Dipinti e sculture antiche

16 MAGGIO 2017
Asta, 0203
43

Attribuito a Giovan Battista Ghidoni

Stima
€ 18.000 / 22.000

Attribuito a Giovan Battista Ghidoni

(Firenze 1599- Vienna? post 1650)

RITROVAMENTO DI MOSE'                                                     

olio su tela, cm 175x233                                                  

reca sul retro etichetta e targhetta in metallo con la scritta "Proprietà Guicciardini Corsi Salviati in consegna alla parrocchia di S. Martino a Sesto"

                                                     

Provenienza

Già collezione Corsi

Collezione privata

 

Bibliografia di riferimento

R. C. Proto Pisani, Appunti su alcuni pittori poco conosciuti del Seicento: Francesco Ligozzi, Giovan Battista Ghidoni e altri, in “Arte cristiana”, 1993, pp. 423-438 (Ghidoni, pp. 430-433)

 

La grande tela con il Ritrovamento di Mosè, da considerarsi, per le dimensioni, per le cornici coeve e per la stessa provenienza riportata al retro della cornice, come un pendant dell’Agar e Ismaele di Giovan Battista Vanni presentato al lotto precedente, si può accostare stilisticamente alle opere di Giovan Battista Ghidoni, autore meno conosciuto del Seicento fiorentino.

L’artista fu introdotto allo studio della pittura sotto la guida del padre Galeazzo, pittore cremonese allievo di Antonio Campi, e di Sigismondo Coccapani.

Nel 1615 Ghidoni debuttò a Firenze lavorando ad uno dei pannelli allegorici del soffitto di Casa Buonarroti; l’opera che raffigura una Pietà cristiana risente sia del Coccapani per la plasticità delle forme che delle novità di Artemisia Gentileschi, anche lei impegnata in quel cantiere. Lavorando a Casa Buonarroti ebbe modo di conoscere anche i pittori Bartolomeo Salvestrini e Filippo Tarchiani con cui aveva stretto un rapporto di amicizia.

Tra le opere di Ghidoni si ricordano anche la lunetta con Susanna per la Villa di Poggio Imperiale e le due tele, firmate, raffiguranti un’Annunciazione e un Battesimo di Sant’Agostino per la chiesa San Martino alla Scala, adesso presso il convento delle suore carmelitane di via de’ Bruni a Firenze.

Questi dipinti colpiscono, come indica Caterina Proto Pisani (cit. p. 431), per “la loro bellezza e il sapiente uso della luce” ed è proprio questa caratteristica del Ghidoni, “di una luminosità in chiaro” derivata dallo studio di Caravaggio, che ci spinge ad accostare il nostro Ritrovamento di Mosè alla mano di questo pittore.

In particolare si notano punti di contatto con il dipinto che Giovan Battista realizzò per la chiesa di Santa Verdiana a Castelfiorentino che raffigura la Reclusione di Santa Verdiana, opera commissionata nel 1632 e terminata nel 1637 (l’opera è firmata e datata 1637). Cronologicamente siamo inoltre vicini al dipinto del Vanni con Agar e l’angelo dipinta proprio intorno agli anni trenta del Seicento, come segnalato nella scheda qui in catalogo (lotto 42).

I colori tenui, l’attenzione alle fisionomie, la luce che batte e illumina con giochi di cangiantismo gli abiti di Bithia e delle sue ancelle sono tratti tipici di questo interessante pittore; le stesse caratteristiche le ritroviamo infatti nel dipinto di Castelfiorentino in cui la luce investe analogamente i paramenti liturgici dei personaggi in processione sulla destra.

Anche i volti delle fanciulle che si trovano ad assistere al ritrovamento di Mosè appartengono allo stesso tipo fisiognomico delle due donne presenti sul lato sinistro della tela di Santa Verdiana, una più giovane e una più matura.

Lo stile pittorico morbido e delicato, le figure accordate quasi musicalmente secondo una studiata poesia dei colori, consentono di proporre l’attribuzione al Ghidoni, aggiungendo un ulteriore dipinto al suo catalogo.