DIPINTI ANTICHI

14 NOVEMBRE 2017
Asta, 0224
20

Paolo Badaloni, detto Paolo Schiavo

Stima
€ 50.000 / 70.000
Aggiudicazione  Registrazione
λ
Paolo Badaloni, detto Paolo Schiavo 
(Firenze 1397 - Pisa 1478)
MADONNA CON BAMBINO IN TRONO
olio su tavola, cm 104,5x69, con cornice cm 114x77

Provenienza
già Firenze, Collezione Ameri
Collezione privata

Referenze fotografiche
Fototeca Zeri, busta 0143; fasc.1, scheda 11816

Bibliografia
M. Boskovits, Ancora su Paolo Schiavo: una scheda biografica e una proposta di catalogo, in “Arte cristiana”, 83, 1995, pp. 332-340, pp. 335-336, fig. 5

La bella tavola qui presentata, pubblicata da Miklòs Boskovits nel 1995, è un’opera di alto livello qualitativo del pittore fiorentino Paolo Badaloni, detto Paolo “Schiavo” forse per le sue origini dalmate.Vasari ricorda lo Schiavo come scolaro di Masolino da Panicale: "s'ingegnò molto di seguir la maniera di Masolino" (G. Vasari, Vite, vol. II, ed. a cura di G. Milanesi, Firenze 1878, p. 266) anche se è più probabile che la sua formazione sia avvenuta presso la bottega di Lorenzo Monaco con il quale presenta alcune affinità stilistiche. La ricostruzione del catalogo di Paolo Schiavo è avvenuta dagli anni Venti del secolo scorso, in seguito al ritrovamento di alcune opere firmate e all’identificazione del suo intervento nel 1435-40 a fianco di Masolino nella decorazione della Collegiata di Castiglione Olona (VA) dove realizzò affreschi nell'abside con Storie di Santo Stefano e di San Lorenzo. Da quel momento le opere a lui attribuite, a volte erroneamente, sono state molte e per questo Boskovits ha stilato un elenco dei dipinti che gli possono essere riferiti con certezza, tra cui è presente la nostra tavola con la Madonna e il Bambino. Nonostante la formazione presso la bottega di Lorenzo Monaco il nostro pittore si accostò allo stile di Masolino da Panicale con cui probabilmente si recò a Roma tra il terzo e il quarto decennio del Quattrocento. Nel 1427 era nuovamente a Firenze e al 1429 risale l’iscrizione all’Arte dei Medici e Speziali. La sua attività si svolse principalmente a Firenze e in Toscana. Tra le opere fiorentine si ricordano l'affresco con la Madonna e santi della chiesa di San Miniato al Monte (1436), la Crocifissione mistica nel monastero di Sant'Apollonia (1448), e il Tabernacolo dell'Olmo con Annunciazione e santi a Castello (1455-60).Del 1460 sono gli affreschi dell'Oratorio delle Querce a Legnaia, vicino a Firenze mentre dal 1462 è documentato a Pisa dove realizzò un Crocifisso ora al Museo di San Matteo (1460-65). Negli anni Cinquanta cominciò a lavorare alla decorazione di cassoni, in collaborazione con Giovanni di Ser Giovanni detto lo Scheggia, e nel campo dei disegni per paramenti liturgici; al 1466 risale infatti il pagamento per il cartone preparatorio del paliotto ricamato per l’altare maggiore di Santa Maria Novella.Paolo Schiavo, nonostante fosse legato all’ambiente attardato di Lorenzo Monaco, è stato un pittore attento all'evoluzione artistica contemporanea. Si formò in un momento delicato per l'arte a Firenze, periodo nel quale, in contrasto con il gotico mistico di Lorenzo Monaco e con quello cortese di Gentile da Fabriano, si imponeva il Rinascimento di Brunelleschi, Masaccio e Donatello.Nel periodo più fervido della sua attività cercò di acquisire i più moderni risultati della pittura fiorentina: così fra il 1420 e il 1430 abbandonò gli stanchi modi camaldolesi per avvicinarsi alle correnti artistiche assai più vitali di Masolino e Masaccio da cui aveva appreso un “linguaggio schietto, chiaro e nobilmente classicheggiante” (Boskovits, p. 332). Paolo Schiavo deve aver riflettuto così sulla tavola della Sant’Anna Metterza, realizzata in collaborazione tra i due pittori (1424), dove Masaccio arrivò per la prima volta a figure modellate da un forte chiaroscuro che emergono dal fondo come rilievi scolpiti. La nostra Madonna con Bambino in trono si situa cronologicamente intorno al 1440-1445, successivamente a questa svolta in senso plastico; nella composizione si nota infatti l’intenzione di Paolo Schiavo di cimentarsi in una resa pittorica più matura e meditata che approda ad una volumetria convincente.