DIPINTI ANTICHI

15 MAGGIO 2018
Asta, 0250
28

Bartolomeo Bimbi

Stima
€ 60.000 / 80.000

Bartolomeo Bimbi

(Settignano 1648 – Firenze 1729)

VASO DI FIORI IN UN PAESAGGIO CON FRUTTA, UN SERPENTE E UN VOLATILE

VASO DI FIORI IN UN PAESAGGIO CON FRUTTA E UNA TARTARUGA

coppia di dipinti ad olio su tela, cm 88x117

(2)

 

Provenienza

Volterra, collezione Inghirami

 

Riconosciuta da Mina Gregori come opera di Bartolomeo Bimbi, questa splendida coppia di composizioni floreali all’aperto, eccezionalmente in prima tela e prive di ritocchi significativi, si iscrive nel tempo estremo del pittore fiorentino, nel terzo decennio del Settecento.

Immediato è infatti il confronto tra il secondo dipinto qui presentato e la tela, minore per dimensioni ma pressoché identica negli elementi che la compongono, firmata per esteso dal pittore fiorentino e datata del 1720, per lui il settantaduesimo, come precisa con un tocco di civetteria. Passato in asta da Sotheby’s a New York il 14 gennaio 1994 (lotto 192), il dipinto citato è stato pubblicato da Gianluca e Ulisse Bocchi (Naturaliter. Nuovi contributi alla natura morta in Italia settentrionale e Toscana tra XVII e XVIII secolo, Casalmaggiore 1998, p. 514, fig. 648).

Il dipinto si situa dunque in immediata prossimità con quello, datato del 1721, venduto in queste sale nel novembre 2015. Sebbene maggiori per dimensioni e diversamente articolate nell’ambiente paesistico, anche le nostre composizioni evidenziano la relazione con i modelli romani di Paolo Porpora, il primo a introdurre animali – rettili e tartarughe – nelle sontuose composizioni di fiori all’aperto dipinte per il cardinale Flavio Chigi e per altri committenti romani: c’è da chiedersi se Bimbi ne avesse vista qualcuna quando appena ventenne, nel 1669, aveva trascorso qualche mese a Roma frequentando tra l’altro anche Mario dei Fiori, ormai molto anziano.

Sebbene il suo intento naturalistico e fondamentalmente descrittivo, così tipico della scuola fiorentina, diverga profondamente dall’impetuosa fantasia dell’artista napoletano, non c’è dubbio che proprio a quest’ultimo si debba una contaminazione di soggetti, all’interno del genere della natura morta, ripreso anche da Bartolomeo Bimbi in altre due tele minuziosamente descritte dal Baldinucci che le dice eseguite dall’artista per se stesso e per proprio piacere (ma forse, diremmo noi, per mostrare a possibili clienti futuri l’ampiezza e la varietà del suo registro espressivo): “… due gran vasi d’oro in tela di due braccia e mezzo circa posati in terre erbose e alla campagna, con ogni specie di fiori….” completati da uccelletti che volano, grilli, una serpe e una tartaruga. In tutto corrispondenti ai nostri dipinti ma generalmente identificate in due tele passate sul mercato antiquario e oggi di ignota ubicazione (Bartolomeo Bimbi. Un pittore di piante e animali alla corte dei Medici, Firenze 1998,  pp. 102-103, nn. 39-40) i dipinti citati, datati rispettivamente del 1716 e del 1718, tradiscono l’adesione dell’artista ai modelli romani e in particolare a quelli di Paolo Porpora.

Non lontano cronologicamente dalle tele citate, il nostro dipinto conferma altresì il passo del Baldinucci che sottolinea come il Bimbi continuasse a dipingere in età molto tarda senza mai smarrire la vista acuta e il polso fermo dei suoi anni giovanili, licenziando dunque opere per nulla inferiori a quelle che a cavallo del secolo e nel primo decennio del Settecento avevano visto il suo trionfo alla corte dei Medici.