MONETE E MEDAGLIE DAL XIII AL XX SECOLO

28 MAGGIO 2019
Asta, 0302
45

GRAN SIGILLO DEL LIBERO COMUNE DELLA CITTÀ DI BRESCIA (c. XIII secolo)

Stima
€ 30.000 / 35.000

GRAN SIGILLO DEL LIBERO COMUNE DELLA CITTÀ DI BRESCIA (c. XIII secolo)

D/ +S:BRISIA:SUM:MITIS:CONSTANS:D'VS:EST:MIChi:BASIS  Sopra la cappella del duomo BRISIA. Veduta panoramica della città circondata da doppia cinta di mura con merli ghibellini. Al centro del giro di mura esterno: portone borchiato chiuso con catenaccio e toppa per la chiave; il portone costituito da due ante, presenta bilateralmente, in alto, due battenti a rosone. Al centro, oltre la seconda cerchia si vede il duomo vecchio detto “La Rotonda”, con il tetto originale a cupola. Il tetto poggia su un tamburo a cerchio, munito nella parte alta da numerose finestre ad arco a tutto sesto, di gusto bizantino-romanico. Sulla sommità del tetto: sfera crucigera al di sopra della quale è inscritto: BRISIA. Ai lati del duomo, tre torri per lato con finestre e merli sotto il tetto a piramide. Le sei torri sorgono fra le due cerchia di mura; ci sono diverse finestre sovrapposte in corrispondenza dei vari piani. Si vedono le pietre delle costruzioni e le tegole sopra il tetto, sopra il quale poggia una sfera. Perlinato interno ed esterno alla legenda. Sul dorso, presa ad anello nella parte superiore; cerchio concentrico incuso al bordo del sigillo  Ae mm. 74,00

Unico q.FDC Patina scura. Esemplare di grande valore storico-iconografico pubblicato sul I volume di G. Bascapè “Sigillografia” (cfr. id. 1969 n. 18 p. 198 e cit. p. 210).

GRAND SEAL OF THE FREE CITY MUNICIPALITY OF BRESCIA (ab. XIII century) Only this specimen known EF Brown patina. Seal of great historical iconographic value published in the First volume of G. Bascapè “Sigillografia” (comp. id. 1969 n. 18 p. 198 and men. p. 210).

La scritta BRISIA anziché BRIXIA compare sui grossi d'argento nella monetazione bresciana dall'epoca della Pace di Costanza fino alla signoria di Pandolfo Malatesta, agli inizi del ‘400. Il gran sigillo, il più prestigioso della storia cittadina, è opera di eccezionale qualità incisoria ed artistica. Secondo Bascapè è stato eseguito nel XIII secolo, ed i caratteri stilistici confermano questa datazione (metà del XIII sec.). L'esecuzione è quasi certamente opera dell'incisore del gran sigillo comunale di Verona e forse di quello di Fano e di uno dei sigilli comunali di Cremona, conservati al museo della città nella collezione Ala Ponzoni. Questi presentano infatti molte affinità stilistiche. Quello di Verona viene datato verso la fine del XII secolo, come molti sigilli comunali del nord avviso di un secolo. Purtroppo i documenti comunali sono rari, e quasi introvabili quelli che conservano il sigillo cereo. Non è da escludere che possano esser stati eseguiti dalle città vittoriose della II Lega Lombarda, dopo la Pace di Costanza, stipulata dopo la vittoria su Federico I Barbarossa (15 giugno 1183). In quella circostanza furono riconosciute le libertà comunali. I comuni, pur riconoscendo un'autorità imperiale, si sarebbero retti con un loro statuto. La legenda è scritta con caratteri gotici in versi leonini latini con influssi del volgare e l'inevitabile sgrammaticatura: altra peculiarità caratteristica dei sigilli comunali del XII-XIII secolo. I versi leonini della legenda possono essere così interpretati: “Sigillo di Brescia. Brescia è tranquilla perché Dio costantemente presente è il mio sostegno”. Non c'è dubbio che il sigillo sia stato eseguito nel periodo in cui a Brescia governava la fazione guelfa, come si può dedurre dal motto di lode e di sfida che circonda la veduta della città altamente difesa. Rimarchiamo che la porta è costantemente chiusa per i nemici. Il sigillo è anteriore all'assedio del 1311 da parte di Arrigo VII di Lussemburgo, durato sei mesi. Dopo l'inevitabile capitolazione, le mura e le torri furono abbattute e le porte in bronzo portate a Roma. Solo una torre mozzata è rimasta vicino al Duomo vecchio. Il Duomo, costruito su un tempio romano rotondo e ultimato nel XII secolo ci appare com’era: la cupola ricorda quella del Battistero di Pisa e del Duomo di San Marco e Sant’Antonio, che furono di esempio per altre costruzioni romaniche e romanico-gotiche del centro e nord Italia. Il tamburo con numerose finestre ad arco a tutto sesto, ricorda la Chiesa di Santa Sofia di Bisanzio e la Rotonda di San Lorenzo a Mantova. Questa veduta del Duomo vecchio e della città fortificata è la più antica esistente.