ASTA A TEMPO | CERAMICA. MAIOLICHE E PORCELLANE DAL XVI AL XX SECOLO

2 - 16 DICEMBRE 2020

ASTA A TEMPO | CERAMICA. MAIOLICHE E PORCELLANE DAL XVI AL XX SECOLO

Asta a tempo, 1036

FIRENZE


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tempo@pandolfini.it

NO
Esposizione

FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo

Su appuntamento

Mercoledì   9 Dicembre      10-13 / 15-18
Lunedì       14 Dicembre      10-13 / 15-18

 
 
 
Stima   200 € - 20000 €

Tutte le categorie

61 - 90  di 114
65

QUATTRO PIATTI, DOCCIA, MANIFATTURA GINORI, 1750-1755

in porcellana decorata a monocromia azzurra; di forma circolare, presenta cavetto poco profondo e tesa obliqua e breve. La tesa è ornata da un decoro vegetale d’ispirazione orientale, mentre al centro del cavetto sono dipinte quattro gustose scene di genere con figure nel paesaggio: nel primo un uomo e una donna conversano in un paesaggio agreste, mentre la donna regge in mano un fuso; nel secondo un giovane interagisce con un piccolo cane in un vasto paesaggio; nel terzo una donna anziana seduta, con il capo coperto da una cappello, in compagnia di un cagnolino che la osserva; nell’ultimo una giovane donna in lettura, appoggiata ad una roccia, in un paesaggio agreste con un palazzo con torre sullo sfondo. Si tratta di una a tipologia di piatti con decoro “a riporto”, una tecnica che anticipa la stampa a trasferimento termico che prenderà piede in seguito in Inghilterra: menzionato negli inventari come decoro “a stampa”, è frutto di un'elaborata sequenza per trasferire sul biscotto un'incisione preventivamente fatta su rame e poi rifinita a mano libera, come si desume dal carteggio tra il Marchese Ginori e Jacopo Fanciullacci attorno al 1751; diam. cm 22,4

 

A GINORI SET OF FOUR PLATES, DOCCIA, 1750-1755

 

Bibliografia di confronto

M. Burresi (a cura di), La manifattura toscana dei Ginori. Doccia 1737-1791, Pisa 1998, pp. 123-124 tavv. 31-32;

A. Biancalana, Porcellane e maioliche a Doccia. La fabbrica dei marchesi Ginori. I primi cento anni, Firenze 2009, p.148

 

Stima € 2.000 / 3.000
Aggiudicazione  Registrazione
Asta conclusa
69

FIGURA, DOCCIA, MANIFATTURA GINORI, 1760 CIRCA

in porcellana dipinta in policromia raffigurante “l’allegoria dell’Inverno”, modellata su una delle quattro stagioni scolpite in avorio da Balthasar Permoser, ma qui resa particolarmente drammatica grazie all’uso del cromatismo, come ad esempio i geloni dipinti sulle mani. La fortuna di questo soggetto è testimoniata dal fatto che la stessa fu riprodotta in porcellana da varie manifatture europee, con alcune varianti (si veda ad esempio la statuina di Anton Carl Luplau, Winter, 1775/76, Herzog Anton Ulrich-Museum, Braunschweig (inv 163). Klaus Lankheit ricorda nell’elenco dei modelli una figura, oggi al Museo Correale di Sorrento, con il braccio sinistro che pende verso il basso anziché reggere una torcia, mentre un altro modello policromo dello stesso tipo è conservato al Metropolitan Museum of Art. Nell'inventario della manifattura di Doccia la serie delle quattro stagioni è citata intorno al 1760 come “Le quattro Stagioni di Baldassar senza padellina, e con candeliere, alte circa mezzo braccio”. Secondo il Lankheit esistono due serie di stagioni di Permoser menzionate nell'inventario, che potrebbero riguardare i gruppi di figure con e senza portacandele. Balthasar Permoser (1651-1732) nel 1675 è presente a Firenze presso la bottega di Giovanni Battista Foggini, per poi tornare a Dresda nel 1689 dove lavora alla corte di Johann Georg III, Elettore di Sassonia. A rappresentare l’importanza che questo tipo di allegoria ebbe presso la manifattura si veda anche una versione differente dell’allegoria dell’inverno, con caratteristiche stilistiche e materiche vicine a questa figura, che si trova al Museo Davia Bargellini di Bologna, oppure quella del museo Stibbert di Firenze, in cui l'Inverno è rappresentato come un vecchio canuto con ampio mantello bruno che gli incornicia il volto e lo ricopre sino alle ginocchia; cm 20x9,5x5,8

 

A GINORI FIGURE, DOCCIA, CIRCA 1760

 

Bibliografia di confronto

K. Lankheit, Die Modellsammlung der Porzellanmanufaktur Doccia (1982), tav. 96;

J. Winter (a cura di), Le Statue del Marchese Ginori. Sculture in porcella bianca di Doccia, Firenze 2003, p., 27 fig. 25;

J. Munger, La porcellana di Doccia del XVIII secolo al Metropolitan Museum of Art di New York, in “Quaderni degli amici di Doccia” I (2007), ill. 18

Stima € 2.000 / 3.000
Aggiudicazione  Registrazione
Asta conclusa
Asta conclusa
72

ZUPPIERA, DOCCIA, MANIFATTURA GINORI, 1750 CIRCA

in porcellana bianca decorata a bassorilievo istoriato. La zuppiera, priva del coperchio, ha forma ovale, con costolature architettoniche a definire i riparti dedicati alle scene istoriate a bassorilievo, che ricoprono l’intera superficie; le anse sono a staffa, portate alte. Questo modello, qui acromo e probabilmente ascrivibile al primo periodo della produzione, riproduce a bassorilievo alcuni dei soggetti spesso utilizzati dalla manifattura, che traggono spunto da un gruppo di sedici placche realizzate da Guglielmo della Porta tratte dalle Metamorfosi di Ovidio. I modelli di queste opere furono realizzati da alcuni artisti presenti in manifattura nel corso del 1745 e poi tramutati in gesso. Si distinguono nei lati principali della zuppiera: La caduta dei Giganti da Guglielmo della Porta e La Morte di Niobe e i suoi figli da un disegno di Bernard Picard, mentre sotto i manici Marsia scorticato da Apollo. Una coppia di zuppiere policrome molto vicina alla nostra è conservata al Museo di Capodimonte, a conferma di come la porcellana con scene in bassorilievo in passato fosse sempre stata attribuita alla fabbrica napoletana. Pochi comunque gli altri esemplari noti realizzati con questa tecnica, che viene ricordata in archivio Ginori per la prima volta nel marzo del 1745; nei documenti, tra l’altro, il Marchese fa inoltre riferimento ad un problema tecnico di cottura, riparabile, che non ne avrebbe comunque compromesso la bella resa finale; cm 13,6x32x25,5

 

A GINORI TUREEN, DOCCIA, CIRCA 1750

 

Bibliografia di confronto

G. Morazzoni, Le porcellane italiane, vol. II, Milano 1960, tav. 190;

L. Ginori Lisci, La Porcellana di Doccia, Milano 1963, tav. XXX;

A. d’Agliano, in Baroke Luxury Porcelain (cat. della mostra), Vienna 2005, pp. 275-276 n. 95

Stima € 3.000 / 5.000
Asta conclusa
73

COPPIA DI CANDELIERI, NAPOLI, MANIFATTURA DI CAPODIMONTE, 1745 CIRCA

in porcellana bianca, a riprodurre un modello di argenteria coevo, costituiti da più parti sovrapposte, unite tra loro da un’anima metallica fermata da un vitone sotto la base. Esemplari coerenti sono conservati nel museo di Capodimonte in uno dei saloni nobili, centrati da un Crocifisso (invv. OA 5234-5239) forse eseguito da Giuseppe Gricci, corredo d’altare originariamente collocato nel Palazzo Reale di Portici, e precisamente nell’oratorio segreto di Sua Maestà, corredo di committenza reale che dagli inventari risulta trasferito nel 1806 a Palermo per l’arrivo dei francesi a Napoli, e successivamente nel 1881 dal Palazzo Reale di Caserta a Capodimonte grazie all’accorpamento delle collezioni ceramiche borboniche intrapresa da Annibale Sacco. L’apparato sacro presenta delle caratteristiche stilistiche e del modellato che lo riconducono all’intagliatore Gaetano Fumo, attivo nella fabbrica reale proprio dal 1745. Sul fondo di uno dei due la marca con il giglio blu. tipica della manifattura di Carlo II a Capodimonte; cm 50x17x17 e cm 49x16,8x16,8

 

A PAIR OF CAPODIMONTE CANDLESTICKS, NAPLES, CIRCA 1745

 

Bibliografia di confronto

O. Ferrari, Porcellane italiane del Settecento, Milano 1976, p. 139;

F. Stazzi, L’arte della ceramica. Capodimonte, Milano 1972, p. 318 n. 129;

A. Caròla Perrotti (a cura di), Le porcellane dei Borbone di Napoli. Capodimonte e Real Fabbrica Ferdinandea 1743-1806, Napoli 1986, pp. 259-260 n. 200

 

 

Stima € 8.000 / 12.000
Asta conclusa
61 - 90  di 114