DIPINTI DAL XVI AL XX SECOLO

13 FEBBRAIO 2018

DIPINTI DAL XVI AL XX SECOLO

Asta, 0223
FIRENZE
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26



Dipinti dal XVI al XVIII secolo
ore 11.00
Lotti 1-127

ore 14.30
Lotti 128-226

Dipinti del XIX e XX secolo
ore 16.30
Lotti 241-333
Esposizione

FIRENZE
9 - 12 Febbraio 2018
orario 10-13 / 14–19 
Palazzo Ramirez-Montalvo
Borgo degli Albizi, 26
info@pandolfini.it

 
 
 
Stima   400 € - 40000 €

Tutte le categorie

151 - 180  di 317
166

Giovanni Antonio Pellegrini

(Venezia, 1675 –1741)

MORTE DI SAN FRANCESCO SAVERIO

olio su tela, cm 38,5x35,5

 

Provenienza

Collezione privata veneta; Firenze, collezione privata.

 

Bibliografia

E. Martini, La pittura veneziana del Settecento, Venezia, 1964, tav. 32; G. Knox, Antonio Pellegrini 1675-1741, Oxford 1995, p. 262, scheda P. 463.

 

Reso noto da Egidio Martini nel 1964 (Martini 1964) e in seguito inserito nella lista dei dipinti ritenuti autografi nella più recente monografia dedicata al pittore (Knox 1995), il bozzetto raffigurante la Morte di San Francesco Saverio trova una collocazione nel primo periodo della carriera indipendente del Pellegrini a Venezia, tra il 1696 e i primi anni del Settecento, durante i quali porta a compimento cicli di affreschi in villa e alcune commissioni religiose. Le veloci e mosse pennellate contraddistinte da una luminosità chiara e dolce risentono, oltre che dell’ambiente artistico veneto di fine Seicento, anche di un suo brevissimo soggiorno a Roma, intorno al 1700, dove poté confrontarsi con le opere di Baciccio.

Non essendo nota l’opera per la quale il bozzetto fu preparatorio, risulta difficile una precisa datazione ma il vivace impianto narrativo messo in scena nonostante la tragicità dell’episodio rappresentato, dimostra l’ormai acquisita maestria nel dominare uno spazio decorativo senza però quella dissoluzione delle forme, con risultati stilistici pienamente rococò, a cui arriverà nel prosieguo della sua carriera presso i principali centri europei (cfr. Antonio Pellegrini. Il maestro veneto del Rococò alle corti d’Europa, a cura di A. Bettagno, Venezia1998).

 

Stima   € 6.000 / 8.000
Aggiudicazione  Registrazione
170

Giovanni Battista Gigola

(Brescia 1767-Tremezzo, Como 1841)

RITRATTO DI GIOVANE FANCIULLA IN UN PAESAGGIO

acquerello e tempera su avorio, cm 15,5x12,5

 

Bibliografia

Sette ritratti lombardi dalla tarda maniera alla maniera pura, testi di M. Tanzi e M. Vezzosi, Firenze 2009, pp. 26-31

 

Le notizie sulla vita del pittore bresciano Giovanni Battista Gigola sono in gran parte ricavabili dal testo di Tommaso Castellini, che disse di essersi basato sulle memorie inedite dell'artista. Il padre Giovanni, che era merciaio, tentò inizialmente di avviare il figlio allo studio delle lettere; in seguito lo mise a bottega presso un ignoto pittore, e poi a lavorare nella ricevitoria di sua proprietà. Nel 1787, dopo la morte del padre, Gigola cominciò a dedicarsi al ritratto miniato su avorio, genere allora molto in voga che si rifaceva soprattutto agli esempi di Rosalba Carriera e Anton Raphael Mengs.

Nel 1789 il G. lasciò Brescia per frequentare i corsi dell'Accademia di Brera a Milano; in particolare seguì le lezioni di elementi di figura tenute dal disegnatore e incisore Domenico Aspari. Nel 1791 intraprese un viaggio a Roma con pochi denari al seguito di una compagnia di ballo: qui frequentò l'accademia del nudo in Campidoglio e poi l'Accademia di S. Luca, ed ebbe l'occasione di aggiornarsi sulle novità neoclassiche introdotte da Pompeo Batoni, Mengs, Canova e Flaxman.

Il delizioso dipinto qui offerto, che mostra una giovane dall'espressione trasognata mentre riposa sopra una superficie erbosa, non lascia dubbi sull'attribuzione proprio al Gigola, unico miniatore tra la fine del Settecento e i primi anni del secolo successivo a raggiungere risultati di tale raffinatezza.

Il piccolo acquerello mostra la grande qualità che sostiene l'attenta definizione della figura, indagata in punta di pennello nei fili sottili dei capelli pettinati secondo la moda neoclassica, nei giri di corallo che si avvitano intorno al collo eburneo, nei ricami che decorano lo scialle blu che le avvolge delicatamente il corpo.

L'escamotage della tunica bianca che ricade a scoprire la spalla non era nuova all'artista; possiamo vedere la stessa soluzione nel Ritratto della nobile Francesca Ghidardi Lechi del Metropolitan Museum di New York, o nel bellissimo tondo con il Ritratto di gruppo dei figli del Marchese Trivulzio al Poldi Pezzoli di Milano.

Per la foggia dell'abito e per la leggerezza descrittiva dell'insieme siamo propensi a datare la miniatura in una fase precoce, ancora addentro al Settecento, più precisamente tra 1977-79.

Stima   € 4.000 / 6.000
151 - 180  di 317