19TH CENTURY PAINTINGS AND SCULPTURES

26 NOVEMBER 2019

19TH CENTURY PAINTINGS AND SCULPTURES

Auction, 0318
FLORENCE
Palazzo Ramirez-Montalvo
4.30 p.m.
Viewing

FLORENCE
Friday     22 November  10am-6pm
Saturday 23 November  10am-6pm
Sunday   24 November   10am-6pm
Monday   25 November 10am-6pm

Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Estimate   400 € - 80000 €

All categories

31 - 52  of 52
100

Oscar Ghiglia

(Livorno 1876 - Firenze 1945)

IL RAMMENDO o ISA ALLA STUFA

olio su tela, cm 51x60,5

firmato e datato "921" in alto a destra

retro: etichetta della mostra La poesia agreste nell'Appennino Tosco Emiliano con titolo "Il rammendo"

 

DARNING or ISA NEAR THE STOVE

oil on canvas, 51x60.5 cm

signed and dated "921" upper right

on the reverse: label of the exhibition La poesia Agreste nell'Appennino Tosco Emiliano with the title "Il rammendo"

 

Provenienza

Collezione privata

 

Esposizioni

La poesia agreste nell'Appennino Tosco Emiliano, Palazzo Malaspina, San Donato in Poggio, 27 settembre - 29 novembre 2015

 

Bibliografia

M. Marabottini, V. Quercioli, Oscar Ghiglia. Maestro del Novecento italiano, Firenze 1996, pp. 181, 298 n. 119

 

L’impostazione del quadro ricorda moltissimo la Sedia rossa, dipinta da Ghiglia ben otto anni prima. Sempre la stessa sedia con Isa vista di spalle, intenta al lavoro e disposta sulla diagonale della tela. Sempre una fonte di calore, nell’una il caminetto con alzata di vetro con la frutta, nell’altro la stufa con sopra appoggiata la brocca verde. Questa Isa alla stufa, uno dei più significativa dipinti di Oscar Ghiglia dell’inizio del terzo decennio, è stata pubblicata erroneamente come dipinta nel 1929. La data apposta dal pittore sul quadro dopo la firma si legge chiaramente ed è il 1921. D’altronde non sarebbe stata possibile data diversa, poiché l’opera presenta tutti gli elementi sia coloristici che di tessuto pittorico di questi anni. A conferma di quanto asserito, in un album fotografico dell’Archivio Ghiglia, esiste una foto raffigurante questo dipinto scattata da Valentino nel 1922 che testimonia inequivocabilmente come a questa data il dipinto fosse già stato eseguito. (in: Oscar Ghiglia, Maestro del Novecento italiano, catalogo della mostra, Firenze 1996, pag. 298)

Estimate   € 20.000 / 30.000
Price realized  Registration
105

Fillide Levasti

(Firenze 1883 - 1966)

LA FIERA (LA SIBILLA o L'INDOVINA)

olio su cartone, cm 69,5x100

firmato in basso a sinistra

retro: sul telaio cartiglio dell'esposizione Arte moderna in Italia 1915 - 1935

 

THE FAIR (THE SIBYL or THE FORTUNE-TELLER)

oil on cardboard, 69.5x100 cm

signed lower left

on the reverse: on the stretcher label of the exhibition Arte moderna in Italia 1915 - 1935

 

Provenienza

Collezione privata

 

Esposizioni

Arte moderna in Italia 1915 - 1935, Palazzo Strozzi, Firenze, 1915 - 1935, n. 1340

L'artista bambino. Infanzia e primitivismi nell'arte italiana del primo '900, Fondazione Ragghianti, Lucca, 17 marzo - 2 giugno 2019

 

Bibliografia

L'artista bambino. Infanzia e primitivismi nell'arte italiana del primo '900, catalogo della mostra (Fondazione Ragghianti, Lucca, 17 marzo - 2 giugno 2019), a cura di N. Marchioni, Lucca 2019, pp. 204-205

 

Alla fine della Prima guerra Mondiale, la nascita della rivista “Valori Plastici” segna un importante cambiamento culturale in direzione di una nuova classicità metafisica. Dalle sue pagine, Carlo Carrà affermava nel 1921: “È finita da un pezzo l’epoca dell’arte bambina”.

Nonostante questo monito, negli anni venti si registrano nell’arte forme di resistenza in senso infantile e “primitivo”. Carrà nel dipinto La casa dell’amore mostra di reinterpretare in chiave volumetrica suggestioni che lo avevano accompagnato negli anni precedenti, da Giotto, al Doganiere Rousseau, alla semplificazione “antigraziosa”, filtrate dall’esperienza metafisica, che contiene la visione di un’atmosfera irreale.

La stessa inquietante atmosfera e un’analoga semplificazione volumetrica della forma si osservano nel Ritratto di Gustavo di Riccardo Francalancia, anch’egli presente sulle pagine di “Valori Plastici”, mentre un miniaturismo di ascendenza infantile e caricaturale caratterizza il capolavoro di Fillide Levasti La fiera.

Nei primi anni Trenta, grazie anche all’impegno del critico Edoardo Persico, l’universo infantile suscita un rinnovato interesse: la seduzione per un’arte ingenua torna attuale grazie ad artisti come Renato Birolli, Cesare Breveglieri e Gianfilippo Usellini, presenti in questa sezione finale per indicare la sopravvivenza di un’istanza che, pur nelle diverse interpretazioni e realizzazioni, attraverserà tutto il Novecento, giungendo fino a oggi.

 

da L'artista bambino. Infanzia e primitivismi nell'arte italiana del primo '900, catalogo della mostra (Fondazione Ragghianti, Lucca, 17 marzo - 2 giugno 2019), a cura di N. Marchioni, Lucca 2019, p. 204

Estimate 
 € 10.000 / 15.000
107

Francesco Camarda

(Palermo 1886 - 1962)

AUTORITRATTO

carboncino rialzato a biacca su carta, cm 54x39, senza cornice

 

SELF-PORTRAIT

charcoal heightened with white on paper, 54x39 cm, unframed

 

Nel cammino dell’arte si incontrano uomini che, anzi che al proprio tempo, sembrano legati al gusto di dopo, di cui appaiono come lontani precursori. Dicevo sembrano, ma si tratta invece di un gravissimo errore, il quale, purtroppo, ha governato e governa ancora una falsa costruzione della storia dell’arte. Un’opera, riguardata veramente sul piano storico, cioè fuori delle assurde necessità di questo o quell’altro gusto di moda, non potrebbe appartenere che al suo proprio tempo, al sentimento particolare di chi l’ha prodotta, ne è anzi la più schietta espressione; e soltanto per questa assoluta identità fra la persona dell’artista e la sua concezione è possibile una sopravvivenza: cioè l’eternità e universalità dell’arte.

Camarda è un artista che, per essere stato fedele veramente al suo genio e alla sua coltura, è già nel futuro. La sua attività, maturata e cresciuta fuori di ogni polemica e confusione attuale, non ha altra finalità oltre quella di esprimere con chiarezza, quasi per liberarsene nella più pura contemplazione, il mondo delle sue passioni e dei suoi sentimenti. Evidentemente i sensi e le idee, nel mondo della pittura, non potrebbero essere altro che linee, colori, che non hanno altra storia fuori del loro misterioso ma spontaneo nascere da una fantasia incoercibile operante e produttiva.

Il problema critico dell’arte di Camarda è perciò quello di comprendere volta a volta nello svolgimento delle sue varie espressioni quanto di nuovo e di caratteristico le rende interessanti e universali. Egli è certamente uno dei più forti e dei più espressivi disegnatori del nostro tempo. Credo che proprio in questa sua forza disegnativa, che penetra, scopre ed illumina l’essenza delle cose offerte dal mondo alla sua fantasia, sia da cercare la qualità centrale, il segreto della struttura più attiva delle sue immagini. I suoi spazi, ben lungi da essere postulati metafisici o astratti concetti geometrici, pongono e risolvono in efficaci prospettive, con sapienza di chiaro-scuro, le palpebre di un bimbo, le gambe di una capretta, il seno verginale di una donna.

Egli non ha bisogno di trasformare, di esagerare, di deformare, come si dice nel linguaggio di moda. Egli sa per istinto e per chiara coscienza che ogni forma è quello che è; non può essere diversa; e che appunto per ciò è veramente unica, nuova e originale; e che solo per le sue naturali e insuperabili condizioni si può prestare alle più infinite possibilità di interpretazione. Perciò il miglior modo di comprenderla (che non è che l'espressione stessa) non è certamente quello di gonfiarla o di sgonfiarla, di allungarla o di scorciarla; di costringerla entro esigenze geometriche, che non sono che un apriori della nostra mente oramai, dimenticato nella forma offerente di una esistenza attuale. Né valgono meglio tutte le esperienze emblematiche e decorative, le quali dimostrano soltanto che chi non sa vedere nella loro evidenza in carne ed ossa (per usare un termine fenomenologico) togliendola arbitrariamente dalla loro viva concretezza, non può produrre che immagini artificiose, senza cordialità e senza vita, e perciò senza storia.

Dicevo storia ma nel senso più profondo e più personale: storia in quanto vitalità e autenticità. La storia di Camarda non è che la sua stessa arte in quanto esperienza sempre più profonda e cosciente del suo stesso linguaggio. In questa sua lingua è facile avvertire qualche accento della più ricca tradizione pittorica meridionale da Palizzi a Mancini, ma la struttura di essa non conosce che una sola dialettica chiara ed efficace: l’amore insaziato e quasi sensuale della natura e il bisogno di chiarezza e di umana comunione. Ma nell’arte egli ha saputo frenare e contemplare la sua stessa innata vitalità, sciogliendola e acquietandola in superbo equilibrio di forme e di rapporti tonali. Egli ha saputo cercare nello sguardo e nel gesto delle persone che ha conosciuto (dalla gente del popolo agli uomini più eccellenti) la più schietta e particolare umanità; ha saputo resistere al dilagare di tutti i manierismi fino al punto di rinunziare qualche volta a ciò che poteva essere utile alla sua stessa vita pratica. Perciò il suo mondo pittorico, sia che balzi vivo dagli aspetti degli uomini e delle cose attuali, sia che questi egli arricchisca di mitici richiami alla più antica classicità, è sempre vibrante, immediato, senza infingimenti e senza pose: autentico, e perciò veramente attuale e storico.

 

da M. Guerrisi (a cura di), Francesco Camarda, Palermo 1960

Estimate 
 € 500 / 800
108

Francesco Camarda

(Palermo 1886 - 1962)

CAVALLO MARINO

olio su tela riportato su compensato, cm 150x202, senza cornice

firmato in basso a destra

retro: iscrizione "Al mare / Camarda / Ciccio"

 

SEA HORSE

oil on canvas laid down on plywood, 150x202 cm, unframed

signed lower right

on the reverse: inscription "Al mare / Camarda / Ciccio"

 

Pochi artisti contemporanei hanno avuto ed hanno più grandi ammiratori di Francesco Camarda e pochi più grandi detrattori. Lo ammirarono coloro che giudicano la sua pittura dal punto di vista pittorico, come cioè ogni pittura dovrebbe essere giudicata; lo detraggono coloro che non sapendo d’arte vogliono discutere e si fermano quindi ai soggetti trovando da scrivere sempre delle pagine fiorite sulla vecchia questione della morale nell’arte. L’arte non è mai immorale. Dove c’è immoralità non c’è arte. Con ciò non si vuole dire che Camarda non sia un temperamento sensuale d’artista, come lo fu, anzi lo è in letteratura Gabriele d’Annunzio. Ma questa sensualità è sincera e non si fonda su nessuna considerazione meno che onesta.

Camarda è uno di quegli artisti che fanno della donna la protagonista della propria arte esprimendone i suoi più nobili e sublimi aspetti, l’amore e la maternità.

Questi aspetti l’artista sente in sommo grado e trasfonde con grande potenza nei suo quadri. Egli riproduce la donna come l’ha sempre vista, di essa il suo spirito si è abbeverato e nutrito; onde nei quadri del Camarda vediamo riprodotta l’ardente e quasi pagana bellezza della donna siciliana che fece dire ad un grande scrittore straniero “dalle bocche che parlando bruciano”. Si è detto pagane non a caso perché tutta la Sicilia risente di quella carnosa, saporosa e colorita ricchezza delle forme che caratterizzò le arti elleniche e romane. Camarda è il pittore tipicamente mediterraneo che come gli artisti suoi antenati nell’Ellade della Magna Grecia e di Roma, sente la bellezza e la gioia della vita e la esprime paganamente nelle creature nude e ardenti, perché il nudo è l’espressione universale ed eterna dell’umanità.

La donna trionfa nei quadri del Camarda con l’impeto della gioventù, con la procacità delle carni sode, col fascino del sorriso. E Camarda si vale anche di una tavolozza vorremo dire carnale pel calore del tono con cui sono dipinti questi nudi che spiccano contro sfondi azzurri e bianchi, sopra piani verdi o contro fondi rosso-sangue, ma sempre all’aria aperta.

Camarda al pari di uno scultore neoclassico non tollera indumenti su quello che dipinge, perché solo così l’opera d’arte può vivere in tutti i tempi. Le fogge del costume, oltre ad essere mai belle sono transitorie, il nudo umano invece universale ed eterno.

                                                                                                    

 Arturo Lancellotti

Estimate 
 € 7.000 / 10.000
Price realized  Registration
109

Francesco Camarda

(Palermo 1886 - 1962)

SCENA BACCHICA

olio su tela, cm 192x171, senza cornice

firmato in basso a destra

retro: titolato

 

BACCHIC SCENE

oil on canvas, 192x171 cm, unframed

signed lower right

on the reverse: titled

 

Camarda è il pittore del nudo. Mi pare che una volta qualcuno gli abbia domandato perché egli non abbia mai dipinta una figura vestita. “E’ troppo facile”, rispose Camarda.

E in questa sua semplice risposta è l’artista, è tutto Camarda. Con quella ansia sua di voler penetrare il segreto della carne, con quella sua festosità che esplode in lirismi cromatici, con quella sua esuberanza che egli non sa trattenere quando parla con voi e allorché dipinge, gli trasuda dai pori, nella gioia, nella creazione, nella voluttuosa dolcezza di sentir nascere sotto l’agile tocco dei suoi pennelli le sue creature  di vita, d’amore, di desiderio. Quella sua maniera di dipingere a pennellate semplici, larghe, decise, quella sua preoccupazione di dare volume alle masse e di costruire i suoi personaggi nell’ambiente, quella sua composta e sostenuta sobrietà di mezzi per cui la gioia del colore nasce nei suoi quadri da un eccessivo impiego di tonalità, ma da una luce interiore che anima tutte le sue figure, conferiscono ad ogni sua pittura una nota personalissima, per cui un Camarda si distingue tra mille altre opere. E se altro non si volesse a questo artista, ciò basterebbe a creargli una superiorità indiscutibile, perché essere originale è di pochi, essere se stesso è di pochissimi. Un quadro di Camarda è una sinfonia di colori. I suoi bianchi d’uno splendore abbagliante, quei suoi bianchi che risultano dalla fusione d’infiniti semitoni, i suoi gialli violenti, i suoi rosa carichi, i suoi azzurri splendenti, compongono una strofa lucida, armoniosa, polita, che si offre a voi con una musicalità che nasce da innumerevoli elementi. Essa è nella serica trasparenza della carne, sotto la quale indovinate le vene e le giunture sanguigne: si leva come un canto di gioia, da un volto proteso verso il sole del quale riflette tutta la calda luminosità: e nel paesaggio, elemento indispensabile per dare volume ai nudi di Camarda: è dovunque sia passato il tocco vivificatore del pennello di questo artista prodigiosamente vivo e vitale.

Ricordo di alcuni nudi, sui quali si ha l’impressione di poter seguire il processo di respirazione.[…] Ecco  la sua ispirazione attingere alle sorgenti di un mondo più sano, ove soltanto vibri la gioia di vivere, ove chiaramente si riveli il desiderio di esaltare la gioventù e la bellezza nella forma che più si addice a questi valori eterni ed indistruttibili. Quello che più colpisce in Camarda è quel suo modo plastico e reale di vedere ogni cosa, per cui le sue figure acquistano la loro dimensione, il loro volume, starei per dire, la loro  evidenza fisica nello spazio e la sua sensibilità gli consiglia la via giusta, nel lasciare le opere in quella apparente incompiutezza. I quadri di Camarda assumono un rilievo e una potenza di espressione che un più accurato e lezioso impasto di colori comprometterebbe sicuramente.

 

Vittorio Ricciuti, L’ora, 5 giugno 1938

Estimate 
 € 7.000 / 10.000
Price realized  Registration
110

Francesco Camarda

(Palermo 1886 - Palermo 1962)

RITRATTO FEMMINILE CON MANTIGLIA E FIORE ROSSO

olio su tela, cm 100x93, senza cornice

 

FEMALE PORTRAIT WITH MANTILLA AND RED FLOWER

oil on canvas, 100x93 cm, unframed

 

Il Ritratto che qui presentiamo ritrae la Signora Camarda, in abito nero, con una preziosa mantiglia di pizzo nero che le avvolge la testa e le spalle e un fiore rosso, forse un ibiscus appuntato sulla vita; la moglie fu una delle sue modelle predilette la cui effige ritroviamo anche nel lotto 108 presentato sempre in questa vendita.

Camarda fu molto famoso e divenne uno degli artisti più richiesti dalla società palermitana, eseguì ritratti d’importanti esponenti della città tra cui ricordiamo quello di Vittorio Emanuele Orlando, grande uomo politico siciliano; e alcuni suoi ritratti sono conservati nella Civica Galleria d’Arte Moderna di Palermo Empedocle Restivo.

Così scrisse di lui il critico Guido Guida in occasione della grande mostra di Camarda che si tenne a Roma nel Maggio del 1924 nei Saloni dell’Associazione Artistica Internazionale:

“[…] Come abbiamo detto questo pittore non esaurisce nei nudi tutta la sua grandezza di artista. Egli è di quei pochi e rari pittori che non si circoscrivano nei limiti bloccati della specializzazione: perché egli sa cogliere gli aspetti della vita diversa con la stessa intensità espressiva, con la stessa conoscenza tecnica, con la stessa personalissima estetica. Lo vediamo nei suoi ritratti dove la vita è espressa non soltanto nella sua rispondenza fisica ma nell’indagine psicologica e questo può dirsi delle più umili creature che egli ritrae con tanta maestria espressiva. Il ritratto in Camarda trova consistenza, innanzitutto nella sostanza pittorica: risulta costruito sopra un disegno sempre ricco per se stesso di rispondenze tonali, di chiarezza, di stesura.

L’artista rifugge dallo stilismo-cifra, è nello stile. Questo si rivela anche quando descrive la mite dolcezza femminile. L’artista, pur non cedendo alla facile piacevolezza e al virtuosismo decorativo, ha fatto nel ritratto opera di accorta sensibilità e di grandissima e preziosa armonia”.

Estimate 
 € 2.500 / 4.000
31 - 52  of 52