DIPINTI DEL XIX SECOLO

15 MAGGIO 2018

DIPINTI DEL XIX SECOLO

Asta, 0251
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
ore 17:00
Esposizione

FIRENZE
11 - 14 Maggio 2018
orario 10-13 / 14–19 
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Stima   700 € - 140000 €

Tutte le categorie

1 - 30  di 81
122

Angelo Morbelli

(Alessandria 1853 - Milano 1919)

CANALE A MAZZORBO

olio su tela, cm 71,5x90

firmato e datato "1911" in basso a sinistra

retro del telaio: timbri della Galleria Sacerdoti di Milano

 

Provenienza

Galleria Edmondo Sacerdoti, Milano

Collezione privata

 

Dipinto di calcolata essenzialità ed equilibrio compositivo, condotto mediante un linguaggio divisionista raffinato e maturo, Tramonto sul canale di Mazzorbo, datato 1911, mai esposto vivente l'artista se non con altro titolo, è senza alcun dubbio, tra i lavori imperniati sul paesaggio della laguna veneziana elaborati da Morbelli fra il 1910 e il 1914, uno dei più significativi.

Come testimoniano i numerosi dipinti inviati dal pittore a pubbliche rassegne in quel giro di anni, tutti lavori ambientati alle prime luci dell'alba o a quelle del tramonto - tra questi sia sufficiente ricordare Era già l'ora che volge il desio... presentato nella sua prima redazione nell'autunno del 1910 a Milano nel corso dell'Esposizione Nazionale di Belle Arti, La prima messa e Tramonto a Burano inviati alla Mostra Internazionale di Roma del 1911 -, il soggiorno in laguna dei primi anni dieci si rivela particolarmente felice e proficuo per le sperimentazioni en plein air di Morbelli sulla luce e sul colore. Sfruttando al meglio i suggerimenti offerti dal luogo e dalla sua atmosfera, indagando con metodo il variare delle condizioni cromatico-luminose, Morbelli riesce, infatti, a licenziare dipinti di grande concretezza visiva e pittorica ma, nel contempo, anche di profonda suggestione emotiva. Dipinti, come nel caso di Tramonto sul canale di Mazzorbo, nei quali, in scoperta rottura con la raffigurazione aneddotica del mondo lagunare proposta da Favretto, da Nono, da Fragiacomo imperniata su scorci veristici animati da brani di vita quotidiana, Morbelli restituisce l'immagine di una Venezia crepuscolare, di una Venezia percepita come città al tramonto, di cui sensibilmente riesce a cogliere e trasmettere l'atmosfera di soffusa malinconia, propria del momento presente, nel quale nulla sopravvive degli antichi splendori e del glorioso passato.

Ed ecco che protagonista assoluto della tela qui proposta, visto in controluce e ravvivato solo da un ultimo fuggevole raggio di sole, è proprio un antico palazzo patrizio in rovina che, abbandonato da anni, si staglia silenzioso e inanimato sullo sfondo di un cielo percorso da nubi biancastre e languidamente si riflette sulle acque quasi immote della laguna.

Un'immagine di Venezia e della sua laguna, questa, non nuova, la quale trova riscontro e sostegno in campo letterario ne Le pietre di Venezia di John Ruskin, un vero e proprio inno alla bellezza, all'unicità ma anche alla fragilità di questa città, probabilmente noto all'artista alessandrino attraverso la traduzione di Alessandro Tomei pubblicata dall'editore Ulisse Carboni nel 1910, nel quale l'immagine di una Venezia da cartolina è accantonata a vantaggio della messa a fuoco degli aspetti più pertinenti di città "al tramonto", aspetti che, come già i soggetti del Trivulzio affrontati negli anni precedenti, conducono Morbelli a "vedere" la città lagunare e le sue isole come luogo di attesa della fine. Lo spirito romantico che anima questa concezione, sotto l’aspetto più propriamente pittorico, trova puntuale espressione in una studiata gamma di rapporti cromoluminosi, di valenza evocativa e tendenzialmente simbolica, che consente al pittore di trasporre la veduta in un’immagine di struggente malinconia e di intensa suggestione psicologica, per cui il fatto pittorico, in sintonia con la teoria della Einfühlung, diventa visione di uno stato d'animo.

Di Tramonto sul canale di Mazzorbo ad oggi sono noti anche uno Studio dal vero nel quale il palazzo è colto tuttavia da un'angolazione diversa (olio su tela, 35x50, collezione privata), ed una redazione molto simile alla tela qui presentata, altrettanto suggestiva ed impegnata pur se di dimensioni inferiori e condotta ad impasto (olio su tela, 40 x 55, collezione privata).

Redazione, quest'ultima, che Morbelli avrebbe rielaborato nella tela in oggetto, non solo mediante l'impiego di un fitto linguaggio divisionista, ma, anche, attraverso una sorta di ristrutturazione dell'impianto compositivo attuata tramite una riduzione della veduta agli elementi essenziali con la conseguente eliminazione di tutto ciò che riteneva superfluo al fine di raggiungere un'immagine assoluta e perfino "astratta" del luogo, un'immagine "oltre" la pura percezione visiva.

 

Giovanni Anzani, Elisabetta Chiodini

aprile 2018

Stima   € 140.000 / 180.000
121

Carlo Fornara

(Prestinone 1871 - Prestinone 1968)

NATURA MORTA CON FRUTTI E FIORI

olio su tela, cm 50x60

firmato in basso a sinistra

retro: iscritto "Dipinto da me nel 1952 / C. Fornara", "Alla gentil Signora ... / C. Fornara / 28/7/68"

 

Provenienza

Galleria Mainetti, Milano

Collezione privata

 

Bibliografia

Catalogo Bolaffi della pittura italiana dell'800, n. 2, Torino 1969, p. 212

M. Valsecchi, Nature morte di C. Fornara, Novara 1970, tav. 11

 

"... Su questa fitta trama degli eventi pittorici vissuti da Fornara, molto più complessi che non siano fin qui apparsi, credo sia più facile adesso apprezzare le nature morte (...) e ammirarne l'originalità quanto la ricchezza di invenzione coloristica. Da molti esempi insigni, anche antichi, sappiamo come il dipingere nature morte aiuti l'artista a confidare meglio i suoi pensieri, il suo animo, e i problemi pittorici che lo travagliano. E' un atto di intimità che si traduce meglio con questi motivi che i nordici chiamavano di vita silente e possono limitarsi a un libro aperto, a un fiore in un bicchiere, in pochi frutti sopra a un piatto. L'ispirazione del pittore ne è come aizzata.

A un certo momento della sua vita, dal 1945 circa, da quando cioè Fornara limita sempre più le uscite in valle e riduce gli itinerari dei suoi percorsi alle stanze e allo studio, queste nature morte sono diventate man mano il mondo cui poteva ancora accedere. E forse questa reclusione volontaria accentuava nel pittore il desiderio di una bellezza, dico meglio, di una concretezza oggettiva che gli dicesse, in breve spazio, tutti i colori e tutte le luci del mondo al di là delle finestre o del breve recinto di giardino. La siepe leopardiana spalancava al poeta la sensazione dell'infinito; e così nel pittore quei pochi oggetti familiari. E la ragione è una sola: che quell'infinito, quello splendore di colore e di luce, essi li portavano dentro e attendevano solo un appiglio, anche il più consueto, per esprimerli e comunicarli a tutti".

 

M. Valsecchi, Nature morte di C. Fornara, Novara 1970, s.p.

 

Stima 
 € 20.000 / 30.000
93

Cesare Maggi

(Roma 1881 - Torino 1961)

LA THUILE

olio su cartone, cm 50x69

firmato e datato "922" in alto a sinistra
retro: reca iscrizione "Cesare Maggi - La Thuille"

 

Nel 1904, dopo aver sposato Anna Oxilia, dalla quale ebbe due figlie, Giovanna e Pia, Cesare Maggi si trasferì nella località montana La Thuile, in Val d'Aosta, per approfondire lo studio dal vero. Nel 1905 presentò il dipinto Mattino di festa alla Esposizione Internazionale di Venezia, acquistato dalla New South Wales Gallery di Sidney e successivamente intitolato Val d'Aosta. Italia. Nel 1907 esordì in ambito internazionale al Salon des peintres divisionnistes italiens a Parigi e fu invitato a partecipare all'Esposizione internazionale di Venezia, evento che segnò un momento importante nella sua carriera. Gran parte della critica colse la maturità ormai acquisita; una delle sue opere esposte, La prima neve, fu contesa da due prestigiosi musei, il Civico Museo Revoltella di Trieste e la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, che acquistò infine il dipinto. Si aprì così per il Maggi un periodo particolarmente felice, ricco di partecipazioni e riconoscimenti in importanti rassegne italiane ed estere. La sala personale alla X Esposizione Internazionale della città di Venezia del 1912 segnò una nuova svolta nella sua carriera. Per un anno l'artista concentrò gli sforzi su questo evento, che gli offriva l'occasione di riscattarsi dal marchio di "pittore della montagna" e nel contempo di mostrare il suo progressivo allontanamento dai modi divisionisti. Nel 1913 il Maggi lasciò La Thuile per stabilirsi definitivamente a Torino e per chiudere così la sua stagione di sperimentazione divisionista.

Il bellissimo scorcio della vallata intitolato La Thuile che presentiamo in questa vendita evoca magistralmente i luminosi e vorticosi cieli autunnali della località montana tanto amata dall’artista.

Stima 
 € 7.000 / 10.000
Aggiudicazione  Registrazione
90

Edoardo Dalbono

(Napoli 1841 - 1915)

SIRENE MODERNE

tecnica mista su carta su tela, cm 54,5x96,5

firmato in basso a destra

retro: cartiglio della XVI Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia del 1928 con n. 871

 

Provenienza

Collezione Giuseppe Matarazzo di Licosa

Collezione privata

 

Esposizioni

XVI Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, Venezia, 1928

 

Bibliografia

XVI Esposizione Internazionale d'Arte della Città di Venezia, Venezia 1928, p. 37 n. 73 (come Bagnanti)

 

Nell’estate del 1974 il pittore Mariano Fortuny si trasferì nella Villa Arata, a Portici. Il soggiorno dell'artista spagnolo significò per i più attenti pittori napoletani l'aggiornamento sulle tendenze internazionali più innovative che la sua pittura traduceva. Tra questi citiamo Antonio Mancini, Rubens Santoro, Domenico Morelli e lo stesso Dalbono. Testimonianza ne è questo dipinto che presenta una versione semplificata dell'opera dallo stesso titolo, Sirene moderne, olio su tela, cm 56,5x96,5, firmato e datato 1874.

Il soggetto delle tre avvenenti bagnanti al centro della composizione è risolto con una pittura luminosa in gran parte debitrice al verismo palizziano riformato della Scuola di Resina, mentre lo sgargiante tappeto, di per sé incongruente in una spiaggia meridionale, è un elemento dello stesso decorativismo cromatico che il Dalbono userà successivamente nella produzione destinata al mercato parigino.

Evidenti sono i rapporti con l'opera di Fortuny dello stesso anno, Nudo sulla spiaggia di Portici, oggi conservato al Museo del Prado a Madrid.

 

 

Stima   € 20.000 / 30.000
120

Emilio Gola

(Milano 1851 - Milano 1923)

ISOLA DI GALLINARA VISTA DA LAIGUEGLIA

olio su tela, cm 80x125

firmato in basso a sinistra

retro: cartigli della Galleria Milano con data 1-7-931 e n. 940, cartiglio con "...eta / Federico Gussoni"

 

Provenienza

Galleria Milano, Milano

Collezione Federico Gussoni

Collezione privata

 

Il secondo Gola scopre, accanto ai ritratti, la novità dei nudi; e tra i paesaggi il respiro del mare. (...)

"Ha veduto Alassio? Credo la Grecia sia così".

Così vede lontano. E ritorna, all'ansia del fermare nell’attimo la grande sensazione respirata, tutto il mare e l'aria inquieta e la gioia dei colori sulla spiaggia.

È uno spasimo. Questo mare è una magia. Non è più il giochetto di riflessi sul ruscello di Brianza. Il mare ora così si muove che gli entra nel cuore  come profumo, come grido selvaggio. Alassio, il mare gli danno l'ebbrezza definitiva, su quest'unica invisibile linea di mare e di cielo, l'ebbrezza di questa deserta e folle unità cosmica.

Anche s'egli torna agli alberi e ai prati, toni alti, robusti, splendenti nel sole più alto, l'esasperano fino all'apparente crudezza, nello slancio dell'esaltante trasfigurazione coloristica.

Ma le sue marine misurano ora, col loro moto pieno e vivo, nello stesso battito, tutto il mondo, acqua e terra e cielo. Misurano la sua personalità.

Ce n'è di grigie e sottili, e, più invase d'alto colore giocondo, d'Alassio e del Lido. Ma quando passa il vento sul mare e tutto s'ingorga nei colori profondi e cupi, e solo pochi chiari lampeggiano nel cielo saturo, nel mare, sulla spiaggia, il mondo di Gola è ora in un pieno trasporto senza gridi, in un mare senza nome. Deserto il paese, neppure una vela non macchia l'orizzonte. Il cielo nell'acqua, lo sguardo inabissato nell'acqua, Gola si specchia in un mondo fuori dal mondo.

Non è più la sua, la marina dei marinisti. Il suo senso della natura è ora silenzioso e drammatico.

 

da R. Giolli, Gola opera seconda, Milano 1929, s.p.

 

Stima   € 5.000 / 8.000
Aggiudicazione  Registrazione
1 - 30  di 81