DIPINTI DEL SECOLO XIX. I MAESTRI TOSCANI DALLA COLLEZIONE OLSCHKI E DA ALTRE RACCOLTE ITALIANE

13 NOVEMBRE 2018

DIPINTI DEL SECOLO XIX. I MAESTRI TOSCANI DALLA COLLEZIONE OLSCHKI E DA ALTRE RACCOLTE ITALIANE

Asta, 0275
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
ore 16:30
Esposizione
FIRENZE
9-12 novembre 2018
orario 10-13 / 14–19 
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it
 
 
 
Stima   400 € - 40000 €

Tutte le categorie

1 - 30  di 77
124

Plinio Nomellini

(Livorno 1866 - Firenze 1943)

IL RICHIAMO DELLA FORESTA

olio su tela, cm 165x126

firmato in basso a destra

retro sul telaio: cartiglio con titolo

 

THE CALL OF THE FOREST

oil on canvas, cm 165x126

signed lower right

on the reverse of the framework: label with title

 

Bibliografia

M. Biancale, Plinio Nomellini, Roma 1946, p. 22

 

"Anche l'umanità inserita in tali complessi naturali prende non so che carattere spontaneamente allegorico, pure in quelle opere nelle quali il Nomellini non s'era proposto di dare nell'allegorico o nel pagano, esempio: La figlia dell'artista, Il Mese delle rose, Idillio amoroso, Vendemmiale, Nudo, I Gigli, Figura nel mare, Ragazza. Tale disposizione lo porta talvolta a quadri allegorici veri e propri quali l’Offerta, o a non so che senso panico come in Ditirambo, Pastorale, Idillio marino.

Tale disposizione a superare il dato della realtà non deve interpretarsi, dal lato strettamente pittorico, come un superamento delle ragioni eterne della pittura, ché, in tal caso s'avrebbe, della pittura, la fase scioccamente illustrativa. Nomellini è sempre pittore e pittore classificabile tra quelli toscani, e a chi osserva i suoi dipinti non viene fatto di porre a foco il proprio interesse soltanto per la favola in essi rappresentata ma anche, e forse più, per il modo con cui essa è dipinta. Tale modo, si è visto, da puntuale e circoscritto è diventato largo, corsivo, aderente alla composizione su d'un motivo ideale. Esso esprime adeguatamente quei singolari motivi nomelliniani nei quali la realtà si va lentamente colorando di mito, sì che una fanciulla seduta sulla scogliera in vista d'una placida marina può atteggiarsi come l'omerica Calipso e due nudi giovanili d'ambo i sessi nel fitto d'un bosco si rappresentano all'artista come il Richiamo della foresta. Che tale procedimento si determinasse in Nomellini dal suo estro di livornese che lo faceva agevolmente passare da Garibaldi a Ulisse, per le strettissime connessioni tra i caratteri dell'eroe e del mito, non negheremmo; ma forse influiva sul suo spirito la poesia di scrittori ch'egli frequentava, quali Pascoli e D'Annunzio".

 

M. Biancale, Plinio Nomellini, Roma 1946, pp. 21-22

 

Stima   € 35.000 / 50.000
121

Oscar Ghiglia

(Livorno 1876 - Firenze 1945)

IL VIOLINO

olio su tela, cm 63x76,5

firmato in alto a sinistra

retro: iscritto "N89"

 

THE VIOLIN

oil on canvas, cm 63x76,5

signed upper left

on the reverse: inscribed "N89"

 

Esposizioni

Oscar Ghiglia. Aristocratica voce del Novecento, Firenze, Galleria Cancelli, 26 aprile - 25 maggio 1986

Storia di una città. Firenze fra le due guerre: la pittura, Firenze, Palazzo Strozzi, 27 aprile - 21 maggio 1990

 

Bibliografia

Oscar Ghiglia. Aristocratica voce del Novecento, catalogo della mostra (Firenze, Galleria Cancelli, 26 aprile - 25 maggio 1986) a cura di V. Quercioli e C. Zappia, Firenze 1986, tav. XXXIV pp. 98, 115

Storia di una città. Firenze fra le due guerre: la pittura, catalogo della mostra antologica (Firenze, Palazzo Strozzi, 27 aprile - 21 maggio 1990) a cura di C. Costantini, Firenze 1990, p. 30

Oscar Ghiglia. Maestro del Novecento Italiano, a cura di A. Marabottini e V. Quercioli, Prato 1996, p. 305 n. 140

 

"Opera di straordinario interesse, non solo per la complessità della costruzione, ma soprattutto per la capacità di Ghiglia di tenere una uniforme armonia tonale per tutta l'ampiezza della composizione. Le biacche di Il violino sono di rara bellezza e ricordano quelle del drappo e del libro nella Natura morta del 1925 conservata alla Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze. Il gruppo di oggetti in primo piano, costituito dal libro al quale è appoggiato il violino, è un magistrale pezzo di pittura. L'alzata di cristallo con le pere è simile a quella dipinta ne La cinese, ma se ne discosta per un impegno chiaroscurale più marcato. L'osservazione fatta per l'alzata con le pere si può estendere a tutto il quadro, e per questo motivo siamo portati a proporre per questo dipinto una data di esecuzione successiva a quella de La cinese".

 

Oscar Ghiglia. Maestro del Novecento Italiano, a cura di A. Marabottini e V. Quercioli, Prato 1996, p. 305 n. 140

 

 

 

Stima   € 28.000 / 35.000
Aggiudicazione  Registrazione
113

★ Giorgio Belloni

(Codogno 1861 - Azzano Di Mezzegra 1944)

NEL PORTO

olio su tela, cm 149x180

firmato e datato "1913" in basso a destra

 

IN THE HARBOUR

oil on canvas, cm 149x180

signed and dated "1913" lower right

 

"Fu proprio l'aspetto contemplativo del suo carattere che lo portò in Liguria, negli immediati pressi di Genova e particolarmente a Sturla, per trovarvi l'atmosfera più adatta a esprimere la propria aspirazione alla luce. La sua luce non era peraltro quella degli impressionisti - e neppure dei divisionisti - in quanto rivelava maggiore aderenza a una realtà di chiara estrazione verista e perciò meno sensibile alle proiezioni verso una pittura fin troppo tesa alla scoperta del proprio linguaggio autonomo e quindi restia a porsi al servizio di una poetica ma diretta rappresentazione della natura. La luce del Belloni tendeva a cogliere le immediate emozioni che provenivano dai riflessi sul mare, proprio in funzione di un colloquio con la natura che trovasse in quest'ultima non solo l'ispirazione ma anche il fine della raffigurazione. Fu questo suo atteggiamento che ne fece il 'pittore delle marine' per eccellenza (...)

Indubbiamente egli fu un eccellente marinista: lo dimostrano i quadri eseguiti nell'intero arco della sua attività e che, per limitarci a qualche esempio più facilmente databile, vanno dalle madreperlacee vele del 1893, dove l'impianto caro ai veristi della generazione di Guglielmo Ciardi si arricchisce di riflessi e di fumiganti grigiori che rivelano un effettivo interesse per le conquiste di certi impressionisti, a uno stidio dal vero eseguito verso il 1900 di ferma consistenza plastica eppure mosso nelle luci e negli effetti atmosferici. Ma un altro bozzetto di circa vent'anni più tardo segnala un senso del movimento accompagnato da un più acceso gioco della tavolozza che sta a dimostrare come il pittore sia passato indenne attraverso i simbolismi, le vaghe morbosità, le ambizioni intellettualistiche e letterarie del nostrano liberty, ritenendone solo l'invito a un arricchimento decorativo del tessuto del quadro sia sotto il profilo cromatico, sia nell'agile incastro dei diversi elementi figurativi (le vele, i bagnanti, i panni stesi)".

 

E. Piceni, Giorgio Belloni, Busto Arsizio 1980, pp. 12, 16-17

Stima   € 25.000 / 35.000
Aggiudicazione  Registrazione
106

Giuseppe Abbati

(Napoli 1836 - Firenze 1868)

LUNGO L'ARNO

olio su tela, cm 31x77

firmato in basso a sinistra

retro: cartiglio e timbri della Bottega d'Arte di Montecatini Terme - Livorno, iscritto "Dono all'amico Dott. B. Bellani" e "G. Abbati / Lungo l'Arno"

 

ALONG THE ARNO RIVER

oil on canvas, cm 31x77

signed lower left

on the reverse: label and stamps of the Bottega d'Arte Montecatini Terme - Livorno, inscribed "Dono all'amico Dott. B. Bellani" and "G. Abbati / Lungo l'Arno"

 

Provenienza

Collezione Mario Borgiotti, Firenze

Collezione Emilio Gagliardini, Como

Bottega d’Arte, Montecatini Terme Livorno

Collezione privata

 

Bibliografia

Catalogo Bolaffi della Pittura Italiana dell'Ottocento. 3, Torino 1970, p. 2

Catalogo Bolaffi della Pittura Italiana dell'Ottocento. 6, Torino 1976, p. 2

P. Dini, Giuseppe Abbati. L’opera completa, Torino 1987, n. 100

 

"Altra sorgente d'intensa emozione poetica sono per Giuseppe Abbati le rive dell'Arno, in località Bellariva. Sin dal primo costituirsi della cosiddetta "scuola di Piagentina", Abbati prese parte alle esperienze che Lega, Signorini, Borrani, Sernesi conducevano in quella zona, allora semiurbana di Firenze, corrispondente oggi a un tratto del lungarno Colombo e dunque pressoché irriconoscibile, se non fosse per la mole quattrocentesca della Casaccia, più volte danneggiata dalle piene dell'Arno e quindi ricostruita [...].

"Quanto furono piene di passione, di entusiasmo, di attività febbrile, quelle belle giornate passate (...) in quel piccolo e studioso cenacolo di amici (...) E quali deliziose giornate furono quelle passate dipingendo lungo le arginature dell'Affrico, o fra i pioppi sulle rive dell'Arno..." ricordava molti anni più tardi Signorini. Di questa consentimentalità è prova il piccolo dipinto di Telemaco Signorini di analogo soggetto, realizzato con quella particolare morbidezza, con quella fusione di toni che ci pare peculiare anche del nucleo di opere di mano di Abbati, cui appartiene "L'Arno alla Casaccia".

(Giuseppe Abbati, 1836-1868, catalogo della mostra (14 luglio - 14 ottobre 2001) a cura di F. Dini e C. Sisi, Torino 2001, pp. 30-31)

 

Il dipinto che qui presentiamo si colloca stilisticamente e cronologicamente in questo momento di produzione dell'artista napoletano. Si confronti ad esempio con opere quali L'Arno alla Casaccia (olio su tela, cm 27x38, in Giuseppe Abbati, 1836-1868..., n. 18) per il profilo delle colline fiorentine che appaiono sullo sfondo del dipinto, e L'Arno alla Casaccia conservato alla Pinacoteca Provinciale di Bari, dove le argentee trasparenze sembrano rarefarsi al sole del mattino.

Stima   € 18.000 / 25.000
Aggiudicazione  Registrazione
1 - 30  di 77