MASTERPIECES FROM ITALIAN COLLECTIONS

1 OCTOBER 2015
Auction, 0045
20

Matteo Civitali

Estimate
€ 350.000 / 550.000
Price realized  Registration

Matteo Civitali

(Lucca 1436-1501)

 

MADONNA DEL LATTE, 1470 circa

 

altorilievo in terracotta policroma entro tabernacolo ligneo coevo e centinato con intagli nella cornice a ovuli e palmette, dorato e dipinto con motivo di candelabre nella parte interna dell’arcata; parti di antica decorazione pittorica nella tavola di appoggio. Mensola scolpita a foglie d’acanto, dorata e dipinta, centrata da uno stemma nobiliare, cm 130x70x25

 

MADONNA DEL LATTE, circa 1470

 

polychrome terracotta relief within a contemporary arched tabernacle in wood, the frame carved with classical egg and palmette motifs and gilded, and painted with candelabra in the inner part of the arch; fragmentary painted decoration on the

supporting panel and on the carved, gilded and painted base with four large acanthus leaves ending in curls and flanking a

central coat of arms, 130 x 70 x 25 cm.

Provenienza

collezione privata, Modena

Esposizioni

Leonardo e la pulzella di Camaiore. Inediti vinciani e capolavori della scultura lucchese del primo Rinascimento, catalogo della mostra a cura di C. Pedretti (Camaiore, Museo di Arte Sacra, 20 settembre 1998-10 gennaio 1999), Firenze 1998, p. 75 fig. 8; Matteo Civitali e il suo tempo: pittori, scultori e orafi a Lucca nel tardo Quattrocento, catalogo della mostra di Lucca a cura di Maria Teresa Filieri, Museo Nazionale di Villa Guinigi, Cinisello Balsamo 2004, scheda a cura di M. Ferretti, cat. 2.27, pp. 45, 90, 348, 352-353, 425.


Bibliografia

A. Bassi, Civitali, in “Achademia Leonardi Vinci. Journal of Leonardo Studies and Bibliography of Vinciana”, II, 1989, pp. 113-114, cit. p. 114, nota 4; Leonardo e la pulzella di Camaiore. Inediti vinciani e capolavori della scultura lucchese del primo Rinascimento, catalogo della mostra a cura di C. Pedretti, Firenze 1998, p. 75 fig. 8; L. Pisani, In margine a Matteo Civitali. Indagini sulla scultura a Lucca nella seconda metà del XV secolo, in M. Seidel, R. Silva (a cura di), Lucca città d’arte e i suoi archivi. Opere d’arte e testimonianze documentarie dal Medioevo al Novecento, Venezia 2001, pp. 211-232, cit. p. 213; M. Ferretti, scheda dell’opera, cat. 2.27 pp. 352-353 in Matteo Civitali e il suo tempo: pittori, scultori e orafi a Lucca nel tardo Quattrocento, catalogo della mostra

di Lucca a cura di Maria Teresa Filieri, Cinisello Balsamo 2004; F. Caglioti, Su Matteo Civitali scultore, in Matteo Civitali… pp. 28-77, in partic. p. 45 e schede, pp. 348 e 425; M. T. Filieri, Matteo Civitali e Badassare Di Biagio “Pictores”, in Matteo Civitali… pp. 78-93, in partic. pp. 90.

 

L’importante opera presentata in questa sede, raffigurante la Madonna che allatta il Bambino, denominata tradizionalmente Madonna del latte, restituisce un effetto di grande evidenza e profondità tale da conferire ad un altorilievo in terracotta l’effetto di un compiuto tuttotondo. Questo risultato, reso ancor più evidente da un punto di vista ribassato per il quale la scultura era stata ideata, è frutto di un procedimento di forte scorcio, ottenuto mediante la collocazione delle due figure all’interno di una sorta di nicchia decorata a motivo di candelabre e dall’utilizzo di uno scranno fortemente prospettico che emerge dal fondo. Contribuiscono inoltre a conferire all’altorilievo una forte profondità il particolare taglio della figura della Vergine al di sotto delle ginocchia e l’utilizzo di un nimbo aggettante.

Menzionata per la prima volta da Arturo Bassi nel 1989 la scultura, proveniente da una collezione privata modenese, veniva ascritta a Verrocchio e a Leonardo intorno al 1475, riconoscendovi il prototipo della famosa Madonna della Tosse del Civitali nella chiesa della Trinità a Lucca (fig.2) databile intorno al 1480: “I know of a polychromed terracotta Madonna, a work which can be ascribed to Verrocchio and Leonardo in the mid-1470s and which can be recognized as the prototype of Civitali’s famous Madonna della Tosse in the church of the Trinity in Lucca of c. 1480. I hope to be able to present this extraordinary document in a future publication”. Il riferimento a Verrocchio (e bottega) veniva sostenuto anche da Carlo Pedretti in occasione della mostra di Camaiore, e trovava le sue giustificazioni in virtù di aspetti derivati dalla cultura artistica fiorentina come le suggestioni donatelliane avvertibili “in particolari del tutto secondari, come nei piccoli putti telamoni posti a sostegno dei braccioli del seggio” e in talune affinità riscontrate con la Madonna con Bambino che ride del Victoria and Albert Museum di Londra (fig. 1). Tale opera attualmente riferita ad Antonio Rossellino è stata in passato assegnata anche a Leonardo, attribuzione sostenuta ancora da Francesco Caglioti che la considera un’opera giovanile dell’artista, il cui sorriso della Vergine insieme affettuoso e felino potrebbe essere messo in relazione con i suoi molti volti femminili, e “nonostante il profondo radicamento nell’esercizio della bottega verrocchiesca da cui nasce la Madonna di Londra, la superba scioltezza dei panneggi ch’essa ostenta non si ritrova neppure nelle sculture del Verrocchio, e si ricollega semmai alla maggior facilità della pratica disegnativa e pittorica, carpendo un’ottima dose di facilità in virtù della speditezza del mezzo plastico” (F. Caglioti, in Matteo Civitali… 2004, p. 72).

La presenza della nostra scultura all’interno della prestigiosa mostra di Matteo Civitali tenutasi a Lucca presso il Museo Nazionale di Villa Guinigi nel 2004, ne ha definitivamente sancito la sua collocazione all’interno del catalogo dell’artista. Nella scheda critica dell’opera, redatta da Massimo Ferretti, vengono messi in luce i caratteri stilistici propri dello scultore lucchese e le relazioni con la Madonna della Tosse della chiesa della Santissima Trinità di Lucca (già presso la chiesa dei santi Ponziano e Bartolomeo), così denominata in virtù dell’effetto taumaturgico che in un passato ormai remoto avrebbe avuto a vantaggio dei devoti.

Matteo Civitali, nato a Lucca nel 1436 da una famiglia originaria del Cividale del Friuli che si era trasferita in città all’inizio del secolo, è considerato come il più notevole artista del Quattrocento lucchese e rispetto agli altri scultori toscani come Desiderio da Settignano, Antonio Rossellino e Mino da Fiesole oppure ai suoi coetanei come Andrea della Robbia, Andrea del Verrocchio, Francesco di Simone Ferrucci e Francesco di Giorgio che sono di nascita o esperienza fiorentina o senese, si erge come l’unico rappresentante nel contesto lucchese dell’ultima generazione di scultori della Toscana premoderna. Ognuno di tali maestri, come sottolinea ancora Caglioti nel catalogo della mostra di Lucca (p. 29), ha avuto e mantiene una fisionomia estetica e culturale che si fa ricondurre prima o poi nell’alveo della tradizione cittadina di appartenenza, mentre per Civitali “negli anni in cui nasce e si fa bambino ed adolescente non c’è nulla in città, nel suo Stato e nelle aree che subito s’incontrano una volta varcati i confini della Repubblica (...) che possa davvero giustificare, col senno di poi, i risultati notevolissimi del suo futuro magistero tecnico e la qualità e la densità del suo futuro universo di forme”. Ciò che colpisce è infatti la capacità di Civitali, nonostante la posizione di partenza svantaggiata, a causa della mancanza di un immediato retroterra tecnico, di crescere e sviluppare la sua arte nel seno della tradizione fiorentina con pari naturalezza ed intensità rispetto ai suoi coetanei. Civitali, erroneamente considerato da Vasari (G. Vasari, Le vite de’ più eccellenti pittori, scultori e architettori, nelle redazioni del 1550 e 1568, a cura di P. Barocchi e R. Bettarini, Firenze 1966-1997, III, p. 28) allievo di Jacopo della Quercia, aspetto impossibile per ragioni di cronologia, fissa invece

le radici della sua formazione in virtù della sua presenza a Firenze sul principio degli anni ’60 come confermerebbero i caratteri stilistici delle prime opere a lui assegnate e i rapporti di amicizia che legavano Matteo ai coetanei scultori fiorentini come ad esempio Antonio Rossellino, per cui Civitali stimò nel 1468 la Tomba Lazzari eseguita nella chiesa pistoiese di S. Domenico. Lo stesso Rossellino a sua volta fu inviato a Lucca nel 1473 a giudicare il primo lavoro documentato di Matteo, la Tomba di Pietro da Noceto, realizzata nel 1472.

Di fondamentale importanza per la comprensione della “protostoria” di Matteo Civitali risulta la Madonna di Prato della chiesa di San Vincenzo Ferrer e Santa Caterina de’ Ricci (1461-1462 circa) (fig. 3) considerata il debutto dell’artista nel genere dei “quadri mariani” ed evidentemente legata a regole d’impaginazione e proporzionamento esperite sulle opere monumentali del Rossellino, anche se “l’abitudine delle Madonne a rilievo scontornate, e con uno sfondo praticamente indifferente o intercambiabile, sembra d’altro canto una caratteristica originale anche del Civitali maturo: la ritroviamo infatti nella bellissima Madonna allattante in terracotta” che proponiamo in vendita in questa sede o nella Madonna della tosse (F. Caglioti, in Matteo Civitali… 2004, p 45).

La Madonna della tosse, scultura in marmo considerata tra le più celebri opere del Civitali, fu realizzata per essere collocata al di sopra di un altare, infatti solo da un punto di vista ribassato possono assumere coerenza la generosità di forme, l’osservazione della Madonna dall’alto verso il basso (che concentra la sua premura nella poppata) e l’eleganza del gesto della mano destra di strizzare la mammella per sfamare il figlio paffuto. L’altorilievo, scontornato al fine di conferire maggiore evidenza, presenta il gruppo della Vergine e del Bambino frontalmente, quasi in maestà, su uno scranno “all’antica” (ridorato in epoca successiva).

Sia Ferretti che Caglioti sostengono l’ipotesi di una sicura precedenza della nostra scultura in terracotta rispetto alla più grande versione in marmo della Madonna della tosse, sia per le forme più asciutte e il panneggio più “sfogliato” della nostra, sia per la presenza di un monile al centro della scollatura che viene successivamente eliminato nell’opera in marmo (mentre ha altrettanta evidenza nella Madonna di Prato o in quella della tomba di Pietro da Noceto) e infine per la presenza degli “spiritelli” che decorano il trono, esplicito riferimento a Donatello che non sorprende se consideriamo gli anni di formazione di Civitali e la circolazione donatelliana a Lucca. Altre differenze che si possono cogliere tra le due opere consistono nella posizione sia della mano del Bambino (che nella Madonna della tosse giocherella con il mignolo della madre e nella nostra terracotta viene invece coperta da quella materna) sia in quella della testa della Vergine, rivolta dalla parte opposta.