Oggetti d'arte e sculture

30 GIUGNO 2020

Oggetti d'arte e sculture

Asta, 0340
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
ore 15.30
Esposizione
FIRENZE
Venerdì        26 giugno 2020   10-18
Sabato         27 giugno 2020   10-18
Domenica    28 giugno 2020   10-18
Lunedì         29 giugno 2020   10-18

Palazzo Ramirez Montalvo
Borgo degli Albizi 26
info@pandolfini.it
 
 
 
Stima   300 € - 40000 €

Tutte le categorie

61 - 90  di 164
71

Roma, secolo XVII

PUTTO CON TESCHIO

in marmo bianco, cm 59x28x32

 

Roman, 17th century, putto resting on a skull

 

Bibliografia di confronto

Scultura del ‘600 a Roma, a cura di Andrea Bacchi, Milano 1996

 

Il contrasto tra la figura del putto e quella del teschio di questo elegante gruppo marmoreo sottolinea lo scorrere del tempo e la precarietà dell’esistenza, dando immagine a una delle iconografie più diffuse nel Seicento, secolo fortemente affascinato dal concetto di vanitas

L’opera mostra i tipici stilemi della statuaria del primo barocco romano e dei virtuosismi nella resa di effetti di tattile morbidezza delle carni dei suoi protagonisti.

Più che al dinamismo berniniano, l’artefice delle tenere fattezze del putto sembra ispirarsi alla classica compostezza di Alessandro Algardi (Bologna,1598 – Roma,1654), trovando un interessante raffronto nel gruppo marmoreo con San Nicola da Tolentino cui appare la Vergine col Bambino, Sant’Agostino e Santa Monica, posto in una nicchia della chiesa di San Nicola di Tolentino a Roma: le sculture furono eseguite da Domenico Guidi, Ercole Ferrata e Francesco Baratta il Vecchio su modelli dell’ Algardi che, secondo Bellori, poté rifinirle prima della morte.

Alessandro Algardi produsse inoltre, lungo l’arco di tutta la sua carriera, numerosi modelli per sculture da tradurre poi in altri materiali; tra questi, l’Ercole fanciullo con il serpente in bronzo, conservato a Burghley House (collezione Marchese Exeter), il gruppo con Eros e Anteros in marmo proveniente da Palazzo Sampieri a Bologna e oggi presso le collezioni del Liechtenstein, o la scultura in bronzo raffigurante il Sonno della Galleria Borghese di Roma, offrono caratteristiche tipologiche e morfologiche che richiamano il nostro Putto con teschio.

 

Stima   € 30.000 / 50.000
Aggiudicazione  Registrazione
74

Andrea di Michelangelo Ferrucci (Fiesole, Firenze 1559 - Firenze 1626)

BUSTO DI GIOVANE

in bronzo dorato poggiante su cherubino ad ali spiegate, su colonna a tutto tondo in marmo nero del Belgio terminante su basamento quadrangolare in breccia di marmo, alt. cm 20, alt. busto cm 9,5

 

Andrea di Michelangelo Ferrucci (Fiesole, Firenze 1559 - Firenze 1626), bust of a young man

 

Provenienza

Firenze, Collezione Carlo De Carlo;

Firenze, Collezione privata

 

Bibliografia

Eredi Carlo De Carlo. Parte seconda. Importanti sculture dal Medioevo al Rinascimento, mobili, bronzi, oggetti d’arte, maioliche, rari dipinti di maestri primitivi, Semenzato Casa d’Aste, Firenze 2001, lotto 60

 

Bibliografia di confronto

S. Bellesi, Precisazioni sulla vita e sull’attività dello scultore fiorentino Andrea di Michelangelo Ferrucci, in “Antichità viva”, 1989, 1, pp. 49-55; S. Bellesi, Scuole e tendenze fiorentine tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, in Pietro Bernini. Un preludio Barocco, catalogo della mostra, Firenze 1989, pp. 40-41; C. Pizzorusso, A Boboli e altrove. Scuture e scultori fiorentini del Seicento, Firenze 1989, pp. 39-40; C. Pizzorusso, Indizi per una fontana di venere, in Boboli 90, atti del convegno, Firenze 1991, p. 84; S. Blasio, ad vocem, Ferrucci, Andrea di Michelangelo, in Repertorio della scultura fiorentina del Seicento e del Settecento, a cura di G. pratesi, vol. I, Firenze 1993, p. 44; vol. II, tavv. 140-144.

 

Le piccole dimensioni e l’assenza di una base permettono di ipotizzare che il busto di giovane, forse un apostolo, finemente cesellato, fosse una delle decorazioni di una un prezioso altare o di uno stipo. I nobili lineamenti del volto, dalle labbra teneramente contratte e le arcate sopraccigliare espressivamente inarcate, indicano l’ispirazione neoellenistica del suo artefice. Il suggestivo pittoricismo, assai evidente nella testa e nelle ali del cherubino e nella resa serpentinata dei capelli del giovane mettono in luce il debito nei confronti di realizzazioni Giovanni Caccini (Montopoli in Val d'Arno, 1556 – Firenze, 1613) quali il Cristo redentore della collezione Piasecka Johnson a Princeton o gli Angeli reggi torcia della chiesa di Santo Spirito di Firenze.

Tali caratteristiche hanno condotto Claudio Pizzorusso ad attribuire il piccolo bronzo ad Andrea di Michelangelo Ferrucci che dopo un primo apprendistato nell’officina paterna, lavorò con Valerio Cioli, coltivando la sua ammirazione per Michelangelo e la sua vocazione neo rinascimentale. Stringente il confronto con la coppia di angeli scolpita da Ferrucci verso il 1615 per l’altare maggiore della chiesa fiorentina di Ognissanti, naturale filiazione di quelli del Caccini in santo Spirito citati: si vedano i volti e la chioma riccioluta tra classicismo ellenizzante e pittoricismo già prebarocco che ritornano anche nei due putti ai lati della fontana detta La Grotticina (Firenze, Museo degli Argenti).

L’attività di bronzista del Ferrucci è documentata nel 1597 dalla sua collaborazione alla progettazione delle porte della cattedrale di Pisa e nel 1614 quando, insieme a Pietro Tacca e Orazio Mochi, completò i modelli in bronzo con le Fatiche di Ercole commissionate da Cosimo II come dono per il re d’Inghilterra. Il suo più prestigioso lavoro fu tuttavia l’esecuzione dell’altare dorato di San Carlo Borromeo, altra commissione medicea che lo tenne occupate presso le officine granducali sino al 1624.

Secondo Claudio Pizzorusso, il piccolo busto maschile può essere collocato nel secondo decennio del Seicento, costituendo una rara testimonianza di Andrea di Michelangelo Ferrucci quale bronzista.

 

Stima   € 2.000 / 3.000
Aggiudicazione  Registrazione
80

Colin Nouailher, Limoges, seconda metà secolo XVI

CROCIFISSIONE CON DOLENTI

placca in rame e smalti policromi di forma rettangolare; siglata C.N. in oro in basso a destra, cm 30,2x25. Entro cornice in legno intagliato e dorato, cm 41x34

 

Colin Nouailher, Limoges, second half 16th century, Crucifixion with the Virgin and Saint John

 

Provenienza

Roma, Collezione Sangiorgi;

Firenze, Pandolfini (17 maggio 1993, lotto 261);

Firenze, Collezione privata

 

Bibliografia di confronto

S. Baratte, Les émaux peint de Limoges, Paris 2000, pp. 62-73

 

La tecnica dello smalto dipinto apparve durante la metà del XV secolo, forse prima nei Paesi Bassi, seguita presto da Limoges durante il regno di Luigi XI di Francia (1461-1483), dove fiorì in vari laboratori nel corso del XVI secolo, godendo dei privilegi del re che le garantì quasi un monopolio in Francia, e proprio al re spettava il diritto di concedere il titolo di maestro nella corporazione degli smaltatori, limitato ad alcune famiglie. Gli smalti venivano prodotti in laboratori che spesso persistevano nella stessa famiglia per diverse generazioni ed erano spesso firmati sull’oggetto, o identificabili, almeno per quanto riguarda la famiglia o il laboratorio, tramite segni di punzonatura sul retro dei pannelli, nonché dallo stile. Le botteghe di Limoges raggiunsero l'apice nel XVI secolo con una grande produzione di placche, piatti e stoviglie di smalto dipinte su rame, e tra esse le più note intorno alla metà del XVI secolo furono proprio quelle di Colin Nouailher, Pierre Reymond e Jean Pénicaud.

 

Stima   € 5.000 / 8.000
61 - 90  di 164