ARCADE | Dipinti dal secolo XVI al XX

2 OTTOBRE 2019

ARCADE | Dipinti dal secolo XVI al XX

Asta, 0311
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo


ore 10.30
lotti 1-120

ore 15.00
lotti 121-223

ore 17.00
lotti 231-310
Esposizione
FIRENZE
Venerdì     27 settembre               10-18
Sabato      28 settembre               10-18
Domenica  29 settembre               10-18
Lunedi       30 settembre               10-18


 
 
 
Stima   200 € - 30000 €

Tutte le categorie

1 - 30  di 301
87

Tommaso Salini

(Roma 1575 ca-1625)

SAN GIOVANNI BATTISTA

olio su tela, cm 55,5x70

 

SAINT JOHN THE BAPTIST

oil on canvas, cm 55,5x70

 

Bibliografia

Galleria Nella Longari, Spunti per conversare, 2008, Milano, pp.52-54

 

Il dipinto è corredato da parere scritto di Mina Gregori datato 13 giugno 2006 che qui riportiamo integralmente:

"Il soggetto, che fu tra i più amati di Caravaggio, già di per se ci riporta all'ambiente romano e alla cerchia dei pittori che lo imitarono. Il modo originale, privo di soggezione, di rappresentare il Santo, abbandonato in una posa inconsueta e rivolto al cartiglio dove la scritta che lo riguarda prefigura la passione di Cristo, con il busto visto da pittore naturalista e il lungo braccio articolato con particolare attenzione per assecondare la posa informale, sono caratteristi del pittore Tommaso Salini, seguace e amico di Giovanni Baglione e oppositore di Caravaggio nel famoso processo del 1603.

Nonostante questa presa di posizione, anch'egli, come il Baglione, non sfuggì al fascino del pittore lombardo. Quest'opera è dipinta con una notevole libertà di concezione che si esprime come in Salini, con la funzionalità dinamica della posa, e con una profonda comprensione di quanto consentiva la ripresa dal naturale del modello. Che si tratti del Salini è divenuto certezza procedendo nelle analisi comparative.

Il dipinto che mi conferma definitivamente l'attribuzione a lui è l'Incoronazione di spine' della collezione Neri a Firenze. In quest'opera almeno due figure, il Cristo e l'aguzzino torturatore ripetono lo stesso del volto e il caratteristico naso pronunciato che vediamo nel nostro San Giovannino.

Partendo da questa 'Incoronazione' troviamo innumerevoli riferimenti in altre opere del Salini: e cito in particolare il 'Martirio dei Santi Quattro Coronati', l' 'Amore vittorioso' di Praga, le due 'Incoronazioni di spine' di Mosca e di ubicazione ignota, per le quali rimando al n. 475 di 'Paragone' 

 

Stima   € 6.000 / 10.000
Aggiudicazione  Registrazione
112

Scuola veneta, sec. XVII

I TRE FILOSOFI

olio su tela, cm 103,5x134

 

Venetian school, 17th century

THE THREE PHILOSOPHERS

oil on canvas, cm 103,5x134

 

Eraclito e Democrito si trovano spesso raffigurati con un singolare contrasto poiché l’uno continuamente ride, l’altro invece piange. Il filosofo che ride è Democrito: se tutto è davvero una danza di atomi nel vuoto ne consegue che ogni vicenda umana deve rinunciare ad avere un senso e ridicole appaiono le preoccupazioni degli uomini che non sanno adeguare le proprie passioni a ciò che la ragione ci insegna. Al suo riso fa da contrappunto il pianto di Eraclito, il filosofo del divenire che non può distogliere gli occhi dalla caducità degli eventi e che nel tempo che travolge tutte le cose avverte la tragicità del mondo.

I due atteggiamenti emblematicamente contrapposti nei riguardi degli accadimenti terreni, simboleggiati dal globo a cui i due filosofi si rivolgono, vengono, nella tela offerta caricati sino al grottesco: l’ambientazione e il carattere semplice, quasi popolare, dei saggi, richiamano le numerose prove conosciute, ritraenti filosofi antichi, di ambito napoletano – si vedano per esempio le prove di Mattia Preti e Luca Giordano - soggetti però notevolmente diffusi anche in area veneta tra i cosiddetti pittori tenebristi.

Le smorfie grottesche sono altresì avvicinabili ad artisti nordici, per lo più fiamminghi, operanti in Italia, suggestionati a loro volta dalle ombrose atmosfere di matrice caravaggesca.

 

Stima   € 22.000 / 35.000
45

Scuola veneta, sec. XVII

DILUVIO UNIVERSALE

olio su tela, cm 75x100

 

Venetian School, 17th century

THE GREAT FLOOD

oil on canvas, cm 75x110

 

Il tema del Diluvio Universale è stato affrontato da Alessandro Turchi, detto l’Orbetto (Verona, 1578 – Roma, 1649) almeno due volte, con molte varianti e in dimensioni piuttosto contenute. Stringenti sono le analogie compositive che il nostro esemplare presenta con il rame della collezione Molinari Pradelli (cfr. D. Scaglietti Kelescian, a cura di, Alessandro Turchi detto l’Orbetto 1578-1649, catalogo della mostra Verona 1999, Milano 1999, scheda 27, pp. 126-127): le figure che appaiono quasi isolate sul primo piano della scena riprendono nelle pose e nella gestualità, se pur con notevoli differenze, quelle ideate dall’Orbetto che prese come modelli di riferimento Michelangelo nella volta della Sistina e Raffaello nelle Logge, oltre che l’affresco con lo stesso soggetto eseguito da Antonio Carracci nel fregio di una delle stanze

nel palazzo del Quirinale a Montecavallo a Roma, palazzo dove lo stesso pittore Veronese lavora.

L’ambientazione composta degli stessi elementi – l’albero utilizzato come quinta scenica sulla destra, l’arca sullo sfondo al centro e il promontorio sulla sinistra – mostra, analogamente, significative varianti sia nel maggiore respiro compositivo, risultato di una diversa scansione delle figure e al maggiore spazio riservato al paesaggio, che nell’intonazione un poco più cupa e maggiormente contrastata luministicamente, più vicina in tali caratteristiche all’altra opera dell’Orbetto con tale soggetto menzionata in apertura, oggi al Louvre, e considerata leggermente successiva, risalente infatti agli anni romani dell’artista, subito dopo le sue prove del 1620-1621 (cfr. D. Scaglietti Kelescian, a cura di, Alessandro Turchi detto l’Orbetto 1578-1649, catalogo della mostra Verona 1999, Milano 1999, scheda 33, pp. 138-139).

Stima   € 6.000 / 8.000
1 - 30  di 301