MOBILI, DIPINTI E SCULTURE: RICERCA E PASSIONE IN UNA COLLEZIONE FIORENTINA

16 OTTOBRE 2019
Asta, 0313
124

FINIMENTO DA SALOTTO, HENRY THOMAS PETERS, GENOVA, 1845-1850 CIRCA

Stima
€ 10.000 / 15.000

FINIMENTO DA SALOTTO, HENRY THOMAS PETERS, GENOVA, 1845-1850 CIRCA

in ebano composto da tavolo, divano, due poltrone e due sedie, stampigliatura PETERS GENOA sui cassetti; tavolo cm 75x135x74, divano cm 135x178x58, poltrone cm 135x66x58, sedie cm 114x50x50

 

A SET OF SEAT FURNITURE BY HENRY THOMAS PETERS, GENOA, CIRCA 1845-1850

 

Bibliografia

A. Rathschuler, Henry Thomas Peters e l’industria del mobile nell’Ottocento, Genova 2014, pp. 101-102

 

Bibliografia di confronto

M. G. Canale, Catalogo dell’Esposizione di Genova, Genova 1846;

G. Morazzoni, Il mobile genovese, Milano 1949;

S. Rebaudi, “E. T. Peters e il mobile genovese della Restaurazione”, in Genova, a. XXVIII, n. 7, luglio 1951;

M. G. Montaldo, “Mobili ottocenteschi genovesi inediti”, in La Casana, anno XVI, n. 3, luglio/settembre 1974;

E. Baccheschi, “Note sui mobili del Regno sardo dalla Restaurazione a Vittorio Emanuele II”, in Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna, vol. II, Torino 1980;

M. G. Montaldo Spigno, Michele Canzio, Genova 1987;

M. Agnellini (a cura di), Mobili italiani dell’Ottocento, con un saggio di F. Simonetti, Milano 1991;

E. Baccheschi, “I mobili di Peters”, in Antiques, n. 14, settembre 1991;

R. Collu, Villa Durazzo Faraggiana. Albissola Marina, Genova 1992;

E. Baccheschi, Mobile europeo dell’Ottocento, Milano 1995;

A. Gonzales-Palacios, Il mobile in Liguria, Genova 1996;

R. Antonetto, Gabriele Capello “Moncalvo”. Ebanista di due re, Torino 2004;

S. Pettenati, Mobilità degli arredi del Castello, in G. Carità (a cura di), Pollenzo. Una città romana per una “Real Villeggiatura romantica”, Savigliano 2004;

M. Macera (a cura di), Piccoli Principi. Memorie e sogni in real villeggiatura, catalogo della mostra, Marene 2007

 

L’imponente salotto, costituito da un tavolo, un divano, due poltrone e due sedie, è opera straordinaria dell’ebanista inglese Henry Thomas Peters.

Nato a Windsor nel 1793 egli giunse a Genova nel 1817 e nella città ligure, in cui la produzione mobiliare risultava ancora legata a modi artigianali, l’ebanista, con i suoi modi spigliati ed imprenditoriali, impianta una vera e propria fabbrica figlia della Rivoluzione industriale. Vive anni di gloria e fama entrando nelle grazie delle famiglie nobili genovesi. Probabilmente i primi committenti sono i Durazzo, quindi i Brignole Sale, i De Mari fino ad arrivare all’apogeo, i Savoia: del 1828 sono i primi pagamenti per lavori di ammobiliamento del Palazzo Reale di Genova, mentre nel 1833 iniziano quelli per il Reale Castello di Racconigi. La soddisfazione di Carlo Alberto, succeduto al primo committente Carlo Felice, sarà tale da portarlo nel 1835 a nominare Peters “Ebanista di Sua Maestà” e di servirsi della sua opera fino al 1847.

Il salotto presente in asta fu commissionato dalla famiglia Durazzo, come mostra lo stemma rappresentato alla sommità di ogni schienale, in cui le arme gentilizie vengono intagliate nel legno esattamente con i tratteggi araldici corrispondenti ai loro smalti: rosso a tre fasce d’argento, al capo d’azzurro caricato da tre gigli d’oro in fascia.

Non è da escludere che proprio la famiglia Durazzo, la più anglofila tra la nobiltà genovese, abbia favorito l’arrivo di Peters a Genova. Gli scambi assidui, i rapporti di commercio e di consumo culturale che, fin dagli anni Settanta del Settecento, Ippolito Durazzo padre di Marcello e il fratello Giacomo Filippo III hanno con Londra, sicuramente agevolano lo stabilirsi d’imprenditori inglesi in città, aprendo la via all’industrializzazione. Per i Durazzo l’ebanista esegue anche, all’inizio degli anni ’20, uno splendido salotto, il cosiddetto “Salotto azzurro” per la Villa dello Zerbino.

Il salotto qui presente è da datare ad un’epoca molto più tarda, intorno al 1845/50 in quanto i caratteri stilistici corrispondono ad un gusto eclettico, tipico dei neo-stili, diffusissimo a metà Ottocento.

L’eccezionalità di questi mobili sta proprio nel fatto che stilisticamente essi escano dal gusto più consueto dell’ebanista che, pur nelle sue varietà, corrisponde generalmente ad una equilibrata fusione tra il Regency della sua madre patria, gli stili prettamente francesi del Luigi XVIII e del Carlo X e lo stile italiano della Restaurazione, su cui sempre dominano tre aspetti fondamentali: raffinatezza decorativa, sobrietà e funzionalità.

Probabilmente il lanciarsi in un’operazione artistica di carattere fortemente ecclettico, come nel caso del “salotto Durazzo”, fu dettato dal bisogno di adattarsi, in un momento di forte crisi della Ditta Peters, ai modelli “imposti” dalla committenza.

A togliere, comunque, ogni dubbio sulla paternità è il marchio di Peters, ben evidente su entrambi i cassetti del tavolo.

Il salotto è eseguito totalmente in ebano massello ed è caratterizzato da una sontuosissima decorazione scultorea.

L’eclettismo è spettacolare e quasi spietato. La forma molto movimentata unisce parti strutturali del Barocchetto, come gli schienali sagomati, con parti neoclassiche, come i sedili a linea rigida con sostegni a colonna rastremata e bracciolo retto. La decorazione fonde elementi gotici, come pinnacoli e archi a sesto acuto, a motivi barocchi, come le traverse tornite, le carnose foglie accartocciate e “piumeggianti”, i mascheroni, ed esplode nella scultura a tutto tondo di corpi umani originati da dinamiche volute fitomorfe. Le figure che costituiscono i montanti dei braccioli, rappresentano delle erme, munite di ampie ali spiegate, scolpite in modo realistico fino alla cintola e caratterizzate da un individualismo accentuato. Una giovane donna col volto disteso e i capelli raccolti, i seni turgidi, il ventre ben tornito, s’accompagna a un satiro dal secco busto, dalle orecchie appuntite, dal sorriso ironico, e supportano i braccioli del divano. Una coppia di giovani negri, adolescenti, lui con torace non ancora pienamente sviluppato, lei di forme esili, entrambi con volti bambini segnati da labbra carnose, adornano una poltrona. Un’altra poltrona mostra la coppia più peculiare, due anziani dai lineamenti fini, lui fortemente stempiato, lei avvizzita nel corpo e nel viso scavato da profonde rughe, col capo avvolto in un semplice turbante.

La pesantezza decorativa del salotto si stempera nell’eccellente qualità tecnica che Peters manifesta in ogni particolare; una bravura scultorea già nota grazie ai suoi raffinatissimi intagli in mogano, ma che in questi suoi ultimi pezzi viene altamente evidenziata.

 

Antonella Rathschuler