DIPINTI ANTICHI

15 MAGGIO 2018
Asta, 0250
18

Pier Francesco di Jacopo Foschi

Stima
€ 60.000 / 80.000
Aggiudicazione  Registrazione

λ

Pier Francesco di Jacopo Foschi

(Firenze 1502–1567)

MADONNA CON BAMBINO E SAN GIOVANNINO

olio su tavola, cm 121x95,5 entro cornice riccamente intagliata e dorata

Iscritto al retro della tavola, in senso opposto, “n. 4”.

Provenienza

Collezione privata

 

Bibliografia di riferimento

A. Pinelli, Pier Francesco di Jacopo Foschi, in “Gazette des beaux-arts”, 69, 1967, pp. 87-108;

A. Nave, Una proposta di identificazione per il Giallo Fiorentino: Pier Francesco di Jacopo Foschi, in “Venezia arti”, 15/16, 2001/02(2005), pp. 55-66.

 

Importante inedito di Pier Francesco Foschi, il dipinto qui offerto arricchisce in maniera significativa il corpus del pittore fiorentino, riunito per la prima volta da Antonio Pinelli nel 1967 in uno studio pioneristico seguito alle aperture del Giglioli e del Gamba nella prima metà del secolo e alle ricerche erudite del Milanesi, parziale risarcimento del silenzio quasi totale delle Vite vasariane, dove le scarse notizie sul pittore si ricavano dalle biografie dei suoi contemporanei.

Allievo di Andrea del Sarto e verosimilmente attivo nella sua bottega fino agli anni estremi di Andrea alla fine del terzo decennio del Cinquecento, Foschi risulta iscritto all’Accademia di San Luca a partire dal 1535, data a cui si può ragionevolmente far risalire la sua attività giovanile, in attesa della produzione documentata tra il 1540 e il 1550.

Strettamente legato all’esempio di Andrea, pur in assenza di un modello specifico, il gruppo dei sacri personaggi nel nostro dipinto lo interpreta tuttavia alla luce di declinazioni più aggiornate della Maniera fiorentina, dove principale riferimento è la plastica michelangiolesca. Sebbene infatti il volto del Bambino ripeta tipi consueti di Andrea, e la Vergine si ispiri palesemente, nell’ovale del volto incorniciato dalle pieghe rigide del manto, alla Madonna della pala di Gambassi alla Palatina, il modello d’insieme per la posa dei personaggi nel nostro dipinto e per le loro relazioni va piuttosto ricercato in una tavola di uguale soggetto di Jacopino del Conte (fig. 1), pubblicata per la prima volta da Federico Zeri e recentemente analizzata da Andrea Donati, che ne propone una datazione alla metà del quarto decennio del Cinquecento (A. Donati, Michelangelo Buonarroti, Jacopino del Conte, Daniele Ricciarelli. Ritratto e figura nel Manierismo a Roma, San Marino 2010, pp. 127, nota 62)..

Una data che l’estrema sapienza formale del nostro dipinto e, per l’appunto, la qualità scultorea dei suoi protagonisti consiglierà forse di posticipare alla metà degli anni Quaranta, non lontano dagli affreschi documentati nell’oratorio della villa Franceschi (già Rosselli del Turco) a Ponte a Ema. Una certa stilizzazione del panneggio della Vergine, dove le pieghe rosate della veste trovano un esatto richiamo in quelle verdi del manto, fanno infatti presagire analoghe soluzioni nella Trasfigurazione di Santo Spirito, tra il 1545 e il 1550.

Sebbene il tipo della Vergine e del Bambino ritorni in opere più tarde quali la Madonna col Bambino nel museo di Chambéry riferita al Foschi dalla Gregori e datata da Pinelli intorno al 1550, la ricchezza cromatica della nostra tavola precede di certo la qualità “esangue” che, per molta parte della critica, distingue la produzione tarda dell’artista fiorentino.

Interprete di un sentimento religioso austero e devoto, Foschi arricchisce la nostra composizione con un motivo inedito o quanto meno raro, il ramo spinoso che trattiene il perizoma del Battista: un’allusione alla semplicità del Precursore che sembra esortare alla pratica del cilicio.

 

DIDASCALIA PER IMMAGINE DI CONFRONTO

Fig. 1 Jacopino del Conte, Madonna col Bambino e San Giovannino, collezione privata

Riproduzione fotografica, Fototeca Zeri, Bologna, scheda 16297