DIPINTI E SCULTURE DEL SECOLO XIX

16 MAGGIO 2017
Asta, 0204
117

Antonio Mancini

Stima
€ 12.000 / 18.000
Aggiudicazione  Registrazione

Antonio Mancini

(Roma 1852 - Roma 1930)

IL CAPPELLO DI PAGLIA (o LA SERVA PADRONA)

olio su tela, cm 100x75

firmato in alto a sinistra

retro: etichette dell'Esposizione d'Arte Italiana di Budapest, della Galleria Milano, della Mostra d'Arte Italiana a Parigi, della Mostra delle Opere di Mancini

 

Provenienza

Collezione On. Gaspare Gussoni

Galleria Milano, Milano

Collezione privata

 

Esposizioni

Mostra delle Opere di Antonio Mancini, Palazzo dell'Augusteo, Roma, giugno-luglio 1927, sala IV n. 8

Mostra d'Arte Italiana a Parigi, Jeu de Paume, Parigi, 1935, n. 681

Esposizione d'Arte Italiana, Budapest, 1936, n. 4

 

Bibliografia

La Collezione On. G. Gussoni, catalogo dell'asta (Galleria Milano, Milano, gennaio 1932) a cura di E. Somarè, Milano 1932, n. 201 (La serva padrona)

D. Cecchi, Antonio Mancini, Torino 1966, p. 161

 

"Litigiosa, dispotica e chi ne ha più ne metta, ma divenuta abitudinaria costante dello studio del pittore, e inorgoglita partecipe dell'opera di lui, la modella Aurelia Ciommi, della "La Cornacchia" a causa del suo pronunciato naso, seguiterà a posare per il Mancini anni e anni. (...)

Personaggio assai noto nel mondo 'marguttiano' dei pittori e delle modelle, fin negli anni della sua più disperata decadenza, la Ciommi, morta miseramente a 70 anni, intorno al 1955, dovette rappresentare qualcosa per Mancini. (...) Mancini la dipinse ripetutamente, litigando con lei, amandola, detestandola, e richiamandola a sè. Dipinse il suo lungo naso, il suo bel nudo pastoso-asciutto, termine, questo, più adatto a un vino, ma tale il temperamento di Aurelia forse era. Fiera di posare per un talento come quello di Mancini, ella visse nella falsariga d'un simile orgoglio, come molte modelle; anche quando Antonio, divenuto un riverito Maestro, con tanto di 'M' maiuscola, vecchio, all'ombra della vigile e affettuosa protezione dei nipoti, non aveva più modo di sapere nulla di lei. Andò sola, nel 1927, impoverita da quei crucci che assaltano tutti coloro che han già passata la quarantina, a rivedersi nuda nel quadro Il cappello di paglia, esposto all'Augusteo in occasione delle onoranze dei settantacinque anni di Mancini. "Che quadro!" andava a esclamare poi nella bottega dei Giosi, il mercante-coloraio che tanta consuetudine aveva avuto con Mancini: "Quanto vorrei posare ancora per lui!".

Ridotta in miseria, nei tardi anni della sua vita fu aiutata con comprensiva solidarietà umana dalla signora Giosi".

 

da D. Cecchi, Antonio Mancini, Torino 1966, pp. 160-161