Auto Classiche

27 SETTEMBRE 2017

Auto Classiche

Asta, 0216
FIRENZE
Villa La Massa


ore 17:00
Esposizione
Firenze
23-26 Settembre 2017
ore 10:00-18:00
Villa La Massa 
 
 
 
Stima   0 € - 550000 €

Tutte le categorie

1 - 30  di 46
40

AERMACCHI CIGNO 125N (1953)

 

TELAIO N. 125.05297

 

MOTORE: MONOCILINDRICO DUE TEMPI

CILINDRATA: 123 CM3

POTENZA: 5,5 CV

 

L’Aermacchi era un’azienda dalla lunga tradizione, essendo stata fondata (come “Fratelli Macchi”) a Varese nel XIX Secolo ed avendo prodotto carrozze, ruote, materiale rotabile, carrozzerie, motociclette e aeroplani. Avessero avuto anche un cantiere nautico, i fratelli Macchi avrebbero potuto coprire ogni mezzo meccanico!

Nel dopoguerra, con il Cigno, l’Aermacchi cercò di ricavarsi una quota del crescente mercato degli scooter, offrendo ad una clientela attenta un mezzo più sofisticato. Tanto per cominciare, decise di dotarlo di ruote alte, per evitare tutti i problemi noti agli scooteristi. Ciò nondimeno, la struttura telaio-carrozzeria in lamiera stampata era tipica degli scooter. La meccanica era ricercata, col monocilindrico orizzontale oscillante col retrotreno ed il cambio a tre marce, e l’avantreno a braccio oscillante.

Proprio questo particolare testimonia la grande esperienza della Aermacchi nel campo aeronautico: esso infatti derivava concettualmente dai bracci dei carrelli degli aeroplani.

Il principale progettista del Cigno fu nientemeno che l’Ing. Lino Tonti, uno dei massimi tecnici motociclistici italiani del dopoguerra.

Il Cigno qui presentato appartiene all’ultimo anno della produzione ed è stato recentemente completamente restaurato. Il motore è stato rifatto a zero come pure la carrozzeria. Dotato di regolari documenti di circolazione, esso rappresenta un interessante aggiunta ad ogni collezione di motoleggere o di scooter italiani.

Il motociclo è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporlo a un controllo prima della guida.

Stima   € 1.500 / 2.500
23

FIAT CAMPAGNOLA (1967)

 

TELAIO N. 022655

 

MOTORE: 4 CILINDRI IN LINEA

CILINDRATA: 1900 CM3

POTENZA: 65,5 CV

CARROZZERIA: STATION WAGON

 

Come quasi tutte le grandi Case automobilistiche, anche la Fiat negli anni Quaranta mise allo studio una vettura spartana e versatile, in grado di marciare fuoristrada ed in condizioni climatiche avverse, adatta sia per l’uso agricolo che per quello militare. Questo filone di mercato era stato aperto dalla gloriosa Jeep americana, moltissimi esemplari della quale rimasero in Europa e furono ricondizionati e venduti ai privati. Da esse sarebbero nate tutte le successive ‘fuoristrada’ dalla Land Rover alla Campagnola e fino alle giapponesi.

La Campagnola, o “AR51” come molte generazioni di soldati di leva avrebbero imparato a chiamarla, fu messa in produzione nel 1951 ed era destinata a diventare un classico a livello nazionale.

Essa fu principalmente adottata –oltre che da vari autoparchi militari- da aziende che avevano bisogno di vetture in grado di marciare ovunque, per seguire i cantieri che stavano ricostruendo l’Italia e le sue infrastrutture, e da chi, in campagna o in montagna, aveva delle esigenze di mobilità particolari.

Questa era garantita dalle sospensioni a lunga escursione e soprattutto dalla trazione posteriore alla quale poteva essere aggiunta –in marcia- anche l’anteriore, e dal riduttore. La Campagnola era quindi una vettura leggera (circa 1250 kg.) con trazione integrale e cambio a otto rapporti. Aveva una carrozzeria torpedo aperta con telone e mezze portiere, leggera ma forzatamente molto spartana: all’interno a malapena c’erano i sedili!

Pur non essendo un modello destinato ad ampia diffusione, anche la stampa ‘generalista’ riportò la presentazione: il settimanale “Epoca” del 8/12/51 dedicò due pagine a colori alla Campagnola scrivendo: “-La Campagnola rappresenta un passo in avanti nella evoluzione dell’automezzo come varietà di impieghi.-“ e continuava sottolineando giustamente la sua vocazione professionale. Nessuno, in quegli anni, poteva immaginare la nascita e lo sviluppo del ‘fuoristrada’: un settore specifico dell’automobile che sarebbe diventato moda.

Ma c’è sempre qualcuno che vede più lontano di altri: il primo proprietario della Campagnola che oggi presentiamo in asta –uno dei grandi Editori italiani del XX Secolo- sentì il bisogno di un automobile privata che fosse in grado di raggiungere una sua casa in montagna particolarmente isolata. Non voleva però rinunciare ad un minimo di comodità e quindi fece modificare la sua Campagnola da un carrozziere rimasto anonimo.

Dotata di tetto rigido e portiere complete, con l’interno arricchito e rifinito in finta pelle, la rustica Campagnola si era trasformata, senza saperlo, nell’antesignana dei moderni SUV di lusso!

La trasformazione fu fatta con cura e materiali di qualità: da notare, per esempio, l’adozione delle maniglie interne della Lancia Flavia.

Acquistata nel 1978 dall’attuale proprietario, la vettura è stata usata da questi e dalla sua famiglia per più di quarant’anni per esplorare le zone più selvagge della Valle d’Aosta.

Inutilizzata per alcuni anni, la famiglia ha deciso di porre in vendita la vettura e di passarla ad un nuovo proprietario che possa continuare a prendersene cura.

Non è raro trovare sul mercato una Campagnola, ma questo esemplare, oltre ad essere in condizioni meccaniche freschissime avendo percorso pochi chilometri di uso non gravoso, rappresenta un unicum rispetto alla tipica AR51 telonata, e sarebbe perfetta per un collezionista di auto classiche con una casa in montagna…

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 4.000 / 6.000
Aggiudicazione  Registrazione
43

INNOCENTI LAMBRETTA 150 LD (1957)

 

TELAIO N. LD 292938

 

MOTORE: MONOCILINDRICO DUE TEMPI

CILINDRATA: 149 CM3

POTENZA: 6 CV

 

Ferdinando Innocenti fondò, prima della guerra, una fiorente in-dustria metalmeccanica che fabbricava tubi e giunti per costruire strutture e ponteggi. Tale fu il successo, che ancora oggi si chia-mano “Tubi Innocenti”. Nel primo dopoguerra vide l’opportunità per un mezzo di trasporto economico e diede vita alla Lambretta, così chiamata per via del fatto che la sede della sua industria era a Lambrate, nella periferia est di Milano.

Ma Innocenti era nativo di Pescia, il che ci fa pensare, dato che la grande antagonista della Lambretta prese vita nella non lontana Pontedera...

La Lambretta aveva un telaio tubolare, a cui era fissata la carrozze-ria, ed un motore monocilindrico a due tempi.

Lo scooter che qui presentiamo fa parte della serie finale del mo-dello 150 LD. Con il 1957, la Lambretta, che fino ad allora era stata sempre e solo grigia, fu arricchita da una verniciatura bicolore, con i cofani, il frontale e la carenatura del manubrio che poteva-no essere verniciati in Azzurro, Verde Smeraldo, Blu Inghilterra o Rosso Amaranto, come quella che oggi presentiamo in asta. Questa Lambretta è stata di recente completamente restaurata: è quin-di in perfetto stato e presenta ancora la sua targa e i documenti originali.

Si tratta di un esemplare di grande qualità del classico scooter ita-liano degli anni ’50, peraltro dotato di buone prestazioni vista la ci-lindrata relativamente elevata, e rappresenta una perfetta aggiunta ad una collezione di belle automobili italiane di quel periodo.

Il motociclo è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza con-sigliamo all’acquirente di sottoporlo a un controllo prima della guida.

Stima   € 4.000 / 6.000
Aggiudicazione  Registrazione
48

HONDA CB 500 FOUR (1976)

 

TELAIO N. CB500-2086297

 

MOTORE: 4 CILINDRI

CILINDRATA: 498,5 CM3

POTENZA: 50 CV A 9000 G.M.

TELAIO: DOPPIA CULLA

 

La moto immatricolata in Italia nel 1976 ha percorso 22mila chi-lometri ed era di proprietà di un anziano signore che negli ultimi 20 anni aveva percorso meno di 1000 chilometri. Questa Honda 500 CB Four Mk3 è stata la moto più equilibrata mai concepita dalla Honda fino a quel momento: la potenza, la frenata, il telaio, le prestazioni, le rifiniture, persino le colorazioni avevano indotto la casa costruttrice a non badare a spese, per esempio ciascuno scarico indipendente e le marmitte ad altissimo rendimento anche se nei primi modelli un po’ meno silenziate.

Montava un motore a 4 cilindri e 4 carburatori con doppio albero a camme in testa con frizione in bagno d’olio, cambio sempre in presa a 5 marce, trasmissione a catena, avviamento elettrico ed a pedale, sospensioni idrauliche anteriori con forcella telescopica e posteriori con ammortizzatori idraulici con braccio oscillante; freno anteriore a disco e posteriore a tamburo che rendeva l’equilibrio ciclistico quasi perfetto.

Molti degli utenti preferivano questo modello al più potente 750cc ritenuto esagerato rispetto al resto della moto. Lo testimonia il fat-to del successo registrato da questo modello. Un grande esempio di moto conservata da un appassionato per il quale era diventuta quasi un mito dati gli episodi positivi che questa gli aveva fatto vivere.

Il motociclo è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza con-sigliamo all’acquirente di sottoporlo a un controllo prima della guida.

Stima   € 5.000 / 7.000
33

MASERATI BITURBO (ANNO 1983)

 

TELAIO N. ZAM331B00XB106913

 

MOTORE: TWIN-TURBO V6

CILINDRATA: 1996 CM3

POTENZA: 180 CV A 7.500 G/M

CARROZZERIA: COUPE’

 

Possedere una vettura con marchio Maserati ha sempre avuto un forte significato meccanico e storico: va ricordato infatti che nel 1914 un signore bolognese di nome Alfieri Maserati fondava un’officina per la produzione di candele e batterie, e la trasformazione delle più preziose vetture dell’epoca: le Isotta Fraschini. Per questo motivo su tutte le Maserati compare il Tridente della Statua di Nettuno di Piazza Maggiore che esprime nobiltà e prestigio e sottolinea la provenienza bolognese.

Nel 1937 la Famiglia Orsi da Modena acquistò l’azienda, dando il via ad un periodo di grandi glorie sportive e soprattutto all’inizio della produzione in piccola serie di vetture stradali. Dopo varie vicissitudini, nel 1968 la compagnia fu acquisita dalla Citroën (ricordiamo la creazione della performante SM), e nel 1973 per scarsi risultati l’azienda che nel passato aveva fatto salire l’adrenalina ai più grandi piloti, venne posta in liquidazione con il disappunto del mondo dello sport e della finanza.

Nel 1976 l’uomo d’affari, sportivo e avventuriero argentino Alejandro De Tomaso rilevò il Marchio, e diede al designer Michele Spera l’incarico di iniziare un percorso di recupero dell’intramontabile marchio ormai divenuto modenese.

Nel 1982 esce il modello di cui vi proponiamo un bellissimo esemplare: progettata da Pierangelo Andreani –titolare del Centro Stile Maserati- su ispirazione della Quattroporte di Giugiaro, a causa delle crisi energetiche e fiscali, dovette ridurre le dimensioni e la cilindrata pur mantenendo finiture in pelle e radica con buone prestazioni.

In quel periodo, in Italia fiscalmente era praticamente impossibile acquistare una vettura con cilindrata maggiore di due litri: quando uscì la Biturbo fece sensazione perché per la prima volta si poteva acquistare una Maserati senza incorrere nell’interesse del Fisco e della Guardia di Finanza, ma ancor più scalpore fece il fatto che la si poteva acquistare per il prezzo di una Alfetta 2000!

Tecnicamente, la Biturbo era caratterizzata dal motore anteriore longitudinale, a sei cilindri a V e con due turbo, trazione posteriore, sospensioni anteriori indipendenti e a bracci oscillanti posteriori, 4 freni a disco assicuravano una frenata efficiente. Nel momento che BMW, SAAB e perfino la Volvo avevano osato commercializzare automobili con il turbocompressore, un personaggio esagerato in tutto come De Tomaso deve aver pensato: “Noi ne metteremo due!”.

La vettura qui proposta è del primissimo periodo di produzione, è in buono stato di conservazione, ed ha solo bisogno di un nuovo appassionato proprietario che la riporti a correre su strada.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 6.000 / 8.000
Aggiudicazione  Registrazione
44

MOTO GUZZI SUPER ALCE 500 (1951)

 

TELAIO N. 29451

 

MOTORE: MONOCILINDRICO

CILINDRATA: 498,4 CM3

POTENZA: 18,5 CV

 

La Moto Guzzi, una delle protagoniste assolute del successo mon-diale della moto italiana, fu fondata nel 1921 da Carlo Guzzi e Gior-gio Parodi.

Negli anni ’30 mise a punto una serie di motociclette spinte da un motore da mezzo litro molto particolare dotato di un solo cilindro orizzontale. Sviluppato in varie versioni questo motore fu usato su moto da turismo, da corsa, da lavoro, motocarri e motocarrozzette e naturalmente, visti i tempi, moto militari.

La Superalce era una versione aggiornata postbellica della motoci-cletta militare Alce utilizzata anche nella seconda guerra mondiale. La Superalce venne invece prodotta per le Forze Armate italiane, dal 1948 al 1958. La motocicletta qui presentata fu prodotta nel 1951 e ceduta dalle FFAA per essere immatricolata privatamente nel 1969. Si trattava di una versione specifica del Falcone e come quello aveva il classico motore monocilindrico orizzontale con val-vole in testa, molle esposte e anticipo manuale.

E’ stata completamente restaurata recentemente nella sua versione originale ‘Esercito’ e dotata di una serie di accessori che la rendono ancor più vicina a come si presentava sotto le armi. E’ dotata di certificato d’origine della Moto Guzzi che attesta la sua identità, e si presenta in eccellenti condizioni.

Il motociclo è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza con-sigliamo all’acquirente di sottoporlo a un controllo prima della guida.

Stima   € 7.000 / 10.000
45

HARLEY DAVIDSON FXEF SUPER GLIDE “FAT BOB” 1985

 

TELAIO N. 1HD1BBL13FY017091

 

MOTORE: BICILINDRICO A V DI 45.

CILINDRATA: 1340 CM3

POTENZA: 46 KW A 5800 G.M.

 

La Super Glide nasce nel lontano 1971 come prima moto da personalizzare: il che poi è diventata la principale caratteristica di questo marchio: oggi la maggior parte delle Harley sono ordinate dai clienti con particolari diversi l’una dall’altra rendendo la moto più artigiana e nel contempo più preziosa.

Monta un motore 1340 cc. Evoluzione che sostituisce il precedente shovelhead, con alberi a camme azionati da una catena e trasmissione secondarie a cinghia.

Anche l’adozione del motore Evo “Screamin’ Eagle” sarà una esclusiva soltanto di questo modello per il solo anno 1985, l’anno successivo sarà sostituita dal modello SXR con telaio in lega leggera ed un aspetto più moderno sempre nel rispetto dello stile Harley.

Questo esemplare mantiene il serbatoio Fat Bob ma con un alloggio centrale per il contachilometri. Nonostante il modello molto popolare questa versione FXEF è stata costruita in un numero di esemplari limitato, è una moto adatta sia ad un collezionista per qualcuno che vuole entrare nel mondo Harley Davidson facendo un investimento minimo e con l’opportunità che si possa rivalutare nel tempo. La moto ha percorso 18.497 miglia, pari a poco meno di 30,000 km.

Il motociclo è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporlo a un controllo prima della guida.

Stima   € 7.000 / 10.000
13

CARBODIES TAXI (1989)

 

TELAIO N. FX4N/DR/00070689

 

MOTORE: 4 CILINDRI DIESEL NISSAN TD27

CILINDRATA: 2664 CM3

POTENZA: 85 CV

CARROZZERIA: LIMOUSINE

 

Gli appassionati di automobili che hanno visitato Londra anche solo una volta portano negli occhi il ricordo –oltre che delle belle automobili sportive e di lusso che circolano per il centro- di due mezzi che sono ormai parte del paesaggio urbano: gli autobus a due piani rossi e i tipici Taxi neri.

Il “Black Cab” discende direttamente dalle carrozze pubbliche e per tutta la storia dell’Automobilismo Londra ha avuto un suo ‘Taxi ufficiale’, che doveva sottostare a tutta una serie di regole specifiche: per fare un esempio, un raggio di sterzata molto ridotto, per poter invertire la marcia anche nelle strade strette. Questa evoluzione ha portato a delle vetture progettate e costruite apposta, in quanto il mercato dei taxi è sufficientemente grande per giustificare questo investimento.

La vettura che vi proponiamo oggi appartiene al modello che per più tempo è rimasto in produzione e in servizio per le strade di Londra. Costruito dalla Carbodies, un’azienda che fa parte del grande Gruppo industriale Manganese Bronze, è una macchina costruita per macinare milioni di chilometri con la massima affidabilità e comodità sia per chi la guida che per chi viene trasportato.

Sin dagli anni precedenti alla seconda guerra mondiale, i taxi avevano un solo posto all’anteriore, di fianco al quale c’è un ampio vano per i bagagli, ed un grande abitacolo posteriore con un divanetto per tre passeggeri e due strapuntini ulteriori. Un divisorio permette di mantenere una certa privacy e separazione tra chi lavora davanti, e chi presumibilmente si gode il percorso seduto dietro.

Questo tipo di Taxi iniziò la sua carriera nel 1958 come modello FX3, divenuto poi FX4 e, a partire dal 1982, fu ribattezzato LTI Fairway, e iniziò a montare il motore Nissan TD27 ed il cambio automatico, come la vettura qui proposta.

Il taxi, naturalmente con la guida a destra, si presenta in ottime condizioni e sicuramente ha percorso un chilometraggio modesto, come testimoniato dal perfetto stato dell’interno e di tutti quei punti che normalmente sono usurati.

E’ stato immatricolato in Italia e rappresenta una rara opportunità di acquistare una vettura-simbolo, ma anche un potenziale mezzo pubblicitario per attività commerciali di vario tipo.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 8.000 / 12.000
34

URBANINA (1967)

 

MOTORE: ELETTRICO

CARROZZERIA: LAUNDAULET DA CITTA'

 

Sin dagli inizi della storia dell’Automobile, la trazione elettrica era presente come credibile alternativa ai motori a combustione interna o esterna. Specialmente per l’uso cittadino, che impone frequenti fermate e ripartenze, e che richiederebbe mezzi più si-lenziosi e puliti, sin da subito l’elettrico si impose: un esempio su tutti fu la Detroit Electric che ebbe una buona diffusione.

Dopo i primi anni pionieristici, però, la trazione elettrica –come quella a combustione esterna- scomparve totalmente. Si ricomin-ciò a parlarne, almeno in Europa, negli anni ’60, quando iniziarono a farsi sentire le avvisaglie dei problemi legati alla estrazione, tra-sporto e stoccaggio dei prodotti petroliferi.

Tra i primissimi ad occuparsene furono il Marchese Piero Girola-mo Bargagli Bardi Bandini e il tecnico Narciso Cristiani. Il primo, stanco delle difficoltà della circolazione e del parcheggio romani (negli anni ’60!) concepì una vetturetta biposto basata su una piat-taforma, sulla quale veniva montato un abitacolo di forma ovoidale che poteva ruotare a 360. per permettere l’accesso da ogni parte. Perché questo fosse possibile, era necessario utilizzare un motore elettrico, e rendere indipendente l’abitacolo dalla parte meccanica.

Il progetto prevedeva la produzione in serie, tanto che l’Urbanina fu presentata al Salone di Torino del 1965 e del 1966, in due ver-sioni: una spinta da un motore monocilindrico a due tempi da 198 cm3, ed uno con un motore elettrico Bosch. Scrisse “Quattroruo-te”, nel fascicolo del Novembre 1966: “- Caratteristiche principali sono l’abitacolo a sviluppo verticale e la possibilità di far ruotare la cabina, costruita in materia plastica, per uscire dalla parte più comoda.-“

Dopo questi primi prototipi, l’idea dell’abitacolo girevole fu rite-nuta troppo complessa e abbandonata, e la vettura ricevette una carrozzeria più tradizionale.

La vettura che proponiamo oggi fa parte della primissima serie prodotta, e fu messa in circolazione con buon anticipo rispetto alle crisi petrolifere del 1973 e 1976. Ciò nonostante, il progetto non ebbe il successo sperato, e esso fu ceduto alla Zagato, che, modi-ficando la carrozzeria, ripropose la vettura con la denominazione “Zele”, e ne produsse un certo numero.

La Urbanina qui proposta è quindi una vettura assolutamente unica, probabilmente la sola sopravvissuta di una piccolissima produzione pionieristica: basti pensare che negli anni 2000 grandi Case giapponesi riproposero il concetto di microcar elettrica con abitacolo girevole...

Essa ha una gradevole carrozzeria, la cui parte posteriore si può aprire in modo da creare una specie di “Laundaulet de Ville”, come l’avrebbero chiamata all’inizio del XX secolo.

Con il suo inimitabile mix di antico e moderno, vecchia di cin-quant’anni ma al contempo modernissima, la Urbanina rappre-senta un’occasione unica per un collezionista attento. La vettura è regolarmente immatricolata e può essere usata usufruendo di tutte le agevolazioni previste per le auto d’epoca e quelle per le auto elettriche; sviluppa una velocità di 60 km/h con una autonomia di circa 200 km.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consiglia-mo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i particolari deperibili.

Stima   € 9.000 / 12.000
Aggiudicazione  Registrazione
22

LANCIA GAMMA 2000 COUPE’ (1979)

 

TELAIO N. 002843

 

MOTORE: 4 CILINDRI BOXER

CILINDRATA: 2000 CM3

POTENZA: 120 CV

CARROZZERIA: COUPE’ PININFARINA

 

Dopo l’acquisizione della Lancia da parte della Fiat nel 1969, esaurita la produzione dei modelli preesistenti –la Flavia e la Fulvia- l’impegno della Casa torinese si era concentrato sulla Beta in tutte le sue versioni. Mancava una vettura al top della gamma, ma già dal 1970 in Lancia era iniziata la gestazione della nuova berlina di classe superiore, che inizialmente avrebbe dovuto condividere alcuni particolari con la Citroën CX, visto che erano in corso trattative per l’acquisizione del marchio transalpino.

La nuova vettura si sarebbe chiamata Gamma, e sarebbe stata molto innovativa grazie alla modernissima carrozzeria a due volumi studiata insieme alla Pininfarina ed al suo motore boxer a quattro cilindri, molto equilibrato e dotato di grande coppia.

In modo assolutamente indipendente rispetto alle istruzioni della Lancia, in Pininfarina si decise di studiare anche la proposta di una versione Coupé, e il lavoro fu portato avanti quasi in segreto.

Fu così che si aggiunse un ulteriore capitolo al catalogo delle meravigliose 2+2 di Pininfarina, e la Gamma Coupé da allora fa parte di un numero ridottissimo di vetture-capolavoro come la Ferrari 365 GT 2+2, poi evoluta in 400 e 412, la Fiat 130 Coupé e la Rolls-Royce Camargue. Quattro vetture che in certo modo sono tutte figlie della Lancia Florida II e della sua versione di serie, la Flaminia Coupé, le ultime vetture nate sotto l’occhio attento del Maestro Pinin.

Quando la Pininfarina presentò la Gamma berlina, e a sorpresa anche la Coupé, la versione aggiuntiva fu immediatamente approvata. Proposta con motorizzazione da due litri o due litri e mezzo, la Gamma in Italia fu acquistata quasi esclusivamente col motore più piccolo, che permetteva di rimanere sotto la soglia fiscale dei due litri.

La vettura che oggi proponiamo fa parte delle 1.265 Coupé due litri prodotte: un numero non lontano da quello, ad esempio, della Ferrari Daytona o F40. Modello già raro di per sé quindi, che diventa praticamente unico se consideriamo che viene oggi posto in vendita dal primo proprietario, e che non è mai stato sottoposto a restauro, ma solo ad una costante ed attenta manutenzione. La meccanica è stata curata in modo maniacale, come la carrozzeria e il sofisticato interno in pelle nera, che presenta soltanto i minimi segni del passaggio del tempo.

Per chi cerca questo tipo di automobile, che ancora gode di una valutazione molto bassa, la vettura proposta oggi rappresenta una occasione unica di acquistare un esemplare di prima mano in condizioni eccezionali, ad un prezzo irrisorio, considerando l’importanza dei Marchi che porta, la rarità e le condizioni.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 9.000 / 12.000
37

VOLVO 1800E (1970)

 

MOTORE: 4 CILINDRI

CILINDRATA: 1986 CM3

POTENZA: 118 CV

CARROZZERIA: COUPE’                     

 

Costruita sulla base della 120 Amazon, la P1800S rappresentò un tentativo della Volvo di realizzare un prodotto diverso da quello per cui era diventata famosa: una piccola vettura a due posti, sportiva ma non esasperata, ed in grado di mantenere le caratteristiche di sicurezza e affidabilità che ormai erano diventate un sinonimo della casa svedese. Una 1800S acquistata da un cliente americano nel 1966 e da lui utilizzata costantemente e quotidianamente, ha percorso quasi cinque milioni di chilometri e detiene un record registrato nel Libro dei Primati Guinness.

Disegnata da Piero Frua, la P1800S venne inizialmente assemblata dalla Jensen a Londra, ma poi nel 1963 la produzione fu spostata in Svezia e la denominazione divenne semplicemente 1800S. Si tratta di una piacevole coupé con due piccole pinne posteriori, che poi diede vita anche a una splendida versione a due volumi, una “Shooting Brake” per dirla all’inglese, o “Break de Chasse” per stare sul francese: una via di mezzo tra un coupé e una station-wagon: la 1800ES. Nel 1969 la 1800S ricevette un aggiornamento e una serie di migliorie tra le quali l’adozione del motore B20E, con una cilindrata leggermente maggiore e la iniezione al posto dei carburatori. Ancora una volta fu cambiata la denominazione ufficiale, che divenne 1800E.

Nel suo intero periodo di produzione, tra il 1961 e il 1973, fu prodotta in più di 47,000 esemplari, mentre le 1800E prodotte nel 1970 furono solo 2799. La vettura qui proposta appartiene all’ultimo periodo di produzione, essendo stata immatricolata nel 1970 in Gran Bretagna, motivo per il quale presenta la guida a destra. E’ poi stata importata e regolarmente immatricolata in Italia nel 2015. Si tratta di una vettura ottimamente conservata dai suoi precedenti appassionati proprietari.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 10.000 / 15.000
Aggiudicazione  Registrazione
16

FIAT 509 (1929)

 

TELAIO N. 253474

 

MOTORE: 4 CILINDRI IN LINEA

CILINDRATA: 990 CM3

POTENZA: 22 CV

CARROZZERIA: TORPEDO

 

La 509 ebbe il difficile compito di succedere alla 501, forse la prima vera Fiat popolare, prodotta in quasi 67.000 esemplari tra il 1919 e il 1926. Solidissima, semplice e generosa la 501 interpretò e contribuì alla ripresa dopo la prima Guerra Mondiale, avvicinando molti italiani della classe medio-alta all’automobile.

Uno dei molti meriti della 501 fu quello di permettere alla Fiat di coprire tutto il territorio nazionale con una rete capillare di Concessionari e Officine, e di iniziare a considerare una serie di strategie commerciali moderne, che sarebbe stata utile per la diffusione della 509.

Questa si presentò già nel 1925 dotata di un motore a quattro cilindri con albero a camme e valvole in testa, abbastanza moderno per l’epoca. Con cilindrata di soli 990 cm3, contro i 1500 della 501, la 509 erogava la stessa potenza, soprattutto grazie al regime di rotazione, che era passato da 2600 a 3400 giri al minuto: un motore quindi più moderno, mentre il precedente era ancora molto legato alla realtà pionieristica dell’anteguerra.

La 509 fu prodotta naturalmente con una serie di carrozzerie, ma quelle più numerose furono la Torpedo e la Berlina, entrambe a due porte. Con un peso di soli 1085 kg., la Torpedo raggiungeva la velocità di 78 km/h. Per facilitare la diffusione del nuovo modello, la Fiat mise a punto un’organizzazione per il finanziamento all’acquisto: la SAVA, che avrebbe avuto un grande successo e sarebbe durata fino a pochissimi anni fa, confluendo poi nella attuale FCA Bank.

La 509 Torpedo che presentiamo in asta oggi appartiene da quarantun anni ad un collezionista fiorentino ed è stata completamente restaurata una ventina d’anni fa. Negli ultimi anni è stata usata pochissimo e quindi si presenta nelle condizioni ideali di una vettura restaurata ma non troppo ‘scintillante’, ed è pronta ad offrire al nuovo proprietario –per un investimento molto modesto- le impagabili gioie dell’automobilismo Vintage.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 10.000 / 15.000
Aggiudicazione  Registrazione
47

HARLEY DAVIDSON FLT TOUR GLIDE (1980) “KING OF THE HIGHWAY”

 

TELAIO N. 5G0077J0

 

MOTORE: BICILINDRICO A V DI 45.

CILINDRATA: 1340 CM3

POTENZA: 70 CV A 5800 G.M.

 

NOTE: motore Shovelhead da 1340, cambio 5 marce e motore su silent block. Doppio freno a disco anteriore e posteriore praticamente il top di gamma per l'Harley Havidson per quegli anni.

Questa fu la prima Harley Davidson con cambio a 5 marce e motore montato su silent block, il che rende la moto molto più confortevo-le e meno dura nella guida grazie alla notevole diminuzione delle vibrazioni. Di fatto fu costruita per le grandi crociere sulle intersta-te americane e usata al tempo anche dalla Highway Patrol. Questo esemplare è il numero 77 di produzione e fu acquistata dall’attuale proprietario da un reduce del Vietnam. Il motore deriva dal prece-dente Shovelhead di 1200 cc aumentato di cubatura a 1340 cc, e a differenza delle precedenti che ancora usavano il tamburo, come grande innovazione monta doppio freno a disco anteriore e freno a disco posteriore.

La distribuzione a catena è stata completamente coperta da carter per renderla ancor più affidabile e ridurre la rumorosità. Questa moto per ridurre le temperature di esercizio è equipaggiata con un radiatore dell’olio supplementare che nelle lunghe percorrenze rende il lubrificante molto più efficiente.

Un’altra caratteristica fondamentale e inusuale per una Harley Da-vidson di quel periodo sono i cerchi in lega leggera che ne aumen-tano la maneggevolezza e la stabilità. In quasi 40 anni di esercizio ha percorso soltanto 16mila miglia.

Questa motocicletta si presenta in condizioni e stato d’uso eccel-lente: un appassionato di Harley non può farsi mancare un’occa-sione del genere in quanto acquistandola porta a casa un pezzo appena uscito di rodaggio ovvero come nuova e una storia ed un vissuto tecnologico che 40 anni fa ha dato inizio alle nuove genera-zioni Harley, ed al rinnovato successo mondiale del Marchio.

Il motociclo è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza con-sigliamo all’acquirente di sottoporlo a un controllo prima della guida.

Stima   € 10.000 / 15.000
32

ROLLS-ROYCE SILVER SPIRIT (1981)

 

TELAIO N. ZCAZS0004DCH07649

 

MOTORE: 8 CILINDRI A V

CILINDRATA: 6750 CM3

POTENZA: SUFFICIENTE

CARROZZERIA: BERLINA

 

Agli inizi degli anni ’90 venne messa a punto e presentata ai mercati la Silver Spirit, dopo il grande successo della Silver Shadow, che aveva rivoluzionato tecnicamente l’offerta della Rolls-Royce, e aveva permesso a quella che fino al 1971 era solo una piccola divisione della grande azienda meccanica di staccarsi e crescere da sola come casa automobilistica.

Da sempre, la regola della Rolls-Royce è stata la ricerca dell’evoluzione e dell’affinamento di un progetto fino a raggiungere il suo livello più alto di perfezione, piuttosto che la rivoluzione. Così è stato per esempio per il periodo 1946-1965, nel quale i vari modelli (Silver Dawn e Silver Wraith, Silver Cloud I, II e III) mantennero una base tecnologica comune. Con la rivoluzione portata nel 1965 dalla Silver Shadow (passaggio alla scocca portante, sistemi idraulici integrati, eccetera) aveva invece avuto inizio un nuovo periodo di evoluzione, che sarebbe durato fino al 2000. La Silver Spirit era quindi una evoluzione della Silver Shadow: il pianale e la base meccanica era molto simile a parte qualche aggiornamento a vari sistemi di sicurezza, antinquinamento e climatizzazione, mentre la carrozzeria era totalmente nuova.

Pur mantenendo l’impostazione classica della grande berlina di lusso, la Silver Spirit era più moderna e meno squadrata, anche per ricercare una migliore resistenza aerodinamica.

La vettura qui presentata fa parte della prima parte della produzione, e per questo è abbastanza rara. Essendo il “modello base” della gamma Rolls-Royce, e per di più come detto uno dei primi, essa presenta una finitura meno opulenta di quelle adottate successivamente: le ebanisterie delle porte sono più ridotte, i cerchi ruota sono ancora in lamiera con i coprimozzo, ed altri particolari sarebbero poi stati modificati ed arricchiti.

Tutto in questa vettura sembra essere stato pensato per creare un insieme omogeneo e non vistoso: il sofisticato abbinamento tra un sobrio azzurro medio metallizzato e l’interno in pelle blu, l’assenza del tetto in vinile e di finiture a contrasto rendono questa Rolls- Royce una vettura molto elegante. L’unico vezzo, applicato da uno dei proprietari precedenti, è la targhetta sul baule che recita “Silver Spirit II”: errata in quanto questa è una macchina della primissima serie.

La vettura, come le altre qui presentate, è stata tenuta con grande cura dai suoi proprietari e si presenta in ottime condizioni di carrozzeria, interno e meccanica. Tutte le zone delicate o potenzialmente problematiche di questa vettura sono state accuratamente controllate dalla British Motors di Verona, conosciuta come una delle migliori officine specializzate in queste vetture, nonché Officina Autorizzata della Bentley Motors, che come noto dopo la divisione dei due marchi ha continuato ad assicurare i ricambi e l’assistenza a tutte le Rolls-Royce costruite prima del 2000.

Il valore delle Silver Spirit è forse nel suo punto più basso, e quindi questa vettura rappresenta un’eccezionale opportunità.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 12.000 / 15.000
Aggiudicazione  Registrazione
28

MERCEDES-BENZ SL 320 R129 (1993)

 

TELAIO N. WDB1290631F089625

 

MOTORE: 6 CILINDRI

CILINDRATA: 3199 CM3

POTENZA: 231 CV

CARROZZERIA: ROADSTER, AMG LOOK

NOTE: Iscrizione ASI 19/02/2013 Certificato di Rilevanza Storica 85635 del 19/02/2013

Questo modello rappresenta l’evoluzione della intramontabile R107 rimasta sul mercato per 18 anni senza perdere il proprio fascino e mantenendo la consueta affidabilità delle Mercedes. Nel 1989 venne presentato al Salone di Ginevra il modello W129 con un design molto contemporaneo uscito dalle mani di Bruno Sacco.

Nel 1995 fu adottato un motore 3.2 lt. con un cambio automatico a 5 marce e una potenza di 231 CV, pari a quella della precedente Mercedes 500 SE: vale a dire un motore più performante che si addiceva perfettamente alla vettura caratterialmente molto sportiva. Adottava una capote elettrica a scomparsa, non fu peraltro tralasciata la sicurezza adottando un rollbar automatico a protezione dei passeggeri in caso di urto. Questo esemplare esteriormente appare come una SL 320 AMG ovvero con cerchi in lega leggera originali AMG.

Lista accessori:

Vernice CANADA Special Edition

Interno Pelle Antracite

Differenziale Autobloccante

Sedile Multiprofilo sinistro

Tempomat

Impianto Antiscasso Antifurto

Sedili posteriori per tipi SL

Climatizzatore automatico

Impianto lavafari

Autoradio Becker Gran Prix 2000 VK RDS

Cambiadischi CD

Sedili Riscaldati

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 12.000 / 15.000
2

FIAT 500 D (1965)

 

TELAIO N. 777126

 

MOTORE: 2 CILINDRI IN LINEA

CILINDRATA: 499,5 CM3

POTENZA: 17,5 CV

CARROZZERIA: TRASFORMABILE

 

La vettura che ha trasformato l’Italia, sfruttando l’onda del ‘boom economico’ ma anche dandovi il suo contributo, la “Nuova 500”, fu presentata nel 1957, esattamente sessant’anni fa. Nei primi tre anni di vita essa raggiunse la sua maturità sia dal punto di vista tecnico che da quello del mercato, e raggiunse più di 181.000 clienti.

Ma la crescita era esponenziale, e, come avvenuto con la Topolino, più se ne producevano e più facile e meno costoso era produrne di più: con la seconda serie (500 D) sarebbero state 642.000 e poi con quelle successive… qualche milione!

La ‘Cinquecento’ fu per quasi un trentennio la protagonista assoluta di molti aspetti della storia italiana: dall’economia, che contribuì a far crescere, allo sviluppo sociale, all’arte e al cinema: la Cinquecento ancora oggi è una parte centrale dell’immagine che innumerevoli amanti dell’Italia nel mondo hanno del nostro Paese.

Con la 500 D, un esemplare della quale proponiamo nell’asta odierna, il motore della Nuova 500 era passato da 479 a 499,5 cm3 e la potenza da 15 a 17,5 cavalli. Il prezzo era sceso da 465.000 lire a 450.000: si ripeteva il fenomeno inventato da Henry Ford, secondo il quale più alta era la produzione e più bassi i costi, per cui era possibile abbassare il prezzo al cliente finale pur aumentando il margine della fabbrica.

Nell’ambiente del collezionismo odierno, la “D” è senz’altro tra i modelli più ricercati, in quanto ha ancora le portiere incernierate posteriormente –che fanno molto anni ’50 – ma ha già la meccanica più collaudata.

La vettura proposta oggi è ancora più interessante avendo la rara carrozzeria trasformabile: il tetto apribile cioè scende fino al vano motore, creando un’apertura quasi da spider. La Trasformabile era stata prevista sin dal lancio della Nuova 500 nel 1957, ma dal 1959 essa aveva ceduto il passo alla versione ‘Tetto Apribile’, più pratica e meno delicata. La ‘Tetto Apribile’ divenne in pratica la 500 classica che tutti abbiamo conosciuto e forse posseduto, dato che la ‘Trasformabile’ fu presto abbandonata e le versioni di grandissima produzione, posteriore al 1965 erano tutte ‘Tetto Apribile’.

La 500 qui presentata è quindi una delle ultime ‘trasformabili’ costruite prima del passaggio alle portiere incernierate anteriormente, è stata appena restaurata totalmente da una officina specializzata. Partendo da un esemplare in buone condizioni essa è stata completamente smontata, ed ogni parte è stata controllata e dove possibile revisionata e riutilizzata. Il motore e il cambio sono stati rifatti a nuovo, come pure l’impianto elettrico e tutti gli altri sistemi del veicolo. Si tratta in tutto e per tutto di una automobile nuova, avendo percorso solo poche centinaia di chilometri per la messa a punto ed il rodaggio.

Nell’anno del sessantesimo di quella che forse è la più importante automobile italiana, vi si presenta oggi l’occasione di acquistare un esemplare fantastico della serie più ricercata, nella sua versione di carrozzeria più rara e richiesta: un’occasione imperdibile!

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 14.000 / 16.000
Aggiudicazione  Registrazione
17

FIAT 500 C GIARDINIERA BELVEDERE (1953)

 

TELAIO N. 434557

 

MOTORE: 4 CILINDRI IN LINEA

CILINDRATA: 569 CM3

POTENZA: 22 CV

CARROZZERIA: GIARDINETTA

 

Lanciata nell’Agosto 1936, la Fiat 500, subito chiamata confidenzialmente “Topolino” per via dei suoi fari che ricordavano le orecchie del personaggio di Walt Disney, fu prodotta in ben 83.266 esemplari prima della guerra e altri 38.750 tra la fine delle ostilità e il 1948. Modificata e migliorata, e battezzata “500 B” fu prodotta nel biennio 1948-49 in altri 21.262 esemplari.

Quando nel 1949 fu lanciata la 500 C, si trattava quindi di un modello già molto collaudato, prodotto per circa dieci anni pieni in più di 140.000 esemplari: senz’altro il maggior successo automobilistico italiano fino ad allora.

Ma l’autore del progetto, il geniale Dante Giacosa, aveva ancora in serbo una serie di miglioramenti che avrebbero visto la luce nella versione definitiva e più moderna, la 500 C appunto, che calcò il palcoscenico automobilistico italiano dal 1949 al 1954 e fu prodotta in ben 376.368 esemplari, un volume fino ad allora neanche immaginabile. Questo risultato fu dovuto al miglioramento del prodotto, e soprattutto al suo processo produttivo. Nei primi anni del dopoguerra, infatti, le grandi Case americane fornirono consigli e tecnologia alla Fiat, per non parlare dei finanziamenti del Piano Marshall. Così le carrozzerie furono semplificate senza che questo le rendesse più brutte, con molte più parti in comune tra le varie versioni. La “Giardiniera Belvedere”, che aveva visto la luce come “B” nel 1948, abbandonò le complesse e delicate fiancate miste in metallo legno e masonite per adottare un pannello metallico stampato integralmente, il che rendeva molto più veloce e semplice la realizzazione della scocca e il prodotto finito molto più solido, sicuro e durevole. La Giardiniera, che era nata per ovviare al principale inconveniente della berlina, lo spazio esiguo dell’abitacolo, poteva ospitare quattro persone e un po’ di bagaglio: per fortuna gli italiani di allora erano più bassi e magri di noi ed erano abituati a viaggiare leggeri! In questo modo la Giardiniera poteva risolvere le necessità delle giovani famiglie ed anche quelle professionali delle moltissime piccole imprese che andavano formandosi in quegli anni. In sintesi, la 500C Giardiniera era riuscita a colpire perfettamente un punto del mercato dove la richiesta era altissima e la concorrenza inesistente.

Meccanicamente la Topolino è sempre stata un gioellino, con la sua distribuzione a valvole in testa, la struttura leggera (600 kg.!), i freni idraulici e tanti particolari che fino ad allora si erano visti solo sulle vetture di classe superiore. Essa si prestava anche all’uso sportivo e alle elaborazioni: sono infatti innumerevoli le Topolino che presero parte alla Mille Miglia e quelle che donarono la propria meccanica per la realizzazione di quelle ‘special’ da corsa realizzate da molti meccanici, garagisti o ingegneri in tutta Italia e non solo.

La 500 che proponiamo nell’asta odierna è stata posseduta a lungo da un Funzionario Fiat toscano, ed ha subito un accurato restauro meccanico e di carrozzeria qualche anno fa. Di seguito è stata usata pochissimo e quindi oggi si presenta in modo ottimale, essendo appena restaurata ma avendo già sviluppato un po’ di patina.

Questa Topolino Giardinetta offrirà all’acquirente la possibilità di godersi una protagonista dell’automobilismo italiano e anche della nostra cronaca: innumerevoli le comparse di queste macchine nei grandi film italiani degli anni ’50 e ’60.

Inoltre, essa è ammessa a tutte le più importanti manifestazioni, a partire dalla mitica Mille Miglia, e quindi potrà dare anche delle soddisfazioni più esclusive.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma essendo stata ferma a lungo per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 14.000 / 18.000
Aggiudicazione  Registrazione
42

HARLEY DAVIDSON WLA (1942)

 

TELAIO N. 42WLA288801

 

MOTORE: 2 CILINDRI A V DI 45. FLATHEAD

CILINDRATA: 740 CM3

POTENZA: 23 CV

 

In preparazione dell’entrata in guerra delle Forze Armate americane, la Harley-Davidson si dette da fare per contrastare la forte concorrenza della Indian, mettendo a punto un modello specifico, basato sul modello WL, che a sua volta derivava dal modello D della metà degli anni ’30, il primo a montare il motore Flathead a valvole laterali. La moto fu riprogettata in funzione delle richieste dell’Esercito ed anche la sua denominazione divenne appunto WLA, dove la A stava per Army.

William Harley si concentrò molto sulla realizzazione di una moto che avesse tutte le caratteristiche di maneggevolezza (riduzione e distribuzione dei pesi), affidabilità, versatilità e bassi consumi talvolta come nel nostro caso, a discapito della potenza.

Il motore bicilindrico di 45. a valvole laterali sviluppava una potenza di 23 Cv mentre il telaio tubolare alloggiava il motore sotto il quale era fissata una piastra per meglio affrontare gli ostacoli; la velocità massima superava i 100 Km/h.

Il successo commerciale fu indubbio dato che queste moto furono adottate anche dai governi sovietico e canadese.

La tipicità di questo modello era la struttura della frizione con congegno a pedale con doppia leva sul lato sinistro: in avanti si attivava la frizione e pertanto si poteva cambiare marcia, indietro si ripristinava la trazione. Anche se il meccanismo sembrerebbe complesso, possiamo garantire che per un rider curioso, la guida è molto piacevole.

Il mezzo qui raffigurato è stato oggetto di riconversione civile nel dopoguerra e di restauro negli anni ’80, successivamente tenuto in custodia dall’attuale proprietario fino ad oggi che lo propone con caratteristiche “beat” tipiche di quegli anni.

Stima   € 15.000 / 20.000
30

ROLLS-ROYCE SILVER SHADOW II (1977)

 

TELAIO N. SRH31603

 

MOTORE: 8 CILINDRI A V

CILINDRATA: 6750 CM3

POTENZA: SUFFICIENTE

CARROZZERIA: BERLINA

 

La Silver Shadow, lanciata nel 1965 con il V8 da 6230 cm3, fu il più sofisticato nuovo modello lanciato dalla Rolls-Royce, e quello con la più lunga carriera. Fu la prima Rolls-Royce costruita intorno ad una monoscocca portante, il che permise di limitarne il peso e soprattutto di darle una linea più bassa e moderna, mantenendo invariata l’abitabilità e la leggendaria comodità di cui le vetture con la doppia R erano divenute il simbolo.

Nel 1970 fu aggiornata con un motore portato a 6750 cm3, una ci-lindrata che sarebbe rimasta invariata per decenni, anche quando a seguito di una cessione del Marchio al Gruppo BMW il propulso-re sarebbe stato portato a dodici cilindri.

Nel contesto del continuo aggiornamento e miglioramento, nel 1977 fu lanciata la Seconda Serie della Silver Shadow, di cui oggi abbiamo qui un esemplare meraviglioso.

Con un cruscotto più moderno, un impianto di climatizzazione com-pletamente nuovo e sofisticatissimo (che ai tempi si favoleggiava costasse quanto una Fiat 500...) e i nuovi paraurti ad assorbimento di energia, la Silver Shadow II prese il posto del modello prece-dente ed avrebbe calcato le scene per soli tre anni, nei quali fu prodotta in 8,422 esemplari.

Pur essendo il “modello base” della gamma Rolls-Royce, secondo la tradizione anche la Silver Shadow II veniva spesso ordinata con finiture particolari: l’esemplare qui presentato ne è un esempio molto interessante, essendo stato prodotto con il tetto in vinile e con l’interno in velluto.

Di regola, le vetture prodotte dalla Rolls-Royce nel dopoguerra avevano sempre l’interno rifinito in pelle, e una grande attenzio-ne veniva posta nella ricerca delle migliori pelli fornite dalla ditta secolare Connolly di Londra. I casi in cui il cliente richiedeva la finitura in un materiale diverso erano rarissimi e la scelta era tra il panno chiamato “West of England Cloth” ed il velluto. Quest’ultimo rende questa vettura un esemplare quasi unico e differente da tut-te le altre Silver Shadow: inoltre, l’interno in velluto determina una silenziosità ancora maggiore di quella, già straordinaria, offerta da qualsiasi Rolls-Royce.

La vettura che qui presentiamo fu acquistata nell’estate 1977 dal suo primo proprietario, e sia lui che i proprietari successivi avrebbe tenuto un file con tutta la documentazione relativa alla manutenzione. In tal modo, abbiamo la certezza che la vettura sia sempre stata mantenuta da rinomati specialisti ed abbiamo anche la prova del chilometraggio, oggi pari a circa 59.000 miglia, cioè poco più di 94.000 chilometri.

L’attuale proprietario acquistò la Silver Shadow II nell’Aprile 2011: un appassionato collezionista di automobili importanti, l’affidò subito alle cure della Officina Sauro, ben conosciuta da anni a Bo-logna e specializzata in Ferrari e Rolls-Royce. Durante il suo posses-so, commissionò interventi di manutenzione e migliorie –soprat-tutto all’impianto idraulico- per un importo di circa 20.000 euro.

La Silver Shadow II che oggi presentiamo è un rarissimo esem-plare con alcune caratteristiche uniche, in invidiabili condizioni di originalità, mantenuto dal suo proprietario al massimo livello di efficienza... come si deve fare con un’automobile di questa impor-tanza. Ha anche ottenuto la Targa Oro ASI.

Essa rappresenta un’eccezionale opportunità di aggiudicarsi una automobile di grande livello, molto rara e dalla bassissima percor-renza, al prezzo di una berlina economica.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consiglia-mo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 16.000 / 20.000
Aggiudicazione  Registrazione
31

ROLLS-ROYCE SILVER WRAITH II (1980)

 

TELAIO N. LRH40265

 

MOTORE: 8 CILINDRI A V

CILINDRATA: 6750 CM3

POTENZA: SUFFICIENTE

CARROZZERIA: BERLINA A PASSO LUNGO

 

La Silver Shadow, lanciata nel 1965 con il V8 da 6230 cm3, fu il più sofisticato nuovo modello lanciato dalla Rolls-Royce, e quello con la più lunga carriera. Fu la prima Rolls-Royce costruita intorno ad una monoscocca portante, il che permise di limitarne il peso e soprattutto di darle una linea più bassa e moderna, mantenendo invariata l’abitabilità e la leggendaria comodità di cui le vetture con la doppia R erano divenute il simbolo.

Nel 1970 fu aggiornata con un motore portato a 6750 cm3, una ci-lindrata che sarebbe rimasta invariata per decenni, fino alla Phan-tom VIII a dodici cilindri presentata appena poche settimane fa.

Nel contesto del continuo aggiornamento e miglioramento, nel 1977 fu lanciata la Seconda Serie della Silver Shadow, di cui oggi abbiamo qui un esemplare meraviglioso nella versione a passo lungo.

Con un cruscotto più moderno, un impianto di climatizzazione com-pletamente nuovo e sofisticatissimo e i nuovi paraurti ad assorbi-mento di energia, la Silver Wraith II prese il posto della precedente Silver Shadow Long Wheelbase.

Quasi tutti i modelli prodotti dalla Rolls-Royce nei suoi 113 anni di storia sono stati proposti anche in versione 'lunga'. In pratica, una versione in cui veniva privilegiato lo spazio dedicato ai passeggeri posteriori e spesso dotato di un vetro divisorio.

Negli anni 70 e '80 le versioni a passo allungato delle serie Silver Shadow erano numericamente molto rare, dato che l'uso dell'au-tista andava scomparendo. Ancora più rari gli esemplari, come quello qui proposto, privi di vetro divisorio. Queste vetture infatti, erano preferite da chi -a seconda della situazione- guidava diretta-mente la macchina oppure si faceva portare dall'autista. In pratica, poca differenza rispetto alla versione di serie, contro una marcata differenza nel prezzo d'acquisto!

La vettura qui presentata appartiene alla seconda serie delle Sil-ver Shadow, per la quale fu rispolverata la denominazione di un modello degli anni '50. La Silver Wraith II fu prodotta solo in 2144 esemplari, la maggioranza dei quali per usi ufficiali, in livrea nera o blu scuro e con divisorio. Questa vettura rappresenta quindi un rarissimo esempio di Silver Wraith II ‘privata’: fu infatti acquistata nel 1980 da una signora che se la fece consegnare ad Hong Kong, e la usò fino al 1989.

La copiosa documentazione che accompagna la macchina –che comprende le “Chassis Cards” che testimoniano tutte le fasi della sua produzione- permette infatti di ricostruire tutti i suoi passag-gi e chilometraggi, garantiti dai documenti delle revisioni (MOT) annuali. La vettura fu inutilizzata dal 1989 al 1996 e poi percorse pochi chilometri, tanto che oggi, a trentasette anni d’età, lo stru-mento segna meno di 40,000 miglia, pari a circa 64,000 chilometri, perfettamente in linea con quanto riportato dalla documentazione.

Acquistata dal presente proprietario nel 2011, questa Silver Wraith II è stata usata pochissimo ed è stata affidata all’Officina Sauro di Bologna per tutti i controlli e le manutenzioni del caso, tra cui la re-visione completa dell’impianto idraulico. Si presenta quindi oggi in condizioni eccellenti, come testimoniato dall’ambita Targa Oro ASI.

Anche questa Silver Wraith II rappresenta un’eccezionale opportu-nità di aggiudicarsi una automobile molto rara, dal chilometraggio bassissimo, sicuramente unica con questa livrea e questo splendi-do interno verde in pelle Connolly, al prezzo di una berlina eco-nomica.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consiglia-mo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 18.000 / 25.000
Aggiudicazione  Registrazione
24

JAGUAR XJS (1992)

 

TELAIO N. SAJJNAEW4EN180068

 

MOTORE: 12 CILINDRI a V

CILINDRATA: 5345 CM3

POTENZA: 280 CV

BODY STYLE: COUPE’ 2+2

 

Dopo un modello così importante come la E Type, ed il passaggio della Jaguar da piccolo costruttore indipendente a parte di una grande organizzazione (la British Leyland), non fu facile mettere a punto una nuova granturismo...

Partendo però dal favoloso motore a dodici cilindri –allora e per molti anni ancora l’unico prodotto in serie da un Costruttore non di nicchia- e da innovativi concetti di design, la Jaguar presentò nel 1975 la nuova ammiraglia sportiva. Avendo un carattere meno estremo e una comodità vicina a quella delle grandi berline, venne abbandonata la sequenza delle C-, D- ed E-Type, e il nuovo modello fu chiamato XJ-S.

Inizialmente, questo modello fece fatica a farsi accettare dagli appassionati Jaguar, ma con l’andare del tempo, le migliorie che via via venivano introdotte, e il cambiamento dei gusti del pubblico, la XJ-S seppe guadagnarsi un notevole seguito.

La sua rivincita fu quella di essere diventata la sportiva più longeva di tutta la gamma Jaguar.

Agli albori degli anni ’90 fu presentata una nuova serie –a cui appartiene la vettura qui proposta- che era il risultato di un importante programma di miglioramento ed ammodernamento della gamma, che coinvolse ben 1200 modifiche rispetto alla versione precedente. Gli aggiornamenti interessarono la meccanica, l’elettronica, i sistemi anti inquinamento, la linea (il 40% dei pannelli era nuovo) e l’interno: in pratica, era una macchina nuova, ed anche la fabbrica e i metodi di produzione erano stati ammodernati per essere in grado di fornire un prodotto qualitativamente di classe molto elevata. Ad esempio, i pannelli della carrozzeria erano più grandi: il parafango posteriore era formato da uno stampaggio unico al posto dei cinque precedenti, con ovvi vantaggi in termini di produzione e di qualità.

Pur essendo completamente diversa dalle serie precedenti, le nuove XJS si riconoscono facilmente solo osservando le luci posteriori.

L’interno è stato completamente rinnovato avvicinando ancora di più la XJS al mondo delle vetture di gran lusso piuttosto che alle sportive. E’ da ricordare che nello stesso periodo anche Ferrari e Aston Martin, per esempio, stavano arricchendo sempre più l’arredamento interno delle loro vetture.

Il poderoso motore a dodici cilindri fu anch’esso rinnovato, dotandolo di un nuovo sistema di alimentazione con accensione digitale Magneti Marelli. L’introduzione dei catalizzatori, grazie a questi miglioramenti, fece perdere solo otto cavalli al V12. Grazie a tutte le modifiche apportate, la XJS entrò nel suo ultimo decennio con rinnovato successo, e mantenne una produzione elevata sino al 1996.

La vettura in asta, in condizioni pari al nuovo malgrado una percorrenza di circa 131.000 chilometri, si presenta con una elegantissima livrea in Dorchester Grey con interno in pelle Doeskin. E’ omologata ASI con targa oro. E’ una vettura pronta per continuare il suo servizio di GT di lusso in uso quasi quotidiano con il fortunato acquirente che se l’aggiudicherà.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 18.000 / 25.000
26

JEEP GPW 1943

 

TELAIO N. 416228

 

MOTORE: 4 CILINDRI

CILINDRATA: 2199 CM3

POTENZA: 60 CV

CARROZZERIA: TORPEDO

 

La “Jeep” è semplicemente una delle automobili più importanti mai costruite, un’auto che ha creato un genere al punto che il suo nome ne è diventato sinonimo. Praticamente tutte le Fuoristrada del mondo sono nate da lei.

E’ anche l’unica auto veramente Storica, perché ha dato un contributo essenziale alla vittoria degli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale ed ancora oggi fa parte della iconografia di quel periodo.

Nell’estate del 1940, quando ormai la guerra in Europa era già completamente sviluppata, l’Esercito degli Stati Uniti iniziò ad interessarsi ad una serie di nuovi equipaggiamenti che sarebbero serviti quando anche essi sarebbero entrati in guerra. Fra questi, una piccola e leggera vettura in grado di andare dappertutto e dare mobilità alle truppe. In un anno circa, coinvolgendo varie industrie automobilistiche e meccaniche, il nuovo veicolo fu pronto, e ne iniziò la produzione a cura della Willys Overland Corporation e della Ford Motor Co.

Costruite in più di 361.000 esemplari e portate in tutti i teatri di guerra, le Jeep furono poi lasciate dagli Americani quando questi tornarono a casa. Ricondizionate e vendute ai privati, migliaia di esse sono state assorbite dal mercato europeo degli anni ’50: una serie di economie distrutte per le quali una vettura tutto fare ed economica era molto utile.

La Jeep che vi presentiamo oggi è sicuramente stata acquistata privatamente nel primo dopoguerra, utilizzata in campagna, magari come trattore agricolo, prima di diventare un oggetto da collezione.

Il suo proprietario l’ha recentemente sottoposta ad un accurato restauro meccanico ed estetico, reperendo anche una congerie di accessori e equipaggiamenti che permettono di ricreare le condizioni di una tipica Jeep dell’Esercito Americano. Da notare che, non esistendo degli archivi appositi, non è possibile ricostruire in che reparto o zona una specifica Jeep abbia operato durante la guerra: per questo è normale che, in occasione di un restauro, il proprietario scelga la livrea di suo piacimento.

La Jeep presentata oggi è in ottime condizioni ed è una testimonianza reale di un periodo di liberazione e rinascita: è pronta ad entrare in un museo o ad essere utilizzata sia per svago che per partecipare con successo alle manifestazioni dedicate ai mezzi militari.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 18.000 / 25.000
Aggiudicazione  Registrazione
36

VOLKSWAGEN T2 (1973)

 

MOTORE: 4 CILINDRI BOXER

CILINDRATA: 1285 CM3

POTENZA: 44 CV

CARROZZERIA: FURGONE

 

La Volkswagen Maggiolino fu sicuramente una delle automobili più importanti della storia. Lanciata nel 1938 come ‘Auto del Popolo’ e destinata a motorizzare la classe media tedesca, essa fu uno dei primi successi tecnici del suo progettista, Ferdinand Porsche.

Prodotta in varie versioni e in molte fabbriche e paesi diversi per quasi sessant’anni, nel 1949 essa diede vita ad una serie di veicoli commerciali. Poco importava che il motore fosse fiacco e montato posteriormente, dove normalmente sarebbe stato il piano di carico. La sua prodigiosa affidabilità più che equilibrava la carenza di prestazioni, soprattutto in un periodo in cui le strade non per-mettevano alte velocità, e le necessità della ricostruzione invece generavano un crescente mercato per mezzi da lavoro compatti. La stessa conformazione ‘boxer’ del motore lo rendeva molto piatto e permise di realizzare un piano di carico accettabile. Nei furgoni, questo veniva comunque utilizzato principalmente attraverso delle grandi porte laterali ad armadio oppure scorrevoli. Da notare che il meccanismo di queste porte scorrevoli era utilizzato su licenza della carrozzeria di gran lusso inglese James Young che le aveva adottate prima della guerra per alcune splendide e costosissime Bentley!

Dopo le prime T1, caratterizzate dal parabrezza in due pezzi, le T2 proseguirono e aumentarono il successo del ‘pulmino’ Volkswagen, che uscì dall’ambito prettamente professionale per entrare a far parte del ristretto novero dei veicoli ricreativi. Soprattutto in Ca-lifornia esso diventò l’auto di culto della generazione del surf, e degli Hippy della fine degli anni ’60. La Volkswagen fu lesta ad accorgersene e mise in produzione una serie infinita di allestimenti che potevano trasformare un umile furgone quasi in una limousine di lusso: interni a sei o nove posti, selleria ricercata, accessori, persino un grandissimo tetto apribile erano disponibili. Una serie di specialisti esterni, tra cui la notissima Westfalia, offrivano alle-stimenti particolari come uffici mobili, Camper, o qualsiasi cosa il cliente desiderasse.

Il T2 che vi presentiamo oggi è appena stato sottoposto ad un re-stauro maniacale di meccanica e di carrozzeria. L’interno è stato volutamente lasciato com’era, per permettere all’acquirente di restaurarlo a piacimento oppure di modificarlo secondo il suo gu-sto o le sue eventuali esigenze commerciali. Questo tipo di veicolo infatti si presta magnificamente anche per essere utilizzato come negozio mobile per catene di street food, gelaterie o quant’altro. Tutti i particolari ed i componenti sono forniti col veicolo, che potrà essere finito com’era in origine o modificato secondo i desideri del nuovo proprietario.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consiglia-mo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 18.000 / 25.000
Aggiudicazione  Registrazione
46

HARLEY DAVIDSON FATBOY (1990)

 

TELAIO N. 1HD1BML13LY018281

 

MOTORE: BICILINDRICO A V DI 45.

CILINDRATA: 1340 CM3

POTENZA: 56 CV

 

NOTE: Esemplari costruiti 4400, Ideata da Willie G. Davidson and Louie Netz, Cambio a 5 marce

Questa tipo di moto apparve sul mercato nel 1990, dopo essere stata sperimentata nel biennio precedente, durante le manifesta-zioni di Daytona Beach. Era una moto che appena uscita era già destinata ad evere un grande successo, lo si capiva dall’accuratezza che i tecnici le avevano dedicato.

Ricercatezza, qualità, potenza, comfort e opulenza, un trionfo di meccanica in una mastonditica due ruote che affascinava anche lo spettatore meno preparato e come se non bastasse, per sotto-lineare tutto ciò, montava gli avveniristici cerchi lenticolari in lega leggera, che richiamavano gli stessi usati sui Boing B-29s.

Basata su un telaio Softail di derivazione 1984 alleggerito e irrobu-stito con la classica ingegneria dell’ammortizzatore nascosto, è un modello senza tempo con una tradizionale classicità e al comtempo con una modernità volutamente esibita, per conquistarsi una ricca fascia di mercato; infatti al tempo il costo era superiore a 20,000$.

Questo esemplare è alimentato come da tradizione a carburatori ed esprime un sound unico e inconfondibile al quale il vero aman-te di una Harley non può resistere.

La moto è iscritta ASI in virtù del suo perfetto stato di conserva-zione, grazie anche al ridotto numeri di chilometri percorsi (quasi 17mila km).

Il nostro esemplare è un “teste gialle”, costruito in 4400 esemplari. Questo ambitissimo modello, con qualche modifica, sarebbe rima-sto sul mercato per oltre 20 anni.

Il motociclo è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza con-sigliamo all’acquirente di sottoporlo a un controllo prima della guida.

Stima   € 19.000 / 24.000
19

JAGUAR 340 (1968)

 

TELAIO N. 1J/80195DN

 

MOTORE: 6 CILINDRI IN LINEA, BIALBERO

CILINDRATA: 3400 CM3

POTENZA: 210 CV

CARROZZERIA: BERLINA

 

Nei primi anni ’50 la Jaguar –sotto l’abile guida di Sir William Lyons- si trasformò da piccolo specialista in una vera e propria industria automobilistica.

La chiave di questo sviluppo fu il formidabile motore XK, progettato durante la guerra e lanciato nel 1948, e la linea di berline compatte. Questa linea fu inaugurata dalla “2,4 litri” del 1955 poi chiamata retroattivamente ‘Mk I’ dopo l’uscita della ‘MK II’ nel 1959.

La MkII, prodotta con motorizzazioni da 2400, 3400 e 3800 cm3, ebbe un grande successo, tanto da essere prodotta in totale in 82.208 esemplari.

La vettura qui proposta fa parte della serie finale delle MkII, ed era denominata più semplicemente ‘340’: prodotta solo dal 1967 al 1969, la 340 si fermò a 2.655 esemplari, ed è quindi una delle più rare versioni della berlina compatta di Coventry.

La MkII rappresenta senz’altro uno dei più amati capolavori di Sir William Lyons. Con questa macchina, Lyons aveva reinventato la Berlina Sportiva. Certo c’erano già state molte vetture degne di questa definizione, ma la MkII riuscì a coniugare le piccole dimensioni (era lunga 4,59 metri) con una buona abitabilità e prestazioni per l’epoca eccezionali, grazie ai suoi poderosi motori a sei cilindri e doppio albero. Grazie a queste qualità, la MkII si fece onore in tantissime competizioni stradali, il Rally di Monte Carlo e il Tour de France tra tutte, e in pista.

La serie finale, di cui questa vettura fa parte, fu proposta solo con le cilindrate 2400 e 3400, con la denominazione appunto 240 e 340. Nella migliore tradizione di tutte le Case automobilistiche, quando un modello sta avvicinandosi alla fine della produzione, si cerca di dare uno stimolo alle vendite offrendo una versione di fine serie ad un prezzo più conveniente. Nel caso della MkII questo fu ottenuto semplificando alcune finiture come i paraurti e l’ebanisteria interna, e soprattutto dotando le vetture di un interno in finta pelle. Queste caratteristiche però rimasero in pratica limitate al mercato inglese delle vendite a flotte: nei mercati di esportazione come l’Italia, dove i numeri erano bassi e la distribuzione era gestita privatamente, venne mantenuto lo stesso livello di prezzo e le vetture venivano ordinate con tutti gli optional, riportandole praticamente al livello di allestimento precedente. Questa vettura, oltre all’interno in pelle, ha perfino l’Overdrive e l’aria condizionata!

Negli anni ’60 la Jaguar in Italia era una vettura rarissima: per capirci nel 1965, ‘66 e ‘67 si vendettero circa 260 Jaguar all’anno, nel 1968 solo 190 e nel 1969 561. Quindi la vettura qui proposta fa parte dell’anno in cui le Jaguar vendute in Italia toccarono il minimo storico, dopo il 1960.

Già questo fatto la rende molto particolare e rara, ma la storia di questa vettura ne fa un oggetto veramente unico: essa fu acquistata da un giovanotto milanese che la usò e la mantenne per più di quarant’anni, per poi cederla ad un amico che l’aveva ammirata a lungo. Trasferita in una splendida tenuta nel Chianti, la Jaguar veniva usata saltuariamente in occasioni speciali. In tutti questi anni, e con due soli proprietari, essa ha percorso meno di 68.000 chilometri.

Si tratta quindi di una opportunità unica di aggiudicarsi una vettura totalmente originale, avendo avuto solo due proprietari ed essendo sempre stata mantenuta impeccabilmente.

E’ stata portata a Firenze da chi scrive e la vettura ha dimostrato di essere in gran forma: il motore gira benissimo, il cambio è perfetto (è il 4 marce Jaguar con sincronizzatori e Overdrive a comando elettrico) e i freni rispondono bene. Si tratta di una vettura che, dopo un accurato tagliando, sarà pronta per affrontare qualsiasi prova.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche ma, non essendo stata usata negli ultimi tre anni, per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 20.000 / 30.000
Aggiudicazione  Registrazione
4

AUSTIN HEALEY V8 SPECIAL (1962)

 

N. DI TELAIO ORIGINALE N. H-BJ7-L/20858,

RIPUNZONATO NEL 2012 PT00429112PT

DALLA MOTORIZZAZIONE CIVILE DI PISTOIA

 

MOTORE: 8 CILINDRI A V

CILINDRATA: 4700 CM3

POTENZA: 200 CV

CARROZZERIA: SPIDER

 

Come risulta dal Certificato del British Motor Heritage Trust, questa Austin Healey 3000 MkII fu prodotta, con il motore N. 29F-RU-H/1656 e la carrozzeria N. 56353, il 17 agosto 1967, esattamente 55 anni prima che questa descrizione venisse redatta. Il 23 agosto fu spedita verso gli Stati Uniti, precisamente al concessionario Inskip di New York. Inskip aveva un lungo rapporto con le automobili inglesi, essendo stato –prima della guerra-legato alla Rolls-Royce of America ed essendo anche importatore della Austin.

La vettura era verniciata in Bianco Avorio, con interno e capote neri. La storia di questa vettura non è conosciuta, ma la ritroviamo in Gran Bretagna con la targa YSU198. Probabilmente è stata importata dagli USA negli anni ’80 o ’90 e restaurata. In tale occasione è stata intrapresa anche la trasformazione che rende questa vettura unica tra le Austin Healey: al posto del sei cilindri da tre litri fu montato un V8 americano da 4,7 litri!

Il risultato è sorprendente, in quanto il V8 pesa più o meno quanto il sei cilindri in ghisa, mentre la potenza e la coppia risultano molto 28 più elevate. In pratica, è stata seguita la stessa ricetta della Bristol e della Rover che hanno adottato i generosi V8 americani.

Nel 2012 la vettura è stata importata in Italia e regolarmente collaudata e immatricolata presso la Motorizzazione Civile di Pistoia. Questa, rilevando che il numero di telaio era presente solo sulla targhetta, ha ripunzonato d’ufficio la vettura, come risulta dalla documentazione.

Questa ‘Special’ offre il fascino di una classica spider inglese con le prestazioni garantite da un poderoso V8 da 4.700 cm3: forse non è la macchina ideale per un purista, ma sicuramente essa permetterà al suo futuro proprietario una guida divertentissima, con un investimento molto inferiore di quello che sarebbe necessario per una Austin Healey originale!

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 20.000 / 30.000
Aggiudicazione  Registrazione
20

CADILLAC ELDORADO CONVERTIBLE (1973)

 

TELAIO N. 6L67530424258

 

MOTORE: 8 CILINDRI A V

CILINDRATA: 8200 CM3

POTENZA: 335 CV

CARROZZERIA: CABRIOLET

 

Il marchio di lusso della General Motors fu fondato nel 1902, prendendo il nome dall’esploratore francese che 200 anni prima aveva fondato la Città sullo Stretto, cioè la “Ville d’Etroit”, ovvero la odierna Detroit. Nel 1908 entrò a far parte della General Motors, dove andò a ricoprire il segmento più alto della gamma.

Se negli anni prima della guerra Cadillac produceva principalmente autotelai (spesso mossi da poderosi motori a dodici e financo 16 cilindri) che venivano poi carrozzati dagli specialisti, negli anni ’50 –a seguito dello sviluppo del Cento Stile della GM- anche le Cadillac venivano realizzate in casa.

Le versioni più esclusive, e costose, sin dagli anni ’50 presero il nome di Eldorado, che da noi ricordava un gelato, ma in America la infinita ricchezza delle civiltà precolombiane del Centroamerica.

A partire dagli anni ’70, anche la Cadillac, per sfruttare al massimo lo spazio dell’abitacolo, passò alla trazione anteriore, producendo forse le ‘tutto avanti’ più grosse della storia.

La Cadillac Eldorado che vi presentiamo oggi, che risale al 1973, ha infatti un motore otto cilindri da ben 8.200 cm3: senz’altro la cilindrata più alta vista in una automobile di serie di quel periodo. Si tratta di una vettura che è sempre stata tenuta con grande cura ed infatti ha percorso solo 40.000 miglia, pari a circa 64.000 chilometri, che per una meccanica surdimensionata come questa si può dire corrispondano appena appena alla percorrenza di rodaggio.

Essa fa parte di una piccola serie di vetture costruite con le stesse finiture della Eldorado che era stata usata come Pace Car alla 500 miglia di Indianapolis del 1973.

Oltre alla presenza in innumerevoli film americani, le grandi Cabriolet americane sono entrate a far parte anche del nostro immaginario collettivo grazie alle cronache della Dolce Vita: nessuna meglio di questa Cadillac Eldorado riesce a esprimere appieno questo ruolo, ed ancora oggi viaggiare senza fretta su una automobile come questa, godendosi il panorama, il tramonto e il profumo del mare, rappresenta una delle massime esperienze automobilistiche.

Costruita senza risparmio, e venduta in America più cara di una Rolls-Royce, questa Cadillac darà al suo futuro proprietario il piacere di possedere un oggetto esclusivo, e la più alta espressione dell’Automobile americana.

La vettura porta ancora la targa americana, ma è sdoganata ed ha tutti i documenti per essere immatricolata senza difficoltà.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 22.000 / 28.000
11

DAIMLER DB 18 SPECIAL SPORTS (1951)

 

TELAIO N. D59029

 

MOTORE: 6 CILINDRI

CILINDRATA: 2500 CM3

POTENZA: 85 CV

CARROZZERIA: CABRIOLET BARKER

 

Gli appassionati ricordano questo Marchio dal suono tedesco per via di una delle più britanniche automobili inglesi. Infatti agli albori dell’automobile, una società chiamata Daimler fu fondata per importare in Gran Bretagna le prime vetturette costruite dall’omonima officina tedesca. Passando per alterne vicende, la società inglese crebbe, mentre quella tedesca confluì con la Benz, per poi scomparire quando fu adottato il marchio Mercedes-Benz. Oggi rimane però la denominazione Daimler per la capogruppo tedesca, una delle più importanti industrie europee.

A parte queste complicazioni societarie, la Daimler inglese diventò presto la vettura di prima scelta per la Casa reale, e fu usata in esclusiva da ben quattro Sovrani. Avrebbe perso questo primato prima della guerra, quando una Casa meno antica, ma più organizzata, iniziò a proporre le sue limousine a Buckingham Palace.

Tecnicamente, la Daimler anteguerra era una macchina eccellente, certo mai sportiva e sempre piuttosto formale: si pensi però che nel 1926 fu la prima europea a montare un motore V12. In ogni caso, per molti anni, Daimler produsse imponenti automobili a otto cilindri in linea. Nell’immediato dopoguerra essa confluì, insieme ad una serie di altre aziende del settore (tra cui i gloriosi carrozzieri Hooper e Barker) nella Holding “British Small Arms”: il progetto di rilancio non si realizzò, e nel 1960 essa fu rilevata dalla Jaguar che aveva bisogno del suo stabilimento per espandere il proprio, adiacente. Da allora alcune versioni particolarmente ricche delle berline Jaguar si sarebbero chiamate Daimler.

La vettura offerta è un esemplare di una innovativa serie di medie dimensioni dotata di un sei cilindri di soli 2500 cm3, presentata subito prima della guerra, ma praticamente presente sul mercato solo nel dopoguerra.

La versione Special Sports aveva due carburatori che portavano la potenza da 60 a 85 cavalli; era anche dotata di un sofisticato cambio di velocità Wilson a preselettore e sistema di ruota libera. Ciò che rendeva uniche queste vetture era la carrozzeria, che stilisticamente e tecnologicamente era ancorata ai fasti degli anni ’30: realizzata da Barker, uno dei più antichi specialisti, era come un vestito su misura di Savile Row. Costruita in soli 608 esemplari, essa era arricchita da una capote che poteva essere aperta solo in parte, sopra i passeggeri anteriori, mentre la parte posteriore rimaneva eretta.

Tra le sue particolarità, il terzo sedile posteriore trasversale, che poteva essere posizionato verso destra o verso sinistra a seconda del panorama…

La vettura oggi proposta è stata acquistata ed importata da un collezionista italiano a Londra nel 2000.

Restaurata negli anni ’70 e poi ancora all’inizio del terzo millennio, questa bella e tradizionale “Cabriolet tre posizioni” è una vettura molto rara –forse unica in Italia- e con una storia ben documentata. Porta ancora la targa inglese ma ha tutta la documentazione per ottenere l’immatricolazione italiana. Si presenta in buono stato anche se, naturalmente, andrebbe migliorata nel caso il nuovo proprietario volesse utilizzarla per partecipare a raduni e Concorsi d’Eleganza nei quali potrebbe sicuramente ben figurare.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 22.000 / 30.000
Aggiudicazione  Registrazione
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