IN ASTA IL DENARO DI CARLO MAGNO, FONDATORE DELLA “LIRA”

Per i millennials non è più nemmeno un ricordo, ma il sistema monetario fondato sulla “Lira” ha avuto una storia lunga e gloriosa, iniziata più di mille anni fa, quando il grande imperatore franco avvertì l’esigenza di regolamentare il mercato dei pagamenti imponendo l’utilizzo di una valuta comune in tutti i territori dell’impero. 
La riforma, iniziata da Pipino il Breve, padre di Carlo Magno, prevedeva l’introduzione del monometallismo argenteo, istituendo come una moneta legale il denaro d’argento che pesava 1,35 grammi e corrispondeva alla duecentoquarantesima parte della lira.
Dalle rive della Manica alla corte di Acquisgrana, alla Pianura Padana e alle colline toscane, la lira rappresentò la comune unità di misura e dovunque corrispondeva a 240 denari materialmente coniati. Sebbene la lira rimase pura unità di conto, il rapporto 1 Lira=20 soldi=240 denari restò in vigore nei sistemi monetari europei fino alla rivoluzione francese, quando in Francia e nei paesi entrati nella sua orbita venne introdotto il sistema decimale.
Tra le prime zecche italiane che batterono il denaro carolingio vi è Pavia, la più antica in funzione, in veste di capitale del Regnum Italicum dal 774 al 1024. E proprio un esemplare di questa moneta, proveniente dalla prestigiosa collezione Magnaguti, verrà proposta nella prossima asta di numismatica del 17 dicembre insieme a tante altre monete e medaglie provenienti da antiche collezioni private mai apparse sul mercato.
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