DAL RINASCIMENTO AL PRIMO 900. PERCORSO ATTRAVERSO CINQUE SECOLI DI PITTURA

2 FEBBRAIO 2021
Asta, 1012
29

Antonio Lagorio, detto Genovesino

Stima
€ 6.000 / 8.000
Aggiudicazione  Registrazione

Antonio Lagorio, detto Genovesino

(documentato a Parma, 1652 circa – 1690 circa)

ALLEGORIA DELLA VERITÀ

olio su tela, cm 93x63

sullo sfondo, la scritta "VERITAS"

 

THE ALLEGORY OF THE TRUTH

oil on canvas, cm 93x63

on the background "VERITAS"

 

Provenienza

Bassano del Grappa, collezione Luigi Gasparini, 1959

 

Bibliografia

L. Magagnato, Palazzo Thiene sede della Banca Popolare di Vicenza, Vicenza 1966, n. 182; H. Sueur, in Italies, Peintures des musèes de la Région Centre. Catalogo della mostra, Orléans 1996; A. Mazza, Nuovo collezionismo bancario: uno sguardo alla situazione nazionale, in Il filo di Arianna. Raccolte d’arte delle fondazioni Casse di Risparmio marchigiane Jesi macerata Pesaro, catalogo della mostra di Ancona a cura di A. M. Ambrosini Massari, Milano 2000, p. 32; A. Morandotti, Studi sulla pittura barocca nell’era del Web, 1: profilo di Antonio Lagorio, in “Nuovi studi”, 5, 2000 (2001), 8, p. 86; fig. 102; U. Ruggeri, in La Pinacoteca di Palazzo Thiene. Capolavori della Banca Popolare di Vicenza, a cura di Ferdinando Rigon, Ginevra-Milano 2000, pp. 121-23, n. 34; F. Rigon, Capolavori che si incontrano. Bellini, Caravaggio, Tiepolo e i Maestri della pittura toscana e veneta nella collezione Banca Popolare di Vicenza. Catalogo della mostra, Ginevra-Milano 2014, pp. 40-41, ill.

 

Sebbene Antonio Lagorio non compaia fra gli allievi attivi nella bottega di Valerio Castello elencati da Raffaele Soprani, il biografo degli artisti genovesi, il debito da lui contratto nei confronti di tale maestro è assolutamente innegabile.

Alcuni documenti confermerebbero i natali genovesi di Lagorio, confermando il soprannome di “Genovesino” con cui fu noto; si ignorano tuttavia i suoi estremi biografici e le ragioni del suo prolungato rapporto lavorativo con il territorio dei Farnese.

Riferita al veneziano Federico Cervelli nella raccolta di provenienza, l’Allegoria della Verità che qui presentiamo, restituita al pittore da Angelo Mazza (2000, cit., p. 32), rientra a buon diritto nell’ormai consistente nucleo di opere oggi assegnategli, dopo il suo recupero critico, che però in assenza di sufficienti appigli cronologici non è possibile ordinare in una precisa scansione temporale.

Peculiare è la maniera di Lagorio di trattare le figure, con panneggi ritagliati in pieghe profonde e riconoscibilissimi visi, con nasi corti e dritti, dalle evidenti narici e insistite ombreggiature soprattutto intorno agli occhi, che rivela la sua personale fusione tra la lezione di libertà formale di Valerio Castello e il tardo Manierismo di Parmigianino.

Gli attributi della Verità rispettano le indicazioni di Cesare Ripa che nell’Iconologia la descriveva come donna bellissima con in una mano il sole, in quanto amica della luce, e nell’altra una pesca, antico simbolo della lingua.