IMPORTANTI MAIOLICHE RINASCIMENTALI

26 OTTOBRE 2022
Asta, 1176
38

VERSATOIO, PESARO O CASTELDURANTE, SECONDA METÀ SECOLO XVI

Stima
€ 1.500 / 2.500
Aggiudicazione  Registrazione

VERSATOIO, PESARO O CASTELDURANTE, SECONDA METÀ SECOLO XVI

in maiolica dipinta in policromia in ocra su fondo blu cobalto con lumeggiature in bianco; alt. cm 23, diam. bocca cm 9,4, diam. piede cm 11

 

AN EWER, PESARO OR CASTELDURANE, SECOND HALF 16TH CENTURY

 

Bibliografia di confronto

C. Fiocco, G. Gherardi, in G.C. Bojani (a cura di), La maiolica rinascimentale di Casteldurante. Collezione Saide e Mario Formica, Ancona 1997, pp. 33-93;

A.L. Ermeti, Ceramica da sterri a Casteldurante tra XIV e XVII secolo. Lo studio dei frammenti, in G.C. Bojani (a cura di), Disegni fonti ricerche per la maiolica rinascimentale di Casteldurante, Ancona 1997, pp. 67-81;

C. Paolinelli in T. Wilson, E.P. Sani (a cura di), Le maioliche rinascimentali nelle collezioni della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, Vol. II, Perugia 2007, pp. 258-261 n. 138

 

Il vaso elettuario ha corpo ovale rastremato verso il basso, piede alto con base a disco, collo troncoconico che si apre in una bocca larga con orlo estroflesso; sul fronte il versatoio a cannello e sul retro un’ansa a nastro. Come solito nelle opere di questa tipologia, il cartiglio è collocato al di sotto dell’ansa nella parte posteriore, al fine di facilitare la presa allo speziale, e riporta a caratteri capitali il nome del preparato: OL D. STRAFIS. AR. La restante superficie è interamente interessata da una decorazione a trofei su fondo blu.

L’ornato “a trofei”, un tempo ritenuto una delle numerose tipologie decorative esclusive di Casteldurante, oggi viene considerato come prodotto anche in altri centri del Ducato di Urbino per tutto il Cinquecento e per parte del Seicento. In una versione più accurata e rigida è generalmente attribuito alla prima metà del secolo, mentre la versione più corriva, nella quale i “trofei” sono delineati in marrone aranciato su un fondo blu con nastri graffiti a risparmio, è ascritta ad un periodo di poco più tardo e diffusi tra Casteldurante e soprattutto Pesaro.

In questo caso, data la grafia corriva dello stile, riteniamo che l’opera possa essere ascritta cronologicamente alla metà del secolo XVI, anche in virtù del confronto con frammenti con ornato simile emersi in contesti sparsi del ducato, e ci pare inoltre che la presenza di questa “mezza tinta”, ancora vicina a certi esiti a grisaille del primo periodo di produzione, possa suffragare l’ipotesi attributiva a Casteldurante.