DA MERCANTE A Collezionista: CINQUANT'ANNI DI RICERCA PER UNA PRESTIGIOSA RACCOLTA

11 OTTOBRE 2017
Asta, 0220
106

Giovanni Maria Benzoni                                                    

Stima
€ 10.000 / 15.000

Giovanni Maria Benzoni                                                    

(Songavazzo 1809 - Roma 1873)                                             

INVERNO                                                                   

marmo, alt. cm 70                                                         

firmato e datato "Roma A. 1865"

                                                                          

I busti con le Stagioni furono una delle molte invenzioni più volte replicate da Giovanni Maria Benzoni. Nel regesto biografico della prima monografia moderna dedicata allo scultore bergamasco, che conobbe un enorme successo in pieno Ottocento, veniva in genere indicato il numero di versioni che Benzoni aveva realizzato di ciascuno dei suoi più celebri marmi: ben quarantacinque, ad esempio, della Speranza in Dio, o trentacinque della Riconoscenza. Benzoni, attivo a Roma a partire dalla fine degli anni Venti, ebbe una fortuna di portata europea, ed anche extraeuropea, finendo per essere l'ultimo rappresentante di una grande tradizione artistica che era nata con Antonio Canova in Italia ed aveva conquistato tutto il continente (Roberta Bertazzoni, Giovanni Maria Benzoni: la riscoperta di uno scultore oltre il Neoclassicismo, in "La rivista di Bergamo", LXXXV, 2016, pp. 42-49). L'opera che meglio sintetizza la continuità con il padre del Neoclassicismo in scultura, e anche il capolavoro più noto dello scultore bergamasco, è certamente l'Amore e Psiche del 1845 della Galleria d'Arte Moderna di Milano (Fernando Mazzocca, Canova e il Neoclassicismo, Milano 2008, p. 295; Stefano Grandesso, Modelli e fortuna della scultura ideale: la declinazione della grazia nel soggetto di Psiche, in Roma fuori di Roma: l'esportazione dell'arte moderna da Pio VI all'Unità (1775-1870), a cura di Giovanna Capitelli, Stefano Grandesso, Carla Mazzarelli, Roma 2015, pp. 244-245), replicato anch'esso almeno otto volte (una versione fu eseguita per Nicola I, ed è ancora oggi all'Hermitage di San Pietroburgo). D'altronde Benzoni interpretò al meglio anche il clima di rinnovato fervore religioso della Roma di Pio IX: della sua Immacolata, raffigurata anche in uno degli affreschi di Francesco Podesti nella sala dell'Immacolata Concezione in Vaticano, egli eseguì almeno nove versioni, una delle quali inviata a Ginevra, Notre-Dame, ed un'altra alla Cattedrale di Ossory in Irlanda (Giovanna Capitelli, Mecenatismo pontificio e borbonico alla vigilia dell'Unità, Roma 2011, pp. 61 e 67). Nella già citata monografia su Benzoni, sotto l'anno 1851 si riportava l'esecuzione di un Autunno per il marchese Antonio Busca di Milano, e poco dopo, sotto l'anno 1853, quella di una serie completa delle Stagioni per Henry Channis, di New York (Giuseppe Rota, Un artista bergamasco dell'Ottocento: Giov. Maria Benzoni nella storia della scultura e nell'epistolario famigliare, Bergamo 1936, p. 490). Giuseppe Rota non indicava quindi quante repliche delle Stagioni fossero state licenziate da Benzoni negli anni successivi, ma senz'altro lo scultore ne eseguì diverse. Nel 1864 la National Gallery of Victoria di Melbourne, in Australia (Galleria che era stata fondata appena tre anni prima), ne acquistò una serie completa, in seguito alienata. Proprio l'Inverno, una magnifica e nobile figura di vecchio, pare conoscesse un successo straordinario. Un esemplare del 1865 è passato all'asta da Sotheby's a Londra il 15 novembre del 2005 (M. BENZONI. F.1865); un altro, firmato e datato 1857, sempre da Sotheby's il 5 dicembre 2012, e ancora un altro, firmato e datato 1871, è stato battuto da Bonhams, ancora a Londra, il 29 gennaio 2014; sono registrati anche passaggi all'asta di versioni della Primavera e dell'Autunno.

 

A.B.