MAIOLICHE E PORCELLANE DAL XV AL XVIII SECOLO

18 APRILE 2018

MAIOLICHE E PORCELLANE DAL XV AL XVIII SECOLO

Asta, 0247
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
ore 10.30
Esposizione

FIRENZE
13 - 17 Aprile 2018
orario 10-13 / 14–19 
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Stima   300 € - 30000 €

Tutte le categorie

91 - 120  di 158
106

PIATTO, MONTELUPO, 1620-1640

in maiolica dipinta in policromia raffigurante scena di fornace con vasaio al centro e lavoranti ai lati; alt. cm 5,2, diam. cm 32,8

 

Bibliografia

F. Berti, La maiolica di Montelupo. Secoli XIV-XVIII, Milano 1986, p. 175 fig. 123;

F. Berti, Il Museo della Ceramica di Montelupo, Firenze 2008, pp. 151-155

C. Ravanelli Guidotti, Maioliche “figurate” di Montelupo, Firenze 2012, p. 240 fig. 366

 

Questo piatto, per dirla con le parole di Fausto Berti (op. cit., 2008, p. 151), “rappresenta uno straordinario documento iconografico che mostra in maniera sintetica, ma certo più esauriente dello stesso trattato del Piccolpasso, l’organizzazione dello spazio di foggiatura e i protagonisti che lo animavano, così come si sarebbe potuto osservare verso la metà del Seicento in una fornace valdarnese”. Il centro della scena è occupato dalla figura di un vasaio al lavoro sul tornio, che spinge col piede, mentre con la mano sinistra lavora ad un cilindro aiutandosi con la stecca nella mano destra; alla sua sinistra sono ben visibili sei piccoli vasi realizzati in precedenza. Sul lato sinistro del piatto è raffigurato un lavorante che si avvicina al vasaio portando una serie di sfere di argilla e un’asse sulla spalla destra, che andrà a sostituire quella già riempita con i vasi realizzati in precedenza. Sulla destra del piatto troviamo invece una donna seduta, impegnata ad attaccare l’ansa ad un boccale, a testimonianza del lavoro femminile all’interno delle fornaci di Montelupo

 

Stima   € 1.200 / 1.800
Aggiudicazione  Registrazione
121

TRE CACCINE E UN CARAMOGIO, DOCCIA, MANIFATTURA GINORI, 1760-1770

in porcellana bianca. I tre gruppetti raffigurano scene di caccia con i cani che braccano animali selvatici, presenti in manifattura fin dal periodo del Foggini (quelle con basetta quadrangolare sono considerate più antiche); utilizzate inizialmente come pomoli per ciste o zuppiere, ma divenute presto oggetti autonomi con funzione di abbellimento, le caccine sembrano avere come modello le sculture romane e la numismatica ellenistica: di esse possediamo la descrizione direttamente dagli inventari della Manifattura, dove tra le dieci elencate troviamo le nostre definite come Manzo con cani, Tigre e Leone e Porco con cane. Anche per i caramogi abbiamo notizie certe nei documenti della Manifattura, e infatti nel corso del 1774 risulta dagli inventari l’esecuzione da parte di Bruschi di sei caramogi per una commissione. Le forme dei Caramogi prodotti a Doccia sono dodici, tra cui nove maschi e tre femmine, derivate dalle incisioni di Callot e Baccio del Bianco, indicati in manifattura come caramogi appunto o pimmei. Un esemplare simile al nostro è presente nelle civiche raccolte del Castello Sforzesco di Milano. Caccine alt. cm 8,5, cm 7,2, cm 7; caramogio alt. cm 7,2

 

Bibliografia di confronto

L. Ginori Lisci, La porcellana di Doccia, Milano 1963, p. 63, p. 65 fig. 39 (caramogio);

L. Melegatti, Le porcellane europee del Castello Sforzesco, Milano 1999, p. 76 (caramogio);

A. Biancalana, Porcellane e maioliche a Doccia. La fabbrica dei Marchesi Ginori. I primi cento anni, Firenze 2009, pp. 55-57 (caramogio) e pp. 88-89 (caccine)

 

Stima   € 800 / 1.200
Aggiudicazione  Registrazione
91 - 120  di 158