Dal Rinascimento al Primo '900 Percorso attraverso 5 secoli di pittura | DIPINTI DEL SECOLO XIX

1 LUGLIO 2020
Asta, 0339
62

Giuseppe Canella

Stima
€ 45.000 / 65.000

Giuseppe Canella

(Verona 1788 - Firenze 1847)

I MULINI DI SANTA ANASTASIA DA REGASTE REDENTORE

olio su tela, cm 66x92

firmato in basso a sinistra


THE MILLS OF SANTA ANASTASIA FROM REGASTE REDENTORE

oil on canvas, 66x92 cm

Bibliografia
F. Pesci (a cura di), Imago urbis. Il volto di Verona nell'arte, Verona 2001, p. 121

 

L’opera è corredata da autentica di Gustavo Predaval in data Milano 20.09.1983

 

Giuseppe Canella è considerato uno dei più apprezzati pittori di vedute dell’Ottocento. Attivo nella prima metà del secolo, quando i paesaggi di composizione stavano cedendo il posto allo studio del vero, all’osservazione di fenomeni atmosferici e alla mutazione della luce, si afferma prima ai Salon parigini e poi alle mostre milanesi vantando diverse committenze tra la nobiltà lombarda. Nel 1832, dopo un lungo soggiorno all’estero, rientra a Milano dove si era trasferito per frequentare l’Accademia di Brera, mantenendo un legame con Verona, la sua città di origine. In questa veduta veronese l’artista raffigura un piacevole e arioso scorcio dominato dall’imponenza della basilica di Sant’Anastasia. Con una cura estrema, Canella descrive non solo l’agglomerato dai chiari edifici affacciati sull’Adige e i caratteristici mulini collocati lungo il fiume, ma anche tanti piccoli dettagli, dagli abiti dei passanti all’ombrello rosso del venditore ambulante, alla carriola in primo piano. Seguendo il susseguirsi di campanili che svettano tra le case, il nostro occhio si sposta a sinistra e si sofferma sul ponte ora brulicante di figurine, che immaginiamo illuminato, la sera, dalla luce di un lampione solitario. Sull’estremità sinistra incombe l’angolo in ombra di un edificio dal cui balcone si affaccia una donna raffigurata in pieno sole.

Con questo quadro il pittore ci offre un’interessante e suggestiva testimonianza della vita cittadina ottocentesca quando ancora il corso d’acqua nella cui ansa la città ha avuto origine svolgeva un ruolo primario. Questo era il punto in cui l’Adige raggiungeva la sua massima ampiezza e accoglieva i barconi carichi di derrate destinate alla macinazione che avveniva nei mulini natanti.