MOBILI, DIPINTI E SCULTURE: RICERCA E PASSIONE IN UNA COLLEZIONE FIORENTINA

16 OTTOBRE 2019
Asta, 0313
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COPPIA DI PALCHETTI PER TENDE, TOSCANA, SECONDA METÀ SECOLO XVIII

Stima
€ 2.000 / 3.000
Aggiudicazione  Registrazione

COPPIA DI PALCHETTI PER TENDE, TOSCANA, SECONDA METÀ SECOLO XVIII

in legno intagliato e dorato, fregio intagliato a mezze foglie rivolte verso il basso tra archetti rovesciati con perlinatura sottostante sul quale si applica un’ampia fascia riccamente scolpita a giorno con vaso di fiori al centro inquadrato ai lati da animali fantastici dal cui busto si dipartono tralci fioriti con mascherone centrale che si portano verso gli angoli, scolpiti a motivo di arpia alata con cesto di fiori sulla testa, cm 37x210x23

 

A PAIR OF TUSCAN PELMETS, SECOND HALF 18TH CENTURY

Questi due palchetti per tende, insieme all'elaborato baldacchino (lotto n. 62), documentano l’abilità degli intagliatori toscani nell’elaborare sempre nuove e fantasiose decorazioni in stile neoclassico, in gran parte ricavate dai repertori d’ornato inglesi. Il recupero del classicismo nelle arti decorative avvenne infatti nel Granducato di Toscana sia sul piano di una generale ripresa dei temi decorativi desunti dall’antichità, sia su quello della più specifica rielaborazione degli ornati a grottesca cinquecenteschi. E’ sintomatico, a questo proposito, che fin dalla sua fondazione nel 1785 all’Accademia di Belle Arti fosse previsto un posto di “maestro di grottesco”, occupato da Luigi Levrier (1736 - 1817), con il compito di guidare ed istruire parte dei giovani allievi intenzionati a specializzarsi nel ramo di quelle “arti meccaniche” attraverso le quali Pietro Leopoldo tentava di risollevare l’economia dello Stato. Proprio a questo scopo Levrier, insieme ad Ildebrando Poggi e a Carlo Lasinio diedero alle stampe, tra il 1785 e il 1798, uno scelto gruppo di decorazioni a grottesca presenti nei palazzi fiorentini che costituirono la indiscussa fonte d’ispirazione per tutti quei mobilieri e decoratori attivi tra la fine del Settecento e l’inizio del secolo successivo. Non solo, ma Luigi Levrier si fece promotore per l’acquisto dei nuovi repertori d’ornato francesi ed inglesi da mettere a disposizione dei giovani allievi. Ciò favorì un continuo aggiornamento stilistico da parte delle maestranze toscane che così furono in grado di contrastare con le loro creazioni l’importazione di generi di lusso dall’estero.
E’ il caso degli arredi qui esaminati evidentemente ispirati alle opere di Thomas Chippendale e di George Hepplewhite con la variante dell’inserimento di figure mostruose derivate dal variegato repertorio delle grottesche, come si può vedere in alcuni palchetti per tende e frontoni di specchiere intagliati durante gli anni novanta del Settecento da Lorenzo Dolci, secondo una tendenza inaugurata a Firenze nel 1780 dall’intagliatore Giovanni Rabellini Castagnole (E. Colle, Il mobile Neoclassico in Italia …, p. 200).
Tale moda ebbe un sicuro seguito anche a Siena dove erano attivi provetti intagliatori quali Luigi Bonanni e Antonio di Lorenzo Rosi che presero attivamente parte a quel rinnovamento del gusto operatosi durante l’ultimo decennio del secolo grazie anche all’arrivo in città di Luigi Ademollo, incaricato di affrescare alcuni dei palazzi e delle chiese, come ad esempio quella dell’Oratorio di San Sebastiano dove il Rosi aveva intagliato, su disegni dell’artista, le decorazioni neoclassiche dell’altare (S. Chiarugi,  Botteghe di mobilieri …, p. 85). I laboratori senesi, al pari di quelli fiorentini, risultavano infatti, a detta di padre Guglielmo Della Valle, assai abili nell’eseguire “intagli in legni assai graziosi, e delicati, massimamente delle cornici de’ quadri, negli ornati de’ tavolini, e negli specchi” (G. Della Valle, Lettere Sanesi …, 1786, p. 331). Forse i mobili che decorano la cosiddetta Camera dell’Alfieri nella villa di Bianchi Bandinelli a Geggiano, nei pressi di Siena, con le loro raffinate decorazioni a metà strada tra l’ormai morente Rococò e le incipienti citazioni neoclassiche, potrebbero essere usciti dalla bottega del Rosi. Un laboratorio quindi che, come quello di Lorenzo Dolci, sarebbe stato in grado di eseguire i complicati intrecci delle volute di foglie d’acanto che si dipartono dalle esuberanti composizioni floreali e le eleganti figure delle arpie poste ad ornare il baldacchino e i palchetti delle tende.

Enrico Colle

Bibliografia di riferimento
G. Della Valle, Lettere Sanesi del padre maestro Guglielmo Della Valle minor conventuale socio delle RR. Accademia delle Scienze e Agraria di Torino sopra le belle arti, Roma 1786;
S. Chiarugi, Botteghe di mobilieri in Toscana 1780 - 1900, Firenze 1994;
E. Colle, Il mobile neoclassico in Italia. Arredi e decorazioni d’interni dal 1775 al 1800, Milano 2005