DAL RINASCIMENTO AL PRIMO 900. PERCORSO ATTRAVERSO CINQUE SECOLI DI PITTURA

2 FEBBRAIO 2021
Asta, 1012
35

Giovan Battista Pittoni

Stima
€ 50.000 / 70.000
Aggiudicazione  Registrazione

Giovan Battista Pittoni

(Venezia, 1687 -1767)

ALESSANDRO ENTRA TRIONFANTE IN BABILONIA

olio su tela, cm 66x82,2

 

ALEXANDER TRIUMPHANT IN BABYLON

oil on canvas, cm 66X82,2

 

Provenienza

Dr. J. Ackerman Coles; per legato testamentario, The Newark Museum, 1926; New York, Sotheby’s, 30 Gennaio 2016, n. 761.

 

Il dipinto qui presentato è uno dei “modelletti” con cui, secondo una pratica sperimentata con successo lungo tutta la sua carriera, Giovan Battista Pittoni ripete la grande composizione commissionatagli nel 1735 da Filippo Juvarra e destinata alla Sala del Trono nel palazzo de La Granja de San Ildefonso, residenza di Filippo V di Spagna e di Elisabetta Farnese. Oltre al progetto per la facciata del palazzo, si deve infatti al grande architetto messinese la commissione a diversi pittori italiani, molti dei quali già coinvolti nella decorazione del palazzo Reale di Torino, di una serie di tele i cui soggetti tratti dalle gesta di Alessandro alludevano alle virtù del sovrano. Tra queste, per l’appunto, “Alessandro che entra trionfante in Babilonia”, ovvero la Vittoria, ordinata a Giambattista Pittoni, unico veneziano accanto a pittori di altre scuole come Francesco Trevisani, Sebastiano Conca e Francesco Solimena.

Come risulta dai documenti pubblicati per la prima volta da Eugenio Battisti (Juvarra a Sant’Ildefonso, in “Commentari” IX, 1958, pp. 273-97) ed esaminati, per quanto riguarda il Pittoni, da Franca Zava Boccazzi (Pittoni, Venezia 1979, pp. 139, cat. 100; p. 97, doc. 30) in una lettera a Filippo Juvarra scritta da Venezia il 28 settembre 1735 il pittore ringrazia per la commissione ricevuta e riferisce della avvenuta spedizione di un modello finito: più che un bozzetto, un vero e proprio modello di presentazione per il committente, una prassi già seguita in occasione di altri lavori procuratigli dallo stesso Juvarra. La corrispondenza dell’inviato spagnolo a Venezia, il conte di Fuenclara, stabilisce poi che solo nel febbraio 1737 la grande tela (cm 250x350), la cui esecuzione era stata più volte rimandata, era finalmente pronta.

Scomparso pochi mesi prima, Juvarra ne vide dunque solo il modelletto, che la Zava Boccazzi ha proposto di identificare in una tela di raccolta privata (1979, cit., p. 135, cat. 84, fig. 377; R. Pallucchini, La Pittura nel Veneto. Il Settecento, I, Milano 1994, p.536, fig. 861).

Il successo di questa invenzione, in parte debitrice del Trionfo di Mario dipinto da Tiepolo per palazzo Dolfin, ora al Metropolitan Museum, è ulteriormente documentata da un certo numero di repliche in piccolo, ricordate anche da fonti coeve, quali una versione per il conte di Fuenclara e, probabilmente, un “Trionfo di Alessandro sotto le mura di Babilonia” descritto nel 1738 nell’inventario del Maresciallo Matthias von Schulenburgh, di cui Pittoni fu consulente e restauratore tra il 1733 e il 1738.