti in fini trecce disposte a cercine sul capo. Due sottili ciocche davanti alle orecchio sfuggono dalla capigliatura. H. 45 × 69 cm

In questa testa, montata su di un busto che coerentemente è identificabile con quello di una fanciulla ancora acerba, bisogna riconoscere un bell’esempio di ritrattistica fra la tarda età traianea e l’inizio di quella adrianea, prima che venisse introdotta l’abitudine di indicare a trapano iridi e pupille. L’acconciatura, che può riecheggiare quella attestata per Vibia Sabina (tipo V.A.1, A Carandini, Vibia Sabina, Firenze 1969, pp. 228-236). Un buon confronto per questa testa e in particolare per la modalità di rendere i capelli sulla fronte è costituito da una giovane testa femminile già nella collezione Ludovisi (MNR, Palazzo Altemps, inv. 8593): B. Palma, 31. Statuetta muliebre seduta con testa ritratto antica non pertinente, in Museo Nazionale Romano, Catalogo delle sculture I.5, pp. 75-77.

 

Oggetto dichiarato d’interesse archeologico particolarmente importante (CO.RE.PA.CU Toscana, 14 novembre 2018)

Estimate   € 15.000 / 20.000
Price realized  Registration
98

TESTA DI ZEUS AMMONE

MONDO ELLENISTICO, III-II SECOLO a.C.

 

Testa di Zeus Ammone in marmo bianco a grana fine, probabilmente pentelico. Fratta alla base del collo, la testa è caratterizzata dal volto di un uomo di età matura, nel pieno del suo vigore. Il tratti sono resi con tenui e sensibili passaggi di piano, che accentuano il modellato soprattutto in corrispondenza degli zigomi, delle tempie e delle arcate sopraorbitarie. Il volto è quadrangolare, robusto, il naso diritto, la bocca piccola e con labbra carnose. Una ricca barba copre il tratto inferiore delle gote. La capigliatura presenta due masse dipartite separate da una scriminatura centrale. Queste masse coprono le corna di montone del dio poste all’altezza delle orecchie. Sul retro i capelli si annodano in una grande massa da cui pendono due bende. Se l’incarnato del dio è reso dalla politura del marmo, la consistenza dei capelli e della barba è resa da superfici scabre. H. 14 cm.

Questa testina, prodotto di fine qualità, presenta il dio Zeus Ammone con il suo peculiare attributo delle corna ovine: a differenza di quanto avviene in altre raffigurazioni della stessa divinità, in cui le corna tendono ad essere particolarmente accentuate, in questo caso, queste si limitano ad essere piccole volute al posto delle orecchie, ben visibili di scorcio.

 

Provenienza

Collezione privata, Svizzera

Collezione privata, US (acquisto nel 1988)

Ward and Company Fine Art, inv. (acquisto 27.10.2005)

Charles Ede Ltd., London (acquisto 25.04.2007)

Collezione privata

 

Lotto corredato di attestato di libera circolazione

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Estimate   € 18.000 / 25.000
Price realized  Registration
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1 - 30  of 212