Arte Moderna e Contemporanea

12 GIUGNO 2017

Arte Moderna e Contemporanea

Asta, 0208Part 2
MILANO
Centro Svizzero
via Palestro, 2
Lotti 200-378
ore 15.30
Esposizione
MILANO
8 Giugno 10-18
9 Giugno 10-19
10 Giugno 10-19
11 Giugno 10-19
milano@pandolfini.it 

Per Informazioni e Commissioni Scritte e Telefoniche:

Dal 8 Giugno al 13 Giugno 2017 | Centro Svizzero
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Glauco Cavaciuti
glauco.cavaciuti@pandolfini.it
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Stima   500 € - 90000 €

Tutte le categorie

121 - 150  di 178
321

ANDY WARHOL

(Pittsburgh 1928 - New York 1987)

Mao

serigrafia su carta da parati applicata su tela, cm 183x211,5

copyright Andy Warhol

eseguito nel 1974

Questa carta da parati fu realizzata appositamente come sfondo di allestimento

in occasione della mostra Andy Warhol, Parigi, Musée Galliera, 23 febbraio - 18 marzo 1974

 

Provenienza

Collezione privata, Milano

 

Bibliografia di riferimento

Andy Warhol, a retrospective, The Museum of Modern Art, New York 1989, p. 332, nn. 346, 347

David Bourdon, Warhol, Harry N. Abrams, Inc., Publishers, New York 1989, p. 319, n. 248

 

La carta da parati o wallpaper, mantenendo il termine anglosassone, è ormai oggi considerata, a ben vedere, come uno tra i possibili media espressivi dell’arte contemporanea.

 

Tuttavia, se in passato l'attenzione dedicata a tale forma espressiva è stata molto limitata, sempre netta è stata invece, tra gli studiosi della materia, l'idea che il suo primo utilizzo concettuale possa essere ricondotto al 1966, quando Andy Warhol creò il famoso Cow Wallpaper, opera che ha adottato "le ripetitive e familiari caratteristiche della carta da parati, precedentemente sminuite, trasformando […] lo sfondo per la visualizzazione di opere d’arte nell’opera d’arte stessa" (Cit. da D. De Salvo e A. Massie (a cura di), Apocalyptic Wallpaper. Robert Gober, Abigail Lane, Virgil Marti, and Andy Warhol, catalogo della mostra, Columbus, Wexner Center for the Arts – The Ohio State University, 9 maggio-10 agosto 19 97, pp. 10-11).

 

Negli anni Sessanta, infatti, con l’opera e la dirompente poetica pop di Andy Warhol, si è compiuto l’esordio di questo mezzo d’espressione autosufficiente e in sé concluso, spinto oltre la più mera destinazione d’uso domestica, dove era, fino ad allora, segregato, per essere ammesso nel territorio delle arti visive, spiazzando definitivamente le residue dicotomie presenti tra “arti maggiori ” e “arti minori”.

 

È da ricordare a tal proposito come, sin dai primissimi anni Sessanta, la ricerca artistica di Warhol si fosse incentrata in maniera decisa sulle possibilità della reiterazione formale e iconografica: questo ha riguardato in primis la pittura e la scultura e, a partire da esse, diversi altri media.

 

I wallpapers di Warhol hanno infatti la capacità di aprirsi a una sfera linguisticamente diversa rispetto alla decorazione d’interni, offrendosi sul piano della vera e propria opera d’arte. Warhol si è mostrato capace di assimilare dalla prima le caratteristiche strutturali, sottoponendole a slittamenti concettuali e trasferendole sul piano della definizione dell’opera d’arte e delle sue possibilit à espositive.

La parete tappezzata, pertanto, non è più un mero contenitore ma un’installazione ambientale a tutti gli effetti che rimanda a “qualcosa d’altro”, oltre le pareti del luogo deputato all’arte, in un bouleversement (stravolgimento) che ibrida spazio espositivo e dimensione domestica, dando vita a un vero e proprio cortocircuito. Lo spiazzamento, spesso divertito, innescato nel processo di percezione del pubblico, sarà quindi una parte fondamentale di un percorso entro il quale il wallpaper assumerà un ruolo centrale e significativo.

 

Se il primo approccio con la carta da parati è, come anticipato, Cow Wallpaper, ideato nel 1966 e rimodulato, fino al 1976, in quattro diverse varianti cromatiche, è con il 1974 che Warhol esamina un nuovo tema, realizzando appunto Mao, di cui oggi presentiamo per questa sessione di vendita un importante frammento. Concepito come sfondo d’allestimento per la grande personale al Musée Galliera di Parigi, questa carta da parati è interamente dedicata, in maniera quasi ossessiva, alla ripetizione del volto del leader comunista cinese Mao Zedong. Warhol sviluppa qui un pattern molto distante dal primo, che affonda le radici nella sua chiave poetica.

 

La stessa chiave interpretativa offerta da Warhol con l’usuale iterazione di elementi attinti dalla realtà, implica infatti molto di più della mera ripetizione numerica dei termini della composizione, riguardando le modalità di concezione e costruzione delle immagini nonché il valore paritario assegnato ad esse. Warhol, infatti, traendo dall’immaginario contemporaneo oggetti d’uso comune o figure dello star-system e della politica, come in questo caso, ripetendole un numero potenzialmente infinito di volte, interrogava la sfera iconografica moderna presentando come prive di senso le icone contemporanee.

Stima 
 € 60.000 / 80.000
333

ETTORE COLLA

(Parma 1896 - Roma 1968)

Fiore

assemblage in ferri di recupero, cm 190x12,5x12,5; opera in 7 esemplari

eseguito nel 1966-1967

 

Provenienza

Collezione Marisa Volpi, Roma

Eredi Marisa Volpi, Roma

 

Bibliografia

Giorgio de Marchis, Sandra Pinto, Colla, Roma 1972, p. 103, scheda n. 213

 

L’opera fu realizzata in 7 esemplari. Il ritrovamento di un tipo di ferro arricciolato per recinzione in grande quantità, ha determinato la nascita, praticamente gemellare, di un gruppo di Fiori, nell’inverno 1966-1967.

Concepite non come repliche da un primo esemplare, ma come sorelle, Colla si è divertito a differenziare le opere in qualche particolare

(nella base o con un tocco di rosso). In alcuni casi analoghi (il Fiore lunare e la Piccola cattedrale) il processo genetico è stato il medesimo,

ma l’intervento differenziatore è molto ridotto (nel primo caso) o nullo (nel secondo).

 

Giorgio de Marchis, Sandra Pinto, Colla, Roma 1972, p. 103, scheda n. 213

 

Gli oggetti di Colla contengono un racconto ed una morale: sono favole di La Fontaine del nostro tempo, soltanto che le persone non sono allegorizzate in animali sapienti, ma nei frammenti di una grossa macchina rotta. Non si tratta di una facile "poetica del rottame": l'attrazione che il rottame esercita sulla fantasia dell'artista dipende essenzialmente dal fatto che esso conserva, malgrado tutto, una forma.

G.C. Argan, in Colla Scultore, Milano 1963

 

Il mio primo incontro con i rottami di ferro è avvenuto quasi subito la guerra, nei luoghi dove si è combattuto e nei centri dove si rac-coglieva e si ammassava tutto ciò che il conflitto aveva potuto scheletrire e frantumare. Mi sono così trovato di fronte al drammatico e fascinoso spettacolo dei materiali dilaniati, aggrovigliati, contorti nelle più strane forme e alla presenza di una realtà fino a quel tempo sconosciuta […] Dinanzi a questo mondo dissepolto, disgregato, aperto alla più gelida verità, mi è nata l’idea di realizzare le immagini che vedete e, trasferiti allo studio i pezzi ritenuti idonei al mio lavoro, di provvedere all’innesto di elementi che venivano a formare, nella loro composizione, personaggi e simboli noti e sconosciuti.

Ettore Colla in Civiltà delle macchine, n. 4, luglio 1957

Stima 
 € 25.000 / 40.000
Aggiudicazione  Registrazione
121 - 150  di 178