DIPINTI DEL SECOLO XIX. I MAESTRI TOSCANI DALLA COLLEZIONE OLSCHKI E DA ALTRE RACCOLTE ITALIANE

13 NOVEMBRE 2018

DIPINTI DEL SECOLO XIX. I MAESTRI TOSCANI DALLA COLLEZIONE OLSCHKI E DA ALTRE RACCOLTE ITALIANE

Asta, 0275
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
ore 16:30
Esposizione
FIRENZE
9-12 novembre 2018
orario 10-13 / 14–19 
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it
 
 
 
Stima   400 € - 40000 €

Tutte le categorie

31 - 60  di 77
94

Giuseppe De Nittis

(Barletta 1846 - Saint-Germain-en-Laye 1884)

VILLA AL BOIS DE BOULOGNE

olio su tela, cm 37,5x57,5

retro: cachet dell'Atelier De Nittis

 

VILLA AT THE BOIS DE BOULOGNE

oil on canvas, cm 37,5x57,5

on the reverse: cachet of the Atelier De Nittis

 

Provenienza

Collezione privata, Francia

Collezione privata

 

Bibliografia

Ottocento: catalogo dell'arte italiana Ottocento - primo Novecento, n. 44, Milano 2016, p. 313

 

L'opera è archiviata presso la Fondazione Giuseppe De Nittis di Barletta con il n. 131.

 

Il dipinto che abbiamo il piacere di presentare raffigura un'importante dimora, oggi non più esistente, un tempo situata nell'Avenue du Bois de Boulogne (oggi Avenue Foch), importante arteria parigina aperta nel 1854 con il titolo di Avenue de l'Impératrice e poi rinominata nel 1875 dal nome del grande parco che si trova a una delle sue estremità. Situato all'interno di un'elegante area di Parigi eletta nell'Ottocento come residenza da molte celebrità, il viale ospitava anche il villino De Nittis, acquistato nel 1870 dal pittore che vi abitò e lavorò fino al 1880 circa; la dimora fu raffigurata da Telemaco Signorini e da De Nittis stesso su un ventaglio (E. Piceni, M. Pittaluga, De Nittis. Catalogo generale dell'opera, vol. 2, Milano 1982, n. 415). L'artista amava dipingere la zona e le abitazioni che circondavano la sua residenza, con una speciale attenzione alla resa di una 'dimensione del silenzio', che accomuna opere quali Sulla panchina al Bois, Sulla neve, Passeggiata con cagnolino (E. Piceni, M. Pittaluga, De Nittis. Catalogo generale dell'opera, vol. 1, Milano 1963, nn. 271, 315, 415).

Acuto osservatore del mondo che lo circonda, nei suoi paesaggi e nelle vedute cittadine De Nittis riuscì ad adattare la 'bipolarità prospettica' di un paesaggista del calibro di Caillebotte - che col pittore aveva lavorato a Napoli, dimostrandosi fondamentale per la sua formazione artistica - alla sua personale visione pittorica. Le opere presentano una vera e propria impaginazione fotografica, mostrando la realtà come se osservata attraverso l'obiettivo di una macchina. E' una visione d'avanguardia, non distante da quella del francese James Tissot, un'interpretazione briosa e originale del mondo che lo distingue dai suoi contemporanei.

 

Stima   € 40.000 / 60.000
Aggiudicazione  Registrazione
106

Giuseppe Abbati

(Napoli 1836 - Firenze 1868)

LUNGO L'ARNO

olio su tela, cm 31x77

firmato in basso a sinistra

retro: cartiglio e timbri della Bottega d'Arte di Montecatini Terme - Livorno, iscritto "Dono all'amico Dott. B. Bellani" e "G. Abbati / Lungo l'Arno"

 

ALONG THE ARNO RIVER

oil on canvas, cm 31x77

signed lower left

on the reverse: label and stamps of the Bottega d'Arte Montecatini Terme - Livorno, inscribed "Dono all'amico Dott. B. Bellani" and "G. Abbati / Lungo l'Arno"

 

Provenienza

Collezione Mario Borgiotti, Firenze

Collezione Emilio Gagliardini, Como

Bottega d’Arte, Montecatini Terme Livorno

Collezione privata

 

Bibliografia

Catalogo Bolaffi della Pittura Italiana dell'Ottocento. 3, Torino 1970, p. 2

Catalogo Bolaffi della Pittura Italiana dell'Ottocento. 6, Torino 1976, p. 2

P. Dini, Giuseppe Abbati. L’opera completa, Torino 1987, n. 100

 

"Altra sorgente d'intensa emozione poetica sono per Giuseppe Abbati le rive dell'Arno, in località Bellariva. Sin dal primo costituirsi della cosiddetta "scuola di Piagentina", Abbati prese parte alle esperienze che Lega, Signorini, Borrani, Sernesi conducevano in quella zona, allora semiurbana di Firenze, corrispondente oggi a un tratto del lungarno Colombo e dunque pressoché irriconoscibile, se non fosse per la mole quattrocentesca della Casaccia, più volte danneggiata dalle piene dell'Arno e quindi ricostruita [...].

"Quanto furono piene di passione, di entusiasmo, di attività febbrile, quelle belle giornate passate (...) in quel piccolo e studioso cenacolo di amici (...) E quali deliziose giornate furono quelle passate dipingendo lungo le arginature dell'Affrico, o fra i pioppi sulle rive dell'Arno..." ricordava molti anni più tardi Signorini. Di questa consentimentalità è prova il piccolo dipinto di Telemaco Signorini di analogo soggetto, realizzato con quella particolare morbidezza, con quella fusione di toni che ci pare peculiare anche del nucleo di opere di mano di Abbati, cui appartiene "L'Arno alla Casaccia".

(Giuseppe Abbati, 1836-1868, catalogo della mostra (14 luglio - 14 ottobre 2001) a cura di F. Dini e C. Sisi, Torino 2001, pp. 30-31)

 

Il dipinto che qui presentiamo si colloca stilisticamente e cronologicamente in questo momento di produzione dell'artista napoletano. Si confronti ad esempio con opere quali L'Arno alla Casaccia (olio su tela, cm 27x38, in Giuseppe Abbati, 1836-1868..., n. 18) per il profilo delle colline fiorentine che appaiono sullo sfondo del dipinto, e L'Arno alla Casaccia conservato alla Pinacoteca Provinciale di Bari, dove le argentee trasparenze sembrano rarefarsi al sole del mattino.

Stima   € 18.000 / 25.000
Aggiudicazione  Registrazione
31 - 60  di 77