ARTE A VENEZIA TRA XVI E XIX SECOLO

28 SETTEMBRE 2022
Asta, 1160
25

Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto

Stima
€ 800.000 / 1.200.000
Aggiudicazione  Registrazione
L'opera è corredata di certificato di libera circolazione
Per questo lotto non sarà disponibile Pandolfini Live

Giovanni Antonio Canal, detto il Canaletto

(Venezia 1697 – 1768)

VEDUTA DEL BACINO DI SAN MARCO DALLA RIVA DEGLI SCHIAVONI

olio su tela, cm 57,5x102,8

 

BACINO DI S. MARCO: LOOKING WEST FROM THE RIVA DEGLI SCHIAVONI

oil on canvas, cm 57,5x102,8

 

Provenienza

(Venezia, Francesco Algarotti?); New York, collezione T.E. Blakeslee; Boston, collezione E.D. Vrandeger, fino al 1943; Boston, Vose Gallery; New York, Acquavella Gallery, 1943; New York, collezione J.M. Heimann, 1944; New York, collezione Arthur Erlanger; Londra, Matthiesen Gallery, 1994; collezione privata

 

Bibliografia

J. Constable – J.G. Links, Canaletto. Giovanni Antonio Canal 16971768, Oxford 1976; Second edition reissued with supplement and additional plates, Oxford 1989, I, tav. 33, fig. 139; II, p. 253-54, n. 139; L. Puppi, Canaletto. L’opera pittorica completa, Milano 1968, n. 341A (ill.); A. Corboz, Canaletto. Una Venezia immaginaria, Venezia 1985, I, p. 106 e dettaglio a p. 109; II, p. 743; tav. P 465; J.G. Links, A Supplement to W.G. Constable’s Canaletto. Giovanni Antonio Canal 1697 – 1768, London 1998, p. 15, n. 139.

 

Questa straordinaria veduta panoramica di Venezia trova il suo centro nell’entrata al Canal Grande e inquadra i maggiori edifici ecclesiastici e civili che prospettano sul bacino di San Marco.

Da sinistra a destra, è possibile riconoscere, sebbene da un angolo inusuale, la chiesa di San Giorgio Maggiore sulla omonima isola; più indietro, l’isola della Giudecca con la chiesa palladiana del Redentore e quella, oggi non più esistente, di San Giacomo.

Al centro, la Punta della Dogana con la chiesa della Salute a sinistra del Canal Grande; sul lato opposto, una serie di palazzi conduce alla piazzetta San Marco, ove è possibile riconoscere, illuminato dal sole, l’angolo della Libreria sansoviniana.

Segue a destra il volume del Palazzo Ducale, oltre il quale svetta il campanile di San Marco e una delle cupole della Basilica marciana. Accanto, verso la Riva degli Schiavoni da cui la veduta è ripresa, l’edificio delle Carceri e la chiesa della Pietà, con la facciata in fase di costruzione.

Quest’ultimo particolare offre un dato importante per una definizione cronologica del nostro dipinto: la chiesa fu infatti costruita su progetto di Giorgio Massari a partire dal 1745, e rimase incompiuta nella facciata – come si vede nel dipinto – fino al 1906.

Trasferitosi in Inghilterra alla ricerca di nuovi clienti e di soggetti nuovi appunto nel 1745, Canaletto poté dunque vederla nel nuovo aspetto soltanto al suo ritorno da Londra, dopo il dicembre del 1755, forse all’inizio del 1756.

Questo termine post quem coincide peraltro pienamente con quanto suggerito dai caratteri stilistici del dipinto, dalla definizione delle “macchiette” con rapidi sbuffi di pennello all’intonazione cromatica sommessa e tutta accordata tra i grigi e gli azzurri.

Si riferisce a questa veduta il disegno a Windsor nella collezioni reali inglesi, dalla raccolta del console Joseph Smith, primo protettore e agente dell’artista presso i collezionisti britannici.

Il foglio (inv. 7454; K.T. Parker, The Italian Drawings at Windsor Castle, Oxford 1948, p. 33, n. 24 e tav. 33) riproduce in realtà la parte centrale di questa veduta panoramica, escludendo a sinistra la chiesa di San Giorgio e a destra gli edifici oltre la chiesa della Pietà. Più volte protagonisti di altre vedute, i singoli edifici del nostro dipinto compaiono in vari fogli del noto taccuino dell’Accademia.

Per quanto sappiamo, questa veduta panoramica fu realizzata in due soli esemplari di cui il secondo (Constable-Links 1998, p. 15, n. 139 ⃰ ) con minime varianti nelle figure è vicinissimo al nostro anche per dimensioni.

Di conseguenza, non è possibile stabilire quale dei due possa identificarsi con il dipinto appartenuto a Francesco Algarotti e così descritto in una lista dei suoi beni successiva alla morte nel 1764, altro elemento che contribuisce a circoscrivere l’esecuzione della nostra veduta in un breve giro di anni: “Vue de Venise dans sa plus belle situation. Elle est prise des Fours publics sur la rive des Esclavons, d’où l’on découvre l’Isle de Saint George, le Canal de la Giudecca, la Douanne de la mer avec una partie du Grand Canal jusqu’à la Charité; les greniers publics, la Monnoye, la Bibliothèque, la petite place de Saint Marc, le Palais Ducal, les Prisons, et partie de la Rive des Esclavons jusqu’à la Piété; avec des vaisseaux, des barques et des gondoles”.