IMPORTANTI MAIOLICHE RINASCIMENTALI

26 OTTOBRE 2022
Asta, 1176
20

PIATTO, URBINO O CASTELDURANTE, 1525-1535

Stima
€ 20.000 / 30.000
Aggiudicazione  Registrazione
L'opera è corredata di certificato di libera circolazione

PIATTO, URBINO O CASTELDURANTE, 1525-1535

in maiolica dipinta in policromia con verde rame, verde oliva, giallo, giallo arancio, blu di cobalto, bruno di manganese nella tonalità del nero e del marrone. Sul retro etichetta di collezione EDWARD HAILSTONE/ WALTON HALL e parte di sigillo in ceralacca rossa; diam. cm 26,4, diam. piede cm 7,8, alt. cm 3,5

 

A DISH, URBINO OR CASTELDURANTE, 1525-1535

 

Provenienza

Edward Hailston Collection, Walton Hall, Warwick

 

Bibliografia di confronto

A.V.B Norman., Wallace Collection Catalogue of Ceramics 1: Pottery, Maiolica, Faience, Stoneware, Londra 1976, pp.259-230 n. C130;

J.V.G. Mallet, Xanto: i suoi compagni e seguaci, in “Francesco Xanto Avelli da Rovigo. Atti del Convegno Internazionale di Studi 1980”, Rovigo 1988, pp. 67-84;

D. Thornton, T. Wilson, Italian Renaissance Ceramics, A Catalogue of the British Museum’s Collection, Londra 2009, p. 252 n.149, pp. 294-295 n. 173;

V. Mazzotti in M. Marini (a cura di), Fabulae pictae. Miti e storie nelle maioliche del Rinascimento, Firenze 2012, p. 238 n. 28

J. Triolo, Figures in a landscape: elements and developments in Xanto’s early istoriati, in “Faenza”, XCIII, 2007, pp. 112-126

 

Il piatto ha cavetto ampio e profondo, tesa larga e appena obliqua, orlo arrotondato, e poggia su un piede ad anello. Il verso è privo di decorazione. Sul recto una scena istoriata si sviluppa sull’intera superficie del piatto: al centro un paesaggio all’imbrunire con un tronco spezzato su una collina rocciosa con un boschetto sulla cima, mentre sullo sfondo un paesaggio lacustre con una piccola barca circondato da montagne, e una piccola città sullo sfondo appena illuminata dal sole nascente e in alto un volo di uccelli migratori appena accennati in bruno di manganese; in primo piano sulla tesa due personaggi: a sinistra un soldato con alabarda, appoggiato a un albero spoglio accanto a un braciere ardente, sulla sinistra un personaggio maturo, seduto di spalle, indica l’orizzonte. Come d’uso la raffigurazione dei personaggi trae spunto da incisioni disponibili nelle botteghe, e qui nello specifico il personaggio seduto richiama la figura che indica la scena principale nell’incisione di Marcantonio Raimondi, da Raffaello Sanzio, nota come Il martirio di S. Felicita, oggi in realtà ritenuta Il martirio di Santa Cecilia e la decapitazione del marito Valeriano e di suo fratello Tiburzio (Bartsch, XIV, p. 104 n. 117), soggetto ideato da Raffaello negli anni 1517-1519 per la Cappella di San Giovanni nel Casale Pontificio della Magliana, parzialmente distrutto nel 1830, di cui si conservano tracce in disegni come quello di Dresda, considerato il modello per l'incisione. La figura del soldato merita invece ancora approfondimento.

La modalità esecutiva del soggetto, ancora da definire, è anomala e trova riscontro stilistico preciso in un piatto raffigurante Il Martirio di San Sebastiano con soggetto da Girolamo Genga, oggi conservato al British Museum (inv. 1878,12-30,438), accostabile non solo per la resa del paesaggio – le nuvole a chiocciola, il cielo all’alba, gli alberi spogli -, ma anche per la tecnica pittorica e l’uso del colore, con una maestria raffinata nel delineare la muscolatura e i tratti somatici giocando con il bianco dello smalto sottostante. Il piatto di Londra, che finora non aveva riscontri precisi, è stato considerato opera urbinate attorno agli anni 1525-1535; privo di incisione di riferimento rispetto al dipinto di Girolamo Genga, si ritiene che fosse ispirato direttamente da un disegno presente alla corte di Urbino. Inoltre ci pare di poter accostare entrambe le opere anche a una coppa con Saturno che divora i propri figli, conservata alla Wallace Collection di Londra, anch’essa di anonimo pittore attivo a Urbino.

L’opera in esame, di grande interesse, si presta però anche a confronti con l’attività del pittore rovigese Xanto Avelli, soprattutto in rapporto con opere attribuite al Pittore in Casteldurante, rilevando una certa affinità con la produzione attribuita a Xanto attorno al 1525, come ad esempio il piato con Narciso alla fontana dell’amore (1525-1526) della Wallace Collection (inv. C47), quello della danza dei Cupidi (1527-1528), dello stesso museo (inv. C46), fino alla coppa lustrata con Ercole e Onfale del 1528, oggi al museo di Arezzo (inv. 14582).

Inoltre prendendo in considerazione lo studio di Julia Triolo, che in occasione del Convegno di Londra del 2007 ipotizzava un’interessante interazione tra il Pittore F.R. e il Pittore in Casteldurante negli anni dell’affermazione di Xanto in ambito marchigiano, e considerando proprio questo periodo come il momento di passaggio da una visione del paesaggio ancora legata alle visioni nordiche verso una visione collinare e un paesaggio più idealizzato, si giustificherebbero certe affinità con opere del pittore durantino. Ma non è da escludere, naturalmente, neppure l’apporto della frequentazione e dell’influenza di Nicola di Urbino, riscontrabile per esempio negli alberi e nelle nuvole, ma anche nell’elemento degli uccelli aggiunti a riempire il cielo, che troviamo per esempio in una placca con la Madonna che legge in un ambito architettonico, di ambiente genericamente urbinate e vicino a Nicola, del British Museum (inv. 1885,0508.28), presenti anche nella coppa con il Giudizio di Paride del Museo di Faenza, anch’essa vicina all’ambiente di Nicola di Urbino attorno agli anni 1530, a conferma dell’humus culturale di realizzazione del piatto in oggetto.