Auto Classiche

27 SETTEMBRE 2017

Auto Classiche

Asta, 0216
FIRENZE
Villa La Massa


ore 17:00
Esposizione
Firenze
23-26 Settembre 2017
ore 10:00-18:00
Villa La Massa 
 
 
 
Stima   0 € - 550000 €

Tutte le categorie

1 - 30  di 46
48

HONDA CB 500 FOUR (1976)

 

TELAIO N. CB500-2086297

 

MOTORE: 4 CILINDRI

CILINDRATA: 498,5 CM3

POTENZA: 50 CV A 9000 G.M.

TELAIO: DOPPIA CULLA

 

La moto immatricolata in Italia nel 1976 ha percorso 22mila chi-lometri ed era di proprietà di un anziano signore che negli ultimi 20 anni aveva percorso meno di 1000 chilometri. Questa Honda 500 CB Four Mk3 è stata la moto più equilibrata mai concepita dalla Honda fino a quel momento: la potenza, la frenata, il telaio, le prestazioni, le rifiniture, persino le colorazioni avevano indotto la casa costruttrice a non badare a spese, per esempio ciascuno scarico indipendente e le marmitte ad altissimo rendimento anche se nei primi modelli un po’ meno silenziate.

Montava un motore a 4 cilindri e 4 carburatori con doppio albero a camme in testa con frizione in bagno d’olio, cambio sempre in presa a 5 marce, trasmissione a catena, avviamento elettrico ed a pedale, sospensioni idrauliche anteriori con forcella telescopica e posteriori con ammortizzatori idraulici con braccio oscillante; freno anteriore a disco e posteriore a tamburo che rendeva l’equilibrio ciclistico quasi perfetto.

Molti degli utenti preferivano questo modello al più potente 750cc ritenuto esagerato rispetto al resto della moto. Lo testimonia il fat-to del successo registrato da questo modello. Un grande esempio di moto conservata da un appassionato per il quale era diventuta quasi un mito dati gli episodi positivi che questa gli aveva fatto vivere.

Il motociclo è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza con-sigliamo all’acquirente di sottoporlo a un controllo prima della guida.

Stima   € 5.000 / 7.000
47

HARLEY DAVIDSON FLT TOUR GLIDE (1980) “KING OF THE HIGHWAY”

 

TELAIO N. 5G0077J0

 

MOTORE: BICILINDRICO A V DI 45.

CILINDRATA: 1340 CM3

POTENZA: 70 CV A 5800 G.M.

 

NOTE: motore Shovelhead da 1340, cambio 5 marce e motore su silent block. Doppio freno a disco anteriore e posteriore praticamente il top di gamma per l'Harley Havidson per quegli anni.

Questa fu la prima Harley Davidson con cambio a 5 marce e motore montato su silent block, il che rende la moto molto più confortevo-le e meno dura nella guida grazie alla notevole diminuzione delle vibrazioni. Di fatto fu costruita per le grandi crociere sulle intersta-te americane e usata al tempo anche dalla Highway Patrol. Questo esemplare è il numero 77 di produzione e fu acquistata dall’attuale proprietario da un reduce del Vietnam. Il motore deriva dal prece-dente Shovelhead di 1200 cc aumentato di cubatura a 1340 cc, e a differenza delle precedenti che ancora usavano il tamburo, come grande innovazione monta doppio freno a disco anteriore e freno a disco posteriore.

La distribuzione a catena è stata completamente coperta da carter per renderla ancor più affidabile e ridurre la rumorosità. Questa moto per ridurre le temperature di esercizio è equipaggiata con un radiatore dell’olio supplementare che nelle lunghe percorrenze rende il lubrificante molto più efficiente.

Un’altra caratteristica fondamentale e inusuale per una Harley Da-vidson di quel periodo sono i cerchi in lega leggera che ne aumen-tano la maneggevolezza e la stabilità. In quasi 40 anni di esercizio ha percorso soltanto 16mila miglia.

Questa motocicletta si presenta in condizioni e stato d’uso eccel-lente: un appassionato di Harley non può farsi mancare un’occa-sione del genere in quanto acquistandola porta a casa un pezzo appena uscito di rodaggio ovvero come nuova e una storia ed un vissuto tecnologico che 40 anni fa ha dato inizio alle nuove genera-zioni Harley, ed al rinnovato successo mondiale del Marchio.

Il motociclo è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza con-sigliamo all’acquirente di sottoporlo a un controllo prima della guida.

Stima   € 10.000 / 15.000
46

HARLEY DAVIDSON FATBOY (1990)

 

TELAIO N. 1HD1BML13LY018281

 

MOTORE: BICILINDRICO A V DI 45.

CILINDRATA: 1340 CM3

POTENZA: 56 CV

 

NOTE: Esemplari costruiti 4400, Ideata da Willie G. Davidson and Louie Netz, Cambio a 5 marce

Questa tipo di moto apparve sul mercato nel 1990, dopo essere stata sperimentata nel biennio precedente, durante le manifesta-zioni di Daytona Beach. Era una moto che appena uscita era già destinata ad evere un grande successo, lo si capiva dall’accuratezza che i tecnici le avevano dedicato.

Ricercatezza, qualità, potenza, comfort e opulenza, un trionfo di meccanica in una mastonditica due ruote che affascinava anche lo spettatore meno preparato e come se non bastasse, per sotto-lineare tutto ciò, montava gli avveniristici cerchi lenticolari in lega leggera, che richiamavano gli stessi usati sui Boing B-29s.

Basata su un telaio Softail di derivazione 1984 alleggerito e irrobu-stito con la classica ingegneria dell’ammortizzatore nascosto, è un modello senza tempo con una tradizionale classicità e al comtempo con una modernità volutamente esibita, per conquistarsi una ricca fascia di mercato; infatti al tempo il costo era superiore a 20,000$.

Questo esemplare è alimentato come da tradizione a carburatori ed esprime un sound unico e inconfondibile al quale il vero aman-te di una Harley non può resistere.

La moto è iscritta ASI in virtù del suo perfetto stato di conserva-zione, grazie anche al ridotto numeri di chilometri percorsi (quasi 17mila km).

Il nostro esemplare è un “teste gialle”, costruito in 4400 esemplari. Questo ambitissimo modello, con qualche modifica, sarebbe rima-sto sul mercato per oltre 20 anni.

Il motociclo è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza con-sigliamo all’acquirente di sottoporlo a un controllo prima della guida.

Stima   € 19.000 / 24.000
45

HARLEY DAVIDSON FXEF SUPER GLIDE “FAT BOB” 1985

 

TELAIO N. 1HD1BBL13FY017091

 

MOTORE: BICILINDRICO A V DI 45.

CILINDRATA: 1340 CM3

POTENZA: 46 KW A 5800 G.M.

 

La Super Glide nasce nel lontano 1971 come prima moto da personalizzare: il che poi è diventata la principale caratteristica di questo marchio: oggi la maggior parte delle Harley sono ordinate dai clienti con particolari diversi l’una dall’altra rendendo la moto più artigiana e nel contempo più preziosa.

Monta un motore 1340 cc. Evoluzione che sostituisce il precedente shovelhead, con alberi a camme azionati da una catena e trasmissione secondarie a cinghia.

Anche l’adozione del motore Evo “Screamin’ Eagle” sarà una esclusiva soltanto di questo modello per il solo anno 1985, l’anno successivo sarà sostituita dal modello SXR con telaio in lega leggera ed un aspetto più moderno sempre nel rispetto dello stile Harley.

Questo esemplare mantiene il serbatoio Fat Bob ma con un alloggio centrale per il contachilometri. Nonostante il modello molto popolare questa versione FXEF è stata costruita in un numero di esemplari limitato, è una moto adatta sia ad un collezionista per qualcuno che vuole entrare nel mondo Harley Davidson facendo un investimento minimo e con l’opportunità che si possa rivalutare nel tempo. La moto ha percorso 18.497 miglia, pari a poco meno di 30,000 km.

Il motociclo è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporlo a un controllo prima della guida.

Stima   € 7.000 / 10.000
44

MOTO GUZZI SUPER ALCE 500 (1951)

 

TELAIO N. 29451

 

MOTORE: MONOCILINDRICO

CILINDRATA: 498,4 CM3

POTENZA: 18,5 CV

 

La Moto Guzzi, una delle protagoniste assolute del successo mon-diale della moto italiana, fu fondata nel 1921 da Carlo Guzzi e Gior-gio Parodi.

Negli anni ’30 mise a punto una serie di motociclette spinte da un motore da mezzo litro molto particolare dotato di un solo cilindro orizzontale. Sviluppato in varie versioni questo motore fu usato su moto da turismo, da corsa, da lavoro, motocarri e motocarrozzette e naturalmente, visti i tempi, moto militari.

La Superalce era una versione aggiornata postbellica della motoci-cletta militare Alce utilizzata anche nella seconda guerra mondiale. La Superalce venne invece prodotta per le Forze Armate italiane, dal 1948 al 1958. La motocicletta qui presentata fu prodotta nel 1951 e ceduta dalle FFAA per essere immatricolata privatamente nel 1969. Si trattava di una versione specifica del Falcone e come quello aveva il classico motore monocilindrico orizzontale con val-vole in testa, molle esposte e anticipo manuale.

E’ stata completamente restaurata recentemente nella sua versione originale ‘Esercito’ e dotata di una serie di accessori che la rendono ancor più vicina a come si presentava sotto le armi. E’ dotata di certificato d’origine della Moto Guzzi che attesta la sua identità, e si presenta in eccellenti condizioni.

Il motociclo è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza con-sigliamo all’acquirente di sottoporlo a un controllo prima della guida.

Stima   € 7.000 / 10.000
43

INNOCENTI LAMBRETTA 150 LD (1957)

 

TELAIO N. LD 292938

 

MOTORE: MONOCILINDRICO DUE TEMPI

CILINDRATA: 149 CM3

POTENZA: 6 CV

 

Ferdinando Innocenti fondò, prima della guerra, una fiorente in-dustria metalmeccanica che fabbricava tubi e giunti per costruire strutture e ponteggi. Tale fu il successo, che ancora oggi si chia-mano “Tubi Innocenti”. Nel primo dopoguerra vide l’opportunità per un mezzo di trasporto economico e diede vita alla Lambretta, così chiamata per via del fatto che la sede della sua industria era a Lambrate, nella periferia est di Milano.

Ma Innocenti era nativo di Pescia, il che ci fa pensare, dato che la grande antagonista della Lambretta prese vita nella non lontana Pontedera...

La Lambretta aveva un telaio tubolare, a cui era fissata la carrozze-ria, ed un motore monocilindrico a due tempi.

Lo scooter che qui presentiamo fa parte della serie finale del mo-dello 150 LD. Con il 1957, la Lambretta, che fino ad allora era stata sempre e solo grigia, fu arricchita da una verniciatura bicolore, con i cofani, il frontale e la carenatura del manubrio che poteva-no essere verniciati in Azzurro, Verde Smeraldo, Blu Inghilterra o Rosso Amaranto, come quella che oggi presentiamo in asta. Questa Lambretta è stata di recente completamente restaurata: è quin-di in perfetto stato e presenta ancora la sua targa e i documenti originali.

Si tratta di un esemplare di grande qualità del classico scooter ita-liano degli anni ’50, peraltro dotato di buone prestazioni vista la ci-lindrata relativamente elevata, e rappresenta una perfetta aggiunta ad una collezione di belle automobili italiane di quel periodo.

Il motociclo è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza con-sigliamo all’acquirente di sottoporlo a un controllo prima della guida.

Stima   € 4.000 / 6.000
Aggiudicazione  Registrazione
42

HARLEY DAVIDSON WLA (1942)

 

TELAIO N. 42WLA288801

 

MOTORE: 2 CILINDRI A V DI 45. FLATHEAD

CILINDRATA: 740 CM3

POTENZA: 23 CV

 

In preparazione dell’entrata in guerra delle Forze Armate americane, la Harley-Davidson si dette da fare per contrastare la forte concorrenza della Indian, mettendo a punto un modello specifico, basato sul modello WL, che a sua volta derivava dal modello D della metà degli anni ’30, il primo a montare il motore Flathead a valvole laterali. La moto fu riprogettata in funzione delle richieste dell’Esercito ed anche la sua denominazione divenne appunto WLA, dove la A stava per Army.

William Harley si concentrò molto sulla realizzazione di una moto che avesse tutte le caratteristiche di maneggevolezza (riduzione e distribuzione dei pesi), affidabilità, versatilità e bassi consumi talvolta come nel nostro caso, a discapito della potenza.

Il motore bicilindrico di 45. a valvole laterali sviluppava una potenza di 23 Cv mentre il telaio tubolare alloggiava il motore sotto il quale era fissata una piastra per meglio affrontare gli ostacoli; la velocità massima superava i 100 Km/h.

Il successo commerciale fu indubbio dato che queste moto furono adottate anche dai governi sovietico e canadese.

La tipicità di questo modello era la struttura della frizione con congegno a pedale con doppia leva sul lato sinistro: in avanti si attivava la frizione e pertanto si poteva cambiare marcia, indietro si ripristinava la trazione. Anche se il meccanismo sembrerebbe complesso, possiamo garantire che per un rider curioso, la guida è molto piacevole.

Il mezzo qui raffigurato è stato oggetto di riconversione civile nel dopoguerra e di restauro negli anni ’80, successivamente tenuto in custodia dall’attuale proprietario fino ad oggi che lo propone con caratteristiche “beat” tipiche di quegli anni.

Stima   € 15.000 / 20.000
40

AERMACCHI CIGNO 125N (1953)

 

TELAIO N. 125.05297

 

MOTORE: MONOCILINDRICO DUE TEMPI

CILINDRATA: 123 CM3

POTENZA: 5,5 CV

 

L’Aermacchi era un’azienda dalla lunga tradizione, essendo stata fondata (come “Fratelli Macchi”) a Varese nel XIX Secolo ed avendo prodotto carrozze, ruote, materiale rotabile, carrozzerie, motociclette e aeroplani. Avessero avuto anche un cantiere nautico, i fratelli Macchi avrebbero potuto coprire ogni mezzo meccanico!

Nel dopoguerra, con il Cigno, l’Aermacchi cercò di ricavarsi una quota del crescente mercato degli scooter, offrendo ad una clientela attenta un mezzo più sofisticato. Tanto per cominciare, decise di dotarlo di ruote alte, per evitare tutti i problemi noti agli scooteristi. Ciò nondimeno, la struttura telaio-carrozzeria in lamiera stampata era tipica degli scooter. La meccanica era ricercata, col monocilindrico orizzontale oscillante col retrotreno ed il cambio a tre marce, e l’avantreno a braccio oscillante.

Proprio questo particolare testimonia la grande esperienza della Aermacchi nel campo aeronautico: esso infatti derivava concettualmente dai bracci dei carrelli degli aeroplani.

Il principale progettista del Cigno fu nientemeno che l’Ing. Lino Tonti, uno dei massimi tecnici motociclistici italiani del dopoguerra.

Il Cigno qui presentato appartiene all’ultimo anno della produzione ed è stato recentemente completamente restaurato. Il motore è stato rifatto a zero come pure la carrozzeria. Dotato di regolari documenti di circolazione, esso rappresenta un interessante aggiunta ad ogni collezione di motoleggere o di scooter italiani.

Il motociclo è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporlo a un controllo prima della guida.

Stima   € 1.500 / 2.500
39

PONTIAC FIREBIRD TRANS-AM KITT REPLICA (1982)

 

TELAIO N. IG2AV8773CL547310

 

MOTORE: 8 CILINDRI A V

CILINDRATA: 5000 CM3

POTENZA: 190 HP

CARROZZERIA: COUPE’ "T-ROOF"

 

La prima versione della Firebird nacque nel 1967. Trans-Am da cui deriva l’appellativo, è una gara di velocità creata dalla Pirelli alla quale partecipavano tutti i principali marchi di vetture sportive americane guidate dai più grandi nomi dello sport motoristico.

Il Campionato Trans-Am odierno, pur rispettando le proprie origi-ni, è composto da quattro categorie alle quali partecipano vetture con notevoli differenze meccaniche fra loro.

La seconda generazione della Firebird, costruita dal 1970 al 1981, subì un profondo restyling incrementando le potenze e intervenen-do pesantemente sull’aerodinamica. La terza generazione, a cui appartiene la vettura che presentiamo, adottò le stesse migliorie della Chevrolet Camaro della quale già utilizzava la meccanica ed altri particolari di finiture e carrozzeria. (entrambi i marchi erano infatti di proprietà della General Motors).

La vettura adotta un propulsore da 8 cilindri a V di 5 Litri con tra-smissione automatica a 3 rapporti ed una potenza di 190 HP.

Questo esemplare è stato completamente restaurato e modificato come replica della famosa K.I.T.T. negli anni 2013/2014, apposita-mente per partecipare alla “Las Vegas Cars Stars 2014” come spe-cial guest. Spedita dall`Italia con un container speciale e sbarcata a New York ha attraversato tutti gli Stati Uniti per dare inizio a questa manifestazione con un successo strepitoso.

In Italia ha partecipato a Monza all’evento “Acceleration”, su richie-sta dell’attore David Hasselhoff, protagonista della serie “Super-car”. L'anno successivo ha partecipato ad un’altra importantissima manifestazione in Francia, la “Reencontre European Cars stars” dove è stata ammirata e autografata da Michael Scheffe, il dise-gnatore originale, come pure dall’attore, produttore e personaggio televisivo David Hasselhoff.

Sembra che sia in preparazione una nuova serie di questi telefilm, il che rinnoverebbe l’interesse su questa vettura ed evidentemente il suo valore.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consiglia-mo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 100.000 / 150.000
38

ALFA ROMEO GIULIA SPIDER 1600 (1963)

 

TELAIO N. AR376411

 

MOTORE: 4 CILINDRI IN LINEA BIALBERO

CILINDRATA: 1570 CM3

POTENZA: 92 CV

CARROZZERIA: SPIDER PININFARINA

 

Dopo le grandi 6C e 8C degli anni ’30, e lo sviluppo esponenziale della parte dedicata alla produzione di motori aeronautici per lo sforzo bellico, dopo il 1945 l’Alfa Romeo –che già da tre lustri era confluita nell’IRI e era quindi di proprietà statale- dovette pianificare un deciso cambio di direzione per poter sopravvivere.

Ridottesi al minimo le commesse del settore avio, la grande azienda non poteva reggersi sulla produzione di pochi esemplari di vetture di lusso, ma doveva espandersi verso fasce più accessibili, e numericamente più importanti del mercato automobilistico.

Dalle 6C 2500 passò quindi alle quattro cilindri 1900, mentre preparava –anche da un punto di vista organizzativo e industriale- l’ingresso nel mercato delle vetture medie.

Questo avvenne nel 1955 con la Giulietta, una agile e scattante vettura mossa da un moderno motore a quattro cilindri da 1300 cm3 con distribuzione a doppio albero a camme. L’Alfa Romeo dimostrava che, anche scendendo di segmento, non avrebbe rinunciato a quelle caratteristiche tecniche, meccaniche e di brillantezza di guida che ne avevano fatto un punto di riferimento dell’automobile mondiale.

Alla berlina quattro porte furono affiancate una Coupé e una Spider, firmate da due grandi Maestri all’apice della loro creatività: Nuccio Bertone e Battista ‘Pinin’ Farina rispettivamente. La Giulietta, più ancora delle altolocate progenitrici, sarebbe stata la base del successo del Marchio Alfa Romeo che vediamo ancora oggi.

La Giulia fu la logica evoluzione della Giulietta: più moderna, più veloce, e anche più facile da costruire. Mentre la berlina fu rivoluzionata, con una linea molto aerodinamica, la Giulia Spider fortunatamente fu mantenuta quasi identica alla Giulietta, con qualche piccola modifica come la presa d’aria sul cofano, le luci posteriori più grandi, e soprattutto il motore da 1600 cm3 e circa 92 cavalli. Mentre la Giulietta Spider fu costruita in 14,300 esemplari, le Giulia Spider furono solo 9,250.

Queste vetture furono tra le protagoniste assolute del ‘boom economico’ italiano degli anni ’60, e comparvero in moltissimi film, alla guida dei divi dell’epoca. Ebbero anche un buon risultato all’estero, soprattutto in America, dove avrebbero posto le basi di quel successo che fu poi incarnato dal modello successivo, il Duetto. Con la Giulietta e la Giulia Spider nasceva il segmento delle spider sportive di cilindrata media che ancora oggi sopravvive.

Questa vettura fu immatricolata a Como il 26/7/63, e poi in seguito, il 1/9/66, fu venduta in provincia di Milano, ottenendo quindi la targa che porta ancora oggi.

E’ in ottime condizioni e rappresenta una buona opportunità per chi volesse aggiudicarsi una vettura iconica, molto divertente da guidare, supportata da Club, specialisti e ricambisti, e molto ricercata dai collezionisti di tutto il mondo.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 50.000 / 60.000
37

VOLVO 1800E (1970)

 

MOTORE: 4 CILINDRI

CILINDRATA: 1986 CM3

POTENZA: 118 CV

CARROZZERIA: COUPE’                     

 

Costruita sulla base della 120 Amazon, la P1800S rappresentò un tentativo della Volvo di realizzare un prodotto diverso da quello per cui era diventata famosa: una piccola vettura a due posti, sportiva ma non esasperata, ed in grado di mantenere le caratteristiche di sicurezza e affidabilità che ormai erano diventate un sinonimo della casa svedese. Una 1800S acquistata da un cliente americano nel 1966 e da lui utilizzata costantemente e quotidianamente, ha percorso quasi cinque milioni di chilometri e detiene un record registrato nel Libro dei Primati Guinness.

Disegnata da Piero Frua, la P1800S venne inizialmente assemblata dalla Jensen a Londra, ma poi nel 1963 la produzione fu spostata in Svezia e la denominazione divenne semplicemente 1800S. Si tratta di una piacevole coupé con due piccole pinne posteriori, che poi diede vita anche a una splendida versione a due volumi, una “Shooting Brake” per dirla all’inglese, o “Break de Chasse” per stare sul francese: una via di mezzo tra un coupé e una station-wagon: la 1800ES. Nel 1969 la 1800S ricevette un aggiornamento e una serie di migliorie tra le quali l’adozione del motore B20E, con una cilindrata leggermente maggiore e la iniezione al posto dei carburatori. Ancora una volta fu cambiata la denominazione ufficiale, che divenne 1800E.

Nel suo intero periodo di produzione, tra il 1961 e il 1973, fu prodotta in più di 47,000 esemplari, mentre le 1800E prodotte nel 1970 furono solo 2799. La vettura qui proposta appartiene all’ultimo periodo di produzione, essendo stata immatricolata nel 1970 in Gran Bretagna, motivo per il quale presenta la guida a destra. E’ poi stata importata e regolarmente immatricolata in Italia nel 2015. Si tratta di una vettura ottimamente conservata dai suoi precedenti appassionati proprietari.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 10.000 / 15.000
Aggiudicazione  Registrazione
36

VOLKSWAGEN T2 (1973)

 

MOTORE: 4 CILINDRI BOXER

CILINDRATA: 1285 CM3

POTENZA: 44 CV

CARROZZERIA: FURGONE

 

La Volkswagen Maggiolino fu sicuramente una delle automobili più importanti della storia. Lanciata nel 1938 come ‘Auto del Popolo’ e destinata a motorizzare la classe media tedesca, essa fu uno dei primi successi tecnici del suo progettista, Ferdinand Porsche.

Prodotta in varie versioni e in molte fabbriche e paesi diversi per quasi sessant’anni, nel 1949 essa diede vita ad una serie di veicoli commerciali. Poco importava che il motore fosse fiacco e montato posteriormente, dove normalmente sarebbe stato il piano di carico. La sua prodigiosa affidabilità più che equilibrava la carenza di prestazioni, soprattutto in un periodo in cui le strade non per-mettevano alte velocità, e le necessità della ricostruzione invece generavano un crescente mercato per mezzi da lavoro compatti. La stessa conformazione ‘boxer’ del motore lo rendeva molto piatto e permise di realizzare un piano di carico accettabile. Nei furgoni, questo veniva comunque utilizzato principalmente attraverso delle grandi porte laterali ad armadio oppure scorrevoli. Da notare che il meccanismo di queste porte scorrevoli era utilizzato su licenza della carrozzeria di gran lusso inglese James Young che le aveva adottate prima della guerra per alcune splendide e costosissime Bentley!

Dopo le prime T1, caratterizzate dal parabrezza in due pezzi, le T2 proseguirono e aumentarono il successo del ‘pulmino’ Volkswagen, che uscì dall’ambito prettamente professionale per entrare a far parte del ristretto novero dei veicoli ricreativi. Soprattutto in Ca-lifornia esso diventò l’auto di culto della generazione del surf, e degli Hippy della fine degli anni ’60. La Volkswagen fu lesta ad accorgersene e mise in produzione una serie infinita di allestimenti che potevano trasformare un umile furgone quasi in una limousine di lusso: interni a sei o nove posti, selleria ricercata, accessori, persino un grandissimo tetto apribile erano disponibili. Una serie di specialisti esterni, tra cui la notissima Westfalia, offrivano alle-stimenti particolari come uffici mobili, Camper, o qualsiasi cosa il cliente desiderasse.

Il T2 che vi presentiamo oggi è appena stato sottoposto ad un re-stauro maniacale di meccanica e di carrozzeria. L’interno è stato volutamente lasciato com’era, per permettere all’acquirente di restaurarlo a piacimento oppure di modificarlo secondo il suo gu-sto o le sue eventuali esigenze commerciali. Questo tipo di veicolo infatti si presta magnificamente anche per essere utilizzato come negozio mobile per catene di street food, gelaterie o quant’altro. Tutti i particolari ed i componenti sono forniti col veicolo, che potrà essere finito com’era in origine o modificato secondo i desideri del nuovo proprietario.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consiglia-mo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 18.000 / 25.000
Aggiudicazione  Registrazione
35

VOLKSWAGEN MAGGIOLINO (1956)

 

TELAIO N. 1226866

 

MOTORE: 4 CILINDRI BOXER

CILINDRATA: 1200 CM3

POTENZA: 36 CV

CARROZZERIA: BERLINA

 

La Volkswagen Maggiolino è sicuramente una delle automobili più importanti della storia. Lanciata nel 1938 come ‘Auto del Popolo’ e destinata a motorizzare la classe media tedesca, essa fu uno dei primi successi tecnici del suo progettista, Ferdinand Porsche.

Prodotta in varie versioni e in molte fabbriche e paesi diversi per quasi un sessantennio, pur ricevendo quasi 70.000 modifiche nel corso degli anni, essa rimase sempre fedele al suo schema tecnico originario, fondato su un telaio a pianale, motore posteriore boxer a quattro cilindri, grande semplicità e qualità di costruzione.

Non solo essa, sopravvissuta alla fine rovinosa del Terzo Reich che l’aveva voluta, e salvata da un ufficiale inglese che fu posto a capo della fabbrica di Wolfsburg per chiuderla ed invece ne mise in moto il successo, ottenne lo scopo che le era stato affidato, ma pose anche le basi di quelle vetture sportive chiamate col nome del suo progettista, che per molti rappresentano il massimo nel loro settore. Per molti anni detenne il record di vettura prodotta nel più alto numero di esemplari, ma negli anni cinquanta, a quasi vent’anni dalla sua nascita, essa stava ancora faticosamente crescendo nei vari mercati del mondo. Questo era dovuto più alle condizioni delle economie locali ed ai complessi e costosi sistemi fiscali, che imponevano alti dazi alle importazioni, che non alle qualità delle vetture.

Per questo, acquistare una Volkswagen in Italia nel 1956 non deve essere stata una cosa banale. L’industria nazionale aveva già iniziato a produrre automobili moderne ed efficienti, anche se con uno schema tecnico tradizionale, ed anche a livello di costi il confronto non era facile, anche perché l’importatore aveva adottato una politica di contenimento dei margini per privilegiare la diffusione.

A titolo di esempio, nel 1960 la VW 1200 costava 1.097.000 lire, mentre la Fiat paragonabile, la 1100, ne costava 1.013.000. Per di più, nella provincia di Pisa, dove la vettura proposta fu immatricolata, venivano a mancare alcune motivazioni come la grande efficienza della Volkswagen in montagna, dovuta al suo raffreddamento ad aria e al motore posto sopra l’asse motore posteriore, che garantiva un’ottima trazione su ghiaccio e neve.

Azzardiamo dunque l’ipotesi che il primo proprietario della vettura desiderasse qualcosa di diverso dalle auto che normalmente si incontravano per strada, il che spiegherebbe anche il bellissimo colore oro metallizzato, al posto dei più usuali nero, grigio, beigiolino e bianco che si vedevano in quegli anni.

La vettura è appena stata sottoposta ad un restauro maniacale e rappresenta certamente una opportunità quasi unica di aggiudicarsi una ‘ovalino’ (così chiamata per la forma del lunotto) originale italiana, con tutti i documenti dell’epoca intatti ed in condizioni da concorso.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 22.000 / 30.000
34

URBANINA (1967)

 

MOTORE: ELETTRICO

CARROZZERIA: LAUNDAULET DA CITTA'

 

Sin dagli inizi della storia dell’Automobile, la trazione elettrica era presente come credibile alternativa ai motori a combustione interna o esterna. Specialmente per l’uso cittadino, che impone frequenti fermate e ripartenze, e che richiederebbe mezzi più si-lenziosi e puliti, sin da subito l’elettrico si impose: un esempio su tutti fu la Detroit Electric che ebbe una buona diffusione.

Dopo i primi anni pionieristici, però, la trazione elettrica –come quella a combustione esterna- scomparve totalmente. Si ricomin-ciò a parlarne, almeno in Europa, negli anni ’60, quando iniziarono a farsi sentire le avvisaglie dei problemi legati alla estrazione, tra-sporto e stoccaggio dei prodotti petroliferi.

Tra i primissimi ad occuparsene furono il Marchese Piero Girola-mo Bargagli Bardi Bandini e il tecnico Narciso Cristiani. Il primo, stanco delle difficoltà della circolazione e del parcheggio romani (negli anni ’60!) concepì una vetturetta biposto basata su una piat-taforma, sulla quale veniva montato un abitacolo di forma ovoidale che poteva ruotare a 360. per permettere l’accesso da ogni parte. Perché questo fosse possibile, era necessario utilizzare un motore elettrico, e rendere indipendente l’abitacolo dalla parte meccanica.

Il progetto prevedeva la produzione in serie, tanto che l’Urbanina fu presentata al Salone di Torino del 1965 e del 1966, in due ver-sioni: una spinta da un motore monocilindrico a due tempi da 198 cm3, ed uno con un motore elettrico Bosch. Scrisse “Quattroruo-te”, nel fascicolo del Novembre 1966: “- Caratteristiche principali sono l’abitacolo a sviluppo verticale e la possibilità di far ruotare la cabina, costruita in materia plastica, per uscire dalla parte più comoda.-“

Dopo questi primi prototipi, l’idea dell’abitacolo girevole fu rite-nuta troppo complessa e abbandonata, e la vettura ricevette una carrozzeria più tradizionale.

La vettura che proponiamo oggi fa parte della primissima serie prodotta, e fu messa in circolazione con buon anticipo rispetto alle crisi petrolifere del 1973 e 1976. Ciò nonostante, il progetto non ebbe il successo sperato, e esso fu ceduto alla Zagato, che, modi-ficando la carrozzeria, ripropose la vettura con la denominazione “Zele”, e ne produsse un certo numero.

La Urbanina qui proposta è quindi una vettura assolutamente unica, probabilmente la sola sopravvissuta di una piccolissima produzione pionieristica: basti pensare che negli anni 2000 grandi Case giapponesi riproposero il concetto di microcar elettrica con abitacolo girevole...

Essa ha una gradevole carrozzeria, la cui parte posteriore si può aprire in modo da creare una specie di “Laundaulet de Ville”, come l’avrebbero chiamata all’inizio del XX secolo.

Con il suo inimitabile mix di antico e moderno, vecchia di cin-quant’anni ma al contempo modernissima, la Urbanina rappre-senta un’occasione unica per un collezionista attento. La vettura è regolarmente immatricolata e può essere usata usufruendo di tutte le agevolazioni previste per le auto d’epoca e quelle per le auto elettriche; sviluppa una velocità di 60 km/h con una autonomia di circa 200 km.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consiglia-mo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i particolari deperibili.

Stima   € 9.000 / 12.000
Aggiudicazione  Registrazione
33

MASERATI BITURBO (ANNO 1983)

 

TELAIO N. ZAM331B00XB106913

 

MOTORE: TWIN-TURBO V6

CILINDRATA: 1996 CM3

POTENZA: 180 CV A 7.500 G/M

CARROZZERIA: COUPE’

 

Possedere una vettura con marchio Maserati ha sempre avuto un forte significato meccanico e storico: va ricordato infatti che nel 1914 un signore bolognese di nome Alfieri Maserati fondava un’officina per la produzione di candele e batterie, e la trasformazione delle più preziose vetture dell’epoca: le Isotta Fraschini. Per questo motivo su tutte le Maserati compare il Tridente della Statua di Nettuno di Piazza Maggiore che esprime nobiltà e prestigio e sottolinea la provenienza bolognese.

Nel 1937 la Famiglia Orsi da Modena acquistò l’azienda, dando il via ad un periodo di grandi glorie sportive e soprattutto all’inizio della produzione in piccola serie di vetture stradali. Dopo varie vicissitudini, nel 1968 la compagnia fu acquisita dalla Citroën (ricordiamo la creazione della performante SM), e nel 1973 per scarsi risultati l’azienda che nel passato aveva fatto salire l’adrenalina ai più grandi piloti, venne posta in liquidazione con il disappunto del mondo dello sport e della finanza.

Nel 1976 l’uomo d’affari, sportivo e avventuriero argentino Alejandro De Tomaso rilevò il Marchio, e diede al designer Michele Spera l’incarico di iniziare un percorso di recupero dell’intramontabile marchio ormai divenuto modenese.

Nel 1982 esce il modello di cui vi proponiamo un bellissimo esemplare: progettata da Pierangelo Andreani –titolare del Centro Stile Maserati- su ispirazione della Quattroporte di Giugiaro, a causa delle crisi energetiche e fiscali, dovette ridurre le dimensioni e la cilindrata pur mantenendo finiture in pelle e radica con buone prestazioni.

In quel periodo, in Italia fiscalmente era praticamente impossibile acquistare una vettura con cilindrata maggiore di due litri: quando uscì la Biturbo fece sensazione perché per la prima volta si poteva acquistare una Maserati senza incorrere nell’interesse del Fisco e della Guardia di Finanza, ma ancor più scalpore fece il fatto che la si poteva acquistare per il prezzo di una Alfetta 2000!

Tecnicamente, la Biturbo era caratterizzata dal motore anteriore longitudinale, a sei cilindri a V e con due turbo, trazione posteriore, sospensioni anteriori indipendenti e a bracci oscillanti posteriori, 4 freni a disco assicuravano una frenata efficiente. Nel momento che BMW, SAAB e perfino la Volvo avevano osato commercializzare automobili con il turbocompressore, un personaggio esagerato in tutto come De Tomaso deve aver pensato: “Noi ne metteremo due!”.

La vettura qui proposta è del primissimo periodo di produzione, è in buono stato di conservazione, ed ha solo bisogno di un nuovo appassionato proprietario che la riporti a correre su strada.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 6.000 / 8.000
Aggiudicazione  Registrazione
32

ROLLS-ROYCE SILVER SPIRIT (1981)

 

TELAIO N. ZCAZS0004DCH07649

 

MOTORE: 8 CILINDRI A V

CILINDRATA: 6750 CM3

POTENZA: SUFFICIENTE

CARROZZERIA: BERLINA

 

Agli inizi degli anni ’90 venne messa a punto e presentata ai mercati la Silver Spirit, dopo il grande successo della Silver Shadow, che aveva rivoluzionato tecnicamente l’offerta della Rolls-Royce, e aveva permesso a quella che fino al 1971 era solo una piccola divisione della grande azienda meccanica di staccarsi e crescere da sola come casa automobilistica.

Da sempre, la regola della Rolls-Royce è stata la ricerca dell’evoluzione e dell’affinamento di un progetto fino a raggiungere il suo livello più alto di perfezione, piuttosto che la rivoluzione. Così è stato per esempio per il periodo 1946-1965, nel quale i vari modelli (Silver Dawn e Silver Wraith, Silver Cloud I, II e III) mantennero una base tecnologica comune. Con la rivoluzione portata nel 1965 dalla Silver Shadow (passaggio alla scocca portante, sistemi idraulici integrati, eccetera) aveva invece avuto inizio un nuovo periodo di evoluzione, che sarebbe durato fino al 2000. La Silver Spirit era quindi una evoluzione della Silver Shadow: il pianale e la base meccanica era molto simile a parte qualche aggiornamento a vari sistemi di sicurezza, antinquinamento e climatizzazione, mentre la carrozzeria era totalmente nuova.

Pur mantenendo l’impostazione classica della grande berlina di lusso, la Silver Spirit era più moderna e meno squadrata, anche per ricercare una migliore resistenza aerodinamica.

La vettura qui presentata fa parte della prima parte della produzione, e per questo è abbastanza rara. Essendo il “modello base” della gamma Rolls-Royce, e per di più come detto uno dei primi, essa presenta una finitura meno opulenta di quelle adottate successivamente: le ebanisterie delle porte sono più ridotte, i cerchi ruota sono ancora in lamiera con i coprimozzo, ed altri particolari sarebbero poi stati modificati ed arricchiti.

Tutto in questa vettura sembra essere stato pensato per creare un insieme omogeneo e non vistoso: il sofisticato abbinamento tra un sobrio azzurro medio metallizzato e l’interno in pelle blu, l’assenza del tetto in vinile e di finiture a contrasto rendono questa Rolls- Royce una vettura molto elegante. L’unico vezzo, applicato da uno dei proprietari precedenti, è la targhetta sul baule che recita “Silver Spirit II”: errata in quanto questa è una macchina della primissima serie.

La vettura, come le altre qui presentate, è stata tenuta con grande cura dai suoi proprietari e si presenta in ottime condizioni di carrozzeria, interno e meccanica. Tutte le zone delicate o potenzialmente problematiche di questa vettura sono state accuratamente controllate dalla British Motors di Verona, conosciuta come una delle migliori officine specializzate in queste vetture, nonché Officina Autorizzata della Bentley Motors, che come noto dopo la divisione dei due marchi ha continuato ad assicurare i ricambi e l’assistenza a tutte le Rolls-Royce costruite prima del 2000.

Il valore delle Silver Spirit è forse nel suo punto più basso, e quindi questa vettura rappresenta un’eccezionale opportunità.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 12.000 / 15.000
Aggiudicazione  Registrazione
31

ROLLS-ROYCE SILVER WRAITH II (1980)

 

TELAIO N. LRH40265

 

MOTORE: 8 CILINDRI A V

CILINDRATA: 6750 CM3

POTENZA: SUFFICIENTE

CARROZZERIA: BERLINA A PASSO LUNGO

 

La Silver Shadow, lanciata nel 1965 con il V8 da 6230 cm3, fu il più sofisticato nuovo modello lanciato dalla Rolls-Royce, e quello con la più lunga carriera. Fu la prima Rolls-Royce costruita intorno ad una monoscocca portante, il che permise di limitarne il peso e soprattutto di darle una linea più bassa e moderna, mantenendo invariata l’abitabilità e la leggendaria comodità di cui le vetture con la doppia R erano divenute il simbolo.

Nel 1970 fu aggiornata con un motore portato a 6750 cm3, una ci-lindrata che sarebbe rimasta invariata per decenni, fino alla Phan-tom VIII a dodici cilindri presentata appena poche settimane fa.

Nel contesto del continuo aggiornamento e miglioramento, nel 1977 fu lanciata la Seconda Serie della Silver Shadow, di cui oggi abbiamo qui un esemplare meraviglioso nella versione a passo lungo.

Con un cruscotto più moderno, un impianto di climatizzazione com-pletamente nuovo e sofisticatissimo e i nuovi paraurti ad assorbi-mento di energia, la Silver Wraith II prese il posto della precedente Silver Shadow Long Wheelbase.

Quasi tutti i modelli prodotti dalla Rolls-Royce nei suoi 113 anni di storia sono stati proposti anche in versione 'lunga'. In pratica, una versione in cui veniva privilegiato lo spazio dedicato ai passeggeri posteriori e spesso dotato di un vetro divisorio.

Negli anni 70 e '80 le versioni a passo allungato delle serie Silver Shadow erano numericamente molto rare, dato che l'uso dell'au-tista andava scomparendo. Ancora più rari gli esemplari, come quello qui proposto, privi di vetro divisorio. Queste vetture infatti, erano preferite da chi -a seconda della situazione- guidava diretta-mente la macchina oppure si faceva portare dall'autista. In pratica, poca differenza rispetto alla versione di serie, contro una marcata differenza nel prezzo d'acquisto!

La vettura qui presentata appartiene alla seconda serie delle Sil-ver Shadow, per la quale fu rispolverata la denominazione di un modello degli anni '50. La Silver Wraith II fu prodotta solo in 2144 esemplari, la maggioranza dei quali per usi ufficiali, in livrea nera o blu scuro e con divisorio. Questa vettura rappresenta quindi un rarissimo esempio di Silver Wraith II ‘privata’: fu infatti acquistata nel 1980 da una signora che se la fece consegnare ad Hong Kong, e la usò fino al 1989.

La copiosa documentazione che accompagna la macchina –che comprende le “Chassis Cards” che testimoniano tutte le fasi della sua produzione- permette infatti di ricostruire tutti i suoi passag-gi e chilometraggi, garantiti dai documenti delle revisioni (MOT) annuali. La vettura fu inutilizzata dal 1989 al 1996 e poi percorse pochi chilometri, tanto che oggi, a trentasette anni d’età, lo stru-mento segna meno di 40,000 miglia, pari a circa 64,000 chilometri, perfettamente in linea con quanto riportato dalla documentazione.

Acquistata dal presente proprietario nel 2011, questa Silver Wraith II è stata usata pochissimo ed è stata affidata all’Officina Sauro di Bologna per tutti i controlli e le manutenzioni del caso, tra cui la re-visione completa dell’impianto idraulico. Si presenta quindi oggi in condizioni eccellenti, come testimoniato dall’ambita Targa Oro ASI.

Anche questa Silver Wraith II rappresenta un’eccezionale opportu-nità di aggiudicarsi una automobile molto rara, dal chilometraggio bassissimo, sicuramente unica con questa livrea e questo splendi-do interno verde in pelle Connolly, al prezzo di una berlina eco-nomica.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consiglia-mo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 18.000 / 25.000
Aggiudicazione  Registrazione
30

ROLLS-ROYCE SILVER SHADOW II (1977)

 

TELAIO N. SRH31603

 

MOTORE: 8 CILINDRI A V

CILINDRATA: 6750 CM3

POTENZA: SUFFICIENTE

CARROZZERIA: BERLINA

 

La Silver Shadow, lanciata nel 1965 con il V8 da 6230 cm3, fu il più sofisticato nuovo modello lanciato dalla Rolls-Royce, e quello con la più lunga carriera. Fu la prima Rolls-Royce costruita intorno ad una monoscocca portante, il che permise di limitarne il peso e soprattutto di darle una linea più bassa e moderna, mantenendo invariata l’abitabilità e la leggendaria comodità di cui le vetture con la doppia R erano divenute il simbolo.

Nel 1970 fu aggiornata con un motore portato a 6750 cm3, una ci-lindrata che sarebbe rimasta invariata per decenni, anche quando a seguito di una cessione del Marchio al Gruppo BMW il propulso-re sarebbe stato portato a dodici cilindri.

Nel contesto del continuo aggiornamento e miglioramento, nel 1977 fu lanciata la Seconda Serie della Silver Shadow, di cui oggi abbiamo qui un esemplare meraviglioso.

Con un cruscotto più moderno, un impianto di climatizzazione com-pletamente nuovo e sofisticatissimo (che ai tempi si favoleggiava costasse quanto una Fiat 500...) e i nuovi paraurti ad assorbimento di energia, la Silver Shadow II prese il posto del modello prece-dente ed avrebbe calcato le scene per soli tre anni, nei quali fu prodotta in 8,422 esemplari.

Pur essendo il “modello base” della gamma Rolls-Royce, secondo la tradizione anche la Silver Shadow II veniva spesso ordinata con finiture particolari: l’esemplare qui presentato ne è un esempio molto interessante, essendo stato prodotto con il tetto in vinile e con l’interno in velluto.

Di regola, le vetture prodotte dalla Rolls-Royce nel dopoguerra avevano sempre l’interno rifinito in pelle, e una grande attenzio-ne veniva posta nella ricerca delle migliori pelli fornite dalla ditta secolare Connolly di Londra. I casi in cui il cliente richiedeva la finitura in un materiale diverso erano rarissimi e la scelta era tra il panno chiamato “West of England Cloth” ed il velluto. Quest’ultimo rende questa vettura un esemplare quasi unico e differente da tut-te le altre Silver Shadow: inoltre, l’interno in velluto determina una silenziosità ancora maggiore di quella, già straordinaria, offerta da qualsiasi Rolls-Royce.

La vettura che qui presentiamo fu acquistata nell’estate 1977 dal suo primo proprietario, e sia lui che i proprietari successivi avrebbe tenuto un file con tutta la documentazione relativa alla manutenzione. In tal modo, abbiamo la certezza che la vettura sia sempre stata mantenuta da rinomati specialisti ed abbiamo anche la prova del chilometraggio, oggi pari a circa 59.000 miglia, cioè poco più di 94.000 chilometri.

L’attuale proprietario acquistò la Silver Shadow II nell’Aprile 2011: un appassionato collezionista di automobili importanti, l’affidò subito alle cure della Officina Sauro, ben conosciuta da anni a Bo-logna e specializzata in Ferrari e Rolls-Royce. Durante il suo posses-so, commissionò interventi di manutenzione e migliorie –soprat-tutto all’impianto idraulico- per un importo di circa 20.000 euro.

La Silver Shadow II che oggi presentiamo è un rarissimo esem-plare con alcune caratteristiche uniche, in invidiabili condizioni di originalità, mantenuto dal suo proprietario al massimo livello di efficienza... come si deve fare con un’automobile di questa impor-tanza. Ha anche ottenuto la Targa Oro ASI.

Essa rappresenta un’eccezionale opportunità di aggiudicarsi una automobile di grande livello, molto rara e dalla bassissima percor-renza, al prezzo di una berlina economica.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consiglia-mo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 16.000 / 20.000
Aggiudicazione  Registrazione
29

FERRARI 599 GTO (2010)

 

TELAIO N. 174806

 

MOTORE: 12 CILINDRI A V DI 65.

CILINDRATA: 5999 CM3

POTENZA: 670 CV A 8250 G/M

CARROZZERIA: BERLINETTA SCAGLIETTI

 

Questa vettura si fregia della sigla che in casa Ferrari è sempre stata il simbolo del top di gamma fin dalla 250 GTO del 1962, passando per la 288 GTO degli anni ’80 che mise in moto il fenomeno delle Supercar a tiratura limitata, delle quali sarebbe sempre stata prevenduta l’intera produzione. Dopo quasi 30 anni quindi lo stesso nome campeggia ancora su una versione speciale prodotta in 599 esemplari ed anch’essa destinata esclusivamente all’elite della clientela del Cavallino.

Lo sviluppo di questa vettura costruita dal 2010 al 2013, partendo dalla 599 di serie, ha adottato la stessa filosofia della Formula 1 aumentandone notevolmente le prestazioni grazie a sistemi di controllo elettronici sempre più sofisticati, riducendo il peso a secco a 1495 Kg con un rapporto di 2,23 Kg/CV, e dandole prestazioni tali da essere definita dalla casa di Maranello come la vettura più performante nella storia della Ferrari fino a quella data: da 0 a 100 in 3,35 secondi mentre per arrivare a 200 Km/h soltanto qualche decimo in più di 9 secondi, velocità di punta oltre i 335 Km/h.

Una delle innovazioni più significative è la stretta connessione tra l’assetto meccanico, portato “al limite”, e i sistemi elettronici, la cui funzione è rivolta innanzitutto al miglioramento della prestazione. Fin dalle primissime fasi dello sviluppo, i tecnici di Maranello hanno lavorato perché queste due aree della vettura fossero totalmente integrate, estremizzando così la reattività della vettura a tutto vantaggio del divertimento di guida e con evidenti effetti positivi riscontrabili al cronometro.

Insieme a nuove molle e barra posteriore antirollio più rigida, l’assetto elasto-cinematico si caratterizza per l’adozione di sospensioni a controllo magnetoreologico di seconda generazione (SCM2). Le componenti meccaniche lavorano insieme al controllo di stabilità VDC (Vechicle Dynamic Control) e al controllo di trazione F1-Trac evoluto, rendendo la vettura estremamente reattiva ai comandi del pilota, anche grazie all’adozione di un rapporto sterzo molto diretto, quindi stabile in frenata, rapida nell’inserimento e nella percorrenza di curva, pronta in uscita. (fonte Ferrari)

Sono stati costruiti solo 599 esemplari e possiamo dire che non esiste una vettura identica all’ altra in quanto ciascuno dei fortunati possessori poteva decidere un allestimento super personalizzato da vera auto artigianale con le più elevate soluzioni tecnologiche che la rendono docile, ma se esclusa l’elettronica la trasformano in un mezzo adatto soltanto ad esperti frequentatori dei circuiti. Per la realizzazione di questa auto sono stati usati materiali compositi sofisticati e ridotte le masse vetrate per arrivare ad un peso poco superiore a quello di una piccola utilitaria, ma con una potenza da Formula 1. L’aerodinamica, derivata direttamente dalla sperimentale 599 XX, fa registrare un coefficiente di penetrazione di 1,44 concedendo l’aumento di carico aerodinamico, migliorando i raffreddamenti dei liquidi e favorendo l’estrazione dell’aria. Sulla pista di Fiorano la 599 GTO ha fatto fermare i cronometri su 1 minuto e 24 secondi, facendo dimenticare al pilota di essere su una vettura nata per circolare regolarmente sulle strade e per essere ammirata da tutti gli appassionati del Cavallino.

Questa vettura appartenuta ad un grande collezionista Ferrari attentissimo alla manutenzione periodica ha percorso meno di 10.000 Km. In fase di acquisto la personalizzò con i seguenti accessori:

Verniciatura bicolore

Pinze freni colore rosso corsa

Rivestimento sottoporta in fibra di carbonio a vista

Vasca faro in carbonio

Sistema di navigazione satellitare

Sistemi Hi fi Bose

Pellicola protettiva

Maniglie porta in carbonio opaco

Sportello carburante in carbonio opaco con Cavallino satinato

Targhetta dedica Campione del Mondo in argento

Rollbar rivestito in alcantara nero

Si presenta naturalmente in condizioni perfette.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 550.000 / 650.000
28

MERCEDES-BENZ SL 320 R129 (1993)

 

TELAIO N. WDB1290631F089625

 

MOTORE: 6 CILINDRI

CILINDRATA: 3199 CM3

POTENZA: 231 CV

CARROZZERIA: ROADSTER, AMG LOOK

NOTE: Iscrizione ASI 19/02/2013 Certificato di Rilevanza Storica 85635 del 19/02/2013

Questo modello rappresenta l’evoluzione della intramontabile R107 rimasta sul mercato per 18 anni senza perdere il proprio fascino e mantenendo la consueta affidabilità delle Mercedes. Nel 1989 venne presentato al Salone di Ginevra il modello W129 con un design molto contemporaneo uscito dalle mani di Bruno Sacco.

Nel 1995 fu adottato un motore 3.2 lt. con un cambio automatico a 5 marce e una potenza di 231 CV, pari a quella della precedente Mercedes 500 SE: vale a dire un motore più performante che si addiceva perfettamente alla vettura caratterialmente molto sportiva. Adottava una capote elettrica a scomparsa, non fu peraltro tralasciata la sicurezza adottando un rollbar automatico a protezione dei passeggeri in caso di urto. Questo esemplare esteriormente appare come una SL 320 AMG ovvero con cerchi in lega leggera originali AMG.

Lista accessori:

Vernice CANADA Special Edition

Interno Pelle Antracite

Differenziale Autobloccante

Sedile Multiprofilo sinistro

Tempomat

Impianto Antiscasso Antifurto

Sedili posteriori per tipi SL

Climatizzatore automatico

Impianto lavafari

Autoradio Becker Gran Prix 2000 VK RDS

Cambiadischi CD

Sedili Riscaldati

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 12.000 / 15.000
27

PORSCHE CARRERA 2 993 CABRIOLET (1995)

 

TELAIO N. WPOCA299299342256

 

MOTORE: 6 CILINDRI

CILINDRATA: 3600 CM3

POTENZA: 272 CV

CARROZZERIA: CABRIOLET

 

NOTE: Cambio Tiptronic 4 marce al volante, Impianto HI-FI con CD originale Porsche, Scarichi in acciaio Best Sound, Capote e sedili completamente restaurati e batteria nuova, antifurto satellitare, chiusure centralizzate

Questo modello, prodotto dal 1993 all’inizi del 1998, è l’ultima auto con ancora le caratteristiche originali del concetto motoristico Porsche: il famoso e leggero propulsore a sogliola raffreddato ad aria, sempre molto generoso nelle potenze e affidabile quasi all’infinito. Si tratta di un mezzo con una tecnologia ed una veste rinnovata rispetto alla 964, che adotta linee molto morbide e sospensioni completamente ridisegnate a quadrilateri indipendenti grazie alle quali i tecnici di Stoccarda sono riusciti a limitare il rollio e il sovrasterzo, aumentando così la piacevolezza e la facilità di guida anche per coloro che si avvicinavano ad una sportiva dal carattere vivace senza una esperienza specifica.

Questa caratteristica fondamentale ha fatto sì che la vettura fosse desiderata da un pubblico eterogeneo ma allo stesso tempo molto esigente. All’epoca fu introdotto un cambio Tiptronic S a cinque velocità che compensava quasi completamente l’aumento dei pesi senza intaccare quindi l’agilità e le prestazioni del veicolo.

La vettura si presenta in ottime condizioni, con interno in pelle blu e capote blu come nuove, ed avendo percorso soltanto 55mila chilometri. Ciononostante prima della vendita essa ha subito una revisione capillare ed i pneumatici con cerchi in lega da 16 pollici con al centro il logo Porsche hanno percorso meno di 500 km.

Questa elegante Porsche Cabriolet dà piena soddisfazione in qualsiasi tipo di percorso: anche le prove dei giornali specializzati dell’epoca riportarono commenti molto positivi sulla facilità di guida sia per i neofiti, che per i piloti più esigenti che richiedevano prestazioni molto sportive. Certo è che un collezionista che desidera una Porsche aperta non può farsi mancare questo modello in quanto ultimo della vecchia generazione e primo della nuova oggetto di sicuro rivalutazione nel futuro. La vettura, pur mantenendo la classicità della 911 degli anni ‘60 assume la modernità delle versioni oggi presenti sul mercato, tant’è che la 997 ha di nuovo adottato i medesimi gruppi ottici anteriori.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 60.000 / 80.000
26

JEEP GPW 1943

 

TELAIO N. 416228

 

MOTORE: 4 CILINDRI

CILINDRATA: 2199 CM3

POTENZA: 60 CV

CARROZZERIA: TORPEDO

 

La “Jeep” è semplicemente una delle automobili più importanti mai costruite, un’auto che ha creato un genere al punto che il suo nome ne è diventato sinonimo. Praticamente tutte le Fuoristrada del mondo sono nate da lei.

E’ anche l’unica auto veramente Storica, perché ha dato un contributo essenziale alla vittoria degli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale ed ancora oggi fa parte della iconografia di quel periodo.

Nell’estate del 1940, quando ormai la guerra in Europa era già completamente sviluppata, l’Esercito degli Stati Uniti iniziò ad interessarsi ad una serie di nuovi equipaggiamenti che sarebbero serviti quando anche essi sarebbero entrati in guerra. Fra questi, una piccola e leggera vettura in grado di andare dappertutto e dare mobilità alle truppe. In un anno circa, coinvolgendo varie industrie automobilistiche e meccaniche, il nuovo veicolo fu pronto, e ne iniziò la produzione a cura della Willys Overland Corporation e della Ford Motor Co.

Costruite in più di 361.000 esemplari e portate in tutti i teatri di guerra, le Jeep furono poi lasciate dagli Americani quando questi tornarono a casa. Ricondizionate e vendute ai privati, migliaia di esse sono state assorbite dal mercato europeo degli anni ’50: una serie di economie distrutte per le quali una vettura tutto fare ed economica era molto utile.

La Jeep che vi presentiamo oggi è sicuramente stata acquistata privatamente nel primo dopoguerra, utilizzata in campagna, magari come trattore agricolo, prima di diventare un oggetto da collezione.

Il suo proprietario l’ha recentemente sottoposta ad un accurato restauro meccanico ed estetico, reperendo anche una congerie di accessori e equipaggiamenti che permettono di ricreare le condizioni di una tipica Jeep dell’Esercito Americano. Da notare che, non esistendo degli archivi appositi, non è possibile ricostruire in che reparto o zona una specifica Jeep abbia operato durante la guerra: per questo è normale che, in occasione di un restauro, il proprietario scelga la livrea di suo piacimento.

La Jeep presentata oggi è in ottime condizioni ed è una testimonianza reale di un periodo di liberazione e rinascita: è pronta ad entrare in un museo o ad essere utilizzata sia per svago che per partecipare con successo alle manifestazioni dedicate ai mezzi militari.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 18.000 / 25.000
Aggiudicazione  Registrazione
25

MG C ROADSTER (1968)

 

TELAIO N. TV24258300TV

 

MOTORE: 6 CILINDRI

CILINDRATA: 2912 CM3

POTENZA: 145 CV

CARROZZERIA: ROADSTER

 

Il Marchio MG è stato per molti anni uno dei più famosi, tra quelli specializzati nelle automobili sportive, ma è oggi quasi del tutto dimenticato. Creata nel 1922, dall’acronimo di Morris Garages, la MG infatti nacque come piccola azienda dedita alla modifica in chiave sportiva delle vetture di grande serie Morris.

Attraverso una successione di serie (dalla TA alla TF), negli anni ’40 del secolo scorso la MG ottenne un grande successo in molti mercati, soprattutto negli Stati Uniti. Queste arcaiche ‘Midget’ delle serie “T” vennero sostituite con la “A” del 1955 e poi con la “B” del 1962. Questa era una buona automobile biposto, costruita in versione spider e coupé, che però non poteva sviluppare appieno il suo potenziale a causa del piccolo motore quattro cilindri.

Per questo, nel 1967 fu approntata una nuova versione dotata di un motore a sei cilindri e tre litri derivato da una unità Austin. L’industria automobilistica inglese in quel periodo stava riorganizzandosi profondamente e quasi tutti i marchi stavano confluendo all’interno di una grande Holding: la British Motor Holdings appunto, poi diventata British Leyland. In quel contesto, le collaborazioni o contaminazioni tra i vari marchi erano all’ordine del giorno, e per questo fu possibile che la stessa nicchia di mercato potesse essere sfruttata da due vetture di marchio diverso come la Austin Healey prima e la MG C poi, accomunate dallo stesso motore.

Rispetto alla MG B, la C ricevette qualche aggiornamento per adeguare la parte ciclistica (freni e sospensioni) alle aumentate prestazioni, mentre l’interno fu leggermente arricchito, considerando che la vettura avrebbe avuto un prezzo più alto.

Questo modello, nato con un espediente per sfruttare una piccola nicchia di mercato, ha saputo comunque crearsi un grande seguito tra gli appassionati di spider inglesi, e con i suoi 4544 esemplari ha rappresentato un buon affare per la MG, che avrebbe poi chiuso i battenti alla fine degli anni ’70.

Oggi una MG C spider con guida a sinistra è una vettura poco diffusa, in grado di dare grandi soddisfazioni a chi ama le vetture sportive aperte di scuola inglese. La sua ridotta diffusione ne fa un oggetto molto particolare che riscuote sempre molto interesse da parte degli appassionati.

La vettura qui proposta è stata recentemente restaurata e si presenta in ottime condizioni. Rappresenta una buona occasione per entrare in possesso di una classica spider inglese, per di più in una versione particolare, più performante e rara.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 25.000 / 35.000
Aggiudicazione  Registrazione
24

JAGUAR XJS (1992)

 

TELAIO N. SAJJNAEW4EN180068

 

MOTORE: 12 CILINDRI a V

CILINDRATA: 5345 CM3

POTENZA: 280 CV

BODY STYLE: COUPE’ 2+2

 

Dopo un modello così importante come la E Type, ed il passaggio della Jaguar da piccolo costruttore indipendente a parte di una grande organizzazione (la British Leyland), non fu facile mettere a punto una nuova granturismo...

Partendo però dal favoloso motore a dodici cilindri –allora e per molti anni ancora l’unico prodotto in serie da un Costruttore non di nicchia- e da innovativi concetti di design, la Jaguar presentò nel 1975 la nuova ammiraglia sportiva. Avendo un carattere meno estremo e una comodità vicina a quella delle grandi berline, venne abbandonata la sequenza delle C-, D- ed E-Type, e il nuovo modello fu chiamato XJ-S.

Inizialmente, questo modello fece fatica a farsi accettare dagli appassionati Jaguar, ma con l’andare del tempo, le migliorie che via via venivano introdotte, e il cambiamento dei gusti del pubblico, la XJ-S seppe guadagnarsi un notevole seguito.

La sua rivincita fu quella di essere diventata la sportiva più longeva di tutta la gamma Jaguar.

Agli albori degli anni ’90 fu presentata una nuova serie –a cui appartiene la vettura qui proposta- che era il risultato di un importante programma di miglioramento ed ammodernamento della gamma, che coinvolse ben 1200 modifiche rispetto alla versione precedente. Gli aggiornamenti interessarono la meccanica, l’elettronica, i sistemi anti inquinamento, la linea (il 40% dei pannelli era nuovo) e l’interno: in pratica, era una macchina nuova, ed anche la fabbrica e i metodi di produzione erano stati ammodernati per essere in grado di fornire un prodotto qualitativamente di classe molto elevata. Ad esempio, i pannelli della carrozzeria erano più grandi: il parafango posteriore era formato da uno stampaggio unico al posto dei cinque precedenti, con ovvi vantaggi in termini di produzione e di qualità.

Pur essendo completamente diversa dalle serie precedenti, le nuove XJS si riconoscono facilmente solo osservando le luci posteriori.

L’interno è stato completamente rinnovato avvicinando ancora di più la XJS al mondo delle vetture di gran lusso piuttosto che alle sportive. E’ da ricordare che nello stesso periodo anche Ferrari e Aston Martin, per esempio, stavano arricchendo sempre più l’arredamento interno delle loro vetture.

Il poderoso motore a dodici cilindri fu anch’esso rinnovato, dotandolo di un nuovo sistema di alimentazione con accensione digitale Magneti Marelli. L’introduzione dei catalizzatori, grazie a questi miglioramenti, fece perdere solo otto cavalli al V12. Grazie a tutte le modifiche apportate, la XJS entrò nel suo ultimo decennio con rinnovato successo, e mantenne una produzione elevata sino al 1996.

La vettura in asta, in condizioni pari al nuovo malgrado una percorrenza di circa 131.000 chilometri, si presenta con una elegantissima livrea in Dorchester Grey con interno in pelle Doeskin. E’ omologata ASI con targa oro. E’ una vettura pronta per continuare il suo servizio di GT di lusso in uso quasi quotidiano con il fortunato acquirente che se l’aggiudicherà.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 18.000 / 25.000
23

FIAT CAMPAGNOLA (1967)

 

TELAIO N. 022655

 

MOTORE: 4 CILINDRI IN LINEA

CILINDRATA: 1900 CM3

POTENZA: 65,5 CV

CARROZZERIA: STATION WAGON

 

Come quasi tutte le grandi Case automobilistiche, anche la Fiat negli anni Quaranta mise allo studio una vettura spartana e versatile, in grado di marciare fuoristrada ed in condizioni climatiche avverse, adatta sia per l’uso agricolo che per quello militare. Questo filone di mercato era stato aperto dalla gloriosa Jeep americana, moltissimi esemplari della quale rimasero in Europa e furono ricondizionati e venduti ai privati. Da esse sarebbero nate tutte le successive ‘fuoristrada’ dalla Land Rover alla Campagnola e fino alle giapponesi.

La Campagnola, o “AR51” come molte generazioni di soldati di leva avrebbero imparato a chiamarla, fu messa in produzione nel 1951 ed era destinata a diventare un classico a livello nazionale.

Essa fu principalmente adottata –oltre che da vari autoparchi militari- da aziende che avevano bisogno di vetture in grado di marciare ovunque, per seguire i cantieri che stavano ricostruendo l’Italia e le sue infrastrutture, e da chi, in campagna o in montagna, aveva delle esigenze di mobilità particolari.

Questa era garantita dalle sospensioni a lunga escursione e soprattutto dalla trazione posteriore alla quale poteva essere aggiunta –in marcia- anche l’anteriore, e dal riduttore. La Campagnola era quindi una vettura leggera (circa 1250 kg.) con trazione integrale e cambio a otto rapporti. Aveva una carrozzeria torpedo aperta con telone e mezze portiere, leggera ma forzatamente molto spartana: all’interno a malapena c’erano i sedili!

Pur non essendo un modello destinato ad ampia diffusione, anche la stampa ‘generalista’ riportò la presentazione: il settimanale “Epoca” del 8/12/51 dedicò due pagine a colori alla Campagnola scrivendo: “-La Campagnola rappresenta un passo in avanti nella evoluzione dell’automezzo come varietà di impieghi.-“ e continuava sottolineando giustamente la sua vocazione professionale. Nessuno, in quegli anni, poteva immaginare la nascita e lo sviluppo del ‘fuoristrada’: un settore specifico dell’automobile che sarebbe diventato moda.

Ma c’è sempre qualcuno che vede più lontano di altri: il primo proprietario della Campagnola che oggi presentiamo in asta –uno dei grandi Editori italiani del XX Secolo- sentì il bisogno di un automobile privata che fosse in grado di raggiungere una sua casa in montagna particolarmente isolata. Non voleva però rinunciare ad un minimo di comodità e quindi fece modificare la sua Campagnola da un carrozziere rimasto anonimo.

Dotata di tetto rigido e portiere complete, con l’interno arricchito e rifinito in finta pelle, la rustica Campagnola si era trasformata, senza saperlo, nell’antesignana dei moderni SUV di lusso!

La trasformazione fu fatta con cura e materiali di qualità: da notare, per esempio, l’adozione delle maniglie interne della Lancia Flavia.

Acquistata nel 1978 dall’attuale proprietario, la vettura è stata usata da questi e dalla sua famiglia per più di quarant’anni per esplorare le zone più selvagge della Valle d’Aosta.

Inutilizzata per alcuni anni, la famiglia ha deciso di porre in vendita la vettura e di passarla ad un nuovo proprietario che possa continuare a prendersene cura.

Non è raro trovare sul mercato una Campagnola, ma questo esemplare, oltre ad essere in condizioni meccaniche freschissime avendo percorso pochi chilometri di uso non gravoso, rappresenta un unicum rispetto alla tipica AR51 telonata, e sarebbe perfetta per un collezionista di auto classiche con una casa in montagna…

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 4.000 / 6.000
Aggiudicazione  Registrazione
22

LANCIA GAMMA 2000 COUPE’ (1979)

 

TELAIO N. 002843

 

MOTORE: 4 CILINDRI BOXER

CILINDRATA: 2000 CM3

POTENZA: 120 CV

CARROZZERIA: COUPE’ PININFARINA

 

Dopo l’acquisizione della Lancia da parte della Fiat nel 1969, esaurita la produzione dei modelli preesistenti –la Flavia e la Fulvia- l’impegno della Casa torinese si era concentrato sulla Beta in tutte le sue versioni. Mancava una vettura al top della gamma, ma già dal 1970 in Lancia era iniziata la gestazione della nuova berlina di classe superiore, che inizialmente avrebbe dovuto condividere alcuni particolari con la Citroën CX, visto che erano in corso trattative per l’acquisizione del marchio transalpino.

La nuova vettura si sarebbe chiamata Gamma, e sarebbe stata molto innovativa grazie alla modernissima carrozzeria a due volumi studiata insieme alla Pininfarina ed al suo motore boxer a quattro cilindri, molto equilibrato e dotato di grande coppia.

In modo assolutamente indipendente rispetto alle istruzioni della Lancia, in Pininfarina si decise di studiare anche la proposta di una versione Coupé, e il lavoro fu portato avanti quasi in segreto.

Fu così che si aggiunse un ulteriore capitolo al catalogo delle meravigliose 2+2 di Pininfarina, e la Gamma Coupé da allora fa parte di un numero ridottissimo di vetture-capolavoro come la Ferrari 365 GT 2+2, poi evoluta in 400 e 412, la Fiat 130 Coupé e la Rolls-Royce Camargue. Quattro vetture che in certo modo sono tutte figlie della Lancia Florida II e della sua versione di serie, la Flaminia Coupé, le ultime vetture nate sotto l’occhio attento del Maestro Pinin.

Quando la Pininfarina presentò la Gamma berlina, e a sorpresa anche la Coupé, la versione aggiuntiva fu immediatamente approvata. Proposta con motorizzazione da due litri o due litri e mezzo, la Gamma in Italia fu acquistata quasi esclusivamente col motore più piccolo, che permetteva di rimanere sotto la soglia fiscale dei due litri.

La vettura che oggi proponiamo fa parte delle 1.265 Coupé due litri prodotte: un numero non lontano da quello, ad esempio, della Ferrari Daytona o F40. Modello già raro di per sé quindi, che diventa praticamente unico se consideriamo che viene oggi posto in vendita dal primo proprietario, e che non è mai stato sottoposto a restauro, ma solo ad una costante ed attenta manutenzione. La meccanica è stata curata in modo maniacale, come la carrozzeria e il sofisticato interno in pelle nera, che presenta soltanto i minimi segni del passaggio del tempo.

Per chi cerca questo tipo di automobile, che ancora gode di una valutazione molto bassa, la vettura proposta oggi rappresenta una occasione unica di acquistare un esemplare di prima mano in condizioni eccezionali, ad un prezzo irrisorio, considerando l’importanza dei Marchi che porta, la rarità e le condizioni.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 9.000 / 12.000
20

CADILLAC ELDORADO CONVERTIBLE (1973)

 

TELAIO N. 6L67530424258

 

MOTORE: 8 CILINDRI A V

CILINDRATA: 8200 CM3

POTENZA: 335 CV

CARROZZERIA: CABRIOLET

 

Il marchio di lusso della General Motors fu fondato nel 1902, prendendo il nome dall’esploratore francese che 200 anni prima aveva fondato la Città sullo Stretto, cioè la “Ville d’Etroit”, ovvero la odierna Detroit. Nel 1908 entrò a far parte della General Motors, dove andò a ricoprire il segmento più alto della gamma.

Se negli anni prima della guerra Cadillac produceva principalmente autotelai (spesso mossi da poderosi motori a dodici e financo 16 cilindri) che venivano poi carrozzati dagli specialisti, negli anni ’50 –a seguito dello sviluppo del Cento Stile della GM- anche le Cadillac venivano realizzate in casa.

Le versioni più esclusive, e costose, sin dagli anni ’50 presero il nome di Eldorado, che da noi ricordava un gelato, ma in America la infinita ricchezza delle civiltà precolombiane del Centroamerica.

A partire dagli anni ’70, anche la Cadillac, per sfruttare al massimo lo spazio dell’abitacolo, passò alla trazione anteriore, producendo forse le ‘tutto avanti’ più grosse della storia.

La Cadillac Eldorado che vi presentiamo oggi, che risale al 1973, ha infatti un motore otto cilindri da ben 8.200 cm3: senz’altro la cilindrata più alta vista in una automobile di serie di quel periodo. Si tratta di una vettura che è sempre stata tenuta con grande cura ed infatti ha percorso solo 40.000 miglia, pari a circa 64.000 chilometri, che per una meccanica surdimensionata come questa si può dire corrispondano appena appena alla percorrenza di rodaggio.

Essa fa parte di una piccola serie di vetture costruite con le stesse finiture della Eldorado che era stata usata come Pace Car alla 500 miglia di Indianapolis del 1973.

Oltre alla presenza in innumerevoli film americani, le grandi Cabriolet americane sono entrate a far parte anche del nostro immaginario collettivo grazie alle cronache della Dolce Vita: nessuna meglio di questa Cadillac Eldorado riesce a esprimere appieno questo ruolo, ed ancora oggi viaggiare senza fretta su una automobile come questa, godendosi il panorama, il tramonto e il profumo del mare, rappresenta una delle massime esperienze automobilistiche.

Costruita senza risparmio, e venduta in America più cara di una Rolls-Royce, questa Cadillac darà al suo futuro proprietario il piacere di possedere un oggetto esclusivo, e la più alta espressione dell’Automobile americana.

La vettura porta ancora la targa americana, ma è sdoganata ed ha tutti i documenti per essere immatricolata senza difficoltà.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 22.000 / 28.000
19

JAGUAR 340 (1968)

 

TELAIO N. 1J/80195DN

 

MOTORE: 6 CILINDRI IN LINEA, BIALBERO

CILINDRATA: 3400 CM3

POTENZA: 210 CV

CARROZZERIA: BERLINA

 

Nei primi anni ’50 la Jaguar –sotto l’abile guida di Sir William Lyons- si trasformò da piccolo specialista in una vera e propria industria automobilistica.

La chiave di questo sviluppo fu il formidabile motore XK, progettato durante la guerra e lanciato nel 1948, e la linea di berline compatte. Questa linea fu inaugurata dalla “2,4 litri” del 1955 poi chiamata retroattivamente ‘Mk I’ dopo l’uscita della ‘MK II’ nel 1959.

La MkII, prodotta con motorizzazioni da 2400, 3400 e 3800 cm3, ebbe un grande successo, tanto da essere prodotta in totale in 82.208 esemplari.

La vettura qui proposta fa parte della serie finale delle MkII, ed era denominata più semplicemente ‘340’: prodotta solo dal 1967 al 1969, la 340 si fermò a 2.655 esemplari, ed è quindi una delle più rare versioni della berlina compatta di Coventry.

La MkII rappresenta senz’altro uno dei più amati capolavori di Sir William Lyons. Con questa macchina, Lyons aveva reinventato la Berlina Sportiva. Certo c’erano già state molte vetture degne di questa definizione, ma la MkII riuscì a coniugare le piccole dimensioni (era lunga 4,59 metri) con una buona abitabilità e prestazioni per l’epoca eccezionali, grazie ai suoi poderosi motori a sei cilindri e doppio albero. Grazie a queste qualità, la MkII si fece onore in tantissime competizioni stradali, il Rally di Monte Carlo e il Tour de France tra tutte, e in pista.

La serie finale, di cui questa vettura fa parte, fu proposta solo con le cilindrate 2400 e 3400, con la denominazione appunto 240 e 340. Nella migliore tradizione di tutte le Case automobilistiche, quando un modello sta avvicinandosi alla fine della produzione, si cerca di dare uno stimolo alle vendite offrendo una versione di fine serie ad un prezzo più conveniente. Nel caso della MkII questo fu ottenuto semplificando alcune finiture come i paraurti e l’ebanisteria interna, e soprattutto dotando le vetture di un interno in finta pelle. Queste caratteristiche però rimasero in pratica limitate al mercato inglese delle vendite a flotte: nei mercati di esportazione come l’Italia, dove i numeri erano bassi e la distribuzione era gestita privatamente, venne mantenuto lo stesso livello di prezzo e le vetture venivano ordinate con tutti gli optional, riportandole praticamente al livello di allestimento precedente. Questa vettura, oltre all’interno in pelle, ha perfino l’Overdrive e l’aria condizionata!

Negli anni ’60 la Jaguar in Italia era una vettura rarissima: per capirci nel 1965, ‘66 e ‘67 si vendettero circa 260 Jaguar all’anno, nel 1968 solo 190 e nel 1969 561. Quindi la vettura qui proposta fa parte dell’anno in cui le Jaguar vendute in Italia toccarono il minimo storico, dopo il 1960.

Già questo fatto la rende molto particolare e rara, ma la storia di questa vettura ne fa un oggetto veramente unico: essa fu acquistata da un giovanotto milanese che la usò e la mantenne per più di quarant’anni, per poi cederla ad un amico che l’aveva ammirata a lungo. Trasferita in una splendida tenuta nel Chianti, la Jaguar veniva usata saltuariamente in occasioni speciali. In tutti questi anni, e con due soli proprietari, essa ha percorso meno di 68.000 chilometri.

Si tratta quindi di una opportunità unica di aggiudicarsi una vettura totalmente originale, avendo avuto solo due proprietari ed essendo sempre stata mantenuta impeccabilmente.

E’ stata portata a Firenze da chi scrive e la vettura ha dimostrato di essere in gran forma: il motore gira benissimo, il cambio è perfetto (è il 4 marce Jaguar con sincronizzatori e Overdrive a comando elettrico) e i freni rispondono bene. Si tratta di una vettura che, dopo un accurato tagliando, sarà pronta per affrontare qualsiasi prova.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche ma, non essendo stata usata negli ultimi tre anni, per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 20.000 / 30.000
Aggiudicazione  Registrazione
18

JAGUAR XK 140 OTS (1956)

 

TELAIO N. 813056

 

MOTORE: 6 CILINDRI IN LINEA, BIALBERO

CILINDRATA: 3400 CM3

POTENZA: 210 CV

CARROZZERIA: ROADSTER

 

Al Salone di Londra del 1948 la Jaguar presentò un prototipo di vettura sportiva –la XK120- che era destinato a creare attenzione soprattutto al nuovo motore bialbero che sarebbe stato montato su una berlina destinata ad essere lanciata di lì a poco.

Le esperienze accumulate durante la produzione della 120, e tutti i miglioramenti da cui la vettura avrebbe giovato in termini di comodità, guidabilità ma anche semplicità di produzione e manutenzione, furono concentrati sul modello successivo, la XK140 appunto di cui oggi siamo orgogliosi di proporre un ottimo esemplare. Costruita tra il 1954 e il 1957 in soli 3281 esemplari con guida a sinistra, la XK 140 OTS (che sta per Open Two Seater, o biposto aperta, in pratica Roadster) è molto più rara della XK 120 con guida a sinistra, che fu realizzata in 6437 pezzi.

La vettura qui proposta, telaio N. 813056, fu fabbricata il 6/12/56 e spedita al Concessionario Jaguar Arnolt di Chicago. E’ importante notare che con la macchina vengono forniti alcuni documenti originali tra cui il certificato di Origine del Jaguar Heritage Trust, la bolla di spedizione, una serie di cartellini presenti sulla macchina al momento della consegna, e la fattura di acquisto.

‘Wacky’ Arnolt era un personaggio famoso nel mondo delle auto sportive e delle corse della East Coast americana: fu tra l’altro l’ispiratore di una serie di macchine con meccanica inglese e carrozzeria realizzata a Torino dalla Bertone, che ancora oggi ne fanno un protagonista del mondo delle auto da collezione. Questa Jaguar quindi è valorizzata dalla sua provenienza documentata.

Meccanicamente, la XK 140 era molto simile alla 120, ma la vettura qui offerta fa parte del novero delle XK 140 ordinate con la testata “Tipo C”, derivata direttamente da quelle utilizzate sulle Jaguar C Type plurivittoriose a Le Mans. Queste testate permettevano una migliore respirazione al motore, accrescendo la potenza da 190 a 210 cavalli e rendendo il classico sei cilindri XK molto vicino a quello delle macchine da corsa, pur se dotato di due soli carburatori. Lo sterzo fu completamente rinnovato dando una guidabilità più moderna. Gli ammortizzatori posteriori a leva furono sostituiti con due unità telescopiche, molto più moderne e performanti.

Dal punto di vista della carrozzeria, la XK 140 aveva dei paraurti più grossi e un abitacolo decisamente più accogliente, anche grazie al riposizionamento del motore e alle modifiche fatte allo sterzo ed ai sedili.

La vettura offerta è stata importata in Italia molti anni fa, ed acquistata dall’attuale proprietario circa sei anni fa. E’ sempre tenuta in ottimo stato, e dotata di qualche modifica volta a renderla più performante e sicura, tra le quali un impianto di scarico diretto in inox con collettore ‘bunch of bananas’. Utilizzata per svago e in occasione di qualche gara di regolarità, la vettura si presenta molto bene, con un interno in pelle rossa che –essendo stato rinnovato anni fa- si presenta ora con la giusta ‘patina’. Possiede una serie di documenti storici, tra cui la fattura di vendita al primo proprietario e il Certificato d’Origine del Jaguar Heritage Trust, ed è iscrivibile alla Mille Miglia.

La vettura è in ottime condizioni meccaniche, ma per sicurezza consigliamo all’acquirente di sottoporla a un controllo e di sostituire i fluidi, i filtri e particolari deperibili.

Stima   € 80.000 / 120.000
Aggiudicazione  Registrazione
1 - 30  di 46