Arte Moderna e Contemporanea

7 LUGLIO 2021
Asta, 1056
57

MASSIMO CAMPIGLI

Stima
€ 15.000 / 25.000
Aggiudicazione  Registrazione

MASSIMO CAMPIGLI

(Berlin 1895 - Saint-Tropez 1971)

Donna

1963

olio su tela

cm 30x35

firmato in basso a destra

 

Woman

1963

oil on canvas

30x35 cm

signed lower right

 

L'opera è accompagnata da certificato di autenticità rilasciato da Nicola Campigli nel 1979.

L'opera è registrata presso l'Archivio Campigli al n. 23/11943 rilasciata il 25 ottobre 1979.

L'opera è accompagnata da certificato di autenticità rilasciato da Apulia Aste.

 

Provenienza

Studio Nicola Campigli, Roma

Collezione privata

 

Il dipingere di Massimo Campigli, giornalista che si rivela pittore, rispecchia la sua indole, timida ma curiosa; il suo spirito, che incrocia epoche e culture diverse, porta alla luce un senso di archeologia modernista ed esotismo che gli appartengono e che egli riesce incredibilmente a celebrare nelle sue tele. La tecnica pittorica di Campigli si contraddistingue per spessori ingenti e lavorazioni peculiari, con la spatola o col pennello, l’artista sottrae la materia per incisione o raschiatura del colore ancora fresco. Fondamentale in lui è la conoscenza dell’arte antica, come quella egizia, greca ed etrusca ma anche la tradizione dell’affresco del ‘400, a cui si ispira utilizzando colori terrosi che imitano l’opacità di questa stessa tecnica.
E’ un uomo sensibile, ossessionato dalla perfezione, in costante ricerca di uno stile e del rigore della composizione. Ciò che conta davvero per lui, è trovare un equilibrio tra la geometria e l’umano, tra la forma e l’attitudine. Trai soggetti preferiti di Campigli, troviamo le figure femminili, sole o in coppia, col cosiddetto “vitino di vespa”, ingioiellate ed eleganti, tratte dalla contemporaneità ma che nelle sue tele ricordano quelle figure greche e preistoriche che tanto ammira.
Tutto per Campigli è evasione dalla realtà attuale, una realtà malinconica e sospesa, prossima al secondo conflitto mondiale. Egli rivendica il sapere antico, ma allo stesso tempo allude alle iconografie della nuova oggettività tedesca degli anni ‘20/’30. Le sue tele celano qualcosa di misterioso, un rigore che sembra quasi perfezione e che fa emergere quel senso del “meraviglioso”, a cui Campigli ambiva costantemente.