SCULTURE E OGGETTI D'ARTE DAL MEDIOEVO AL XIX SECOLO

16 GIUGNO 2022

SCULTURE E OGGETTI D'ARTE DAL MEDIOEVO AL XIX SECOLO

Asta, 1123
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
ore 15.30
Lotti: 1-186
Esposizione
FIRENZE
Sabato 11 giugno 2022 10-18
Domenica
12 giugno 2022 10-13
Lunedì
13 giugno 2022 10-18
Martedì 14 giugno 2022 10-18

 
 
 
Stima   200 € - 50000 €

Tutte le categorie

121 - 150  di 185
130

Cristiano Lamberto Gori

(Livorno 1730 - Firenze 1801)

CUPIDO CHE SUONA LA LIRA E CAVALCA UN LEONE, 1780 CIRCA

placca in scagliola, recante iscrizione lungo il bordo superiore: LAMBERTUS CHRISTIANUS GORI F.(ECIT)  FLOR.(ENTIA), cm 31x22, entro cornice in legno intagliato e dorato

 

Cristiano Lamberto Gori (Livorno 1730-Firenze 1801), Florentine, circa 1780, Cupid playing the lyre while riding a lion, plate on scagliola, within carved and gilt wooden frame, cm 31x22 (without frame)

 

Bibliografia

V. Conticelli, R. Gennaioli, F. Paolucci (a cura di), Splendida Minima. Piccole sculture preziose nelle Collezioni Medicee dalla Tribuna di Francesco I al Tesoro Granducale, Firenze 2016, p. 134, fig. 25

 

Come scrive Anna Maria Massinelli, questo pannello "costituisce un significativo esempio della produzione risalente al celebre maestro di scagliola Cristiano Lamberto Gori. L’opera risale al settimo decennio del XVIII secolo quando, per conto del granduca Pietro Leopoldo, il Gori realizza una serie di scagliole desunte da alcuni rilievi antichi e da opere di glittica conservate nella collezione granducale. Nel caso specifico il soggetto è tratto da un celebre cammeo firmato dall’artefice greco Plotarco e citato di continuo sia per la sua rara perfezione che per la presenza della firma, nei trattati settecenteschi di glittica.  Una riproduzione a stampa del cammeo, con dedica alla poetessa Fortunata Sulgher Fantastici, era inclusa nel volume di Domenico De’ Rossi sulle gemme antiche figurate. L’incisione aveva certamente contribuito alla vasta divulgazione dell’immagine del cammeo, dalla iconografia accattivante, come spiegava la erudita interpretazione del simplegma, letto, sulla base di fonti antiche, come espressione della ‘potenza di amore sopra il leone re degli animali’, soggetto utilizzato anche sul retro di medaglie di Alessandro Magno. Il tema di Amore che cavalca un leone, tratto dallo schema del cammeo mediceo, riscosse una notevole fortuna nel circuito delle iconografie importate in Inghilterra e Irlanda sulla scorta del Grand Tour in Italia. Se ne trovano esempi in placche di produzione Wedgwood (Harvard Art Museum/Fogg Museum), da cui era presumibilmente tratto il medaglione in scagliola a fondo celeste inserito al centro di un camino di marmo realizzato da Pietro Bossi. Una replica del cammeo figura anche nel ricco apparato di ornati parietali, con scene classiche tratte da gemme e rilievi antichi, nel castello di Castletown vicino a Dublino. Il presente pannello con cupido che cavalca un leone doveva far parte di una serie di placche con soggetti analoghi, simili misure e toni cromatici, a cui dovevano appartenere anche le placche con scene classiche dell’Ashmolean Museum of Art and Archaeology, Oxford University (firmato e datato 1773) e della collezione Pietrangeli a Firenze"

Stima   € 4.000 / 6.000
Aggiudicazione  Registrazione
142

Manifattura di Geminiano Cozzi, Venezia, 1770 circa

COPPIA DI NANI IN ATTEGGIAMENTO EROTICO

gruppo in porcellana, alt. cm 8,5, diam. cm 6

La coppia di nani mostra l’uomo in abiti nobiliari e la donna in veste di popolana, a conferma della vulgata dell’epoca secondo la quale i gentiluomini erano attratti dalle popolane perché particolarmente disinibite. In questo gruppo l’atto sessuale è esplicito, con la donzella in braccio allo spasimante avvinghiata in un abbraccio di passione

 

Venetian, circa 1770, A couple of dwarfs in erotic attitude, Manufactory of Geminiano Cozzi, porcelain, h. 8,5 cm, diam. 6 cm

 

GEMINIANO COZZI E LA CARICATURA IN PORCELLANA

Un retaggio dell’epoca barocca e manierista, quella del nano buffone di corte, trova nelle grottesche figurine di porcellana prodotte dalle manifatture europee una preziosa e intrigante manifestazione. Questa ironica produzione interessa trasversalmente tutte le arti, dalla pittura all’architettura fino alle arti decorative: dalle figure di Meissen come il nano Fröelich per la corte di Dresda fino alle raffigurazioni delle piccole persone nelle incisioni di Jacques Callot (1592-1632), comunque presente nelle produzioni di tutte le manifatture di porcellana da Vienna a Venezia fino a Firenze. Ne scaturisce la creazione di un repertorio vario e complesso che fa delle ironiche figurine i rappresentanti dei vizi, delle virtù e dei comportamenti umani attraverso una visione basata sulla giocosità, l’ironia e il divertimento intellettuale traslato in una materia rara e preziosa.

 

Bibliografia di confronto

G. Piva (a cura di), Nani serenissimi dalle fornaci di Geminiano Cozzi, Venezia 1996, pp. 1-14;

F. Galbusera in La porcellana di Venezia nel ‘700. Vezzi Hewelche, Cozzi, cat. mostra a cura di F. Pedrocco, Venezia 1998, p. 72 n. 96

A. D’Agliano, Nani, caramogi e caricature in porcellana: dalla Wunderkammer alla tavola in M. Ansaldi, A. Craievich (a cura di), Geminiano Cozzi e le sue porcellane, Venezia 2016, pp. 371-375

 

Stima   € 2.000 / 3.000
Aggiudicazione  Registrazione
149

Filippo Tagliolini

(Fogliano di Cascia 1745 - Napoli 1809)

GIUDIZIO DI PARIDE, 1790-1795

gruppo di biscuit, cm 53x40x40

 

La scultura raffigura l’episodio mitologico del “Giudizio di Paride”, soggetto che si ripete in altri esemplari di mano di Filippo Tagliolini, che dal 1780 fino alla morte lavorò come modellatore presso la Reale Fabbrica della porcellana di Napoli (attiva tra il 1771 e il 1807). Su una balza rocciosa il giovane Paride, riconoscibile per il capo coperto dal berretto frigio, offre il pomo della discordia, destinato alla Divinità più bella dell’Olimpo, a Venere. Alle spalle del giovane Minerva, appoggiata allo scudo, osserva sdegnosa la scena mentre, in alto, Era si allontana sul proprio carro trainato da due pavoni in atteggiamento drammatico. Ai piedi del giovane pastore un cane abbaia contro la civetta che accompagna Minerva, alle spalle della quale, dietro una roccia, un amorino poggia il ginocchio su un masso.

Il Giudizio di Paride, insieme al Carro dell'Aurora e alla Caduta dei Giganti, è stato riconosciuto tra i gruppi di grandi dimensioni ideati e prodotti nella Reale Fabbrica Ferdinandea a Napoli da Filippo Tagliolini. La storia del gruppo è legata a quella del famoso Servizio delle Vedute del Regno di Napoli, più noto come servizio dell’Oca, che riproduceva le più belle vedute del Regno di Napoli: il centrotavola associato al servizio, disperso in più collezioni museali, raffigurava l’Elogio del regno di Napoli e delle Due Sicilie, attraverso la riproduzione di opere scultoree della collezione farnese e di sculture più recentemente scoperte durante gli scavi di Pompei con chiaro e coerente intento celebrativo della Casa Borbone. In accordo con il gusto dell’epoca, il centrotavola sarebbe nato nella manifattura napoletana nel momento della direzione di Domenico Venturi, attento conoscitore dell’archeologia, che nel 1780 incontra il genio di Filippo Tagliolini, di formazione romana con una grande esperienza maturata nelle manifatture di porcellana in Veneto, quando la manifattura aderisce ormai al Neoclassicismo. A conferma di ciò Angela Caròla Perotti fa riferimento ad un documento che descrive i restauri eseguito da Raffaele Giovine nel 1830, individuando una serie di figure riconoscibili e associabili a questo contesto, tra le quali spicca un "gruppo da sei figure" con il Giudizio di Paride che ornava il centro della tavola, circondato da 114 tra gruppi e figurine, alcune delle quali riproducenti soggetti. La commessa, che prevedeva un numero cospicuo di figure che ruotavano attorno ai gruppi centrali, portò a utilizzare una tecnica compositiva dei vari modelli diversamente atteggiati a seconda dell’estro e delle capacità del maestro modellatore. Secondo la studiosa, la figura di Era-Giunone del gruppo del Giudizio di Paride trova riscontro nelle danzatrici della collezione parigina Durand, mentre il Paride riprende lo schema del giovane pastore rappresentato nel Paride Torlonia o in quello del Cavaceppi. La figura di Venere infine trarrebbe spunto dalla Flora Farnese.

Il Dessert fu probabilmente concepito tra il 1785 e il 1787 in occasione del progetto del Venturi di eseguire una copia del famoso Servizio Ercolanese ideato per Carlo re di Spagna come dono del figlio Ferdinando. Tale commessa fu disdetta, ma fu concesso a Tagliolini di concludere la grande scultura raffigurante La caduta dei Giganti e di lavorare ai modelli di riproduzione dall’antico, che tanto successo avevano presso i viaggiatori del Gran Tour. A questa serie seguì un successivo arricchimento tra il 1793 e il 1795, quando si manifestò l’esigenza di produrre un nuovo servizio per i grandi banchetti ufficiali del re a cui associare un Dessert, ipoteticamente già predisposto proprio grazie al lavoro e alle sperimentazioni di Tagliolini: l’intera serie di figure, a quanto risulta da una lista dei lavori da lui svolti, era comunque pronta tra il 1796 ed il 1805. A testimonianza inoltre della data di invenzione ed esecuzione del gruppo in corso di studio, in un documento del 1801 ritroviamo attestazione del pagamento a Filippo Tagliolini per l'intervento diretto su un gruppo a sei figure con questo soggetto. Il Dessert per 60 coperti costituisce a oggi un unicum poiché quelli prodotti, contemporaneamente o poco dopo, per l’aristocrazia o la borghesia napoletana sono stati dispersi, viste anche le dimensioni così varie dei modelli, che ne favorirono la divisione e lo smembramento in occasione di divisioni ereditarie.

Del Gruppo del giudizio di Paride si conoscono altri esemplari oltre a quello del Museo di Capodimonte: uno al Museo di San Martino a Napoli, uno in bisquit-porcellana all'Accademia Tadini a Lovere, uno passato di recente sul mercato, ai quali si aggiunge questa scultura, che si caratterizza per una scelta stilistica e materica vicina al gruppo di Capodimonte. Si vedano in dettaglio la pettinatura di Era, con i capelli raccolti e non liberi sulle spalle, come invece nel gruppo di Lovere, così come alcuni dettagli nella plastica dei volti, più arrotondati, la coerenza stilistica nella figura del cane e una morbidezza nella resa dei panneggi. Invece la realizzazione della figura di Era, con un braccio più discosto dal volto, l’assenza di Eros, forse non applicato o perduto (non se ne conserva traccia sul basamento), differenziano il nostro esemplare rispetto a quello di Capodimonte. La figura, mutila, sul retro, è invece più prossima al gruppo del Dessert, presente invece in versioni differenti negli altri gruppi.

La presente opera, acquisita sul mercato attorno al 1870, è sempre stata conservata nella stessa collezione di famiglia da più di un secolo.

 

Filippo Tagliolini (Fogliano di Cascia, 1745 – Napoli, 1809), The Judgement of Paris, 1790-1795, bisquit, 53x40x40 cm

 

Bibliografia di confronto

A. González-Palacios, Lo scultore Filippo Tagliolini e le Porcellane di Napoli, Torino, 1988, pp. 156-157 scheda n. 88;

A. Caròla-Perrotti, in Museo Nazionale di Capodimonte. Ceramiche, porcellane, biscuit, terraglie, maioliche, Napoli 2006, pp. 31-32 scheda 2.16/1;

M. Albertario, Il Giudizio e il gusto, in A tavola con il conte. Porcellane europee della collezione Tadini, cat. della mostra (Lovere, 22 maggio-28 agosto 2011), Lovere 2011, pp. 96-102;

Caròla Perrotti A., L’arte di imbandire la tavola e il “Dessert per 60 Coverti” dei Borbone di Napoli, Napoli 2017

 

 

Stima   € 15.000 / 25.000
Aggiudicazione  Registrazione
121 - 150  di 185