DIPINTI ANTICHI

21 DICEMBRE 2022
Asta, 1170
24

Antonio Cioci

Stima
€ 20.000 / 25.000
Aggiudicazione  Registrazione

Antonio Cioci

( ? 1732 circa – Firenze, 1792)

NATURA MORTA CON CESTA, SCULTURA, DIPINTI E STAMPE

olio su tela, cm 73x88

siglato Ca sulla carta a destra

 

STILL LIFE WITH A BASKET, A SCULPTURE, PAINTINGS AND PRINTS

oil on canvas, cm 73x88

signed Ca on the paper at the right

 

Provenienza

Milano, collezione Benedetelli

Bergamo, Galleria Lorenzelli

collezione privata

 

Esposizioni

La natura morta in Italia. Napoli-Zurigo-Rotterdam 1964-65; Inganno e realtà. Trompe l’oeil in Europa XVI-XVIII sec. A cura di Alberto Veca. Bergamo, Galleria Lorenzelli, 1980

 

Bibliografia

M. Gregori, in La natura morta italiana. Catalogo della mostra, Milano 1964, p. 122, n. 292: A. Veca, Inganno e realtà, Bergamo 1980, pp. 204-5; L. Peruzzi, in La natura morta in Italia. A cura di Federico Zeri, Milano 1989, II, p. 606

 

Referenze fotografiche

Fototeca Federico Zeri scheda 85984

 

Nato probabilmente in Toscana ma formatosi a Roma intorno alla metà del secolo nella scia dei seguaci di Claude-Joseph Vernet, tra il settimo e l’ottavo decennio del Settecento Antonio Cioci fu attivo in numerose ville toscane, tra cui Poggio Imperiale, decorandone le pareti con paesaggi e marine dipinti a tempera e molto spesso firmati e datati.

A partire dal 1771 fu attivo per la Galleria dei Lavori in Pietre Dure alle dipendenze di Cosimo e Luigi Siries, disegnandone i modelli e aggiornandone il repertorio decorativo.

È a questo aspetto della sua attività, proseguito fino alla morte e ampiamente documentato, che si lega la sua produzione di nature morte, quasi tutte nel genere sofisticato del trompe-l’oeil, tra i più richiesti e praticati nell’Europa dei Lumi.

Alcuni motivi del nostro dipinto ritornano in altre tele del Cioci da tempo note: la cesta in vimini da cui fuoriescono con apparente disordine collane, nastri, pagine strappate a un libro e un medaglione con ritratti che potrebbero offrire una chiave alla committenza del dipinto si ritrova ad esempio, con oggetti in parte diversi, nella tela già in collezione Busiri Vici firmata e datata del 1789 esposta anch’essa nel 1964 (La natura morta italiana, n. 293, riprodotta alla tav. 132b). Vi ritroviamo molti degli “accessori di studio” presenti nel nostro dipinto, tra cui anche la brocca in ceramica, disposti però in ordine più rigoroso.

Se la tela Busiri Vici è caratterizzata dalla riproduzione della Flora di Francesco Mancini – un’invenzione popolarissima e che conferma l’attenzione di Cioci per l’ambiente romano – la nostra simula invece un quadretto raffigurante Angelica e Medoro, anch’esso di scuola romana e più precisamente nell’ambito di Ciro Ferri.

La maggior parte degli oggetti raffigurati richiama lo studio d’artista: vediamo infatti carte, disegni, gessi e materiale di scrittura accanto a libri e medaglioni. Quello recante il profilo di Gustavo III di Svezia, asceso al trono nel 1771, contribuisce a datare il nostro dipinto: ricorre identico sul frontespizio del Gran Teatro d’Ercolano dedicato al Re, grande collezionista d’antichità, da Francesco Piranesi nel 1783, una data che anche sul piano stilistico conviene al dipinto qui offerto.