Old master paintings and sculptures

16 MAY 2017
Auction, 0203
26

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Estimate
€ 50.000 / 70.000
Price realized  Registration

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Giovanni Martinelli

(Montevarchi 1600- Firenze 1659)

LA MORTE AL TAVOLO DELL'AVARO

olio su tela, cm 102x126

 

Provenienza

Monsignor Lorenzo Corsi, Firenze;

Collezione Corsi Salviati, Firenze

 

Esposizioni

Montevarchi, Auditorium Comunale, 19 marzo – 19 giugno 2011, Giovanni Martinelli pittore di Montevarchi. Maestro del Seicento fiorentino

Bibliografia

Giovanni Martinelli pittore di Montevarchi. Maestro del Seicento fiorentino, catalogo della mostra a cura di A. Baldinotti, B. Santi, R. Spinelli, Firenze 2011, pp. 26-27, figg. 5, 6; pp. 98-101, n. 1.4.

D. Pegazzano, Corsi (parte prima), in Quadrerie e committenza nobiliare a Firenze nel Seicento e nel Settecento, a cura di C. De Benedictis, D. Pegazzano, R. Spinelli, Ospedaletto (Pisa), 2015, p. 95-96, fig. 6

 

Presentato per la prima volta in occasione della mostra monografica dedicata all’artista, il dipinto è stato analizzato in maniera esauriente da Donatella Pegazzano per quel che riguarda i documenti che molto verosimilmente si riferiscono alla sua esecuzione.

Accertata la sua antica provenienza, la studiosa ha potuto associare all’opera tre pagamenti a Giovanni Martinelli da parte dell’amministrazione della famiglia Corsi per imprecisati lavori “fatti e da fare” tra la primavera e l’estate del 1638. Al dipinto, di cui è specificato il soggetto ma non l’autore, si riferiscono poi tre citazioni inventariali, la più antica delle quali è però di un secolo successiva alla sua esecuzione.

L’opera risulterebbe dunque realizzata appena un anno dopo la registrazione di un soggetto analogo dell’artista fiorentino nella collezione del cardinale Gian Carlo de’ Medici, dove nel 1637 compare appunto una tela di Giovanni Martinelli raffigurante “la Morte al tavolo dei giovani”.

Non più rintracciato nelle collezioni dinastiche fiorentine, il dipinto è stato identificato in via di ipotesi con una delle due versioni di questo tema (New Orleans, Museum of Art; Milano, collezione Etro) non documentate e di controversa attribuzione, ma oggi generalmente riferite all’artista e un tempo così famose da essere oggetto di copia insieme a un possibile pendant, i Giocatori di carte (si veda in proposito G. Papi, in Caravaggio e caravaggeschi a Firenze. Catalogo della mostra, Firenze 2010, pp. 302-303, n. 91 e il già citato catalogo della monografica di Montevarchi, alle pagine 24-26, figg. 3-4).

 Se i dipinti citati appaiono strettamente legati all’esempio del caravaggismo romano, e a quella manfrediana methodus che Martinelli poté sperimentare al tempo del soggiorno romano, tra terzo e quarto decennio del secolo, assai più vicina al nostro dipinto e alle prove più tipiche e mature dell’artista fiorentino è un altro Memento mori (ovvero il Giovane e la Morte) un tempo da Colnaghi come opera di Angelo Caroselli e poi in asta da Sotheby’s come opera di Pietro Paolini (B. Nicolson, Caravaggism in Europe. II edizione, Torino 1989, II, fig. 365, come parte del gruppo di questo soggetto attribuito a Martinelli). Il dipinto Corsi, in cui la figura del giovane al centro ripete in controparte quella del Suonatore di violino a Houston (High Museum of Fine Art) verrebbe dunque a costituire una sorta di trait d’union tra momenti diversi nella maturazione del suo stile.

 

Committente del dipinto qui offerto, monsignor Lorenzo Corsi (1601-1656) visse tra Roma e Firenze, compiendo la sua carriera nella cerchia dei Barberini e in quella dei Medici.  Legato in particolare al cardinal Gian Carlo, ne condivise gli interessi culturali e collezionistici, e manifestò nelle sue scelte un atteggiamento in qualche misura imitativo di quelle del suo diretto protettore, secondo un uso comune a molti gentiluomini della cerchia medicea, quale ad esempio il marchese Gerini nei confronti del cardinale Carlo de’ Medici.

Oltre a legarsi sotto il profilo tematico alle opere già citate, il nostro dipinto rimanda altresì al più maturo Festino di Baldassarre, senza dubbio l’opera più celebre di Giovanni Martinelli, entrata nella Galleria Palatina nel 1777.