ARTE È RICERCA | DIPINTI SCULTURE E OGGETTI D'ARTE DA UNA RACCOLTA FIORENTINA

16 NOVEMBRE 2022
Asta, 1187
49

Cesare Dandini

Stima
€ 80.000 / 120.000
Aggiudicazione  Registrazione

Cesare Dandini

(Firenze, 1596 – 1657)

LA TENTAZIONE

olio su tela, cm 100x114 

 

SEDUCTION SCENE

oil on canvas, cm 100x114

 

Provenienza

Firenze, collezioni medicee; collezione privata

 

Esposizioni

Il Seicento Fiorentino. Arte a Firenze da Ferdinando I a Cosimo III. Firenze, Palazzo Strozzi, 21 dicembre 1986 – 4 maggio 1987, I.153

 

Bibliografia

G. Cantelli, Repertorio della pittura fiorentina del Seicento, Fiesole 1983, p. 57 (non riprodotto); R. Contini, in Il Seicento Fiorentino. Arte a Firenze da Ferdinando I a Cosimo III. Catalogo della mostra, Firenze 1986, I, pp. 304-305, I.153; III, Biografie, p. 71; R. Contini, in La Pittura in Italia. Il Seicento, Milano 1989, II, p. 710; S. Bellesi, Cesare Dandini, Torino 1996, pp. 119-120, n. 63; tav. XVIII; S. Bellesi, Catalogo dei Pittori Fiorentini del 600 e 700, Firenze 2009, I, p. 121 e tav. XXXIV

 

Verosimilmente identificabile con il soggetto elencato tra le opere del Dandini da Giuseppe Cantelli, che cita un “Giovane pittore e una donna” sul mercato antiquario fiorentino nel 1982, il dipinto qui offerto è stato identificato più compiutamente da Roberto Contini con l’opera citata da Filippo Baldinucci (Notizie de’ Professori del Disegno da Cimabue in qua…. Firenze (1681-1728) ed 1846, IV, p. 557) come eseguita per il cardinale Giovan Carlo de’Medici: “Pel medesimo dipinse un proprio concetto morale di due figure in un quadro, un giovane in atto di disegnare, e una femmina che importunamente il distoglie da quello studio, volendo mostrare di quanto disturbo siano a tali applicazioni sì fatte pratiche”.

Sebbene non rintracciato negli inventari medicei, il dipinto – versione migliore di questo soggetto attualmente nota -  sembra appunto quello eseguito per lo stesso illustre committente del ritratto di giovane donna identificata dal Baldinucci come la cantatrice Checca Costa, che è invece esattamente descritto nell’inventario della villa di Castello dopo la morte del cardinal Giovan Carlo nel 1663 (Contini, 1986, cit., pp. 302-303).

Confronti stilistici con le rare opere datate o documentate del pittore fiorentino, prevalentemente attivo per la committenza privata, hanno suggerito una datazione dell’opera nella seconda metà degli anni Trenta.

Notevole, come osservato da più parti, il brano di “natura silente” in primo piano, con le raffinate variazioni cromatiche dei legni diversi finti nel piano d’appoggio, nella tavolozza e nei pennelli.

Il successo di questa invenzione è documentato dall’esistenza di almeno due repliche antiche, pubblicate da Sandro Bellesi (1996, cit., p. 120, figg. 63 a e b), di cui una al Museo Bardini, dalla collezione Corsi, l’altra di ubicazione ignota e senza misure, nota allo studioso solo da foto.