19TH CENTURY PAINTINGS

14 MAY 2019

19TH CENTURY PAINTINGS

Auction, 0296
FLORENCE
Palazzo Ramirez Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
4.30 p.m.
Viewing
PREVIEW ROME
15 - 24 April 2019
from Monday to Friday 
9:30 - 13:30 and by appointment
via Margutta 54
+39 06 3201799

FLORENCE

10th - 13th May 2019
10 a.m. - 6 p.m.
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it
 
 
 
Estimate   300 € - 60000 €

All categories

1 - 30  of 65
134

Andrea Tavernier

(Torino 1856 - Grottaferrata 1932)

TRAMONTO DIETRO LE BAITE

olio su tela, cm 46x62,5

firmato e datato "908" in basso a destra

retro: cartiglio e timbro della Galleria d'Arte Fogliato di Torino, cartiglio e timbri della Galleria d'Arte Perazzone di Biella

 

SUNSET BEHIND THE LODGES

oil on canvas, cm 46x62,5

signed and dated "908" lower right

on the reverse: label and stamp of the Galleria d'Arte Fogliato in Turin, label and stamps of the Galleria d'Arte Perazzone in Biella

 

Provenienza

Galleria d'Arte Fogliato, Torino

Galleria d'Arte Perazzone, Biella

Collezione privata

 

Esposizioni

Galleria d'Arte Perazzone, Biella, 1989

 

Formatosi alla pittura sotto la guida degli artisti Enrico Gamba e Andrea Gastaldi, esordisce a Torino nel 1884 alla Promotrice Torinese, di cui sarà fedele espositore per gli anni a seguire; è in una di queste esposizioni, nel 1889, che le montagne piemontesi fanno comparsa.

Grazie al suo personale linguaggio connotato da vigorosi accenti cromatici, l’artista si divide tra paesaggi e scene di genere, sempre trattati con una vena malinconica, lontana dall’intento aneddotico, per concentrarsi su una ricerca cromatico-luministica che caratterizza la sua poetica.

La sua attenzione è rivolta alla pittura di paesaggio, di cui si fa interprete riprendendo scene rigorosamente rispettose del vero con studi eseguiti all’aria aperta, soprattutto nei territori delle montagne piemontesi.

Nel 1890 decide di stabilirsi a Roma per approfondire la pittura di paesaggio, affiancandosi al gruppo dei XXV della Campagna Romana, e da quel momento in poi, grazie all’esperienza che trarrà dalla frequentazione del centro Italia, la sua pennellata diventerà sensibilmente più corposa, densa, materica, con una tavolozza decisamente più luminosa.

Estimate   € 7.000 / 12.000
115

Antonio Fontanesi

(Reggio Emilia 1818 - Torino 1882)

PASCOLO A CREYS

olio su tela, cm 27,5x38

firmato in basso a destra

retro: timbri della Galleria Edmondo Sacerdoti di Milano, iscrizioni sul telaio

 

A PASTURE IN CREYS

oil on canvas, cm 27,5x38

signed lower right

on the reverse: stamps of the Galleria Edmondo Sacerdoti in Milan, inscriptions on the framework

 

Provenienza

Galleria Edmondo Sacerdoti, Milano

Collezione privata

 

Secondo Fontanesi il processo creativo iniziava dunque nel momento dell’osservazione del motivo naturale, stabilendo con esso un rapporto empatico, ed era garantito dalla padronanza dei mezzi tecnici, che consentivano di tradurre l’ispirazione emotiva dell’immagine pittorica, la cui qualità era giudicata innanzitutto per la riuscita resa del “valori”. A Torino negli anni Settanta, quando Fontanesi occupava la cattedra di paesaggio all’Accademia Albertina, la sua scuola era chiamata per scherno l’”Ufficio del Valori”, e i suoi allievi si erano meritati l’appellativo di fanatici, a testimonianza dell’importanza attribuita ai valori dal pittore reggiano nella propria prassi pittorica e nell’insegnamento. Si trattava di comprendere e tradurre “le proporzioni delle dimensioni degradanti secondo le distanze, con le proporzioni delle luci, che costituivano i valori. In questi senza cercare molto più in là si compendiava pure lo studio del colore, perché esso vi era compreso. Tale convinzione nasceva dall’idea che la pittura di paesaggio si compendiasse nella raffigurazione delle spazio per via pittorica e non lineare, quindi la ricerca dei valori era un raffinamento dello studio dei rapporti chiaroscurali, non più intesi su piani degradanti e separati, bensì in maniera avvolgente, in funzione delle distanze e della luce. A questi risultati Fontanesi era arrivato tramite lo studio diretto della natura, ma sulla scorta della mitazione di pittori antichi e moderni: Leonardo, Rembrandt, i paesaggisti olandesi del Seicento, compresi attraverso l’esempio della scuola di Barbizon e soprattutto di Corot.

 

da C. Poppi, Il vero e la natura: Antonio Fontanesi e la pittura di paesaggio in Italia negli anni Sessanta, in Antonio Fontanesi e la pittura di paesaggio in Italia 1861-1880, catalogo della mostra (Chiostri di San Domenico, Reggio Emilia, 25 aprile - 13 giugno 1999) a cura di E. Farioli, C. Poppi, Milano 1999, p. 19

Estimate   € 15.000 / 25.000
135

Carlo Fornara

(Prestinone 1871 - 1968)

NATURA MORTA CON FRUTTI E FIORI

olio su tela, cm 50x60

firmato in basso a sinistra

retro: iscritto "Dipinto da me nel 1952 / C. Fornara", "Alla gentil Signora ... / C. Fornara / 28/7/68"

 

STILL LIFE WITH FRUIT AND FLOWERS

oil on canvas, cm 50x60

signed lower left

on the reverse: inscribed "Dipinto da me nel 1952 / C. Fornara", "Alla gentil Signora ... / C. Fornara / 28/7/68"

 

Provenienza

Galleria Mainetti, Milano

Collezione privata

 

Bibliografia

Catalogo Bolaffi della pittura italiana dell'800, n. 2, Torino 1969, p. 212

M. Valsecchi, Nature morte di C. Fornara, Novara 1970, tav. 11

 

"... Su questa fitta trama degli eventi pittorici vissuti da Fornara, molto più complessi che non siano fin qui apparsi, credo sia più facile adesso apprezzare le nature morte (...) e ammirarne l'originalità quanto la ricchezza di invenzione coloristica. Da molti esempi insigni, anche antichi, sappiamo come il dipingere nature morte aiuti l'artista a confidare meglio i suoi pensieri, il suo animo, e i problemi pittorici che lo travagliano. E' un atto di intimità che si traduce meglio con questi motivi che i nordici chiamavano di vita silente e possono limitarsi a un libro aperto, a un fiore in un bicchiere, in pochi frutti sopra a un piatto. L'ispirazione del pittore ne è come aizzata.

A un certo momento della sua vita, dal 1945 circa, da quando cioè Fornara limita sempre più le uscite in valle e riduce gli itinerari dei suoi percorsi alle stanze e allo studio, queste nature morte sono diventate man mano il mondo cui poteva ancora accedere. E forse questa reclusione volontaria accentuava nel pittore il desiderio di una bellezza, dico meglio, di una concretezza oggettiva che gli dicesse, in breve spazio, tutti i colori e tutte le luci del mondo al di là delle finestre o del breve recinto di giardino. La siepe leopardiana spalancava al poeta la sensazione dell'infinito; e così nel pittore quei pochi oggetti familiari. E la ragione è una sola: che quell'infinito, quello splendore di colore e di luce, essi li portavano dentro e attendevano solo un appiglio, anche il più consueto, per esprimerli e comunicarli a tutti".

 

M. Valsecchi, Nature morte di C. Fornara, Novara 1970, s.p.

 

Estimate 
 € 15.000 / 25.000
123

Eugenio Cecconi

(Livorno 1842 - Firenze 1903)

CACCIA NEL BOSCO ALL'ALBA

olio su tela, cm 103x74,5

firmato in basso a sinistra

retro: cartiglio della II Fiera Naz. d'Arte Antica e Pittura dell'800 di Cremona, cartiglio della mostra Il Nuovo dopo la Macchia

 

THE HUNT IN THE WOOD AT DAWN

oil on canvas, cm 103x74,5

signed lower left

on the reverse: label of the II Fiera Naz. d'Arte Antica e Pittura dell'800, Cremona, label of the exhibition Il Nuovo dopo la Macchia

 

Esposizioni

II Fiera Nazionale d'Arte Antica e Pittura dell'800, Cremona

Il Nuovo dopo la Macchia. Origini e affermazione del Naturalismo toscano, Montecatini Terme, 16 luglio 2009 - 18 gennaio 2010

 

Bibliografia

"Natura ed Arte", VIII, 1903-1904, p. 345

Catalogo della pittura dell'800. II Fiera Nazionale d'Arte Antica e Pittura dell'800, catalogo della mostra (Palazzo Trecchi, Cremona, maggio-agosto 1938), Cremona 1938, n. 184

Dipinti di maestri dell'Ottocento in una raccolta toscana, catalogo di vendita (Galleria Geri, Milano, 1937), Milano 1937, n. 122

Un'importante raccolta di pittura dell'Ottocento, catalogo di vendita (Galleria Geri, Milano, 1939), Milano 1939, n. 30

G. Daddi, Eugenio Cecconi, Lecco 1973, p. 348 tav. CXXVIII

Il Nuovo dopo la Macchia. Origini e affermazione del Naturalismo toscano, catalogo della mostra (Terme Tamerici, Montecatini Terme, 19 luglio 2009 – 18 gennaio 2010), a cura di T. Panconi, Ospedaletto (PI) 2009, pp. 264-265

 

«L’arte di Cecconi è scaturita, come sostiene Servolini, “dal felice incontro del suo bisogno sentimentale di una vita semplice e quasi primordiale di cacciatore-viandante e dal possesso di un ingegno versatile e sensibilissimo, che gli consentiva tuttavia di non cancellare con la fantasia la semplicità”. (L. Servolini, Eugenio Cecconi, in “Rivista di Livorno”, a. II, n. 1, gennaio-febbraio 1952, p. 31).

Esibendo un rigoroso magistero formale mai versato a leziosismi, il pittore riesce a dar vita a composizioni in cui coglie con intensità la naturale poesia della natura, indugiando a ritrarre nei suoi paesaggi certe minuzie come i fili d’erba, l’ingiallimento delle foglie, i cieli violenti, i rami secchi.

L’adunata dei cacciatori prima della partenza per la caccia mostra il vivo senso del movimento, la forza espressiva della scena rappresentata e la ricchezza dei particolari e la tavolozza, pur nella varietà dei toni, assume un’intonazione diversa da quella dei dipinti dei primi anni ’80: i colori tendono a smorzarsi e perdono la loro primitiva vivacità e le composizioni si fanno più malinconiche e intimiste.

Daddi sottolinea a questo proposito come rispetto alle realizzazioni precedenti, più fresche e vivaci di colore, questa in esame della fine degli anni ’80, insieme a Una giornata sfortunata, La morte del cervo, Paesaggio invernale e Racanata, mostra un modo di dipingere particolarmente originale, più sobrio, che tuttavia non incide sulla sua forza rappresentativa, mantenendo immutato il proprio fascino “certo meno vistoso, ma non meno presente” (G. Daddi, Eugenio Cecconi, Lecco 1973, p. 53).

La tenacia nel rappresentare con così puntuale sottigliezza gli usi e i costumi della terra toscana è indotta anche dal particolare clima culturale dell’epoca, da quelle correnti del pieno Naturalismo europeo che, attraverso le testimonianze di Signorini, Francesco Gioli e Diego Martelli per primi, incidono sulla attività dei pittori contemporanei. L’ammirazione per Bastien Le Page, come espressione di aggiornamento culturale e i moniti campanilistici di Cecioni, determinano questa comune spinta a interessarsi all’illustrazione dei caratteri tipici della propria terra e a tradursi in Cecconi in spontanea sensibilità, volta a interpretare l’intima realtà della Maremma».

 

da Il Nuovo dopo la Macchia. Origini e affermazione del Naturalismo toscano, catalogo della mostra (Terme Tamerici, Montecatini Terme, 19 luglio 2009 – 18 gennaio 2010), a cura di T. Panconi, Ospedaletto (PI) 2009, pp. 264-265

 

Estimate   € 35.000 / 55.000
Price realized  Registration
136

Fabio Fabbi

(Bologna 1861 - Casalecchio di Reno 1946)

I SETTE VIZI CAPITALI

olio su tela, cm 132x200

firmato in basso a sinistra

retro: firmato e datato "1908"

 

THE SEVEN DEADLY SINS

oil on canvas, cm 132x200

signed lower left

on the reverse: signed and dated "1908"

 

Provenienza

Acquistato direttamente dal pittore dalla famiglia dell'attuale proprietà nel 1912

 

Il grande dipinto, di cui esistono versioni successive di minori dimensioni, fu venduto dal pittore agli avi degli attuali proprietari nel 1912, ed è con ogni probabilità da identificare con una versione dell’opera omonima premiata intorno al 1888 all’Esposizione Internazionale di Monaco.

Sotto un cielo plumbeo, in un paesaggio cupo appena abbozzato, assistiamo all’angosciosa processione delle personificazioni dei vizi capitali. Un uomo estenuato e vestito di stracci incede lentamente sulla sinistra, mortalmente infiacchito dall’Accidia che impersona. Al suo fianco una donna seminuda, in posa discinta (Lussuria), volge il suo sguardo spiritato verso l’alto, mentre accanto a lei una donna elegantemente abbigliata e ricoperta di gioielli si compiace della propria superiorità (Superbia). Alle sue spalle una figura livida, avvizzita e tormentata si morde il dito mentre un serpente le si avvolge attorno al petto (Invidia). Seguono un uomo bendato, accecato dall’Ira, che gridando brandisce un pugnale, un vecchio sospettoso che stringe a sé i propri tesori (Avarizia) e un uomo pingue, dall’aria soddisfatta, sullo sfondo (Gola).

 

 

Estimate   € 6.000 / 10.000
Price realized  Registration
89

Francesco Hayez

(Venezia 1791 - Milano 1882)

NUDO MASCHILE IN POSA

olio su carta applicata su cartoncino, cm 43,2x27

firmato in basso a sinistra

 

MALE NUDE IN A POSE

oil on paper laid down on cardboard, cm 43,2x27

signed lower left

 

Questo dipinto, caratterizzato da una naturalezza e da una sensibilità nella resa anatomica che non possono non rimandare alla mano di Francesco Hayez, va collocato, anche per le sue particolari caratteristiche di stile entro il 1822, quando con il magnifico corpo in tensione del monumentale Ajace Oileo naufrago s'aggrappa a uno scoglio imprecando gli Dei, inviato come sfida all'esposizione dell'Accademia di Brera quell'anno, sembra esaurirsi l'interesse del pittore veneziano per il nudo maschile. In una produzione dove tutta l'attenzione sarà concentrata invece sul nudo femminile, ci sarà un'eccezione rappresentata dal Sansone, atterrato un giovane leone, medita di farlo in brani, provando così il dono della sua forza prodigiosa (Firenze, Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti) realizzato per il grande collezionista Ambrogio Uboldo e presentato sempre alla rassegna di Brera del 1842 (sui due dipinti si rimanda a F. Mazzocca, Francesco Hayez. Catalogo ragionato, Milano, Federico Motta Editore, 1994, pp. 153-154, 272; Francesco Hayez, catalogo della mostra (Milano, Gallerie d'Italia), a cura di F. Mazzocca, Cinisello Balsamo (Milano), Silvana Editoriale, pp. 110-111, 230-231).

Per quanto riguarda questo corpo raffigurato in piedi, che rappresenta un modello collocato in posa dall'artista stesso, abbiamo due precedenti molto vicini nei due disegni, sempre di due modelli nudi in posa, rispettivamente del 1805 e del 1812, conservati l'uno all'Accademia di Belle Arti di Venezia, che è un saggio eseguito quando Hayez era appena entrato come allievo in quella scuola, e l'altro del 1812, custodito nel Fondo Palagi della biblioteca dell'Archiginnasio di Bologna, che è un dono del suo autore all'amico e protettore il più anziano pittore bolognese Pelagio Pelagi (Hayez, catalogo della mostra (Milano, Palazzo Reale e Palazzo di Brera) a cura di M.C. Gozzoli e F. Mazzocca, Milano, Electa, 1983, p. 56).

In questo, come negli altri due casi, la posa appare attentamente studiata per mettere in risalto il gioco dei muscoli e l'anatomia. Qui il corpo è appoggiato, in modo da porre in rilievo l'elegante torsione del bacino, mentre il braccio destro è sollevato con la mano chiusa a pugno a tenere il viso di profilo, mentre l'altro braccio sembra agganciarsi alla spalla. Peraltro anche le gambe risultano incrociate ad accentuare il dinamismo della rappresentazione.

Oltre ai due disegni appena ricordati è significativo il confronto con il non ancora rintracciato nudeo del Paride del 1811, il celebre Atleta trionfante del 1814 (Roma, Accademia Nazionale di San Luca), di cui è emersa recentemente una versione di dimensioni minori ad olio su cartone ancora inedita, e il Cupido del 1817 (Ligornetto, Museo Vincenzo Vela) (Hayez cit., pp. 88-89, 97-98). Ma mentre in questi nudi ritroviamo un riferimento molto esplicito a Canova, nel nostro abbiamo una naturalezza e una estemporaneità, appunto nella posa molto originale, diverse. Del resto appare caratterizzato anche da un maggiore realismo, una fisicità nella resa della nudità che sembra avanzarne la cronologia verso gli anni venti.

Un'altra caratteristica che rende l'opera singolare è il bel dettaglio dei piedi appena immersi nell'acqua che sembrano anticipare quanto appare in due capolavori successivi del pittore, la Betsabea al bagno (collezione privata) acquistata nel 1827 dal re di Wuerttemberg (Hayez dal mito al bacio, catalogo della mostra (Padova, Palazzo Zabarella) a cura di F. Mazzocca, Venezia, Marsilio, 1998, pp. 138, 139) e la celeberrima Venere che scherza con due colombe (Rovereto, MART), il ritratto della ballerina Carlotta Chabert esposto con grande scandalo a Brera nel 1830 (Hayez cit., pp. 168-171).

 

Prof. Fernando Mazzocca

Milano, 29 gennaio 2018

Estimate   € 10.000 / 15.000
1 - 30  of 65