ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

21 GIUGNO 2023

ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA

Asta, 1202
MILANO
Via Manzoni 45

ore 17:00
Lotti 1-115
Esposizione
MILANO
Via Manzoni 45

Venerdì 16 giugno 2023 10-18
Sabato 17 giugno 2023 10-18
Domenica 
18 giugno 2023 10-18
Lunedì 19 giugno 2023 10-18
Martedì 20 giugno 2023 10-18


 
 
 
Stima   500 € - 160000 €

Tutte le categorie

31 - 60  di 115
31

GÉRARD SCHNEIDER

(Sainte-Croix, Svizzera 1896 - Parigi 1986)

Peinture 32/E

1960

olio su tela

cm 81,5x100

firmato e datato "Schneider/9-60" in basso a destra

al retro titolato e datato

al retro cartiglio Galleria Lorenzelli, Bergamo

 

L'opera è accompagnata da certificato di autenticità degli Archives Gérard Schneider e firmata da Laurence Schneider.

L'opera è registrata presso gli Archives Gérard Schneider col n. GS-T-60-075.

 

Provenienza

Galleria Lorenzelli, Bergamo

Collezione privata

 

Esposizioni

Gérard Schneider, Galleria Lorenzelli, Milano, febbraio 1961

 

Bibliografia

Schneider (catalogo della mostra), Galleria Lorenzelli, Milano, n. 22 (ill.) 

 

 

 

 

Gérard Schneider nel 1916, all’età di vent’anni, si trasferisce a Parigi per studiare prima all'École Nationale des Arts Décoratifs e successivamente all'École Nationale des Beaux-Arts de Paris nello studio del pittore Fernand Cormon, noto anche per essere stato l’insegnante di van Gogh e Toulouse-Lautrec. È a Parigi che, ispirato dai circoli musicali dove associa il suo pensiero e la sua arte al ritmo della musica, compie i suoi primi passi verso l’astrazione, percorso che lo porterà a essere uno dei fondatori, insieme a Pierre Soulanges e Hans Hartung, del movimento Lyrical Abstraction. Il movimento che nasce contemporaneamente all'espressionismo astratto negli Stati Uniti e che vede partecipi artisti come: Paul Jenkins, Norman Bluhm, Sam Francis e Ellsworth Kelly.  L’ astrattismo lirico nasce in contro tendenza al cubismo, al surrealismo e all’astrazione geometrica, gli artisti che vi parteciparono portarono l'arte in una dimensione altra, credendo fermamente che la pittura dovesse rappresentare più un pensiero che un’immagine.

 

Nel 1920 la sua prima mostra personale alla Galleria Léopold Robert, nel 1922 si trasferisce definitivamente a Parigi e conosce Pablo Picasso. Sul finire degli anni '40 partecipò a numerose esposizioni sia in Europa che negli Stati Uniti, firmò un contratto di esclusiva con Samuel Koontz della Kootz Gallery di New York, e alcune delle sue opere furono acquistate da istituzionali come il MoMA e la Phillips Collection.  Nel 1946 è presente alla mostra collettiva alla Galleria Denise René a Parigi per la prima mostra d’arte astratta del dopoguerra Nel 1950 Schneider espose alla Louis Carré Gallery e nel 1953 tenne la storica retrospettiva   al Musée d'Art Moderne di Bruxelles. A partire dagli anni ’50 il suo linguaggio plastico si fa più spontaneo e il gesto diventa libero senza via di ritorno. Negli anni '60, nel lavoro di Schneider si fa strada una qualità espressionista vivida, fatta di fluide pennellate dal rimando calligrafico e dalle cromature incisive, pennellate   che diventano musica, poesia, furia, passione per gli occhi e l’anima dello spettatore.

 

L’opera realizzata nel 1960 viene esposta l’anno successivo alla galleria Lorenzelli di Bergamo, l'incontro con il gallerista avviene nel 1960 nello studio Armand-Moisant, da quel momento Schneider lavora con la galleria assiduamente.

 

 

 

 

 

© GERARD SCHNEIDER, by SIAE 2023

Stima 
 € 25.000 / 35.000
Aggiudicazione  Registrazione
33

BERTOZZI & CASONI

(Imola 1980)

Palma

1986

maiolica smaltata e dipinta

cm 274x190x125 - base cm 72x72

 

L'opera è accompagnata da autentica firmata da Bertozzi&Casoni.

L'opera è registrata presso Bertozzi&Casoni col n. inv. 148.

 

 

 

 

“Nella nostra arte appare ciò che l'uomo lascia nel tempo”

Giampaolo Bertozzi e Stefano Del Monte Casoni

Grandi sperimentatori e artisti di fama internazionale, Giampaolo Bertozzi e Stefano Del Monte Casoni, lavorano con la ceramica in tutte le sue forme e declinazioni, creando, sempre con una velata ironia, immagini e forme destabilizzanti che provocano slittamenti di senso e confusione.

La Bertozzi&Casoni Inc. nasce nel 1980 a Imola, dopo gli studi dei due presso la Scuola di Ceramica di Faenza e si costituisce volutamente fin dagli esordi come una società. L’intento del duo artistico infatti è quello di creare un Nome Collettivo che alluda ad un marchio specifico, in un connubio innovativo di arte, design, artigianato e industria. Gli anni Ottanta costituiscono un periodo di grande sperimentazione nell’arte, se da un lato in America troviamo l’arte concettuale, e la Transavanguardia in Italia, dall’altra si presenta una volontà di recuperare certe forme di artigianato artistico che riflettono in maniera più specifica sul fare arte ritornando alla pittura e scultura fatta direttamente nei laboratori. È in questo scenario che Bertozzi&Casoni scelgono la maiolica dipinta come materiale prediletto per la loro pratica, reinventandola e trasformandola con le loro molteplici allusioni alla quotidianità.

L’intera pratica artistica dei due artisti si articola attraverso l’unione di tecnologie e materiali industriali con l’arte pittorica. Entrambi sono affascinati e desiderosi di raccontare ciò che gli circonda attraverso le qualità estetiche degli oggetti quotidiani che, nelle loro mise en abime, suscitano in chi le osserva dubbi e domande su ciò che l’uomo sta provocando sulla terra. Il rapporto tra Arte e Natura si trova spesso al centro delle loro opere, oggetti industriali che sono contaminati da elementi organici e viceversa, in una continua ricerca sulla potenzialità della materia e delle sue molteplici accettazioni.

Le ambientazioni ricreate da Bertozzi&Casoni nei loro lavori sono surreali e suggestive, e talvolta sembrano riferirsi ad elementi sottratti dallo scenario del Giardino delle delizie di Hyeronimus Bosch, come nel caso della grande Palma multiforme in ceramica smaltata qua presentata e realizzata nel 1998. Ma i riferimenti alla storia dell’arte, in particolare a quegli artisti che hanno abilmente creato cortocircuiti linguistici, sono molteplici. Altra fonte di ispirazione per i lavori delle Colazioni sono sicuramente stati i Surrealisti come René Magritte o Meret Oppenheim con i suoi feticci come Colazione in pelliccia e molti altri ancora. Ma la vera abilità dei due risiede proprio nel saper rivelare le contraddizioni di questo tempo, il nostro tempo e la caoticità della vita postmoderna. Tutto ciò è reso possibile anche grazie all’ausilio della ceramica, materiale fragile e al contempo eterno per eccellenza, e attraverso il quale i due manipolano modalità espressive ibride e polimorfe, con la tenace volontà di favorire l’osmosi tra arte e vita, tra surrealismo compositivo e iperrealismo formale.

Nei lavori di Bertozzi&Casoni lo spettatore si trova davanti alla dualità della vita, a metà tra disastro e bellezza, a ricordarci che il bene è contaminato dal male e viceversa, proprio come Yin e Yang.

Stima 
 € 10.000 / 15.000
Aggiudicazione  Registrazione
34

LUKE JERRAM

(Stroud (UK) 1974)

Small Swine Flu, Lactobacillus, H5N1- Avian Flu (Series 2), Salmonella, Foot and Mouth, Past, Present, Future Triptych (Smallpox, HIV, Untitled Future Mutation), Covid-19

2020

nove sculture in vetro

cm da 20 a 50 cad.

Small Swine Flu, edizione 3/5

Lactobacillus, edizione 2/5

Avian Flu (Series 2), edizione AP

Salmonella, edizione 4/5

Foot and Mouth, edizione 3/5

Past, Present, Future Triptych, edizione 3/5T

Covid-19, edizione 2/5

 

Provenienza

Studio dell'Artista

Collezione privata

 

 

 

 

Luke Jerram, artista multidisciplinare britannico, è conosciuto a livello internazionale per la creazione di sculture, installazioni e progetti di live art che hanno coinvolto migliaia di spettatori.

Tra i molteplici lavori la serie  Glass Microbiology  si ispira alla microbiologia riproducendo i virus del passato, del presente e anche del futuro tutte rigorosamente in vetro.

Ha iniziato la produzione della serie nel 2004 quando sfogliando il The Guardian ha visto le immagini del virus HIV, da quel momento ha rappresentato più di 20 diversi microorganismi potenzialmente mortali. Ha persino preso la peste suina mentre lavorava a una scultura dello stesso virus nel 2009.

Per la realizzazione Jerram si consulta con i virologi dell’Università di Bristol utilizzando una combinazione di modelli scientifici e si avvale di maestri soffiatori di vetro come Kim George, Brian Jones e Norman Veitch “Naturalmente, utilizzando il vetro, si crea qualcosa di incredibilmente bello- ha detto Jerram in un'intervista- Lì nasce una tensione, tra la bellezza dell'oggetto e ciò che rappresenta."

I microorganismi sono realizzati in grande scala: circa 1.000.000 di volte più grandi dei virus reali, nel caso del coronavirus la scultura è quasi 2milioni di volte più grande dell’originale.  La trasparenza del materiale accresce la precisione scientifica dell’opera che ha al centro fili di acido nucleico e rende i virus elegantemente reali. L’accuratezza nei particolari ha fatto si che le immagine delle sue opere vengano utilizzate nelle riviste mediche e nei libri di testo, suo lavoro è stato presentato sul British Medical Journal e sulla copertina di Nature Magazine e  durante la pandemia di Coronavirus Covid-19 la sua scultura è stata utilizzata a livello internazionale per la comunicazione scientifica, oltre al fatto che sono stati acquisti anche da musei scientifici come il Muse di Trento oltre ai musei d’arte come il Metropolitan Museum di New York e il Museum of Glass di Shanghai. Nel 2015 le sculture di Luke Jerram sono state presentate all’Art Science Museo di Singapore insieme al Codice Atlantico di Leonardo Da Vinci.

Stima 
 € 5.000 / 9.000
Aggiudicazione  Registrazione
51

UNDICI ARTISTI

(POMPEO BORRA, RENATO BIROLLI, AMPELIO TETTAMANTI, ENRICO BORDONI, MARIO RADICE, BRUNO MUNARI, MAURO REGGIANI, ACHILLE FUNI, RAFFAELE DE GRADA, ERNESTO TRECCANI, ENNIO MORLOTTI)

Senza titolo

1951

tecnica mista su tela

cm 142x197

al retro firmato dagli 11 artisti

 

Provenienza

Asta Benefica Art Club, Milano 1951

Collezione privata

 

 

 

 

UNA TELA PER UNDICI ARTISTI

Il 21 febbraio del 1951 al Continental di Milano, l’Art Club organizza un’asta di beneficenza di un grande opera (cm 140x200) realizzata grazie al supporto di 11 artisti che simultaneamente dipingono davanti al numeroso pubblico accorso per aggiudicarsi il capolavoro. La composizione comprende gli interventi artistici di: Pompeo Borra, Renato Birolli, Ampelio Tettamanti, Enrico Bordoni, Mario Radice, Bruni Munari, Mauro Reggiani, Achille Funi, Raffaele De Grada, Ernesto Treccani e Ennio Morlotti.

 

La serata vede come organizzatrici le signore Maregaglia, Treccani, Foglia e Bellotti e la presenza di più di 200 invitati tra cui i coniugi Borletti, il visconte Ferdinando di Modrone e la signora, la contessina Giulia Panza di Biumo, l’avvocato Antonio de Caro, il visconte Livio Cerini, Silvia Blanchard, Esselia Fornasetti, accorsi grazie all’invito che ogni artista ha realizzato come una piccola opera personalizzata per i propri collezionisti.

 

Su un articolo dell’epoca viene raccontata in modo dettagliato l’atmosfera e l’esecuzione: […] la grande tela bianca era illuminata da due riflettori; e ai piedi del cavalletto, su un giornale sgualcito, apparivano allineati barattoli di colore e pennelli. Ci furono alcuni muniti di silenzio. I pittori s’invitavano l’un l’altro a dare la prima pennellata, cercando di salvarsi con la cortesia della timidezza. Finalmente Achille Funi, forse sentendosi meno a disagio grazie allo smoking, attaccò da destra con alcune pennellate di blu carico. […].

La pressione degli spettatori era talmente tanta, che Ernesto Treccani si mise a descrivere verbalmente al pubblico tutte le fasi esecutive degli artisti via via in evoluzione: “in questo momento il pittore italiano Pompeo Borra comincia con una terra di Siena la testa di un cavallo.”

Dopo ore che vedono tutti gli artisti coinvolti nell’esecuzione (testimoniata da un video storico visibile sul sito dell’Archivio Luce) l’opera viene acquistata da Aldo e Carlo Azzolina per centomila lire.

 

Stima   € 8.000 / 15.000
55

MARIA LAI

(Ulassai 1919 - Cardedu 2013)

Senza titolo

1975

collage di carta, filo, china e vernice

cm 70x50

firmato e datato

 

L'opera è accompagnata da autentica dell'Archivio Maria Lai.

L'opera è registrata presso l'Archivio Maria Lai col n. AA 005/23.

 

Provenienza

Studio dell'Artista

Collezione privata

 

 

 

 

“Guardare le nuvole risponde al desiderio di interrogare il cielo che nella forma delle nuvole manda continui messaggi dall’infinito. Disegnare è l’esigenza di trascrivere quei messaggi per capirli, per interpretare scritture misteriose.”

 

Maria Lai, 2002

Maria Lai, nata in Sardegna ad Ulassai nel 1919, è una delle più affascinanti e rivoluzionarie figure dell’arte italiana della seconda metà del secolo scorso. Una delle poche, quasi unica, pittrice donna in un mondo tipicamente maschile, nel corso della sua carriera artistica dà voce alle tradizioni, costumi e storie femminili connesse con l’esperienza viva e vissuta delle donne della sua città natale.

I materiali e tecniche prescelte dalla Lai fin dagli esordi della sua carriera artistica, sono materiali poveri, che appartengono alla vita quotidiana, tele di juta, stoffa, fili, e che intendono innescare una riflessione su uno dei mestieri più antichi e tipicamente associato alla figura femminile: il cucito. La Lai si concentra sull’importanza del lavoro manuale e della tradizione artigianale, contenuti che hanno accompagnato l’artista fin dai suoi primi anni di vita, quando trascorreva le giornate ad osservare la nonna rammendare le lenzuola e ad immaginarsi storie fantastiche celate tra quei ricami.

È il filo dunque, il vero protagonista e tratto inevitabile che caratterizza la poetica artistica di Maria Lai. Un filo che è poi quello della vita e delle fitte relazioni tra gli esseri umani intorno a noi. I fili si muovono, si uniscono, si fermano e poi ricominciano il loro percorso. La loro trama può farsi irregolare, si susseguono nodi e grovigli, ma la cosa più importante, come diceva il professor Stefano Cambosu a una giovane Maria Lai ancora studentessa, è “seguire il ritmo” e difatti Maria non si è mai fermata di fronte alle avversità incontrate durante la sua lunga e intensa carriera.

Una delle abilità più grandi della Lai è quella di conferire all'opera d'arte il potenziale per infiniti significati. I suoi lavori sono volutamente enigmatici e impenetrabili e possono essere interpretati in modo diverso da ogni individuo che li incontra, come se questi fossero un luogo di creazione e immaginazione senza fine, mentre gli spettatori costruiscono le proprie narrazioni fantastiche e talvolta intime.

Nelle tre opere presentate troviamo moltissimi di quegli elementi primordiali e grezzi così cari nell’immaginario dell’artista: il collage, la vernice grezza, l’oro zecchino e un’immagine di un neonato che simbolicamente evoca il ruolo della madre, dell’essere madri. Tutto sempre connesso da un fievole ma presente filo aggrovigliato che si pone al centro dell’opera e che altro non è che la vita.

 

 

 

© Archivio Maria Lai

Stima 
 € 15.000 / 25.000
Aggiudicazione  Registrazione
56

JEAN COCTEAU

(Maisons-laffitte 1889 - Milly la Foret 1963)

L'Angelo

1961

piatto in vetro di Murano soffiato

cm 48x45x10

iscritto “Jean Cocteau / Salir Murano”

esemplare 3/3

 

L'opera è accompagnata da certifiicato di autenticità della Fucina Degli Angeli firmata dal fondatore Egidio Costantini.

 

Cocteau non ha solo ispirato tra le più belle opere di Costantini ma è stato anche colui che ha dato il nome al movimento fondato da Egidio. L'artista conosce Costantini nel 1954: la loro collaborazione è il frutto dell’incontro di due differenti sensibilità artistiche tra loro complementari. Il percorso artistico iniziato assieme li porta ad affrontare temi fra loro differenti. Primo tra questi è la volontà di introdurre la nozione dell’arte nell’ordinario e nel quotidiano, ma di focale importanza per i due è anche la mitologia, quella che lo stesso Cocteau ha sviluppato prima attraverso i suoi sogni e poi attraverso le sue immagini. Chiaro esempio ne è il piatto ivi presentato, realizzato su disegno del maestro francese, in vetro soffiato di Murano, dai colori sfumati ambra, marrone, rosso e inciso un angelo, inevitabile riferimento fiabesco ma anche allusione al nome del movimento creato dall'amico Egidio. Il sodalizio trai due continua per alcuni anni, fino alla morte dell'artista, ed è caratterizzato da profonda stima reciproca, difatto, come afferma lo stesso Cocteau nel 1958 "Quando la decadenza attira verso il basso un'aristocrazia artigianale e accetta di rispondere alle esigenze della volgarizzazione, non è degno d'ammirazione vedere gli artisti rifiutare questo patto col diavolo e glorificarsi, a qualsiasi prezzo, nel servire gli angeli? È lo stile della Fucina degli Angeli, dove Murano cerca di fuggire alle cattive abitudini percorrendo nuove strade. Egidio Costantini pensa con il cuore ed è con il soffio della fucina del cuore che prolunga le audacie trasparenze e ricche di grazia di Venezia."

 

 

 

 

© JEAN CLEMENT EUGENE MAR COCTEAU, by SIAE 2023

Stima 
 € 5.000 / 8.000
Aggiudicazione  Registrazione
31 - 60  di 115