ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

21 GIUGNO 2023
Asta, 1202
20

MASSIMO CAMPIGLI

Stima
€ 20.000 / 30.000
Aggiudicazione  Registrazione

MASSIMO CAMPIGLI

(Berlino 1895 - Saint-Tropez 1971)

Due figure

1958

olio su tela

cm 53x62

firmato e datato in basso a destra

al retro timbro Galleria Bergamini, Milano

al retro sulla cornice timbro Bottega d'Arte Egisto Marconi

 

L'opera è accompagnata da autentica dell'Archivio Campigli.

 

 

 

 

“Conoscevo le sue abitudini, i suoi strumenti di fatica, le ore di lavoro; cambiavano le città e anche le case, ma gli angoli frequentati da Campigli erano sempre gli stessi: rotoli di tela, le piccole librerie con i romanzi polizieschi e le scatole di tubetti una sopra l’arta in grossi blocchi [...] il bianco dominante con venature blu e giallastre, la terra di Siena in tutte le gradazioni, poi il rosa, il turchese, il rosso ruggine e il rosso mattone. Nessun ornamento, nessuna comodità, il minimo indispensabile per un lavoro che aveva la durata di una vita.”


Raffaele Carrieri, Ho visto nascere le ultime sultane di Campigli, Epoca Milano, 19 maggio 1968

 

Massimo Campigli approda a Parigi nel 1919 come inviato del Corriere della Sera ed entra in contatto con il mondo artistico della Ville Lumière e inizia dipingere da autodidatta, nel 1926 forma il gruppo dei Sette Italiani con de Chirico, De Pisis, Paresce, Savinio, Severini e Tozzi, che durerà fino al 1932. Nel 1927 Campigli rinuncia al suo incarico da giornalista ottenendo una liquidazione che gli permetterà di dedicarsi totalmente all’arte.

La svolta decisiva si ebbe nel 1928 quando durante una visita al Museo di Villa Giulia a Roma scoprì l’arte antica, sviluppando un linguaggio artistico attraverso un arcaismo ricercato dove si evince una forte ispirazione dell’arte egizia, bizantina, pompeiana ed etrusca.

 

La pittura di Campigli resta sempre coerente a sé stessa nella sua evocazione di dimensione mistica e pura: una fusione tra la figura umana e la forma pura dell’ideale plastico, un rapporto dialettico di forme e spazi che si compenetrano e si completano. In tutti i suoi aspetti tematici, stilistici, pittorici e compositivi il dipinto qui proposto, si inserisce bene nell’ambito dell’opera di Campigli alla fine degli anni Cinquanta. In quest’opera l’arcaismo formale delle due donne e l’atmosfera intima che domina la scena viene accentuato dalla scelta delle tonalità color terra che suggeriscono quasi un affresco. Come afferma Eva Weiss "Il quadro è un tipico esempio di come Campigli crei sempre un fine gioco estetico per chi osserva attentamente le sue composizioni: al primo sguardo emergono soprattutto le somiglianze e i parallelismi fra le due donne, ma via via si scoprono anche le numerose sottili differenze, fra le dimensioni dei corpi, fra i visi, gli sguardi, le acconciature, gli abiti, i gioielli e i colori". 

 

Massimo Campigli fu artefice di una maniera stilistica fuori dagli schemi a lui contemporanei in cui la sottile evocazione dei motivi archeologici, manifestati attraverso un’apparente elementarità, si presenta in un’ampia variazione di archetipi figurali, che lasciano intuire il senso di una memoria radicata e colma di rimandi e visioni lontane. Il tutto plasmato con una tecnica raffinatissima di cromie ottenute con le terre che rendono il colore, morbido e consistente, protagonista imprescindibile della sua arte.

 

 

 

 

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