Dipinti e sculture antiche

16 MAGGIO 2017
Asta, 0203
35

λ

Stima
€ 30.000 / 50.000

λ

Lorenzo Sabatini, detto Lorenzino da Bologna

(Bologna 1530 circa-Roma 1576)

LA GEOMETRIA

olio su tela, cm 174x123

 

L’opera qui presentata è replica autografa della tela, quasi identica per dimensioni, conservata nella Galleria Sabauda a Torino.

A lungo riferita a Francesco Salviati e ancora catalogata a suo nome da Luisa Mortari (Francesco Salviati, Roma 1992, p. 121, n. 34) la raffinata figura allegorica (che la studiosa legge come Prudenza) è stata correttamente restituita da Daniele Benati a Lorenzo Sabatini e, più precisamente, datata intorno al 1570 (Una Lucrezia e altre proposte per Bartolomeo Passerotti, in “Paragone” 1981, p. 34, nota 17; più specificamente in Lorenzo Sabatini: quadri con “donne nude”, in Studi di storia dell’arte in onore di Jürgen Winkelman, Napoli 1999, pp. 51 e 55, nota 5 p. 58, fig. 1); nuovamente in “Un quadro grande con donne nude” da Joachim Wtewael a Lorenzo Sabatini, in Il più dolce lavorare che sia. Studi per Mauro Natale, Cinisello Balsamo 2009, p. 118 e nota 11, fig. 2).

Nell’accogliere questa proposta per la tela della Sabauda, Jürgen Winkelman, primo e maggiore studioso del pittore bolognese (Lorenzo Sabatini, in Pittura bolognese del Cinquecento, a cura di Vera Fortunati Pietrantonio, Bologna 1986, II, p. 601) ne citava senza riprodurla una replica autografa e di uguali dimensioni già sul mercato antiquario a Milano: un’opera che per motivi di provenienza geografica potrebbe in effetti identificarsi con il dipinto qui presentato.

Sofisticato esempio della Maniera, la raffinata figura allegorica mostra gli esiti dell’esperienza fiorentina di Lorenzo Sabatini, collaboratore del Vasari nella decorazione di Palazzo Vecchio e negli apparati per le nozze di Francesco de’Medici con Giovanna d’Austria nel 1566. Documentato a Bologna nel 1569, egli si fece tramite degli stilemi della Maniera tosco-romana nella città natale, un fatto che giustifica l’attribuzione a Francesco Salviati per questa invenzione, nell’esemplare di Torino, e l’accostamento, nel gusto più che nello stile, alla Pazienza di Giorgio Vasari nella Galleria Palatina.