Arte Moderna e Contemporanea

10 GIUGNO 2019

Arte Moderna e Contemporanea

Asta, 0304
MILANO
Centro Svizzero
via Palestro, 2
ore 16:00
Esposizione
MILANO
6 - 9 giugno ore 10-19

Contatti
Tel: +39 055 2340888
E-mail: artecontemporanea@pandolfini.it
info@pandolfini.it

Per informazioni e commissioni scritte e telefoniche
dal 6 all' 11 giugno
Centro Svizzero
Tel. +39 02 76320327
Tel. + 39 02 76320328
artecontemporanea@pandolfini.it

 
 
 
Stima   300 € - 150000 €

Tutte le categorie

31 - 60  di 165
46

NIKOS KESSANLIS

(Salonicco 1930 - Atene 2004)

Conversazione

1957

olio su tela

cm 48x34

firmato e datato in basso a destra

al retro firmato, datato e titolato

al retro numerosi timbri indecifrabili

 

Conversation

1957

oil painting on canvas

cm 48x34

signed and dated lower right

on the reverse signed, dated and titled

on the reverse several indecipherable stamps

 

Esposizioni

Galleria Numero, Firenze 1959

Galleria L'Obelisco, Roma 1959

Collezione Museo Nazionale 

 

Nikos Kessonlis nasce a Salonnico nel 1930, studia pittura alla scuola di belle arti di Atene con insegnante Yannis Moralis e al contempo lavora come assistente nell’atelier di N.Nikolaou e di G.Spiropoulou. Il 1955 si trasferisce in Italia, a Roma dove continua gli studi all’ Istituto Centrale del Restauro, lavora presso la Cappella degli Eremiani di Padova dove dipinge le pareti. Nel 1958 la su aprima personale alla galleria l’Obelisco presentata da Giulio Carlo Argan, nello stesso anno partecipa alla Biennale di Venezia con un’opera informale. Con Dimitris Kontos, Kostas Tscolis, Yannis Gaitis, e Vlassis Caniaris forma il Gruppo Sigma. Alla fine degli anni Cinquanta crea la serie di Walls, composizioni che realizza incollando e raschiando una moltitudine di strati spessi di coagulazioni di colore.

Nel 1959 vince il primo premio Amedeo Modigliani a Livorno, e decide di trasferirsi a Parigi dove si può confrontare con un ambiente dinamico e all’avanguardia e restare in stretto contatto con Pierre Restany, che sin dagli esordi segue il lavoro dell’artista. Nel 1961 vince il Premio Lissone e la menzione d’onore alla Biennale di San Paulo Brasile. Sono anni ricchi di esposizione sia a Parigi che in Italia ( Roma, Venezia, Firenze). Durante questo periodo inizia ad usare gli oggetti trovati objet trouves , materiali vari e tessuti, creando la serie Gesti, punto culminante di questa serie è il provocatorio Great White Gesture, con il quale interviene al teatro La Fenice, nella mostra Tre proposte per una nuova scultura greca, a cura di Pierre Restany, nell'ambito della Biennale di Venezia del 1964. Nello stesso anno entra a far parte del Mec Art Group con Di Bello, Rotella, Mariani e Bertini e i francesi Beguier e Jacquet sotto la supervisione di Pierre Restany. Sono gli anni che elabora anche opere fotografiche mettendo in atto l'intervento dell'immagine attraverso sperimentazioni con la riproduzione fotomeccanica, partecipa alla mostra Hommage a Nicephore Niepce alla galleria J con la sua opera Phantasmagorias of Identity. Nel 1966 progredisce nelle sue ricerche fotomeccaniche attraverso la serie Riforma. In Meta-Structures, lavora su più modi possibili di decostruire l'immagine, intervenendo e ridipingendo su fotografie di riproduzioni classiche. Dagli anni Ottanta in poi ringiovanisce il suo stile pittorico attraverso le pareti, i ritratti e i palinsesti. Nel 1996 ha ristampato le fotografie della precedente serie Cements. Nel 1981 è eletto professore alla Scuola di Belle Arti di Atene e nel 1991 fu eletto ricopre il ruolo di preside della facoltà di belle arti di Atene per quattro anni. Nel 1988 ha rappresentato la Grecia alla Biennale di Venezia. Nel 2000 ha disegnato l’opera Coda per la stazione della metropolitana di Omonia.

Ha partecipato a numerose mostre Biennali di Venezia (1958, 1976, 1988) e Biennali di San Paolo (1961 e 1963) Biennale di Young Artists (1963 e 1965), retrospettiva dal 1955 al 1997, Macedone Museum of Contemporary Art, Salonicco, 1997. Nella Biennale di Atene, 2007 viene dedicata una mostra postuma Nikos Kessanlis: Da Matiere all'Immagine, Museo Nazionale di Arte Contemporanea. Muore nel 2004.

 

 

Stima 
 € 3.800 / 5.200
57

ALIGHIERO BOETTI

(Torino 1940 - Roma 1994)

Giocare

1978

penna biro nera su carta applicata su tela

cm 70x100

firmato

 

Playing

1978

black biro pen on paper applied on canvas

cm 70x100

signed

 

Provenienza

Marco Noire Contemporary, Torino

Collezione privata, Milano

 

Bibliografia

Jean-Christophe Amman, catalogo generale dell'opera di Alighiero Boetti, n.960

 

L'opera è registrata presso l' Archivio Alighieri Boetti, con il numero 2380

 

“...Io penso che ogni cosa contenga il suo contrario, per cui l’atteggiamento preferibile dovrebbe essere quello di azzerare i concetti , distenderli, spiegarli; proprio come si può spiegare un foglio di carta, cosiÌ si può ordinare e disordinare una coppia o una classe di concetti , senza privilegiare mai uno dei due termini contrapposti , ma al contrario cercare sempre uno nell’altro: l’ordine nel disordine, il naturale nell’artificiale, l’ombra nella luce e viceversa...”

Boetti , Dall’oggi al domani, a cura di S. Lombardi, Brescia 1988

Un buon quadro dovrebbe avere parecchi strati, avere una densità, direi, molecolare. Cioè bisogna che contenga la bellezza, perché a chi guarda deve restituire un piacere: primo strato secondo me fondamentale (...) Nel secondo strato ceÌ già un’elaborazione su questa immagine, un sentimento inquietante o piacevole. E poi c’eÌ una terza dimensione, la più nascosta, la più segreta, più difficile da spiegare. E’ come se io scrivessi una parola in nero su un foglio bianco. Di solito si guarda la scritta nera, nella terza dimensione si riesce a guardare la forma bianca che la scritta nera determina attorno a seì, cioè il significato che normalmente non si afferra. Ecco grosso modo i tre strati di un’opera d’arte”

 Alighiero Boetti , Che cosa sia la bellezza non lo so, conversazione con Sergio Givone, a cura di  M.Bonomo e E Cicelyn, Milano 1991

 

Boetti inizia a realizzare questa tipologia di lavori a partire dagli anni Settanta, utilizzando la tecnica del tratteggio con le comuni penne a sfera, che in questo caso è nera. E’ noto che solitamente si facesse coadiuvare da due assistenti (un uomo e una donna), introducendo così nell’operato figure alternative che portarono a infinite varianti e casualità, mettendo in atto una metodologia antigerarchica che sovvertì il concetto di centralità . La copertura totale della superficie è concepita per mettere in risalto la parola facendo emergere dal colore il concetto in modo naturale e spontaneo.  Questa tipologia di opere racchiudono i temi centrali della  ricerca boettiana: dall’approccio sperimentale, a quello poetico,   a quello ludico, fondamentale per tutto il suo corso artistico, così come  il tempo che si configura come un elemento primario e centrale, basti pensare alla realizzazione che  prevede un estenuante, lento e ripetitivo lavoro manuale.  

 

 

 

Stima   € 80.000 / 130.000
Aggiudicazione  Registrazione
58

ENNIO MORLOTTI

(Lecco, Como 1910 - Milano 1992)

Nudi

1967

olio su tela

cm 115x123,5

firmato e datato in basso a destra Morlotti '67

al retro residuo di cartiglio Galleria Il Milione

al retro residuo di cartiglio riportante titolo Miseria e splendore della carne - MAR

Museo d'Arte della Città di Ravenna

 

Naked

1967

oil on canvas

cm 115x123,5

signed and dated lower right Morlotti '67

on the reverse remains of label of Galleria Il Milione

on the reverse remains of label with exhibtion title Misery and splendor of the

flesh - MAR Museo d'Arte della Città di Ravenna

 

Provenienza

Collezione privata

 

Esposizioni

San Gimignano, 1972

Busto Arsizio, 1984

Miseria e splendore della carne - 19 Febbraio 2012 - 17 Giugno 2012- MAR

Museo d'Arte della Città di Ravenna

 

Bibliografia

Miseria e splendore della carne - 19 Febbraio 2012 - 17 Giugno 2012- MAR

Museo d'Arte della Città di Ravenna

R.Tassi in "L'approdo letterario", XIX n. 42, 1968, Tav. 1

M. Valsecchi, 1972, cat. tav. 149.30

S.Crespi, 1984, cat. tav. s.n.

Gianfranco Bruno, Pier Giovanni Castagnoli e Donatella Biasi, Ennio Morlotti Catalogo

ragionato dei dipinti, Tomo I, p. 368 n.97

 

 

In Cézanne c’è la sacralità della luce che divinizza ogni cosa; io vorrei fare la sacralità della carne” Ennio Morlotti - Il Tempo intervista di Mario Valsecchi

 

Ennio Morlotti nella sua immensa produzione improntata principalmente sul rapporto con la natura si dedica sin dagli esordi anche alla figura femminile: figure umane in contrasto e al contempo in stretto rapporto con il mondo vegetale. Corpi-paesaggi dissolti e totalmente integrati con il mondo naturale, accolti dal manto muschioso, avvolti dal groviglio di verdi prati, corpi che vengo dalla terra e alla terra ritornano. Come sottolineò Testori: “ciò che interessa di più è soprattutto la passione rivolta alla consistenza, alla carne (…) una sorta di furore belluino annoda le parti del corpo: lo slogamento delle spalle, il ribaltamento del ventre marchiano feroci lo spazio (…) la tensione ‘organica’ che scompone i corpi ma non li strappa al paesaggio, anzi ne sottolinea la compenetrazione. La figura umana nasce dalla materia non si contrappone ad essa, è un elemento indistinto in simbiosi con il paesaggio che l’accoglie. Quella di Morlotti è una pittura organica che agisce in dialettica con la materia medesima, dove è difficile distinguere le figure dal paesaggio.”

L’etichetta di “naturalista lombardo” si è rivelata sempre più, con il passare del tempo, limitata e insoddisfacente per questa figura d’artista che, pur legata al suo contesto ed alle sue radici è, per diversi aspetti, appartata e solitaria: anche nei dipinti degli anni Sessanta, dove più intimo era il suo contatto con la natura, dove il pittore si addentrava nella vegetazione, si calava “come un insetto” nel verde del fogliame, mancava totalmente una componente essenziale del naturalismo ottocentesco, cioè quella sensuale, carnale, la fisicità dell’incontro con la natura.
Marina De Stasio - La materia e la luce: l’eredità dell’informatica Milano - testo per la mostra Geografie oltre l’informale Palazzo Della Permanente 1987.

 

 

Ennio Morlotti, nato a Lecco nel 1910, nel 1917 entra nel collegio Paolo Angelo Ballerini di Seregno dove rimarrà fino al 1922. Dal 1923 per mantenersi concilia lavoro e apprendistato artistico, dapprima lavora come contabile presso un oleificio, in seguito sarà impiegato in un colorificio e poi in una fabbrica meccanica. Nel frattempo studia arte antica nelle chiese e nei musei e inizia ad interessarsi all’arte contemporanea. Negli anni 1936, dopo aver conseguito la maturità artistica da privatista presso l’Accademia di Brera, lascia il lavoro e si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Firenze sotto la guida di Felice Carena. Studia Masaccio, Giotto e Piero Della Francesca ma rendendosi conto che le sue radici pittoriche lombarde sarebbero state deviate verso la pittura toscana abbandona presto Firenze. Nel 1937 soggiorna per un breve periodo a Parigi dove poté entrare in contatto con i grandi protagonisti dell'arte Europea: da Cézanne al Fauvismo, all'Espressionismo di Soutine e di Rouault. All'Exposition Universelle de Paris vide l'opera di Picasso Guernica rimanendone fortemente impressionato.. Nel 1939 entra a far parte del gruppo dei pittori di Corrente con Ernesto Treccani, Renato Guttuso, Renato Birolli e Bruno Cassinari, rivelandosi ben presto il più estremista del gruppo. Dopo un secondo soggiorno a Parigi, nel 1947, partecipa al Fronte Nuovo delle Arti, e dopo la scissione, aderì con Birolli e Cassinari, al Gruppo degli Otto di Lionello Venturi. I soggetti più riprodotti dall'artista sono i paesaggi, le nature morte e gli studi di figura. Negli anni '50 produce alcune tra le opere capitali dell'arte informale, non solo italiana, ma anche europea, sicuramente collegate all'esperienza di autori quali Wols, Fautrier, De Stael, ma anche Pollock e De Kooning. La Biennale ospitò numerose volte le sue opere, nel 1950, nel 1952 assieme al Gruppo degli Otto, nel 1954 con una sala presentata da Giovanni Testori (distruggendo le opere esposte subito dopo), nel 1962 vincendo il premio (ex equo con Capogrossi) riservato a un artista italiano, nel 1964 all'interno della sezione "Arte d'oggi nei musei", nel 1972 con una sala personale, nel 1988 con un'altra personale nel padiglione dedicato all'Italia e nella sezione dedicata alla rassegna "Il Fronte nuovo delle Arti alla Biennale del 1948". Muore a Milano nel 1992.

 

Stima 
 € 14.000 / 25.000
31 - 60  di 165